Messaggio di Mons. Arcivescovo alla città di Lecce

Messaggio di Mons. Arcivescovo alla città di Lecce

 Le Parole di Mons. D’Ambrosio al termine della Solenne Processione dei Santi Patroni Oronzo, Giusto e Fortunato scuotono le coscienze e aprono varchi di speranza e di cristiana carità. 

“DIVENTI LA FESTA DELLA SOLIDARIETÀ”

A tutti voi, amici, fra­telli, autorità di ogni ordine e grado, il mio saluto sincero, colmo di affetto e di gratitudine perché siete qui a condividere la gioia per la festa dei Santi Patroni, momento im­portante che ci fa sperimentare, a fronte di divisioni ed egoismi che condizionano in negativo e appesantiscono il vivere comu­ne, la serenità di una fugace, transitoria e forse illusoria ag­gregazione.

Vivendo nel tempo delle facili illusioni che tentano di addome­sticare e ridimensionare le paure crescenti, le piccole soste che ci danno la possibilità di una boc­cata di ossigeno di speranza, sono le benvenute tra noi.

Questo annuale appuntamento è una occasione privilegiata perché il pastore della Chiesa di Lecce, nel giorno che ac­comuna ‘trono e altare’, ha da dire con amore grande, – posso confessarvi che nelle mie varie peregrinazioni di vescovo, non ho amato mai una città con l’a­more forte che mi lega a questa mia città, alla mia, nostra Lecce, – la parola che non ha nulla di presuntuoso, di Saccente, di non rispettoso.

Vuole essere il contributo di questa Chie­sa (vescovo, presbiteri, diaconi, religiosi/e, popolo santo) a percorrere con tut­ti voi, con tutti gli uomini di buona volontà (e non sono pochi!) che qui vivono, il tratto di strada che ci vede protagonisti responsabili e attenti a saper guardare, soprattutto in un momen­to di risultati magri e non gratificanti, di ricorrenti  illusioni e delusioni, penso alla sofferenza di tanti giovani e di tanti padri di famiglia costretti a “salire e scen­dere l’altrui scale”, invano!

2. Diventa sempre più difficile, nonostante i denti stretti, acco­gliere l’invito di Papa Francesco: “non lasciatevi rubare la speran­za”. Cosa possiamo fare per non spegnere del tutto il lucignolo fumigante? Possono bastare le denunzie? Dobbiamo continuare a piangerci addosso? A lanciare sassi? A chi? Gridare? Inveire? Dargli all’untore di turno? Tro­vare capri espiatori? Con quale risultato? Le non risposte sono davanti a noi. Forse questo è il momento in cui i programmi, le soluzioni, le risposte che il deus ex machina (stato, regione, enti locali) abbastanza evanescen­te e insolvente, deve, più che in ogni altro momento storico, trovare tra noi forme inedite di solidarietà e sussidiarietà che non avranno il potere e la forza di invertire la rotta, ma riusciran­no a farsi carico di quei minimi sostegni che possono stanare dalla disperazione e da propositi insani giovani, padri di famiglia, titolari di piccole imprese costret­te a chiudere o a licenziare!

Questo problema ce lo siamo posti come Chiesa, popolo di Dio in cammino nella storia. Ci siamo chiesti: possiamo mettere in circolo il poco che abbiamo per aiutare qualche giovane che osa o vuole avviare qualche piccola realtà lavorativa, per soste­nere artigiani che vogliono riprendere un lavoro venuto a cessare perché i rubinetti anche del piccolo credito, si sono ermeticamente chiusi?

Con le piccole rinunzie di molti, penso alla Quaresima di carità, a offerte libere e con l’aiuto dell’8xmille ab­biamo aperto una forma di microcredito con un tasso di interesse nullo e una rateizzazione con ampi mar­gini di tempo e con la mano sanatrice della Provvidenza, per sostenere, aiutare, dare una mano per iniziare e riprendere il lavoro a livello di artigiani, piccole imprese, cooperative.

3. Mi pongo e vi pongo una domanda che oggi lancia un interrogativo grande a cui forse non avremo il coraggio o la volontà di ri­spondere perché coinvolge tutti noi impegnati a vivere, a garantire, forse anche a pretendere, questi giorni di festa con tutto l’apparato folklorico che li circonda depistando il senso genuino della devozione e del ricordo dei nostri Santi, in nome di una tradizione che non può e non deve cambiare. La festa di questo anno, lo si è detto, lo si avverte e forse si vede, è in qualche modo all’insegna della sobrietà. Nel messaggio per questo festa il signor Sindaco ha scritto, e lo ringrazio, che “le parole del nostro Arcive­scovo… serviranno anche a scuotere tante coscienze inaridite dall’indifferenza nei confronti delle nuove povertà o ingessate da uno sfrenato individualismo”.

