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Atti del 1969, Eco Idruntina, Scritti su Mons. Riezzo

Atti anno 1969: Ingresso di Mons. Nicola Riezzo nell’arcidiocesi di Otranto

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da L’ECO IDRUNTINA Bollettino Ufficiale per gli Atti dell’Arcivescovo e della Curia Anno PUBBLICAZIONE MENSILE  L Maggio 1969 N. 5

Saluto di Mons, Gaetano Pollio, Amministratore Apostolico

 

DIMENSIONI DELLA CARITÀ

 

Otranto ha il suo nuovo Pastore nella persona di S.E. Mons. Nicola Riezzo. All’esultanza per la notizia, che si diffuse in un baleno in tutta l’archidiocesi la sera del 28 aprile u.s., allorché le campane di tutte le chiese, secondo le disposizioni emanate da S.E. Mons. Pollio, squillarono all’unisono quale segno dei sentimenti comuni e «voce della preghiera», è subentrato il periodo di immediata preparazione per l’ingresso ufficiale che l’Ecc.mo Arcivescovo Riezzo farà, come è ormai noto, nella sede metropolitana il 1° giugno, festa della Ss. Trinità.

Ma al di là della cronaca, ci piace delineare brevemente la figura del settantunesimo arcivescovo di Otranto nelle dimensioni di un dialogo della «carità» che l’archidiocesi continua,

- per fermarci agli anni a noi più vicini – da circa un ventennio. Se si vuol dare, come si deve, un contenuto di pensiero ai «motti» programmatici che caratterizzano l’attività di un Vescovo, bisogna dire che il programma pastorale di Mons. Pollio (1960-69), sintetizzato nell’espressione «Nos iungat charitas»: la carità ci unisca, ha ereditato un impegno di «amore» per le anime dall’altro, fattivo e intensamente operante, di Mons. Raffaele Calabria: «Opere et ventate», che nel decennio 1950-1960 espletò il suo «munus» episcopale nell’archidiocesi otrantina con quella concreta attuazione di opere senza le quali la fede resta vuota di significato Il tema della «carità» si ripercuote, oggi, nel programma episcopale del novello nostro Pastore: «Charitas Christi urget nos»: l’amore di Cristo ci spinge!…

In questo periodo della liturgia pentecostale, l’archidiocesi ha modo di ricevere questo messaggio della carità come l’auspicio migliore e più impegnativo per la nuova tappa di vita cristiana che intraprenderà sotto la guida di Mons. Riezzo.

La vita cristiana s’incentra infatti in questa continua, diremmo quotidiana, presa di coscienza del volto reale del Popolo di Dio: che nella charis, cioè nella consapevolezza dell’amore di Dio per gli uomini, in cui si attua il mistero della salvezza, trova la sua essenza. Lo Spirito del Cristo (la «charitas Christi»), che unisce il Padre al Figlio, e Questi alla Chiesa – prolungamento dell’Incarnazione e della Redenzione -, fa del Popolo di Dio, anche di quello della comunità diocesana (cfr. Lumen gentium, n. 26), un solo corpo, perché a questo scopo ciascuno è stato battezzato.

Il Vescovo è al centro, quale «pontifex» o, meglio, «economo della grazia del supremo sacerdozio» (cfr. Lumen gentium, ibid.), in questa circolazione della «caritas», per cui lo Spirito che ci unisce al Cristo, abitando nei nostri cuori, è presente nei sacramenti (liturgia), si dona mediante l’«unzione» (la Cresima), suscita il sensus fidei, distribuisce i carismi, rende capaci di essere «testimoni», sostiene la struttura organica e gerarchica della Chiesa, è radice della santità antica e morale, motiva il grido con cui noi chiamiamo Dio: «Abba, Padre!».

