le brillano sempre gli occhi di luce quando racconta la sua vita

le brillano sempre gli occhi di luce quando racconta la sua vita

articolo ripreso da portalecce

Pubblichiamo il testo integrale dell’indirizzo di saluto che il vicario generale ha rivolto a nome della comunità diocesana all’inizio della concelebrazione eucaristica presieduta dall’arcivescovo Michele Seccia in occasione del suo settantesimo compleanno.

Ci ritroviamo nella nostra cattedrale per dire grazie al Signore per questa tappa importante della sua vita: il settantesimo compleanno. Dire grazie per la sua vita, nella quale il Signore ha piantato e fatto crescere altri doni: la vocazione al sacerdozio e il ministero episcopale.

In questa eucaristia, noi diciamo, dunque, grazie perché tutti questi doni, si sono riversati nella nostra Chiesa di Lecce, già da tre anni e mezzo. La Chiesa di Lecce oggi ringrazia Dio creatore per il dono della sua vita, che ormai fa parte della nostra stessa vita, della nostra stessa storia. Grazie eccellenza, per tutte quelle volte che lei racconta episodi della sua esistenza, anche della sua infanzia, ricordando le persone, a cominciare dai suoi genitori, che hanno contribuito alla sua maturazione umana e cristiana. Ci siamo accorti che lei lo fa spesso e volentieri, in pubblico e in privato. Che bello sentire i suoi racconti, come fa un papà con i suoi figli, racconti che ci aiutano a rimanere ben ancorati nelle nostre radici, che fanno della memoria non un deposito ma un vivaio. Quando lei ricorda episodi della sua vita, anche di sofferenza, lo fa sempre con gli occhi che brillano di luce. C’è da pensare allora se quello che ricordiamo sta alle nostre spalle oppure i nostri ricordi sono sempre davanti a noi, sono, in un certo senso come una guida.
Ma la Chiesa di Lecce oggi dice grazie al Signore anche per il dono del suo sacerdozio.

Non è difficile vedere il ministero sacerdotale di mons. Seccia dentro una visione eucaristica, così come ne parla la Presbiterorum ordinis al n. 5: l’eucaristia come l’elemento unificatore di tutti i sacramenti, di tutta la vita cristiana e come la fonte e il culmine di tutta l’evangelizzazione. O come ne parla Giovanni Paolo II, in Ecclesia de Eucharistia, al n. 31 dove il Papa accentua il rapporto tra eucaristia e ministero presbiterale allorquando raccomanda al sacerdote la celebrazione della s. messa quotidiana: “In questo modo il sacerdote è in grado di vincere ogni tensione dispersiva nelle sue giornate, trovando nel sacrificio eucaristico, vero centro della sua vita e del suo ministero, l’energia spirituale necessaria per affrontare i diversi compiti pastorali”.

Infine, la Chiesa di Lecce ringrazia il Signore per il dono del suo episcopato.

Appena lei è arrivato a Lecce si è subito messo in ascolto di questa Chiesa. Ha fatto a noi subito il dono dell’ascolto, come suo atteggiamento e come suo insegnamento, soprattutto nella sua prima lettera pastorale: “Ascolta Popolo mio”. Un ascolto che non è funzionale, non è una forma di galateo, di buona educazione, ma un vero e proprio atto di fede, come dice l’Apostolo Paolo in Rom 10,17: la fede viene dall’ascolto e l’ascolto riguarda la parola di Cristo; si tratta di un vero e proprio esercizio di ascesi, l’ascesi dell’ascolto.

Dall’ascolto della Parola di Dio all’affidamento alla Parola di Dio come fa Paolo nei confronti dei presbiteri di Mileto: “Ed ora vi affido al Signore e alla parola della sua grazia che ha il potere di edificare e di concedere l’eredità con tutti i santificati” (At 20, 32).

Accanto al dono dell’ascolto quello della speranza sembra accompagnare il suo operare e il suo insegnamento di vescovo in mezzo a noi. Soprattutto in questo tempo contrassegnato dalla tristezza e dalla paura della pandemia, lei ha ribadito, in linea con l’insegnamento di Papa Francesco, che la speranza è una virtù operativa, e ha ribadito anche l’urgenza di “rimettere in circolazione la speranza”, ad “essere custodi della nostra speranza e di quella dei fratelli e delle sorelle che fanno parte delle nostre comunità”, a considerarla una virtù operativa senza la quale non si arriva all’esercizio della carità (Lett. past. n. 51).

Eccellenza carissima, ho appena balbettato delle parole e manifestato dei pensieri che colgono solo in parte quello che lei è per la Chiesa di Lecce. I pensieri più belli e i sentimenti più profondi rimangono nell’intimo del cuore di ciascuno di noi e questa sera si trasformano in una corale e intensa preghiera che affidiamo alla Vergine Maria, Madre degli Apostoli e della Chiesa, affinché il Signore, il buon e bel pastore, lo renda sempre più a immagine sua. Auguri.

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