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Ultimo articolo di Mons. Cosmo Francesco Ruppi apparso sul giornale La Gazzetta del Mezzogiorno

di COSMO FRANCESCO RUPP

Gesù ha profittato del miracolo della moltiplicazione dei pani, cui hanno preso parte migliaia e migliaia di persone, per tenere, nei pressi di Cafarnao, uno dei discosi più grandi e, forse, tra i più sibillini: ”Io sono il pane della vita. I vostri padri hanno mangiato la manna nel deserto e sono morti; questi è il pane che discende dal cielo, perchè chi ne mangia non muoia….” e aggiunge, senza equivoci: ” Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue, ha la vita eterna ed io lo risusciterò nell’ultimo giorno” ( Gv 6,22-70).

L’Eucaristia, il grande Sacramento, che Gesù ha istituito la sera del giovedì santo, ed è la proiezione più alta dell’amore di Dio per l’uomo ed è altresì la caparra, con cui viviamo in attesa dei giorni che verranno. Alcuni Padri della Chiesa hanno affermato che quello che Gesù ha istituito nel cenacolo il giovedì prima di morire, è quanto di più alto poteva consegnare alla Chiesa.

Dice ai discepoli: ”Fate questo in memoria di me…la mia carne è veramente cibo e il mio sangue è veramente bevanda”, sottolineando, in anticipo, la parola lasciataci da san Tommaso d’Aquino: ”la vista, il gusto, il tatto…tutto fallisce; solo l’udito che ascolta la Parola del Figlio di Dio, crede e partecipa alla vita divina”. ”Fonte e apice della vita divina, nella Eucaristia – nota il Concilio nella costituzione sulla Sacra liturgia – è racchiuso tutto il bene spirituale della Chiesa, cioè lo stesso Cristo, nostra Pasqua” (ib.). Mediante l’Eucaristia, n oi ci uniam o alla liturgia celeste e partecipiamo, direttamente o indirettamente, alle sofferenze dei fratelli e delle sorelle, con noi pellegrini sulla terra. Niente, infatti, più di questo Sacramento, ci unisce a Cristo, alla Chiesa e ai fratelli, ci fa capire la provvisorietà della nostra vita e ci dà la dimensione dell’eternità.

Nell’ultima sua enciclica ”Ecclesia de Eucharistia” Giovanni Paolo II ha scritto che il ”mistero della fede” è l’Eucaristia, perchè è conseguenza diretta della Incarnazione: ” La Chiesa ha ricevuto l’Eucaristia da Cristo suo Signore non come un dono, pur in mezo agli altri doni, ma come il dono per eccellenza, perchè dono di se stesso, della sua persona, della sua santa umanità, nonché della sua opera di salvezza” e aggiunge: ”Desidero ancora una volta richimare questa verità, ponendomi con voi, carissimi fratelli e sorelle, in adorazione davanti a questo Mistero grande, Mistero di misericordia…Davvero, nell’Eucaristia, ci mostra un amore che va fino all’estremo, un amore che non consce misura” (EdE 11).

Appartiene a questo grande Pontefice, di cui, a giorni, celebreremo la beatificazione, la definizione della Madonna come ”il primo tabernacolo della storia”: ”Nel racconto dell’istituzione, la sera del giovedì santo, non si parla di Maria. Si sa invece che ella era presente tra gli apostoli, concordi nella preghiera nella prima comunità radunata dopo l’ Ascensione in attesa della Buy Cialis Online No Prescription Pentecoste. Questa presenza non potè certo mancare nelle celebrazioni eucaristiche tra i fedeli della prima generazione cristiana, assidui nella frazione del pane”.

Peccato che, andando, questa sera, in giro nelle chiese, per vedere gli addobbi degli altari, ripetiamo erroneamente: ”andiano a visitare i sepolcri”, perchè oggi il Figlio di Dio non è morto agli occhi della fede, ma brilla ancora di più nel fulgore del suo amore: l’Eucaristia e il Sacerdozio, infatti, sono due grandi doni viventi, che danno ricchezza alla Chiesa e speranza al mondo, nonostante la modestia e la fragilità degli uomini preposti al suo governo e alla sua guida. Forse, anche per questo, il giovedì santo siamo tutti chiamati a pregare per i Sacerdoti e, soprattutto, perchè siano numerosi e siano santi.

Scritto il 21 aprile 2011

 

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