“Martire e Pastore”

“Martire e Pastore”

Nella Solennità Santi Patroni Oronzo, Giusto e Fortunato,  l’Arcivescovo Metropolita di Lecce, Domenico Umberto D’Ambrosio, celebra la Solenne Concelebrazione Eucaristica in Cattedrale e pronuncia l’omelia pubblicata di seguito

 

Lecce, 26 agosto 2015

  1. La nostra comunità oggi è in festa e siamo qui convocati, per accogliere l’invito della prima lettura dal Siracide: “Facciamo l’elogio di uomini illustri… furono uomini di fede… il loro nome vive per sempre” (Sir44,1.10.14). Carissimi tutti, questi uomini illustri sono i nostri Santi Oronzo, Giusto e Fortunato. La fede e la testimonianza del martirio, ancora una volta ci vedono insieme per benedire e lodare il Signore per averci donato la loro compagnia e la loro protezione.

Noi siamo l’ultimo anello di quella serie di generazioni che fin dagli inizi della fede cristiana onora in questi Santi coloro che hanno annunziato Cristo Gesù Signore e Salvatore nella nostra Terra, in un periodo storico nel quale la confessione della fede molto spesso chiedeva come prezzo la vita.

Un oratore Sacro degli inizi dello scorso secolo definiva i nostri Santi

–               “le tre pietre su cui poggia il mirabile edificio della nostra civiltà cristiana,

–             le tre stelle che riecheggiano il cielo della nostra patria;…

–             tre pietre che hanno un unico fondamento: Cristo,

–             tre stelle che hanno e danno una sola luce, la luce vera che illumina ogni uomo: Cristo” .

Ecco perché, come la liturgia ci farà pregare, è ben giusto e doveroso rendere grazie al Signore perché i nostri Santi Martiri hanno reso gloria all’Onnipotente e con l’offerta della loro vita, del loro sangue, hanno testimoniato i prodigi del Padre che rivela nei deboli la sua potenza e dona agli inermi e fragili la forza del martirio. Il martirio, l’uccisione che è l’annientamento, la debolezza estrema, nel martire diventa forza.

Sant’Agostino ci ricorda che “se non vogliamo celebrare inutilmente la loro memoria, se non vogliamo accostarci infruttuosamente alla mensa del Signore, bisogna che anche noi come loro siamo pronti a ricambiare con la vita il dono ricevuto”.

Grazie al martirio dei nostri Santi, è giunto a noi il dono della fede. Grazie ai martiri di oggi, i tanti uccisi a causa della fede in Cristo Gesù nel vicino Oriente e in molte zone dell’Africa, la fede continua a sfidare e a vincere sulla barbarie e sulla violenza che insanguinano terre di antica e feconda fede cristiana. Non possiamo, in questo giorno, non pregare per questi nostri fratelli che pagano il prezzo più alto a testimonianza della fede in Cristo Gesù.

I nostri Patroni sono martiri, testimoni di un amore donato senza riserve, pagato e autenticato col prezzo più grande: la vita.

Molti di noi vivacchiano con una fede inflazionata, deprezzata, svuotata della sua ricchezza più vera perché addomesticata e privata del mordente della speranza audace.

La testimonianza dei nostri Martiri, richiama tutti noi non alla fedeltà di questi giorni di festa nei quali non possiamo non affacciarci per un ciao a Sant’Oronzo per strada al suo passaggio o in questa Chiesa, ci interroga invece sulla profondità del nostro impegno cristiano, sulla coerenza della nostra vita, sulla capacità con cui decidiamo di bandire un cristianesimo di facciata o delle grandi occasioni che non lascia tracce e non ci impegna in una seria revisione della nostra vita di fede.

  1. Sant’Oronzo, la storia della sua vita ce ne dà conferma, è stato il primo vescovo del nostro Salento, il primo grande pastore di una comunità che muoveva i suoi primi passi assaporando fin dall’inizio le parole profetiche del Cristo ai suoi discepoli: vi perseguiteranno a causa del mio nome, vi trascineranno davanti a tribunali e re per causa mia….

Il nostro Patrono ad immagine di Cristo Buon Pastore , ha dato la vita per il suo gregge.

E’ la prima prerequisita condizione che, sul suo esempio, il Signore Gesù domanda a coloro che egli sceglie come guide del suo popolo: fratelli cari presbiteri, se non siamo disposti a dare tutta la nostra vita per coloro a cui il Signore ci manda, per coloro che ci sono stati affidati, siamo dei mercenari. Non c’è da scegliere: o pastore o mercenario.

Il modello, l’unico pastore è Cristo e il gregge è suo! Noi siamo ‘a sua immagine’, non siamo pastori per conto nostro e neanche rimpiazziamo un pastore dimissionario, assente, trasferitosi altrove.

