“Un cammino di vera conversione”

“Un cammino di vera conversione”

2. L’ascolto costante, attento e fedele di questa Parola nel tempo quaresimale “ci spinge ogni giorno a liberare il nostro cuore dal peso delle cose materiali, da un legame egoistico con la terra, che ci impoverisce e ci impedisce di essere disponibili e aperti a Dio e al prossimo (….) Attraverso le pratiche tradizionali del digiuno, dell’elemosina e della preghiera, espressioni dell’impegno di conversione, la Quaresima educa a vivere in modo sempre più radicale l’amore di Cristo” (Benedetto XVI).
Il digiuno per noi cristiani, ci ricorda il Papa Benedetto, ha un significato profondamente religioso: “rendendo più povera la nostra mensa impariamo a superare l’egoismo per vivere nella logica del dono e dell’amore; sopportando la privazione di qualche cosa – e non solo di superfluo – impariamo a distogliere lo sguardo dal nostro ‘io’, per scoprire Qualcuno accanto a noi e riconoscere Dio nei volti di tanti nostri fratelli”.

Chiamati a distogliere lo sguardo d al nostro io e volgerlo al volto di Dio sfigurato o trasfigurato nei tanti che bussano alla porta del nostro cuore e delle nostre case. Risuonano nel tempo quaresimale con violenza e forza profetica le parole di Isaia: “Non è piuttosto questo il digiuno che voglio: sciogliere le catene inique, togliere i legami del giogo…Non consiste forse nel dividere il pane con l’affamato, nell’introdurre in casa i miseri, senza tetto, nel vestire uno che vedi nudo?*(Is58,6.7)

Le parole del Profeta non possono non portare i nostri occhi laddove sono in tanti gli affamati che attendono da noi la divisione e condivisione del pane. E’ un tempo il nostro in cui, nonostante la crisi che fa aumentare le lacrime ai falsi piagnoni, sono in aumento gli epuloni che sperperano e banchettano lautamente, incuranti dei molti Lazzaro che bramano di raccattare almeno le briciole.

La carità dei cristiani denunzia gli egoismi, si fa carico delle emergenze, ma nel contempo prepara, spezza e distribuisce il pane agli affamati. Come non sentire il bisogno della gratitudine alle mense e ai tanti servizi disseminati nella città di Lecce e nella diocesi che preparano, spezzano, distribuiscono il pane che continua nel suo miracolo perché si raccolgono i pezzi avanzati perché sulle mani stese degli ultimi arrivati non manchi il pezzo condiviso ?

3. E’ motivo di gioia per me, in questa ottica della condivisione e dell’attenzione alle grandi e nuove povertà che bussano al cuore della nostra Chiesa, annunziarvi l’inizio dei lavori della Casa della Carità che sarà la casa che gli amici riservano a Gesù per accoglierlo nel volto del povero, dei senza fissa dimora, dell’emarginato, dei fratelli immigrati.

E’ nata per quelle strane vie che la Provvidenza ti obbliga a percorrere e che poi si dipanano come risposta a bisogni che urgevano ma per le quali non riuscivi a trovare risposte. Ora questa Casa sta per essere realizzata per accogliere chi non ha casa, non ha cibo, non ha affetti, non trova solidarietà.

La sua realizzazione ma soprattutto l’offerta dei servizi che saranno erogati, necessita del contributo anche materiale – la Quaresima è una buona scuola perché il superfluo vada a beneficio per chi non ha neanche il necessario – per far fronte all’impegno necessario per la sua piena realizzazione.

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