In tutta questa operazione «pneumatica», attuata cioè dallo Spirito del Cristo in ciascun membro e in tutto il corpo della famiglia diocesana, il Vescovo costituisce l’elemento centrale e insostituibile. Ecco perché il Vescovo «sposa» la chiesa diocesana, in una vocazione «coniugale» che gli fa dire realmente, con l’Apostolo: «Figliuoli miei, che genero di nuovo». Il Vescovo «dà alla luce» il Cristo nel cuore dei suoi figli, perché essi possano a loro volta generarLo nel cuore dei fratelli, prolungando quella fecondità verginale e materna esplicata da Maria (e questo mese di maggio ce lo suggerisce più da vicino) nella storia della salvezza (cfr. Lumen gentium, nn. 52-53, 56, 63).

In queste dimensioni, misteriose ma reali, dell’azione dello Spirito che è Amore, vediamo il nesso che intercorre tra il Signore e il Vescovo nei riguardi della comunità diocesana. Dalla dimensione pneumatica, cioè, scaturisce quella sacramentale della «charitas Christi», nella quale coesistono, senza possibilità di autonomia, Sacramenti e Chiesa: l’Eucaristia fa la Chiesa, e viceversa. E il Vescovo «presiede» nella diocesi ad «ogni legittima celebrazione dell’Eucaristia» (cfr. Lumen gentium, 26), di cui la Chiesa continuamente si nutre, per la quale vive e cresce nell’unità e nella carità.

Questo fondamento sacramentale della carità, che costituisce il nuovo Popolo di Dio in corpo di Cristo, in «tempio dello Spirito» e in «sacerdozio santo» (cfr. I Petr., 2,5), trova la sua base nella preminenza e funzione unitaria del Vescovo nella chiesa diocesana, dove egli è presente più che con funzioni giuridiche, quale amalgama di una contessitura viva e feconda del «corpo» ecclesiale, che non si verifica in nessun altra società detta terra.

La «charitas Christi» che anima il nostro novello Pastore è sulla scia luminosa di questa autentica fisionomia della Chiesa, quale edificazione quotidiana della carità. E questa caratteristica ci fa immenso piacere. Nel decennio di «servizio» pastorale nella vetusta diocesi di Castellaneta, l’antico e venerato Docente di Teologia Dommatica ha dimostrato come la intensità della indagine teologica si traduce in opere vivificanti di carità, dietro l’esempio delle più grandi figure dell’episcopato cattolico.

Per un profilo il meno inadeguato possibile di S.E. Mons. Riezzo ci viene in soccorso l’editoriale apparso nel numero di questo mese del Bollettino Diocesano di Castellaneta (pp. 33-34): «…Ci sia consentito porre in evidenza, è stato scritto con. molto garbo e discrezione in quel consuntivo d’un decennio pastorale, quanto decoro e prestigio Egli ha dato alla nostra diocesi con la mite fragranza delle sue squisite virtù, con la paterna saggezza del suo governo, con la suadente luce della sua dottrina, con il grande fervore del suo zelo, con la meravigliosa molteplicità delle sue opere, con la sua spiccata sensibilità pastorale di fronte alle esigenze spirituali, morali e sociali dell’attuale momento storico».

A Castellaneta Mons. Riezzo ha creato numerose nuove parrocchie, ha costruito bellissime chiese parrocchiali con relative case canoniche ed opere di ministero pastorale, cappelle rurali specialmente per l’assistenza ai lavoratori della terra (molti dei quali provenivano dalla nostra archidiocesi); ha costruito case di riposo per i vecchi abbandonati, ha restaurato la cattedrale, il Seminario, gli uffici di Curia; ha incrementato la Biblioteca diocesana, divenuta cenacolo di coltura e d’incontro per molti giovani universitari; ha espletato ogni anno le Visite pastorali alla diocesi; si è premurato di incrementare i corsi di aggiornamento per il Clero, in giornate distinte da quelle stabilite per il ritiro mensile; ha seguito l’andamento dette «missioni» periodiche e predicazioni quaresimali in ogni parrocchia; ha visitato sistematicamente e spesso organizzato personalmente le scuole parrocchiali di catechismo, intrattenendosi per lunghi periodi nelle diverse parrocchie e zone detta diocesi; ha presieduto sempre tutti i convegni di Azione Cattolica, specialmente quelli dei giovani; ha istituito numerose associazioni a carattere sociale; ha dettato spesso gli Esercizi spirituali al suo Clero, ai seminaristi, alle organizzazioni femminili di A.C.; ha guardato con speciale predilezione ai chierichetti e ai fanciulli cattolici della diocesi. E, in tutto questo fervore di opere, ha trovato sempre il tempo per studiare, scrivere, approfondire problemi dottrinali di alto livello speculativo, ma sempre attinenti alla vita pastorale.

