“Non rinunciamo a vivere la città”

“Non rinunciamo a vivere la città”

Al termine della solenne processione dei Santi Patroni per le vie della città  l’Arcivescovo Metropolita di Lecce, Domenico Umberto D’Ambrosio, pronuncia il tradizionale Messaggio

Lecce, 24 agosto 2015

  1. Il messaggio che tradizionalmente vede tutti noi ai piedi dei SS. Patroni Oronzo, Giusto e Fortunato, è sempre un invito a guardare alle attese, alle emergenze, ai bisogni reali e urgenti della nostra comunità per sentirci richiamati a quella responsabilità che deve vederci impegnati non in attese sterili e in facili piagnistei, accuse e recriminazioni, ma in un corale impegno a comprendere la responsabilità che la casa comune, la nostra Lecce, deve trovare nei suoi abitanti, i fautori e gli artefici di quella “speranza che ci invita a riconoscere che c’è sempre una via di uscita, che possiamo sempre cambiare rotta, che possiamo sempre fare qualcosa per risolvere i problemi” (LAUDATO SÌ, 60).

Come dicevo in analoga circostanza qualche anno fa, questo appuntamento annuale nel giorno che accomuna ‘trono e altare’, è una occasione privilegiata perché il pastore della Chiesa di Lecce, con amore, con rispetto grande ma anche con uno sguardo attento e partecipe alla realtà in cui siamo, viva con fedeltà il compito che il Signore gli ha affidato e ripeta con il Profeta: per amore, e solo per amore, del mio popolo, non tacerò.

I SS. Patroni che, nella fedeltà a una tradizione secolare, portiamo in processione, attraversano le nostre strade e nella invocazione che sale a loro da tutti noi, si fanno carico dei nostri pesi, delle nostre fatiche, delle nostre delusioni, forse anche della rabbia di tanti, le portano al Signore impetrando per noi, ma le riconsegnano anche a noi, in particolare a quanti hanno compiti di responsabilità e di servizio alla comunità, perché togliamo le mani dal catino in cui vorremmo lavarci pilatescamente le mani per sfuggire a compiti e responsabilità che ci appartengono, e con decisione attenta, con disinteressata lungimiranza, con un servizio libero e affrancato da tutele e consorterie varie, riedifichiamo la casa comune in cui tutti si sentono accolti, amati, rispettati.

In questa riflessione ad alta voce mi viene in aiuto Papa Francesco con la sua recente Enciclica sulla cura della casa comune: LAUDATO SÌ. Alcuni passaggi del mio messaggio sono mutuati da questo documento.

In questa casa comune Dio ha posto come signore l’uomo che ha creato a sua immagine e nel benedirlo gli ha detto: “Siate fecondi e moltiplicatevi, riempite la terra e soggiogatela dominate sui pesci del mare e sugli uccelli del cielo e su ogni essere vivente” (Gn1,28).

Papa Francesco così commenta: “Oggi dobbiamo rifiutare con forza che dal fatto di essere creati a immagine di Dio e dal mandato di soggiogare la terra, si possa dedurre un dominio assoluto sulle altre creature” (LS 67). “Certamente ci deve preoccupare che gli altri esseri viventi non siano trattati in modo irresponsabile, ma ci dovrebbero indignare soprattutto le enormi disuguaglianze che esistono tra di noi, perché continuiamo a tollerare che alcuni si considerino più degni degli altri”. “E’ evidente l’incoerenza di chi lotta contro il traffico o i maltrattamenti di animali, ma rimane del tutto indifferente davanti alla tratta di persone, o è determinato a distruggere un altro essere umano che non gli è gradito” (ivi, 91).

Non possiamo non pensare a quanto sta accadendo ogni giorno sul nostro Mediterraneo. A differenza di deliranti, offensivi e gratuiti insulti di qualche pubblico servitore dello Stato, noi credenti e i tanti uomini e donne di buona volontà, continuiamo ad accogliere, vestire, dar da mangiare, amare, questi poveri, disgraziati e infelici fratelli che bussano alle porte del nostro Paese e dei nostri cuori.

