segni di una Chiesa chiamata a servire

segni di una Chiesa chiamata a servire

articolo ripreso da portalecce

Caro don Pierino, in occasione del tuo cinquantesimo di ordinazione sacerdotale, mi piace ricordare (uso il termine ricordare non solo come memoria, ma anche come atto del cuore) l’impegno che hai profuso dal 1984 al 1999, quale direttore dell’Ufficio liturgico, nella formazione dei diaconi permanenti della nostra diocesi.

 

 

 

I diaconi permanenti ordinati a tutt’oggi sono 41, di cui 7 hanno già raggiunto il paradiso.

Di questi 41, ben 27 iniziarono e conclusero sotto la tua guida il cammino che portò alla loro ordinazione. Dei restanti 14, molti cominciarono con te il cammino che poi conclusero con chi subentrò al tuo posto. I corsi formativi furono 11 e tu ne organizzasti “soltanto” 9.

Sei stato durante il cammino il responsabile della nostra formazione e anche uno dei docenti (nel mio corso, il secondo, lo fosti di liturgia).

Con discrezione e senza proclami ufficiali, hai costituito la nostra comunità dei diaconi. Da responsabile e professore ti abbiamo visto sempre come persona riservata, seria e precisa. Sei stato per noi da subito una presenza fedele, costante, saggia, su cui fare affidamento.

Da parte nostra siamo stati tuoi allievi, pur con il giusto timore per l’esame da affrontare, attratti dallo stare con te per ascoltare le tue lezioni (che erano spesso lezioni di vita) e ricevere risposte ai nostri dubbi. Ci hai coinvolto con l’entusiasmo con cui ci parlavi, ci spiegavi e ci conducevi a scoprire nuovi punti di vista per avviare nuove riflessioni.

Rivedo alcuni appunti di liturgia e trovo: “La liturgia è sempre fonte e culmine della koinonia della Chiesa e della sua diaconia”. Fin da subito ci fu evidente il tuo amore per il Dio uno e trino, per la Parola e per la Chiesa, sposa di Cristo.

Nel corso degli anni ci spronasti sempre a considerare il gruppo dei diaconi come “Cenacolo”, la mistica casa in cui Gesù amò i suoi sino alla fine; dove lasciò in dono l’Eucaristia, il sacramento dell’unità e dell’amore; dove effuse lo Spirito Santo “per una Chiesa aperta e attenta all’uomo, alle sue vicende. Desiderosa di annunciargli Cristo, tutto Cristo e solo Lui…. Una Chiesa tutta e sempre votata al servizio…. Una Chiesa cioè unita a Cristo, capace come Giovanni di appoggiarsi al suo petto, in dialogo continuo con lui e pronta a cingersi l’asciugamano ai fianchi per lavare i piedi all’uomo stanco, smarrito, malato e vilipeso… Come battezzati e soprattutto come diaconi siate animatori nella Chiesa della dimensione della diaconia di Cristo, dove regnare è servire, dove morire è risorgere”.

Ritengo che la tua preoccupazione quale responsabile non fosse quella di “fabbricare” dei diaconi, ma di formare buoni diaconi permanenti, capaci di collaborare con il vescovo e con i sacerdoti per rendere sempre più feconda la Chiesa di Lecce.

A tanti anni di distanza noi diaconi ti rinnoviamo la nostra gratitudine per quanto ci hai dato grazie al tuo linguaggio profondo, semplice e chiaro.

Don Pierino, credo di poter dire che nei tuoi cinquant’anni di sacerdozio hai rinnovato e rinnovi ogni giorno nella Chiesa e con la Chiesa da “Maestro della Parola”, “Uomo di Preghiera”, “Servo della Carità”, “Ministro dell’Eucaristia”, “Ministro della Misericordia” e “Guida del Popolo di Dio” l’offerta che Sant’Ignazio di Loyola pone a conclusione della quarta settimana degli “Esercizi”:

Prendi, o Signore, e accetta tutta la mia libertà, la mia memoria, il mio intelletto, la mia volontà, tutto quello che ho e possiedo. Tu me lo hai dato; a te, Signore, lo ridono. Tutto è tuo: tutto disponi secondo la tua piena volontà. Dammi il tuo amore e la tua grazia, e questo solo mi basta” (E.S. n. 234).

E così per molti anni ancora “in attesa – come ami dire spesso – della pienezza”.

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