OMELIA MESSA CRISMALE 2021

OMELIA MESSA CRISMALE 2021

Cattedrale di Lecce, 14 aprile 2021

Eminenza reverendissima, don Salvatore.

Eccellenza carissima, fratello Cristoforo.

Cari confratelli sacerdoti, cari consacrati, cari diaconi.

Fratelli e sorelle carissimi.

Anche quest’anno siamo stati costretti dalla pandemia a celebrare in un giorno inconsueto la Santa Messa Crismale, ma la tempesta che circa un anno fa ci ha colti tutti di sorpresa non può impedirci di vivere la comunionein questa Santa Chiesa di Lecce. Per questo, sforziamoci di rendere familiare e fruttuosa per la nostra vita questa solenne celebrazione, in quanto la benedizione degli oli e la consacrazione del crisma sono fonte di gioia autentica, poiché configurano ogni credente, con il dono dell’unzione, a Colui che è il Re e il Signore della vita e della storia.

Vivere, poi, questa celebrazione nel tempo pasquale significa anche comprendere che oggi, mentre continuiamo a fare memoria della sua morte e resurrezione, il Signore stesso – come già ricordavo nell’omelia di Pasqua – è con noi sulla barca e, nel mare tumultuoso delle nostre vicende, mette la sua mano nelle nostre piaghe, nelle fragilità dell’umanità ferita… e vi versa l’olio profumato della consolazione e il balsamo fragrante della salvezza.

Oggi, nonostante la drammatica emergenza sanitaria, economica e sociale, l’uomo pare abbia intuito il senso del suo limite, della sua precarietà e della sua povertà. Ma egli non sembra non essere cosciente della sua radice che è causata dalla forza corruttiva del peccato, origine di tutti i mali.

La cultura odierna, ubriacandolo di orgoglio, gli fa credere che, da solo, possa giungere a vette altissime e che, semplicemente credendo in se stesso, nelle sue deboli forze, potrà ottenere felicità e gioia. Invece, dobbiamo proclamare con vigore che la natura umana è gravemente malata, anzi è profondamente corrotta e, da sola, non riesce a vincere il male, giacché il nemico non solo è attorno a noi, ma è dentro di noi.

Quanta sapienza ritroviamo nelle parole di Gesù: “dal cuore degli uomini escono i propositi di male: impurità, furti, omicidi, adultèri, avidità, malvagità, inganno, dissolutezza, invidia, calunnia, superbia, stoltezza” (Mc 7,15). Questa triste verità è confermata dalla storia, dalle cronache dei giornali, dalle notizie che quotidianamente tempestano le nostre giornate e riguardano la nostra vita, le nostre città, le nostre comunità, ciascuno di noi. Quante grida d’aiuto Egli deve ascoltare! Quante “piaghe” il Signore deve curare! Quante lacrime deve asciugare! Su quanti piedi deve chinarsi per lavare!

Anche le piazze della protesta cominciano a riempirsi: molte famiglie ormai non ce la fanno più ad andare avanti. E di fronte al dramma di troppe nuove povertà: poche risposte, solo ritardi, tanta improvvisazione, a volte disarmante incompetenza. 

Come Pastore, non smetterò mai di denunciarlo, perché è questa la manifestazione più evidente di ciò che è nascosto nel cuore dell’uomo che non accoglie il messaggio di pace, di misericordia e di amore del Crocifisso Risorto.

È consolante rileggere la parabola del buon samaritano e soffermarsi su quell’uomo agonizzante, fermo sul ciglio della strada. Il sacerdote e il levita passano lungo la via, ma non si curano di lui. Al contrario, il buon samaritano “lo vide e n’ebbe compassione. Gli si fece vicino e gli fasciò le ferite, versandovi olio(Lc 10,33-34).

In questi semplici e autentici gesti, vi è tutto l’operato di Dio verso di noi. Nelle azioni del samaritano riscopriamo quanto il Signore ci ha amato e continua ad operare per la nostra salvezza! Da qui deve scaturire la gioia per la celebrazione odierna.

