Messaggio al termine della processione dei Santi Oronzo, Giusto e Fortunato Lecce 24 agosto 2011
2. A fronte del crescente disagio, dell’aumento delle povertà, della impossibilità per tante famiglie di far fronte con serenità al nostro bisogno del pane quotidiano è sufficiente il grido, la denunzia?
Il pane quotidiano, il soddisfacimento dei bisogni elementari e vitali vanno scovati, scavati e condivisi. Non possiamo pensare e aspettare il cosiddetto “governo ladro” o più benevolmente “il deus ex machina”, il miracolo.
Non le maniche di pochi esaltati o eroi, ma e maniche di tutti devono essere rimboccate. È l’impegno di molti non il coraggio di pochi che può risolvere i nostri drammi.
Nella gioia dell’unica devozione che lega la nostra Città e buona parte del Salento al nostro Santo Patrono, il vescovo martire Oronzo, è ben giusto moltiplicare anche i segni esteriori che dicono la condivisione e la gioia di tutta intera la comunità.
È Sacrosanto il bisogno del riposo, della festa che crea momenti di svago e moltiplica i segni di sano divertimento. Ma a quale prezzo?
Ora dirò qualcosa che non chiede e non strappa consensi e applausi – non ne vado in cerca – ma invita ad una serena e meditata riflessione. Come pastore inviato dal Signore a guidare questo popolo con la sua Parola e con la testimonianza della mia vita, vi pongo un interrogativo scomodo. Se lo faccio è perché fin dall’inizio del mio servizio tra voi, ho fatto mia la parola del profeta: “Per amore del mio popolo non tacerò!”
È corretto, è giusto, è onesto a fronte delle emergenze e povertà in vertiginoso aumento, investire e detrarre milioni di euro dai sofferti bilanci delle pubbliche amministrazioni per i tanti spettacoli, sagre, che affollano piazze, angoli, vie, viuzze della nostra città e dei nostri paesi nelle settimane estive?
I nostri giornali, le nostre televisioni, i vari media, sono stracolmi di questi programmi sbandierati e pubblicizzati con ogni mezzo. Non c’è spazio o accenno al grido dei poveri e degli esclusi.
Pochi giorni fa, in una conferenza stampa per la presentazione della festa dei nostri Santo patroni ho detto: “Immaginiamo un attimo che cosa accadrebbe e quale ventata di speranza potremmo dare ad attese finora deluse, se i milioni stanziati per organizzare spettacoli ed eventi fossero investiti per dare risposte alla gente in sofferenza!”
Quasi ho da chiedervi scusa per quello che dico ma non posso tacere. Negli ultimi tre anni si è allargata in maniera esagerata per quelli che finora erano i nostri indici, la fetta di popolazione che vive nella fascia del bisogno e della povertà.
Torno a ripetere: possiamo dormire sonni tranquilli di fronte al dilagare della povertà e con la scure difficilmente comprensibile e accettabile dalla recente manovra economica, senza attivare o inventarci risposte coraggiose per dare soprattutto pane e meno circenses, spettacoli e sagre varie?
Di sicuro il pane è prioritario.
Impegniamoci con coraggio e con il certo calo degli applausi e dei consensi a dare risposte alle vere emergenze.
Qualcuno avrà da pensare e ne ha il diritto: sono fissazioni o sogni utopici di un alieno.
Sarà, ma credo che, con il concorso di molti uomini di buona volontà, qualche inversione di tendenza ci potrà essere.