Vescovo e Sacerdoti pellegrini in Terra Santa
L’Arcivescovo D’Ambrosio e un gruppo di Sacerdoti della Diocesi di Lecce sono appena tornati dal “Viaggio Santo”. Tappa per tappa i luoghi della preghiera e della meditazione.
Ci siamo! Un vescovo, un laico, 12 Sacerdoti… per un totale di 14 persone, un numero che già di per sè ha una risonanza biblica, come ci ricorda il primo capitolo del Vangelo di Matteo quando fa l’elenco della genealogia di Gesù. Ecco, allora, il dominio del 7+7 che esalta il filo generazionale il quale si annoda alla figura gloriosa di Davide, uno dei più grandi Re di questa terra Santa. Anzi, sempre per la mistica delle cifre bibliche e giudaiche e per il valore numerico assegnato alle lettere dell’alfabeto, secondo la tecnica detta della “gematria”, il 14 potrebbe ammiccare anche alla somma dei numeri legati alla base del nome Dawid, cioè alle tre consonanti ebraiche d-w-d che hanno il valore numerico di 4+6+4, cioè 14.
Al di là dei numeri, che comunque hanno la loro importanza, il nostro è un piccolo gruppo di Sacerdoti e un laico che, insieme al loro Pastore, hanno deciso di ritornare alle radici della nostra fede, in quella terra “dove scorre latte e miele”, in quella terra bagnata dal sangue di Cristo. E, messe da parte le paure per quello che accade intorno ad Israele, si parte sussurrando le parole del salmo “beato chi trova in Te la forza e decide nel suo cuore, il Santo Viaggio”.
PRIMA TAPPA/NELLA CASA DI NAZARETH
Una tempesta di sabbia e vento ci accoglie all’aeroporto di Tel Aviv e, preso posto nel pullmino e conosciuto il nostro autista Jamal si parte, dopo una piccola sosta al Monte Carmelo, in direzione Nazareth. Qui tutto ha avuto inizio attraverso l’Eccomi di una umile fanciulla, Maria, il cui grembo fecondato dallo Spirito è divenuto porta attraverso il quale l’Eterno è entrato nel tempo, il Creatore si è fatto creatura. E durante la messa, celebrata sull’altare a ridosso della Santa Casa, la nostra preghiera ha raggiunto il cuore dei nostri confratelli, religiosi, conSacrati, seminaristi che continuano, con il loroEccomi, a donare Dio al mondo.
La visita alla casa di Giuseppe, alla tomba del Giusto, la passeggiata sulle antiche pietre di questa città sono stati per noi momenti di grande emozione: Gesù ha vissuto qui 30 anni della sua vita, qui ha imparato l’arte del vivere alla scuola della Santa Famiglia, qui le prime gioie, i primi dolori, mentre cresceva in età, sapienza e grazia davanti a Dio e agli uomini. “Hic erat subditus illis”, qui era loro sottomesso… Lui che era Dio!! Che grande lezione di umiltà e obbedienza dalla terra di Nazareth dove, secondo qualcuno, non poteva mai venire qualcosa di buono…
SECONDA TAPPA/LUNGO IL MARE DI GALILEA
Cafàrnao, il lago di Tiberiade, il Monte delle Beatitudini, Magdala, Cana… chissà quante volte questi luoghi li abbiamo sentiti nominare nel Vangelo e abbiamo provato ad immaginare le forme e i colori di questi posti così speciali. Neanche la pioggia insistente ci ha scoraggiato nel vivere una catechesi itinerante in questi luoghi santi attraverso la guida esperta del nostro caro don Carlo, attraverso la lettura di dipinti o mosaici del bravo don Nicola e attraverso la Parola che in questi luoghi aveva una risonanza del tutto particolare.