Queste sono le premesse con le quali Mons. Riezzo si prepara a venire in mezzo a noi. E noi, che nella vita diocesana di Otranto già siamo stati «allenati» (ci si permetta il termine) da lunga tradizione a questa visione ampia e chiara del servizio sacerdotale e laicale per il bene della comunità, non possiamo che ringraziare il Signore per il dono d’un tanto Pastore.

Nel ringraziare il Santo Padre che, ancora una volta, ha guardato con speciale attenzione alla nostra archidiocesi, e nel protestarGli il nostro filiale e mai smentito attaccamento, ci premuriamo fin d’ora di esprimere al nostro Pastore i sentimenti del nostro entusiasmo e della nostra completa disponibilità: perché la «charitas Christi», che preme nel nostro cuore come polla insofferente, sia, in questa nuova tappa che la comunità diocesana di Otranto è per intraprendere, la linfa vivificante del Popolo di Dio.

 

MONS. ANTONIO ANTONACI

 

 

Atti dell’Amministratore Apostolico

 

Al Rev.mo Capitolo Metropolitano

Al Rev.do Clero Diocesano e Regolare

Ai Fedeli di tutta l’Archidiocesi

 

Rendiamo grazie a Dio!

La gloriosa Archidiocesi di Otranto ha il suo settantunesimo Pastore nella persona di

S.E. Rev.ma Mons. NICOLA RIEZZO

che il Santo Padre si è benignato trasferire dalla Sede Vescovile di Castellaneta alla Chiesa Metropolitana di Otranto.

S’innalzi in quest’ora di gioia il nostro inno di ringraziamento al Datore di ogni bene, che tutto regge e governa nell’universo per la sua gloria, e manifesta agli uomini il mistero del suo amore nella Chiesa, sacramento universale di salvezza. Egli, che dimora nella Chiesa, la istruisce e la dirige alla vita eterna attraverso la sacra Gerarchia, la quale in nome e con la potestà di Cristo insegna e pasce il popolo santo.

Voli al Santo Padre, Vicario di Cristo e Pastore della Chiesa universale, la profonda riconoscenza di tutta l’Archidiocesi degli Ottocento Martiri, che si è sempre distinta per una pronta ubbidienza, per un filiale affetto e per un’indefettibile devozione verso il Successore di Pietro, che il Signore pose «come pietra e clavigero della Chiesa».

Vada al novello Pastore il vostro e mio caldo saluto. Egli viene in mezzo a noi per santificare e governare questa grande famiglia di Dio, che il Signore gli ha affidato; gli vogliamo perciò promettere in questo momento storico la piena collaborazione alle sue sollecitudini pastorali.

Il Concilio insegna che «i Vescovi per divina istituzione sono succeduti al posto degli Apostoli, quali pastori della Chiesa», e che «nella persona dei Vescovi è presente in mezzo ai credenti il Signore Gesù Cristo» (Lumen Gentium nn. 20-21).

S.E. Mons. NICOLA RIEZZO è nato Squinzano (Lecce) l’11 dicembre 1904; ordinato Sacerdote il 21 agosto 1927, fu sempre a servizio della Santa Sede come Professore di Teologia Dommatica e di Filosofia Scolastica nei Seminari Regionali di Assisi e di Molfetta. Il 25 marzo 1958 fu eletto Vescovo di Castellaneta (Taranto), dove per oltre dieci anni generosamente profuse i tesori della sua profonda cultura teologica e della sua sentita bontà.

L’illustre Presule, figlio della gloriosa Terra d’Otranto, viene in mezzo a voi coi poteri divini, ricevuti nella pienezza del Sacramento dell’Ordine, di santificare, insegnare e governare; uffici che egli esercita in questa Chiesa particolare di Otranto in comunione gerarchica col Sommo Pontefice.

