Scuola di formazione teologica. I laboratori per la pastorale della catechesi e della carità
articolo ripreso da portalecce
L’offerta formativa della Scuola diocesana di formazione teologica di Lecce si è arricchita anche quest’anno di incontri che si inseriscono nel più ampio percorso pensato per completare la formazione pastorale dei corsisti del terzo anno e che hanno coinvolto diverse realtà diocesane come Caritas e Ufficio catechistico diocesano.
Di seguito abbiamo raccolto i contributi dei referenti delle equipe che ci hanno raccontato come si sono svolti gli eventi formativi in forma laboratoriale: “gli incontri tenuti dalla Caritas diocesana di Lecce hanno avuto lo scopo di accompagnare i corsisti ad una maggiore scoperta dell’operato della nostra diocesi nella pastorale della carità”, spiega Gabriella Vantaggiato, responsabile della segreteria Caritas diocesana.
“Tutto il percorso si pone l’obiettivo di far riscoprire la dimensione dell’altro, attraverso la possibilità di ritrovare e rafforzare in le motivazioni profonde che spingono a testimoniare lo stile evangelico della carità e dell’attenzione verso il povero – continua Gabriella Vantaggiato – e ha avuto inizio dando uno sguardo introduttivo alla storia della nascita di Caritas accennando al suo statuto e alla sua mission, descrivendone la metodologia e gli obiettivi, facendo particolare riferimento al Servizio civile nazionale e all’analisi della Guida ai Servizi, dove sono riportati tutti i riferimenti degli ambiti di intervento. In un altro momento formativo si è tenuto un approfondimento sul Centro di ascolto diocesano e un’interessante attività laboratoriale incentrata sull’acquisizione di competenze riguardanti l’ascolto attivo. In una successiva occasione sono stati presentati la Fondazione Caritas diocesana, Ente del terzo settore, che permette il riconoscimento di una propria capacità giuridica. In seguito, i pedagogisti che collaborano al progetto sulle povertà educative, hanno presentato il loro lavoro a favore dei ragazzi di due scuole di Lecce, al fine di prevenire il fenomeno della dispersione scolastica. Infine, sono state presentate le varie realtà che operano nell’ambito della distribuzione dei pasti, come mense e punti ristoro, dell’accoglienza come la Casa della Carità, medico come l’ambulatorio e a favore dei detenuti del carcere di Borgo San Nicola”.
A presentare il laboratorio sulla comunicazione della fede è stata Giuseppina Capozzi dell’Ufficio catechistico diocesano, che spiega: “il corso è stato studiato con la finalità di sensibilizzare alle inedite prospettive contemporanee della comunicazione, utilizzando ampiamente la tecnica laboratoriale di partecipazione e coinvolgimento diretto dei corsisti. Questo per sollecitare la nuova identità di fede dell’evangelizzatore che deve saper essere dialogica e includente, sviluppando uno sguardo ed un ascolto continui verso le istanze, le domande e i bisogni del tempo e delle persone (Cfr. Evangelii Gaudium, 52-142-171)”.
“Allora, esiste un linguaggio per comunicare la fede in modo efficace e attraente – si interroga Giuseppina Capozzi -? Per secoli si è presupposto che ogni cosa importante potesse essere espressa in parole, non esclusi i sacramenti. Ma evangelizzazione e catechesi non corrispondono alla trasmissione di un sapere teologico. Ecco che, trattando temi di fede e di attualità, anche con l’utilizzo di video e audio, il corsista è stato stimolato al dialogo e alla riflessione con l’attiva partecipazione personale. Il vivo interesse dimostrato da ogni corsista ha reso gli incontri articolati ma fluidi nel divenire; con una crescente consapevolezza di come il vero linguaggio della fede sia la vita stessa di uomini e donne che hanno scelto di seguire Gesù”.
Francesca Rizzo, membro dell’Ufficio catechistico diocesano, chiarisce che “l’arte di evangelizzare, lasciandosi evangelizzare, è stato il tema centrale del percorso fatto che trova, nell’esploratore, l’immagine di colui che cerca la perla preziosa e si lascia sorprendere da Dio, leggendo i segni dei tempi. Con attività dinamiche e laboratoriali capaci di mediare i contenuti del Direttorio, si è favorita una personale elaborazione e si è approfondita una catechesi fedele a Dio e all’uomo. Un’evangelizzazione, dunque, che si incarna nella storia e parla alla cultura del proprio tempo con uno stile narrativo. Attraverso vari linguaggi quali l’arte e attività di gruppo, si è sperimentato come nell’evangelizzazione il metodo sia già contenuto e non possa prescindere dalla vita e dall’esperienza”.
Anna Petrachi, altro membro dell’Ufficio catechistico diocesano, infine, racconta: “Il contributo da parte dell’Ufficio catechistico, nel tratto finale del percorso formativo della Scuola diocesana di formazione teologica, si conferma come un’esperienza di grande e reciproco arricchimento. La forma laboratoriale proposta ha favorito un clima di accoglienza e fiducia tra i partecipanti, ha permesso di entrare in empatia e di stabilire relazioni significative. Nel presentare i nuovi linguaggi, per una catechesi al passo con i tempi, l’attenzione si è focalizzata su nuove metodologie, quali il Bibliodramma che, passando dal fotolinguaggio alle carte dei sentimenti, dalle sociometrie alla visualizzazione guidata, favorisce, in una modalità attiva, l’incontro profondo tra la Parola di Dio e la vita concreta di ogni persona”.
“Nel porre l’accento sulla necessità di offrire proposte di annuncio diversificate per fascia di età e che tengano conto anche delle fragilità – conclude Anna Petrachi – ogni corsista è stato accompagnato in un percorso esperienziale, volto ad attivare emozioni e consapevolezze, in un coinvolgimento personale nelle tre dimensioni dell’ascolto: di noi stessi, dell’altro, della Parola”.