Quell’ “hic” che spesso sentivamo riecheggiare nell’ascolto della Parola faceva vibrare le corde del cuore… la Galilea delle genti, qui Gesù ha iniziato il suo ministero, qui la prima chiamata dei discepoli, qui i primi segni del vangelo, qui il primato dato a Pietro, qui il discorso della Montagna, qui la tempesta sedata! Durante la messa celebrata sulle rive del lago, davanti alla roccia del primato di Pietro, la parola carica di emozione del nostro Pastore Domenico si è fatta preghiera di tutti per la nostra Chiesa, per i nostri pastori, per il nostro Papa Francesco. E dalle acque del mare di Galilea la gioia di sapere che Dio ci ha chiamati, nonostante le nostre miserie, per riportare alla vita tanti nostri fratelli…pescatori di uomini che come Pietro hanno un’unica grande certezza: “Signore da chi andremo? Tu solo hai parole di vita eterna”.
TERZA TAPPA/SULLA RIVA DEL GIORDANO
Lasciata Nazareth e la “Galilea delle Genti” il nostro pellegrinaggio continua e la prossima meta è la città santa, Gerusalemme. Durante il tragitto, però, abbiamo la possibilità di fare memoria del nostro battesimo attraverso la professione di fede sulle rive del fiume Giordano. L’acqua del Giordano, posta sul nostro capo dal nostro pastore, diventa per noi segno di quel dono di grazia che ci è stato fatto il giorno del nostro Battesimo. Dal Giordano una piccola sosta nella parrocchia di Gerico dove padre Mario, un giovane parroco francescano, condivide con noi le gioie e le fatiche del suo ministero pastorale in una città dove la minoranza cristiana è chiamata ad un dialogo costante e fecondo con i fratelli musulmani.
Da Gerico il nostro viaggio verso la Città Santa prosegue con la visita al parco archeologico di Qumran sul Mar Morto, luogo affascinante e spettacolare nelle cui grotte sono stati scoperti vari rotoli contenenti i libri della Bibbia. E prima di entrare a Gerusalemme sosta a Betania, nella casa di Marta e Maria, a pochi passi dalla tomba di Lazzaro, dove abbiamo avuto la possibilità di celebrare la Santa Messa in suffragio del caro don Alfredo Quarta in comunione con la nostra Chiesa Diocesana che alla stessa ora nella Matrice di Trepuzzi dava l’ultimo saluto a questo grande uomo di Dio e del popolo.
QUARTA TAPPA/GERUSALEMME, LA MADRE
“… E ora i nostri piedi si fermano alle tue porte, Gerusalemme”! La città Santa appare ai nostri occhi con tutto il suo carico di fascino e mistero, di splendore e di storia, di fede e di rinnovamento! Non si può parlare di Gerusalemme senza amarla e i giorni trascorsi nelle sue mura sono stati certamente i più intensi del nostro pellegrinaggio in Terra Santa. Qui anche le pietre parlano di Cristo e del suo amore per l’umanità! La preghiera silenziosa notturna al Getsemani, il Rinnovo delle promesse Sacerdotali nel Cenacolo, la via Crucis, l’Eucaristia celebrata alle prime luci dell’alba nel Santo Sepolcro, la preghiera personale e comunitaria accompagnata dalla visita dei luoghi santi hanno riempito le nostre giornate di tanta fede e spiritualità e tanti sono stati gli stimoli di riflessione anche per la nostra vita personale alla luce del grande mistero pasquale che trova, in questa città, la sua espressione più viva e coinvolgente.
Non poteva mancare, nella nostra tappa a Gerusalemme, la visita allo Yad Vashem (Museo dell’ Olocausto) memoriale ufficiale di Israele delle vittime ebree dell’olocausto. Il quartiere ebraico e musulmano, con i profumi, la diversità, i luoghi santi sono stati altri momenti che ci hanno fatto sognare una nuova era di pace per questa città santa: “Rallegratevi con Gerusalemme, esultate per essa quanti la amate. Sfavillate di gioia con Gerusalemme voi tutti che avete pianto con lei”.