Egli sarà sempre «il visibile principio e fondamento di unità» per la porzione del Popolo di Dio, che forma questa Archidiocesi a lui affidata dalla bontà del Santo Padre, difendendo l’unità della Fede, insegnando l’amore a Dio e al Corpo Mistico di Cristo, promuovendo la disciplina, procurando la crescita di tutti nella verità, che viene da Dio e risplende nella Sua Parola.

Dopo otto anni e mezzo di governo di questa illustre Archidiocesi vi lascio per andare a reggere la non meno illustre Archidiocesi di Salerno per volere del Santo Padre, che si è benignato di guardare a quest’umile servitore di Cristo. La nostra vita è, e deve essere, un servizio quotidiano alla Chiesa, non importa in quale luogo, in quale nazione o continente.

Non posso nascondere e tacere che parto con nostalgia da voi e da tante cose belle del Salento. Ma la vita deve essere per tutti un continuo atto di obbedienza a Dio, un continuo atto di dedizione al servizio dei fratelli, là dove la nostra opera può essere utile, o là dove la suprema Autorità ci invia.

Ho constatato – e ve l’ho detto più volte – che siete tra le più religiose popolazioni d’Italia, e vi ho sempre esortato a conservare questo primato di fede e di bontà. Alla folla che gremiva la nostra vetusta Cattedrale, in quel pomeriggio del 20 novembre 1960, giorno del mio ingresso in diocesi, conclusi il discorso con queste parole: «Nessuna persona, nessuna cosa, nessun avvenimento dovrà farvi perdere i grandi tesori che possedete: l’amore a Cristo, alla Chiesa e al Papa».

Nell’allontanarmi da voi voglio ripetervi, e con maggior affetto, le stesse esortazioni.

Nella metropoli Salernitana conserverò della metropoli ecclesiastica del Salento il più caro e grato ricordo nella preghiera e nell’affetto. Sarò memore:

di Voi Rev.mi Canonici del Capitolo Metropolitano, che tanta collaborazione mi avete dato coi consigli nel governo dell’Archidiocesi;

di Voi cari Sacerdoti, che siete stati sempre i miei validi collaboratori e strumenti nell’azione di salvezza delle anime;

di Voi Religiosi e Religiose, che siete stati sempre una testimonianza nella Chiesa Otrantina;

di Voi Autorità Politiche Civili e Militari nelle quali ho trovato tanta comprensione e aiuto;

di Voi Seminaristi, che vi preparate «a seguire Cristo Redentore con animo generoso e cuore puro», e che con la vostra presenza avete dato tanto conforto al mio animo;

di Voi Soci dell’Azione Cattolica che tanto entusiasmo avete dimostrato nel seminare il bene e tanta fortezza nella fedeltà alla Chiesa;

di tutti i Fedeli, che tanti esempi di generosità, di devozione, di attaccamento all’autorità avete dato;

di ogni Parrocchia, dove ho travato tante gioie spirituali vivendo coi diletti figli ore di mistica bellezza in entusiastiche manifestazioni di fede.

Fratelli dilettissimi,

Aderite al vostro Vescovo come la Chiesa a Cristo. Servite assieme a lui al bene della Chiesa. Riconoscete in lui il vostro Padre e Pastore. Obbeditegli con rispettoso amore. Siate a lui uniti con animo fiducioso e grande. Date il vostro contributo all’edificazione del Corpo di Cristo. L’Archidiocesi di Otranto, sotto la saggia guida del nuovo Pastore, diventi sempre più una «Comunità di fede, di speranza e di carità».

 

Otranto, 28 aprile 1969

 

+ GAETANO POLLIO

Amministratore Apostolico

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- Articolo su Il PAESE NUOVO che informa dell'avanzamento del processo di Canonizzazione -DECRETO DEL PRESIDENTE DELLA GIUNTA REGIONALE 17 aprile 2008, n. 311  pubblicato sul Bollettino Regionale  Anno XXXIX BARI, 30 APRILE 2008 N. 69 per  l'Autorizzazione alla  tumulazione privilegiata di Mons. Nicola Riezzo.
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