Non posso che ringraziare gli operatori e i volontari della Casa della Carità e delle varie mense della città e dei paesi della diocesi, gli operatori del Centro Migrantes, i molti volontari che operano nelle Parrocchie, gli addetti all’Emporio della solidarietà, i responsabili e animatori del Progetto Policoro. A nome di tanti tra voi e mio personale va a loro la nostra gratitudine per la cura, la disponibilità l’attenzione ai profughi e ai tanti poveri che sanno di trovare le nostre porte sempre aperte. Grazie ai molti privati, ai gestori, ristoratori che rendono ogni giorno evidente, nonostante le note ristrettezze, il miracolo della Provvidenza e il pane quotidiano a chi viene a chiederlo alla carità e all’amore dei credenti.

Aumentano i poveri e le loro necessità, non arretra o diminuisce per loro la quotidiana carezza della Provvidenza.

Il Papa nella citata Enciclica ci richiama a risanare la nostra relazione con la natura ricordandoci che questa non sarà possibile se non saremo capaci di risanare tutte le relazioni umane fondamentali.

Ci sono ferite, solitudini, emarginazioni che segnano in profondità tanti nostri simili. Non verremo fuori dallo stallo e dalla inconsistenza e frammentarietà di rapporti umani superficiali se non risaneremo dal profondo, lo stile dei nostri rapporti, della nostra accoglienza, del nostro online pharmacy without prescription brutto vezzo di giudizi e rifiuti che condannano senza appello.

Se come credenti rivendichiamo per ogni uomo un valore al di sopra di tutte le creature, diamo spazio alla valorizzazione di ogni persona umana, evitando la divisione in caste, in buoni e cattivi, in giusti e peccatori. L’uomo, ogni uomo va amato perché immagine di Dio, perché nostro compagno di viaggio.

  1. Questa accoglienza la si vive in pienezza non solo attraverso il ristabilimento di rapporti umani, autentici e solidali, ma anche creando o ricreando quelle condizioni ambientali che reclamano da noi tutti, in particolare da quanti sono chiamati a compiti di responsabilità e di servizio alla comunità, un deciso cambio di rotta.

Afferma Papa Francesco: “mai abbiamo offeso e maltrattato la casa comune come negli ultimi due secoli” (ivi,53) e prosegue: “E’ necessario curare gli spazi pubblici, i quadri prospettici e i punti di riferimento urbani che accrescono il nostro senso di appartenenza, il nostro ‘ sentirci a casa ’ all’interno della città che ci contiene e ci unisce. È importante che le diverse parti di una città siano ben integrate e che gli abitanti possano avere una visione d’insieme invece di rinchiudersi in un quartiere, rinunciando a vivere la città intera come uno spazio proprio condiviso con gli altri” (ivi 151).

Questa lucida analisi di Papa Francesco interpella, interroga, pone la nostra attenzione e il nostro giudizio sul nostro elegante, armonico, lineare, accogliente e storico tessuto urbano, da cartolina, così come ci è stato consegnato dalla sapienza architettonica e dall’amore per il bello dei molti che con la loro arte ci fanno gustare il meticoloso e ricamato incavo della pietra che sembra uscire dal suo mutismo inanimato per parlarci e farci avvertire la sua vicinanza e familiarità.

Ma guardiamo all’oggi della nostra città: la bellezza degli spazi pubblici, dei quadri prospettici e dei punti di riferimento urbani, conserva ancora i suoi tratti originali o dobbiamo lamentare uno spessore esagerato di rughe che nascondono e offendono la sapiente arte che ci è stata consegnata e che non sappiamo non solo conservare ma imitare nelle mutate esigenze dell’oggi? C’è una sana e accorta creatività che porti ad integrare i quartieri disagiati all’interno della città accogliente?

Pochi giorni fa in questa Piazza, emblema di sapiente architettura e invito caldo alla contemplazione di quella bellezza che sa trasformare la vita, che a denti stretti cerchiamo di difendere da ingerenze indebite – ma quanta fatica e quante sconfitte dal popolo di giorno e soprattutto dal popolo della notte – sono stato, scusatemi l’espressione, attenzionato da una coppia di turisti per complimentarsi della bellezza unica della nostra città e dei suoi monumenti. Con garbo e cortesia però hanno aggiunto: ma forse non amate a sufficienza questo tesoro, a giudicare da un certo disordine, dall’ incuria, dalle erbacce, cose che rovinano la preziosità dell’arte che vi è stata affidata!