QUINTA TAPPA/BETLEMME, LA CASA DEL PANE
Durante la permanenza nella città santa abbiamo avuto la possibilità di poter visitare Ein Karein, la casa di Elisabetta, di Zaccaria e di Giovanni il Battista. In questo luogo come non ricordare l’incontro tra Maria e la cugina Elisabetta concluso con il canto della gioia della Vergine Madre! Le parole del Magnificat, scritte su alcune piastrelle in tutte le lingue del mondo, ci hanno permesso di rendere lode al Signore per quello che di bello ci stava facendo vivere, per il dono del nostro Sacerdozio, della nostra fraternità presbiterale. E a pochi chilometri di distanza eccoci a Betlemme, la casa del pane, a lodare Dio per il dono del Suo Figlio nel campo dei pastori e ad inchinarci come i Magi nel luogo che ricorda la sua nascita.
Durante la Santa Messa “natalizia”, celebrata nella grotta di San Girolamo, il nostro Pastore Domenicoci ha giustamente ricordato che ancora oggi Cristo viene a noi attraverso il dono della Parola e questa parola, come ebbe a dire San Girolamo, non può essere ignorata perché l’ignoranza delle Scritture è ignoranza di Cristo! È stato bello, non solo a Betlemme ma in tutti i luoghi santi, sperimentare l’accoglienza da parte dei francescani, custodi di Terra Santa, ai quali va certamente la nostra gratitudine e il nostro sostegno per la grande opera che svolgono a servizio della Chiesa. E la colletta obbligatoria del Venerdi Santo, a sostegno dei luoghi santi, diventa allora il segno di carità più bello per poter contribuire al sostentamento di questa parte di Chiesa che in Israele rappresenta solo la minoranza.
SESTA TAPPA/E PARTIRONO SENZA INDUGIO
La messa al Cenacolino è stato l’ultimo atto del nostro viaggio in Terra Santa, un momento di grande commozione e di profonda gratitudine per tutto quello che di bello il Signore ci ha fatto vivere in questi giorni “santi”. E sulla strada per l’aeroporto, quasi come sigillo dell’esperienza fatta, una piccola sosta nei luoghi dove, secondo la tradizione, Gesù ha incontrato i discepoli di Emmaus. Come è accaduto per loro, anche a noi “ci ardeva il cuore nel petto” mentre, nel profondo del nostro spirito, sentivamo che era arrivato il momento di ritornare a casa, nelle nostre comunità, nella nostra Diocesi, nella nostra Galilea per raccontare a tutti quello che abbiamo visto e udito, quello che abbiamo toccato con mano, ossia il Verbo della Vita e questo oggi lo condividiamo con voi, facendovi partecipi del nostro pellegrinaggio che è stato un tornare alle radici della nostra fede e un “ricaricarci” in vista del periodo quaresimale che stiamo vivendo.
Non è scontato dirlo ma vi abbiamo portato con noi nelle nostre preghiere, ogni giorno insieme con il nostro Pastore Domenico abbiamo pregato per la nostra Diocesi, per le nostre comunità, per i nostri confratelli, per tutte quelle persone che si erano affidate alla nostra preghiera. E siamo tornati, forti dell’esperienza vissuta, desiderosi di fare della nostra vita e del nostro ministero quel “luogo santo” che ancora una volta Dio si degna di abitare.
Pagine a cura di Alessandro Scevola
SIAMO TUTTI FIGLI DELLA CITTÀ SANTA
A colloquio con Padre Frédéric Manns, uno dei maggiori Biblisti esistenti.