Noi siamo soltanto ‘ Sacramenti ‘ del Buon Pastore. Siamo coloro che lo rendono presente, siamo i servitori della sua permanente azione per il bene di tutti.

Non siamo Gesù Cristo né i suoi sostituti, ma i suoi ‘Sacramenti’, cioè coloro che agiscono e operano in persona Christi.

Per che cosa siamo i Sacramenti del Buon Pastore?

–                per annunciare la parola: aiutiamo il gregge, la comunità a conoscere e riconoscere la voce del Buon Pastore e ad aderire a Lui.

–                per celebrare nei Sacramenti il mistero di riconciliazione e di vita che doniamo soprattutto nella celebrazione eucaristica ‘centro della comunità dei fedeli presieduta dal presbitero’ (PO 5)

–                per incarnare nella comunità e al suo servizio l’immagine vivente del Buon Pastore che raduna il gregge con la forza dell’amore gratuitamente e generosamente donato.

  1. Come vivere da pastori?“Pascete il gregge di Dio….facendovi modelli del gregge “ (1Pt5,2.3).

Dobbiamo essere capaci di testimoniare nella gioia ciò che dobbiamo far vivere agli altri, ai fratelli.

La responsabilità di guida esige la conoscenza delle persone che ci sono state affidate: conosco le mie pecore. La conoscenza è uno sguardo di amore sui fratelli, amati e chiamati da Dio. Questa responsabilità comporta il servizio delle persone immerse nei loro legami umani in vista della comunione con Dio. L’Apostolo Pietro ce lo ha ricordato nella seconda lettura: non padroni delle persone a voi affidate” (!Pt2,3).

Siamo i servitori, l’Apostolo Paolo direbbe siamo i collaboratori della vostra gioia, spogli e liberi da qualsiasi arroganza, arbitrarietà, interessi umani, impegnati con tutti voi, fratelli e sorelle, forti della libertà che il Cristo Pastore ha guadagnato per tutti noi, liberandoci dalla schiavitù del male e del peccato, a percorre la strada della vita vera, impegnati non a riordinare il mondo, non ne abbiamo il potere, non per rifarlo , non ne abbiamo le competenze, ma per amarlo perché noi abbiamo creduto e crediamo all’Amore, la certezza che non teme confronti, la sola che basta per spenderci totalmente e senza calcoli interessati o di ritorno.

  1. Carissimi tutti, il nostro Sant’Oronzo è stato martire/testimone e pastore. Ho voluto sottolineare la duplice valenza della sua santità e ricordare a noi il valore insostituibile della testimonianza della nostra fede e, soprattutto per noi presbiteri, il significato del nostro essere ad immagine del Buon Pastore.

Nella comunione della preghiera vogliamo invocare su di noi la protezione e l’intercessione dei nostri Patroni, i Santi Oronzo, Giusto e Fortunato, perché la testimonianza e l’esempio della loro fedeltà a Cristo Gesù, ci trovi imitatori attenti, capaci, senza timori e scevri dai compromessi e cui tante volte ci condannano i giudizi degli altri, e la disSacrante odierna e imposta cultura.

Il loro patrocinio continui a vegliare sulle sorti e sul cammino della nostra comunità, alla quale vogliamo non imporre ma proporre un cammino di sicura libertà e di servizio alla verità che ci autentica come uomini nuovi. “Proprio perché abbiamo fede nella Provvidenza che dispone uomini e avvenimenti secondo un ordine che sfugge al nostro corto e limitato vedere, non ci crediamo dispensati dal lavorare e camminare con chiunque ha rettitudine di intenti e di opere “ (Don Mazzolari), con ogni uomo di buona volontà.

Credo, è la sfida del tempo presente da accogliere pena l’insignificanza e la rarefazione della presenza cristiana nella storia, cha sia giunto al capolinea il tempo di rimanere sugli spalti, spettatori tranquilli, talvolta agitati, ma lontani dal terreno di gioco. Se come cristiani non accettiamo il rischio reale di perderci per restare fedeli al Cristo , non siamo degni di impegnarci con Lui.

Qui sta il dinamismo e la novità a cui ci chiama Papa Francesco: “raggiungere tutte le periferie che hanno bisogno della luce del Vangelo, …… chiamati ad essere persone – anfore per dare da bere agli altri”.

In questa nuova missione che ci rimanda sulle strade del mondo, sappiamo di poter contare sulla certa intercessione della Santa Madre di Dio, dei Santi tutti, dei nostri Santi Avvocati e Intercessori, Oronzo, Giusto e Fortunato.

+ Domenico Umberto D’Ambrosio
Arcivescovo Metropolita di Lecce

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