Tra profezia e memoria. Il cammino già tracciato e oggi custodito e rilanciato dal nuovo pastore
articolo ripreso da portalecce
“Ascolta popolo mio” era questo il titolo della prima Lettera Pastorale dell’arcivescovo Seccia.

“Ascolta popolo mio” sembravano essere queste, in quella meravigliosa continuità che solo lo Spirito sa generare, le parole che Dio Padre ha rivolto venerdì sera alla Chiesa di Lecce radunata nella storica Piazza del Duomo per accogliere colui che Egli ha scelto come guida e pastore, l’arcivescovo Angelo Raffaele. Inviato con una mission “Testificari evangelium gratiae”.
E questa mission affidata dal Signore, tramite le parole del vescovo che ha spezzato con noi e per noi la Parola eterna, vuole ancora una volta coinvolgere l’intera comunità diocesana, in ciascuna delle sue componenti, affinché tutti quanti insieme possiamo comprendere la sua volontà su di noi Chiesa di Lecce. Trovare la risposta all’interrogativo: “Signore che cosa vuoi per questa Chiesa oggi? Che cosa ti aspetti per questa pagina nuova di storia che si sta aprendo? Che cosa ti aspetti da questo popolo? E da me? Che cosa vuoi che facciamo?”
“Testificari evangelium gratiae”. In questo tempo di grazia, è la risposta. Quella che diviene imperativo ottativo che coinvolge tutti e ciascuno di noi, dal vescovo, nel suo ministero di guida sapiente e prudente del popolo di Dio, chiamato a proporre e a costruire la vita bella del vangelo, a tutti noi che per l’unzione battesimale siamo chiamati ad edificare la casa di Dio nel cuore della storia del nostro tempo. Un tempo, una storia “da guardare con gli occhi di Dio”. Da guardare con occhi di uomini, animati dalla sapienza di Dio frutto dell’ascolto della sua Parola. La Parola.
Per testimoniare e attestare l’Evangelium gratiae è necessario percorrere un cammino che ha come fonte di eterna resilienza l’ascolto della Parola. Quella che viene dall’alto, da Dio ma anche quella che viene dal basso, dal suo popolo santo e dal suo sensus fidei, frutto dell’azione dello Spirito che ne anima la fede e ne genera la Tradizione. E solo tale ascolto che dona l’energia per renderci testimoni del vangelo di Cristo sino alla fine, usque ad estremum. È l’esperienza vissuta e condivisa dall’apostolo Paolo che si è lasciato convertire, plasmare dall’ascolto del Maestro incontrato sulla via di Damasco e, lungo la strada, dall’ascolto umile e disponibile di tutti i fratelli e sorelle incontrati nel suo peregrinare come apostolo delle “genti” per diventare, facendosi per tutti e per ciascuno, testimone fedele e credibile, umile e forte al contempo, del Vangelo della grazia.
L’ascolto che si fa preghiera costante. L’ascolto che diviene fonte della giustizia di Dio che sola anima la carità, quella di Gesù di Nazareth; quella che con tutti e per ciascuno si fa cuore aperto che domanda “cosa vuoi che io faccia per te”.
Ascolto, preghiera e carità sono le coordinate essenziali del cammino della Chiesa, della nostra Chiesa di Lecce, che ha origine nell’amore paterno di Dio, che si è fatto carne e continua, anzi vuole continuare, ad incarnarsi, per giustificare e salvare, assumendo la carne di ogni uomo e donna del nostro tempo, accogliendone e condividendone l’umanità ricca e fragile al contempo per poterla cristificare e condurre a Dio.
Un cammino di Chiesa, dunque, che ha come meta ultima il Paradiso. “Questo significa che, come comunità cristiana, dobbiamo rimettere l’orizzonte escatologico a tema nel nostro servizio pastorale. Dobbiamo rimettere il Paradiso a tema della nostra vita”.
È il cammino della Chiesa del Concilio Vaticano II. La Chiesa che annuncia e celebra, rendendoli presenti e donandoli, i misteri della grazia. La Chiesa della Dei Verbum, della Parola fatta carne che ha generato e continua a rigenerare il Popolo santo Dio. Quello della Lumen Gentium, quello della Gaudium et Spes. Una Chiesa-comunità che accoglie e dona speranza certa alle attese, alle sofferenze, ai bisogni della umanità tutta e della nostra comunità in particolare, per donare la vera gioia che sola è generata dal Vangelo di Cristo. È Lui che ci insegna che solo nella riscoperta dell’autentica relazione con gli altri e con il mondo, possiamo rispondere alla vocazione alla sororità e alla fraternità universale non da pensare come immagini retoriche e ridondanti ma da viversi nell’immediatezza delle relazioni personali.
Nella sua riflessione il vescovo Angelo Raffaele, facendo riferimento alla esperienza di San Benedetto, padre e maestro di comunità che “ha fatto scuola” non solo con la sua Regola e i suoi scritti ma con la coerenza evangelica della sua vita ha sognato che ciascuna delle nostre associazioni, movimenti, comunità di vita consacrata e non, ciascuna delle nostre parrocchie pur nella diversità dei tempi, pur nella diversità delle situazioni, siano esse un luogo educativo nel quale si apprende l’arte di servire il Signore.
Ma accanto al patrono dell’Europa ha collocato coloro che sono stati padri e maestri nella nostra Chiesa di Lecce. Ha fatto memoria dei Santi: Oronzo, Fortunato, Giusto; Irene, Bernardino, Filippo Smaldone. Figure apicali e riconosciute che però sono l’espressione dell’impegno di tutto un popolo, la nostra Chiesa di Lecce, che in 2000 anni, ed in particolare dopo la Celebrazione del Concilio, è cresciuta nella fede che è divenuta sempre più ecclesiale. E siamo divenuti Chiesa che, guidata e custodita sempre dai suoi pastori del post Concilio, Francesco, Michele, Cosmo Francesco, Domenico, in ultimo il Vescovo Michele, oggi con il nuovo Vescovo ha tutta la capacità e l’energia per rispondere alla vocazione di “testificari evangelium gratiae” nel cambiamento di epoca che l’umanità e il nostro territorio stanno vivendo.
Dopo aver sostato insieme nella grande Pentecoste di venerdì sera, 11 luglio dell’anno santo 2025, Giubileo della speranza, riprendiamo allora a camminare insieme, tra “memoria” e “profezia”. La strada è segnata dal Sinodo diocesano del 2000 la cui ricchezza andrebbe riscoperta, ma soprattutto dal Cammino sinodale dalla Chiesa italiana e dalle tappe finora percorse insieme. Lasciamoci sostenere dal dono dello Spirito e guidati e custoditi dal vescovo Angelo Raffaele diciamo il nostro “Adsumus ut evangelium gratiae testificemus”.