Amici cari, questa città va amata, curata, difesa, non mortificata e maltrattata. Ha bisogno di maggiore sicurezza, di tutela, soprattutto di rispetto!

A volte si ha l’impressione che ci siano delle assenze e delle latitanze, laddove c’è bisogno di una cabina di regia che veda al proprio posto gli operatori e i promotori del bene comune di questa città.

Non ci è permesso di fuggire, di rimandare o di ricorrere alla politica dello struzzo.

Purtroppo è storia di ogni giorno ma soprattutto di ogni notte. In molti non sentono il fiato sul collo per tutte quelle offese che malmenano e degradano il bello di cui siamo chiamati ad essere custodi. A quanti hanno a cuore e sono chiamati alla difficile arte dell’educazione, sommessamente ricordo e suggerisco che il rispetto dell’ambiente è uno dei temi educativi più urgenti al quale bisogna mettere mano da subito.

 

  1. Mi corre l’obbligo di aggiungere una parola di gratitudine allo sforzo non indifferente della nostra Chiesa nelle sue varie articolazioni e responsabilità per l’apertura delle Chiese di maggior pregio artistico per l’intera giornata. Devo purtroppo aggiungere che la Sacralità di questi luoghi che continuano ad essere luoghi di preghiera e non semplici monumenti da offrire alla visuale turistica, impone delle regole stringenti per l’ingresso, la visita, l’abbigliamento. In questo dovranno aiutarci molto le guide.

Non vorrei passare per il vescovo che condanna le Chiese a semplici monumenti da visitare, senza un minimo di rispetto e senza alzare il dito e la voce per offese alla Sacralità dei nostri luoghi santi di cui siamo gelosi custodi, e così aggravare le già mie pesanti responsabilità concorrendo anch’io alla retrocessione della nostra città nella serie cadetta!

  1. Ora una notizia che deve risultare come un segnale di speranza. Nel messaggio di due anni fa accennai all’idea di un sostegno particolare ai giovani in cerca di occupazione.

Da alcuni anni la CEI ha attivato il Progetto Policoro per aiutare i giovani all’inserimento nel mondo del lavoro e alla creazione di nuove realtà imprenditoriali. Da alcuni anni questo progetto è operante nella nostra diocesi. Con il supporto di questo progetto abbiamo dato vita, grazie alla carità della nostra Chiesa e di singole persone, al Microcredito Sant’Oronzo per giovani inoccupati o disoccupati tra i 18 e i 35 anni. Il Microcredito ha creato un fondo di garanzia per favorire l’accesso al credito e contrastare la crisi occupazionale. A tutt’oggi quattro imprese autonome e società cooperative hanno beneficiato del microcredito dando lavoro a circa 25 persone.

Piccola goccia, nata e sostenuta dalla carità della nostra Chiesa, che continua a scavare. E’ un invito ai giovani a non avere paura, a saper osare, a impegnarsi con fiducia dando credito alle loro idee e capacità.

  1. Non posso concludere senza un caldo saluto agli amici ospiti della Casa Circondariale. A ciascuno di loro e al personale di custodia, il nostro ricordo affettuoso in questo giorno che è festa per tutta la comunità, dunque anche per voi che siete nostri graditi ospiti. Anche quest’anno vi ricordiamo, siete tra noi, vi salutiamo con affetto.

Alle autorità tutte di ogni ordine e grado, il mio saluto rispettoso e cordiale.

Mi corre l’obbligo di un particolare saluto di benvenuto al Signor Prefetto dr. Claudio Palomba che da poche settimane ha iniziato il suo servizio tra noi: le assicuro, a nome dell’intera comunità ecclesiale collaborazione, attenzione, stima, rispettosa amicizia.

Al Sindaco della città, rinnovata, donata e richiesta collaborazione con l’invito a ritrovarci insieme per rendere più bella, accogliente e a servizio di tutti, soprattutto dei più poveri, questa nostra casa comune perché possa garantire una casa anche a chi ha per tetto le stelle o rifugi arrangiati, precari e malsani.

Sulla nostra comunità e su tutti voi, sugli ammalati, sui poveri che reclamano dignità, attenzione, ascolto, invoco, confidando nell’intercessione dei SS. Oronzo, Giusto e Fortunato, la confortatrice e rasserenante benedizione del Signore.

+ Domenico Umberto D’Ambrosio
Arcivescovo Metropolita di Lecce

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