L’enciclica ‘Fratelli tutti’. Bertinotti e mons. Renna in dialogo per un nuovo umanesimo
articolo ripreso da portalecce
L’arcidiocesi di Lecce e l’Istituto superiore di scienze religiose metropolitano (Issrm) ‘don Tonino Bello’ hanno organizzato presso il cineteatro Don Bosco, una interessante sulla Fratelli tutti.
Con il saluto introduttivo, l’arcivescovo Michele Seccia, ha lasciato ai presenti una domanda: “il Verbo si è fatto carne per la salvezza dell’umanità, l’uomo è disposto ad accogliere il Verbo e seguirlo fino al dono completo di se stesso? Il moderatore e direttore dell’Issrm di Lecce, don Tony Bergamo, ha introdotto i relatori: Fausto Bertinotti, già Presidente della Camera dei Deputati e mons. Luigi Renna, vescovo di Cerignola-Ascoli Satriano, che hanno illustrato con profondità ed estrema chiarezza i punti più significativi dell’enciclica.
Bertinotti ha sostenuto che “l’indifferenza è il peccato più grande dell’umanità. L’indifferenza può essere considerato ‘l’avversario’ che si ritrova sia all’esterno che all’interno della persona”. Una delle risposte possibili è la politica, considerata dal Papa una delle più alte forme di carità, quando la politica mette al primo posto il bene comune. Al centro dell’enciclica – ha continuato Fausto Bertinotti – vi è la dignità della persona; il riconoscimento della dignità della persona è la chiave di volta dell’enciclica.
“Nel nostro tempo – ha detto – la dignità della persona è insidiata dall’organizzazione dei sistemi economici che seguono altri principi. Il nostro è un mondo caratterizzato dall’ingiustizia sociale, dalla devastazione ecologica e dalle guerre; c’è bisogno, pertanto, di un cambiamento a partire dalle fondamenta, per cui le due encicliche Laudato sì e Fratelli tutti “erodono le fondamenta di tale sistema”.
Mons. Renna ha basato la sua lettura dell’enciclica sul trinomio proposto dalla dottrina sociale della Chiesa: “Vedere – giudicare (interpretare) – agire. Il decostruzionismo sta portando al relativismo e al populismo, degenerazioni che minano i valori della nostra società. La risposta indicata dal Papa è la fraternità”. “Oggi viviamo un degrado dei sistemi di solidarietà – ha continuato Renna -, per cui la fraternità diventa una ‘mistica secolarizzata’”.
“Papa Francesco sostiene che il fratello è ogni uomo, è il povero, per cui è importante agire per rendere concreta la fraternità. È necessario costruire la cultura dell’incontro, gettare ponti che coinvolgano tutti, basandosi sulla cultura della reciprocità. Il ‘noi’ deve sostituire ‘l’io’, un noi quanto più inclusivo che è stato in qualche modo ‘ammazzato’ dal capitalismo, in quanto sistema che punta sulla crescita dell’io a scapito dell’altro”, ha concluso il vescovo di Cerignola-Ascoli Satriano.
Don Tony Bergamo ha poi affidato le conclusioni a mons. Nicola Macculi, direttore della Caritas diocesana di Lecce e assistente nazionale della Coldiretti, che ha sottolineato come l’enciclica sia il 29º dipinto mancante della basilica di Assisi: l’abbraccio con il lebbroso. All’epoca i ricchi non hanno voluto questo dipinto per evitare che si pensasse che ad Assisi ci fosse la lebbra e di conseguenza ciò avrebbe danneggiato i commerci e gli affari. Papa Francesco mette al centro dell’umanità, con la enciclica Fratelli tutti, il “lebbroso”, cioè il povero, l’umiliato, l’emarginato, lo scartato, il violentato, l’oppresso.
L’intensa riflessione sull’enciclica Fratelli tutti ha messo in evidenza l’impegno di Papa Francesco nell’indicare quelli che sono i principi, i pilastri, su cui costruire un nuovo umanesimo, un cammino per la Chiesa e per il mondo.
Racconto per immagini di Arturo Caprioli.