Turi e Nona gemellate in Sant’Oronzo. Don Giovanni Amodio racconta il lungo pellegrinaggio

Turi e Nona gemellate in Sant’Oronzo. Don Giovanni Amodio racconta il lungo pellegrinaggio

articolo ripreso da portalecce
e scritto da Andrea Pino

Una delle caratteristiche più singolari dei santi e che rende davvero imprescindibile il loro culto nell’ambito della fede cristiana è la capacità di favorire l’incontro tra popoli e terre distanti che, a prima vista, paiono molto differenti.

Così è avvenuto ad esempio per Sant’Oronzo che di fatto ha unito la comunità di Turi (LEGGI ARTICOLO) con la Croazia. Ne abbiamo parlato con l’arciprete turese don Giovanni Amodio.

Don Giovanni, potrebbe raccontarci come è avvenuta tale unione?

Ciò che è avvenuto nelle scorse settimane è davvero indimenticabile. Il nostro progetto era quello di dare seguito alla festa patronale con un pellegrinaggio in Dalmazia. Così abbiamo raggiunto Nin, cioè Nona, l’antica capitale croata, dove si conserva il prezioso reliquiario protagonista del giubileo oronziano dello scorso anno (LEGGI ARTICOLO). La nostra delegazione era costituita da circa settanta persone, tra cui il sindaco Tina Resta, che ringrazio di cuore per aver accolto il mio invito. Uno degli appuntamenti più attesi era la firma di un patto di amicizia tra le due comunità, premessa ad un gemellaggio vero e proprio. Il cielo tuttavia ci ha riservato diverse sorprese. Appena entrati nella parrocchia di Nona per la celebrazione eucaristica, i fedeli del posto hanno intonato l’Inno a Sant’Oronzo scritto dal nostro Egidio Buccino. Lo avevano imparato a cantare in italiano in soli tre giorni! La cosa ci ha commosso. Ma è stato un nulla rispetto a quanto accaduto al termine della cerimonia. Finita la messa infatti, l’arcivescovo di Zara mons. Puljić e il parroco don Božo Barišić ci hanno consegnato un cofanetto. All’interno, racchiuso in un disco di cristallo, vi era un frammento della sacra fibula e parte della bambagia che la avvolge nella custodia.

Un dono meraviglioso…

Più che altro inatteso e che ci ha lasciato senza parole. Come prescritto dalla congregazione per le cause dei santi, la reliquia in sé non è stata toccata. La particella consegnataci era stata rinvenuta nel reliquiario durante l’ultima ricognizione canonica e quindi raccolta. Questo piccolo frammento è un autentico tesoro dal valore inestimabile. Esso testimonierà in maniera tangibile la benefica presenza del santo nella nostra terra. A tal proposito, ci tengo a dichiarare che un così grande dono non è solo per Turi ma per tutte le comunità che venerano la memoria del martire, per ogni suo devoto, per l’intera regione. Sant’Oronzo è la colonna della chiesa pugliese e, attraverso questa minuscola reliquia, ha voluto fare ritorno e restare per sempre tra i suoi figli. Vuole abbracciarli tutti, siano essi ostunesi, leccesi, botrugnesi o campioti. E li vuole tutti ricondurre all’amore per Cristo. Con questo spirito di gioiosa comunione, il prossimo 18 ottobre accoglieremo a Turi, in maniera solenne, il sacro frammento, dopo aver realizzato un’artistica teca in cui riporlo.

Come si è concluso il pellegrinaggio?

La nostra presenza in Dalmazia ha destato molta curiosità, suscitando anche l’interesse della stampa croata (LEGGI ARTICOLO). I croati sono un popolo splendido e con l’anima ancora profondamente cristiana. Gli abitanti di Nona, da parte loro, volevano conoscere qualcosa in più di Sant’Oronzo e se ne sono in un certo senso innamorati. Così abbiamo donato alla parrocchia una copia della celebre tela del duomo di Lecce e distribuito tra i fedeli molte immaginette. Al rientro in Italia abbiamo avuto l’opportunità, sbarcando nelle Marche, di visitare il bellissimo santuario di Loreto. L’arcivescovo mons. Dal Cin, nella sua generosità, non solo ha voluto personalmente accoglierci ma, informato dei motivi del viaggio, ha deciso di celebrare una messa alla presenza della reliquia di Sant’Oronzo, ricordando come anche la Santa Casa abbia attraversato la terra dalmata. Riconosco di aver vissuto allora uno dei giorni più belli della mia vita sacerdotale. Ritrovarsi a celebrare l’eucarestia, lì dove il Verbo si è fatto carne, con la propria comunità e guidati dal nostro santo è stato veramente un momento di paradiso.  

   Si ringrazia il dott. Egidio Buccino per la gentilissima collaborazione.

 

 

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