Possiamo pensare per l’av­venire, al recupero della dimensione vera di questa festa che non può che esse­re la solidarietà?Allora riprendo quanto ho scritto nel messaggio in preparazione alla festa;: “bisogna avere il coraggio di mettere la parola fine al folk­lore ridondante e all’ecces­sivo clima festaiolo che ci ha espropriato della vera moti­vazione che ci vede più che mai insieme in questi giorni: “rendere partecipi della festa tutti, anche quelli che non possono far festa, anche i solitari e gli emarginati sem­pre più numerosi tra noi…. L’autentica venerazione del nostro Sant’Oronzo dovrà purificarsi anche con la ri­nunzia al vuoto e offensivo consumismo moltiplicando la concreta visibilità della soli­darietà e della condivisione”.


4. In merito alla concreta visibilità della solidarietà, avanzo timidamente ma con ferma convinzione una proposta. Diciamo basta, ahimè, ad esempio alle luci che sfarzosamente illumina­no la nostra città e i nostri volti e il risparmio che sia investito in forme similari al microcredito proposto per venire incontro alle emer­genze e alla sete di un nuo­vo lavoro in grado di creare nuove forme di occupazione. Una simile proposta o altre analoghe, non vorrei fosse relegata tra i sogni utopici di un vescovo e della Chiesa a lui affidata, che vogliono uscire fuori dalle righe! È un guardare al buio che segna la vita di molti e accendere, dopo averne spente tante, piccole luci di speranza, virtù che non dobbiamo farci derubare come spesso ci ricorda Papa Francesco.

Cambierà qualcosa? La so­lidarietà uscirà dai proclami e moltiplicherà gesti veri di attenzione e condivisione? O continueremo in nome di una tradizione che non paga e non converte, a rimanere fedeli all’antico adagio latino: “quieta non movere”? Come Chiesa dovremo la­sciare che nulla cambi e che la festa soddisfi la corteccia superficiale della nostra vita e non intacchi la profondità del cuore e tollerare, in nome di una errata o quanto meno impropria devozione, che l’uomo, il povero, il disoccu­pato, il giovane in cerca di un primo lavoro combattano da soli la loro precarietà e non trovino nella comunità la forza solidale concreta che non li derubi della speranza e del bel sogno della vita?

Da parte della nostra Chiesa l’impegno a portare avanti le tante opere segno della con­creta carità e solidarietà che sono sotto gli occhi di tutti, con l’aggiunta di questa nuo­va forma di aiuto e sostegno, il Microcredito “Sant’Oronzo”, augurandomi di trovare at­tenzione e ascolto sul nuovo clima di festa che, comunque il prossimo anno, almeno per quanto inerisce la dimen­sione religiosa, privilegerà il recupero del suo proprium. 

5. Ora non posso, come ogni anno, non invitare tut­ti voi a recarci in qualche modo a Borgo san Nicola e vincere la solidità di muri e porte di ferro per formare la nuova catena dell’amicizia si che giunga agli oltre 1200 ospiti e all’intero personale di custodia il nostro saluto, la nostra amicizia, il nostro augurio perché nella pena che stanno scontando riac­quistino una nuova interiore e purificata libertà che li prepari alla vera libertà che li riporterà tra noi per impe­gnarci insieme a costruire nuovi rapporti e sicuri crediti di reciproca fiducia. Amici cari di Borgo San Ni­cola, voi ben sapete quanto questo aggettivo mi appartie­ne e mi lega a tutti voi, il no­stro saluto, il nostro augurio, la nostra solidarietà.

6. Carissimi, per tutti voi il mio invito a partecipare lu­nedì 26, Solennità dei nostri Santi Oronzo , Giusto e For­tunato, alla solenne celebra­zione delle ore 11 in questa Chiesa Cattedrale che sarà presieduta dal nostro Card. Salvatore De Giorgi che innalzerà con tutti noi il suo rinnovato rendimento di gra­zie al Signore per i 60 anni del suo Sacerdozio e i 40 del suo servizio episcopale.

Un secondo invito a ritrovarci in questa stupenda Piazza Duomo il prossimo sabato 14 settembre per la solenne ordinazione episcopale del nostro Mons. Fernando Filo­grana che Papa Francesco ha scelto come nuovo vesco­vo di Nardò-Gallipoli. Sarà una grande, gioiosa festa e una immensa pre­ghiera di grazie al Signore per questo dono che ha fatto alla nostra Chiesa, e di invocazione perché la forza dello Spirito che inonderò la vita del nuovo vescovo Fernando, l’accompagni nel nuovo meraviglioso servizio alla Chiesa.

Sant’Oronzo con i Santi Giusto e Fortunato, portino le nostre preghiere, i nostri tormenti, le nostre paure, le nostre speranze, i nostri so­gni, al trono dell’Altissimo e Onnipotente Signore.

Grazie ancora per la vostra presenza, il vostro ascolto, la vostra simpatia.

                                                                                            + Domenico D’Ambrosio

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