il sito ufficiale per la canonizzazione di mons. Nicola Riezzo

scritti del 1968, Scritti di Mons. Riezzo

Ed ora un nuovo lavoro ci attende

Paolo VI ha concluso l’anno della fede con una solenne liturgia in piazza S. Pietro durante la quale ha fatto una lunga professione di fede.

Egli ha parlato come “Pastore della Chiesa universale” a cui “incombe il dovere di adempiere al mandato di confermare i fratelli nella fede”, in nome e in piena comunione spirituale con tutto il popolo di Dio. Perciò il suo “credo” è il “credo” di tutto il popolo di Dio espresso mediante il suo capo; è una professione di fede che senza essere una definizione ex cathedra, è una “ferma testimonianza alla verità divina, affidata alla Chiesa perché essa ne dia l’annunzio a tutte le genti”.

La professione di fede del Papa è provvidenziale, perché rispondente “in misura appropriata al bisogno di luce sentito da fedeli turbati a causa dell’inquietudine che agita alcuni ambienti moderni in relazione alla fede: inquietudine dovuta ad “una specie di passione per i cambiamenti e le novità”, al soggettivismo immanentistico e all’esteo di ipotesi arbitrarie”.

La professione di fede del Papa attinge alla parola di Dio contenuta nella S. Scrittura e nell’im morale tradizione della Chiesa santa: parola di Dio custodita, insegnata, spiegata, diffusa dal magistero della Chiesa, reso infallibile dall’assistenza dello Spirito Santo.

Perciò cordialmente con animo profondamente grato ci associamo alla fede del Sommo Pontefice specialmente riguardo alle verità offuscate in questi anni in alcuni ambienti cattolici: la verginità perpetua della Madonna; il peccato originale; il battesimo dei bambini; la natura sacrificale della Messa; l’esistenza degli angeli; la transustanziazione; la presenza reale di Gesù dopo la Messa; la natura del Regno di Dio.

In modo particolare ringraziamo il Sommo Pontefice per la fede nell’incomparabile dono divino del magistero della Chiesa fonte dell’unità dei cristiani: “Noi crediamo tutto ciò che è contenuto nella parola di Dio, scritta o tramandata, e che la Chiesa propone a credere come divinamente rivelata sia con un giudizio solenne, sia con il magistero ordinario e universale. Noi crediamo nell’infallibilità, di cui fruisce il successore di Pietro, quando insegna ex cathedra come Pastore e Dottore di tutti i fedeli, e di cui è dotato altresì il Collegio dei vescovi, quando esercita con lui il magistero supremo”.

Ma non bisogna fermarsi qui.

La professione di fede del S. Padre ci impegna a studiarla ed approfondirla e sopra tutto a viverla. Ce lo dice il Papa nel discorso te fedeli, commentando la Professione di fede.

“Una professione riassuntiva della verità della fede esige uno studio, uno sviluppo, un approfondimento; è questo il dovere di tutti i credenti.

Ed è questo parimenti il compito dei maestri, dei teologi, dei predicatori, ai quali questo momento storico della Chiesa offre una stupenda missione, quella di penetrare, di purificare, si esprimere gli enunciati della fede in termini nuovi, belli, originali, vissuti, comprensibili i sempre identici ed immutabili tesori della rivelazione, “nella stessa dottrina, nello stesso senso, nello stesso pensiero”, come disse il Concilio Vaticano primo.

Un lavoro quindi che, si può dire, ricomincia, cioè succede all’affermazione della fede, che l’anno testè concluso ci ha dato la felice occasione di pronunciare. Dobbiamo rimetterci tutti ad uno studio serio della nostra religione; e speriamo che in ogni Paese si abbia una nuova e originale fioritura di letteratura religiosa.

Ma vi è un’altra conseguenza che scaturisce da una professione della fede, è la coerenza della vita con la fede stessa. Non avremo mai dato sufficiente importanza a questa coerenza tra la fede e la vita. Non basta conoscere la Parola di Dio, bisogna viverla. Conoscere e non applicare la fede alla vita sarebbe una grave illogicità, sarebbe una seria responsabilità. La fede è un principio di vita soprannaturale ed insieme un principio >di vita morale. La vita cristiana nasce dalla fede, ne gode l’incipiente comunione ch’essa stabilisce fra noi e Dio, fa circolare il suo infinito e misterioso pensiero nel nostro, ci dispone a quella comunione vitale, che unisce la nostra appena creata esistenza con l’increato e infinito Essere, ch’è Dio; ma nello stesso tempo introduce nella nostra mente e nel nostro operare un impegno, un criterio spirituale e morale, un elemento qualificante la nostra condotta: ci fa cristiani”.

Ed eccoci alla conclusione.

La professione di fede del Papa esige un approfondimento della fede, ed una maggiore coerenza della nostra vita con essa. Un nuovo lavoro ci attende.

Stringiamoci intorno al Pastore della Chiesa universale e facciamo che il suo “Credo” sia il “credo” luminoso e vivificante di tutto il popolo di Dio.

+ Nicola Riezzo Vescovo

Diocesi di Castellaneta, Bollettino diocesano, agosto 1968.

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- Articolo su Il PAESE NUOVO che informa dell'avanzamento del processo di Canonizzazione -DECRETO DEL PRESIDENTE DELLA GIUNTA REGIONALE 17 aprile 2008, n. 311  pubblicato sul Bollettino Regionale  Anno XXXIX BARI, 30 APRILE 2008 N. 69 per  l'Autorizzazione alla  tumulazione privilegiata di Mons. Nicola Riezzo.
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