Ma quella del samaritano è anche la vocazione della Chiesa. È la missione sostanziale della Chiesa di Lecce. È la risposta di ogni cristiano che dall’ascolto della Parola di Dio trae frutto e impegno per la vita.Quanti di noi, soprattutto in questo terribile anno di pandemia, grazie al cielo, si sono scoperti novelli samaritani! Quante opere di misericordia nel silenzio e nel nascondimento! Quante famiglie continuano a ricevere conforto e sostegno morale e materiale grazie alle numerose opere di carità sia a livello diocesano che parrocchiale… Quanta umanità ci insegnano ad esercitare quei giovani volontari che di sera vanno a far visita con bevande calde ai clochard della città che dormono sotto il cielo… Quale esempio di compassione da quegli amici dal cuore grande che si occupano degli immigrati che vagano ad ogni ora del giorno nella speranza di un futuro degno della loro stessa umanità! Sono tutti nostri fratelli e da ciascuno di noi si aspettano amorevole solidarietà. O, per dirla con il Vangelo, amore fraterno.

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Cari Presbiteri e Diaconi, Religiosi e Consacrate, Fratelli e Sorelle, ringrazio ciascuno di voi per come spendete la vostra vita per il Vangelo e per l’umanità senza futuro che trovate ad ogni angolo della strada e che accompagna ogni giorno della vostra vita.Grazie! Il Signore ha bisogno di voi per far giungere la sua vicinanza ai poveri, ai disperati, agli esclusi, ai disoccupati, ai giovani che non vedono luce in fondo al tunnel, a chi si crede fallito…

Non lasciamoci vincere dalla paura! Passata la tempesta toccherà a noi ricucire i frammenti di vita dei nostri fratelli con il filo resistente della speranza. E oggi, benedicendo gli oli, non compiamo semplicemente un rito, ma consacriamo ancora una volta tutti noi stessi al Signore per continuare ad essere missionari della speranza. È il momento storico che ce lo chiede!

E la missione inizia dall’incontro con il Signore: non ci sarà missione senza vita di preghiera. La pandemia, probabilmente, invece che invogliarci a dedicare più tempo alla preghiera ci ha spinti verso altre “distrazioni” spesso provenienti dal web e dai social. Recuperare un rapporto intimo con Lui è decisivo perché la nostra azione di discepoli del Signore sia efficace e fruttuosa.

 Dalla preghiera nascerà anche la spinta missionaria dell’evangelizzazione: la parziale sospensione dei cammini di catechesi nelle comunità parrocchiali, forse ci ha un po’ inariditi. Non dimentichiamoci mai della testimonianza di Paolo: “Annunciare il Vangelo non è per me un vanto, perché è una necessità che mi si impone: guai a me se non annuncio il Vangelo!”(1Cor 9,16). Non rifugiamoci nei condizionamenti imposti dalla pandemia, da qualcuno utilizzati come alibi, per sentirci esonerati come annunciatori della Bella Notizia con la parola e con la vita. È il primo comando ai suoi del Maestro Risorto, ricordiamocelo sempre: “Andate in tutto il mondo e proclamate il Vangelo a ogni creatura” (Lc 16,15).

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Questi oli rappresentano, pertanto, simbolicamente il cammino che, come figli di Dio e come comunità cristiana, siamo chiamati a vivere e testimoniare nelle tappe della nostra esistenza.

L’olio dei catecumeni.La memoria di questa unzione ci renda sempre pronti alla lotta contro il peccato. San Cirillo di Gerusalemme scriveva: “Recisi dall’oleastro del peccato, siete innestati nell’ulivo buono e siete divenuti partecipi dell’abbondanza dell’ulivo che mette in fuga ogni traccia di potenza avversa” (Catechesi mistagogica).