Ha pubblicato, tra i tantissimi studi compiuti presso la Facoltà delle scienze bibliche di Gerusalemme, testi molto interessanti sui rapporti tra ebrei e cristiani. Come ad esempio, Le judaïsme, milieu et mémoire du Nouveau Testament (FPP 1992) e L’Israele di Dio. Sinagoga e Chiesa alle origini cristiane (Bologna 1998), L’Évangile de Jean à la lumière du judaïsme (FPP 1991). Abbiamo incontrato il noto docente P. Frédéric Manns, OFM, per approfondire con lui alcuni temi riguardanti le radici ebraiche del Cristianesimo.
P. Frédéric, nell’accostarsi alla ricerca biblica, è spontaneo ricordare anche il Card. Martini. Può renderci partecipi degli studi compiuti da questo grande studioso del pensiero cattolico?
Carlo Maria Martini, da Cardinale emerito di Milano, si recava spesso a Gerusalemme. Era sua intenzione riprendere gli studi biblici iniziati a suo tempo riguardo al Codice Vaticano, sul quale aveva incentrato la stesura della tesi di laurea. Purtroppo, si rese subito conto che studiare a 75 anni è molto più difficile che farlo a 20. Prima di tutto dovette imparare l’ebraico moderno e una volta a settimana celebrava anche la Messa in tale lingua.
Segno che egli intendeva inserirsi sempre più nella cultura ebraica.
Il cardinale era fermo sostenitore del fatto che, nonostante tutto, la Chiesa deve inculturarsi. Contemporaneamente allo studio, continuava nel suo apostolato: usciva ogni sera, incontrava gruppi di pellegrini cercando di esporre loro la propria esperienza culturale, soprattutto il significato della Bibbia, della quale era innamorato in modo viscerale. Scrisse un libro su Gerusalemme, sulla città e la vocazione speciale di tale centro interreligioso. Gli Ebrei tradussero subito il testo nella loro lingua e lo presentarono all’Università Ebraica alla sua presenza e di altri cattolici. Dopo le conclusioni, egli ringraziò gli organizzatori e tutti i presenti dicendo:“Da Gesuita sono stato formato a non far trasparire mai i miei sentimenti personali, poiché ci dicevano che mai dovevamo reagire, anzi dovevamo essere “come i cadaveri”. Tuttavia, adesso che sono anziano, vi confesso che sono commosso, non me l’aspettavo da parte vostra, non riesco più a nascondere i miei sentimenti e questo vostro gesto mi tocca nel profondo. Viviamo insieme un momento che io interpreto come un segno dei fratelli maggiori che riconoscono i Cristiani come membri dei un’unica famiglia, in possesso della stessa dignità e della stessa vocazione”. Cercava così di parlare in Gerusalemme come Città della Pace.
È noto che aveva deciso di terminare la sua esistenza terrena proprio nella Città Santa.
È stata una bellissima figura. Purtroppo, non riuscì a realizzare il suo desiderio di morire a Gerusalemme. Aveva già acquistato una tomba nella valle di Giosafat, nel territorio tra il Monte del Tempio e il Monte degli Ulivi. Voleva essere il primo testimone della Risurrezione… ma il Signore lo fece rientrare a Milano.
La Palestina: dopo la visita di Paolo VI nel 1974, è desiderio costante dei Papi compiervi un pellegrinaggio.
I Pontefici tengono ben presente che la Chiesa è nata a Gerusalemme: siamo tutti figli del Cenacolo e del Calvario. E, quindi, la Chiesa deve ritornare alle origini, avere il coraggio di semplificare il proprio cerimoniale, adottare un linguaggio comprensibile da tutti. Molti pellegrini che si recano in Terra Santa riferiscono spesso di non cogliere appieno il significato del Vangelo, invece esso dovrebbe essere così chiaro, così evidente… E Papa Francesco, conscio di tutto ciò, già dall’iniziale rifiuto di dimorare nell’antico Palazzo Apostolico, ha dato ai fedeli un forte segnale, interpretando il desiderio di ritornare alle origini. Tornare a essere come i discepoli: semplici pescatori del lago.
A cura di Christian Tarantino