L’amore familiare: vocazione e via di santità. Davide e Assunta: storia di un cammino

L’amore familiare: vocazione e via di santità. Davide e Assunta: storia di un cammino

articolo ripreso da portalecce

In preparazione alla Festa della famiglia che nella diocesi di Lecce si svolgerà venerdì prossimo, 10 giugno nell’anfiteatro della chiesa parrocchiale di Santa Maria della Porta in città (LEGGI) in preparazione all’Incontro mondiale delle famiglie in programma a Roma dal 22 al 26 giugno prossimi, Portalecce ospita alcune testimonianze di famiglie cristiane che si sforzano di vivere l’amore coniugale e genitoriale secondo il vangelo. Oggi si raccontano Davide Cammarota e Maria Assunta Corsini.

 

 

 

“L’amore familiare: vocazione e via di santità” è il titolo del X incontro mondiale delle famiglie che sarà ospitato a Roma dal 22 al 26 giugno prossimi, celebrato in modo policentrico e diffuso nelle diverse diocesi.

Titolo impegnativo, apparentemente molto distante dalla rumorosa quotidianità delle nostre famiglie, dalla loro naturale caoticità e complessità, eppure, a fermarsi un momento a riflettere, è un titolo che ci fa percepire concretamente le potenzialità del sacramento del matrimonio e il suo dinamismo vitale.

Viene subito in mente il momento in cui, più o meno consapevolmente, si è presa la decisione di sposarsi. Tra diverse possibilità, si è avvertito quel moto interiore, quasi una voce, che ha decretato per noi tale scelta irrevocabile, prefigurando un futuro felice accanto ad una persona. Il tema ha la capacità di aiutarci a fare un’analisi della nostra esperienza matrimoniale, confrontando ciò che è diventata rispetto al suo atto di nascita. In mezzo c’è la vita, quella vera, mai statica, mai prevedibile, mai ordinata o preordinata, ma piena di difficoltà, di gioie immense e di dolori a volte acutissimi, di momenti di intesa profonda e di complicità, ma anche di solitudine e di incertezza. Sulla famiglia si concentrano purtroppo una serie di stereotipi, che, diffondendosi, tendono ad ingabbiarla, riducendone lo slancio creativo. Anche in ambiente cattolico si può correre il rischio di idealizzare la famiglia cristiana, quasi debba essere una statica replica della Santa Famiglia.

Al contrario, intravvedere la luce che promana da quest’ultima genera una tensione, un movimento e il movimento avviene sempre lungo una via. La vocazione matrimoniale si rende visibile mentre si è in cammino, (probabilmente come ogni altra vocazione) e mentre si cammina ci si trova a stupirsi di essere riusciti a superare quel determinato momento di incomprensione e di crisi, di essere riusciti insieme ad ottenere dei risultati in campo professionale, di aver superato, non senza errori, tanti ostacoli nell’educare i figli… Con stupore ci si scopre avanti negli anni, ancora insieme, con un bagaglio di vita vissuta da mettere a disposizione di figli e nipoti e non solo.

Quanta infelicità si potrebbe evitare, semplicemente provando ad abbandonarsi un po’ di più a ciò che è reale, invece di inseguire improbabili modelli familiari! Ogni coppia, ogni famiglia ha la sua unicità e irripetibilità così come ogni essere umano e proprio in questa originalità c’è una scintilla del divino. L’impegno deve essere quello di scoprire la propria originalità e spendere tutte le proprie energie perché emerga, perché diventi risorsa per sé e per le altre famiglie.

 

 

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