L’olio degli infermi. Esso ci ricorda che non abbiamo quaggiù stabile dimora, ma che questo nostro corpo mortale verrà rivestito di immortalità dalla grazia santificante di Cristo. Bossuet scriveva al riguardo: “I fedeli assisteranno con raccoglimento alla santificazione di quest’olio che un giorno scorrerà sulle loro membra languenti e purificherà ogni parte del corpo: pensino alla loro ultima ora, e benedicano l’inesauribile bontà del Salvatore che fa scorrere abbondante il suo sangue insieme a questo liquido prezioso” (Bossuet, Orazione funebre ad Enrichetta d’Inghilterra).

Il Sacro Crisma. È l’olio utilizzato in tutti i sacramenti che imprimono il carattere indelebile nell’anima. Si pensi che, ancora oggi, mentre noi aggiungiamo a quest’olio il balsamo profumato, segno del buon odore di Cristo, nella Chiesa d’Oriente si conserva la tradizione di aggiungere all’olio ben 33 aromi profumati, indicando così tutti gli anni della vita del Signore Gesù. Infatti, non vi fu istante, nella vita terrena di Cristo, che non fu consacrato a compiere la volontà del Padre a beneficio di ogni uomo.

In particolare, a noi Ministri ordinati, nel giorno della nostra consacrazione, il crisma ha conferito la gioia di offrire l’unico Sacrificio redentore in favore del popolo fedele; con esso siamo stati unti per ammaestrare con sapienza gli uomini per introdurli nella via della salvezza; grazie anche ad esso possiamo donare la misericordia al peccatore e realizzare quell’autentica comunione di vita, segno distintivo della comunità cristiana. Preghiamo, allora, con fede affinché “l’unzione del crisma rinnovi gli uomini tutti e la loro dignità ferita ritorni all’antico splendore”(Inno O redemptor).

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Cari fratelli sacerdoti, la mattina del giovedì santo appena trascorso, vi ho offerto una meditazione sull’olio della gioia, affinché tutto il nostro ministero sia cosparso di autentica letizia. Ne ho preparato una copia per ciascuno: se credete, rileggetela ogni qualvolta la vostra gioia di ministri del Vangelo dovesse subire piccoli cali di tensione. Oggi, invece,desidero brevemente richiamare alla vostra memoria e rendere attuale ciò che ci è stato consegnato nel giorno dell’ordinazione diaconale: “Credi sempre ciò che proclami, insegna ciò che credi. Vivi ciò che insegni”. Questo messaggio giunga anche a chi – tra i nostri confratelli – non è qui a causa dell’età, della malattia, o anche perché svolge il suo ministero in altri luoghi e magari è unito a noi attraverso Portalecce.

Credi sempre ciò che proclami: è un invito a rinnovare l’atto di fede nella Parola di Dio; è una esortazione a meditarla con perseveranza, a rispettarne il messaggio e ad annunciarla con un cuore che crede e aderisce a ciò che annuncia. Solo questa Parola, infatti, conferisce l’unzione, perché è Spirito e Vita. Credete voi questo?

Insegna ciò che credi:è un mandato preciso a stare con Gesù, invocarne lo Spirito nell’orazione, per poi diffondere il buon profumo dell’annuncio del Vangelo che salva, ungendo i fratelli con la grazia di Cristo. Siete disponibili a insegnare le verità di fede che sono via al Cielo con unzione profetica e sacerdotale?

Vivi ciò che insegni:è un richiamo alla coerenza di vita, affinché l’olio con cui siamo stati unti, impregni primariamente la nostra esistenza, rendendoci forti nelle avversità, pronti nella testimonianza e autentici nel servire e dare la vita per i fratelli. Siete pronti ad essere ministri, cioè servitori, capaci di umiliare voi stessi per portare la salvezza di Cristo?

Con questi sentimenti, apprestiamoci a rinnovare le nostre promesse sacerdotali e a benedire e consacrare i Santi Oli. Ci assista la Vergine Maria, Madre dell’Unto, Vergine per l’Unzione e Consacrata tutta al Padre. Così usciremo da questa Cattedrale, cosparsi del profumo di Cristo, che è pronto ad essere diffuso per le strade vuote e tristi delle nostre città, in modo da renderle di nuovo colmate dalla Sua bellezza e dalla Sua vita. Amen.

+ Michele Seccia, arcivescovo

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