Laboratorio di comunione. L’arcivescovo convoca l’assemblea dei presbiteri nella nuova Curia
articolo ripreso da portalecce
Sinodalità e cammino condiviso di comunione alla base dell’assemblea del clero convocata da mons. Angelo Raffaele Panzetta – la prima da quando è arcivescovo titolare – per sabato mattina 11 ottobre presso la nuova sede della Curia metropolitana, l’ex nuovo seminario.

“Il modello di Chiesa che, come realtà diocesana, siamo chiamati a sposare – aveva affermato l’arcivescovo, all’epoca ancora coadiutore, nella precedente assemblea, il 24 novembre scorso (LEGGI) – non è più quello verticale con le decisioni calate dall’alto bensì uno stile sinodale nel quale tutti possano avvertire la bellezza della corresponsabilità e della compartecipazione all’unico cammino ecclesiale di cui tutti, per il battesimo, siamo parte attiva ed integrante”.
Ed è proprio in questo contesto di sinodalità e di corresponsabilità che si innesta l’importante appuntamento di sabato prossimo. Scrive, infatti, l’arcivescovo nella lettera di convocazione inviata a tutti i presbiteri della diocesi di Lecce: “La nostra assemblea è un tempo propizio per la comunione e ci offre la grazia di ritrovarci come presbiteri, corresponsabili del cammino della nostra Chiesa diocesana, per costruire insieme il volto di una Chiesa sempre più autenticamente evangelica e prossima alle esigenze delle nostre comunità”.
Una risposta concreta ed efficace a ciò che la Chiesa afferma circa il servizio dei vescovi diocesani. Nel presentare la natura dei vincoli di fraternità che legano il vescovo diocesano e i suoi sacerdoti, così si esprime, infatti, ai numeri 75 e 76 il Direttorio per il ministero pastorale dei vescovi, “Apostolorum successores”, pubblicato nel 2004 dalla Congregazione (oggi Dicastero) per i vescovi: “I presbiteri diocesani sono i principali ed insostituibili collaboratori dell’ordine episcopale, insigniti dell’unico e identico sacerdozio ministeriale di cui il vescovo possiede la pienezza. Il vescovo e i presbiteri sono costituiti ministri della missione apostolica; il vescovo li associa alla sua sollecitudine e responsabilità, in modo che coltivino sempre il senso della diocesi, fomentando, allo stesso tempo, il senso universalistico della Chiesa (n. 75).
E ancora, nel paragrafo successivo: “I rapporti tra il vescovo e il presbiterio debbono essere ispirati e alimentati dalla carità e da una visione di fede, in modo che gli stessi vincoli giuridici, derivanti dalla costituzione divina della Chiesa, appaiano come la naturale conseguenza della comunione spirituale di ciascuno con Dio (cf. Gv 13, 35). In questo modo sarà anche più fruttuoso il lavoro apostolico dei sacerdoti, giacché l’unione di volontà e di intenti con il vescovo approfondisce l’unione con Cristo, che continua il suo ministero di capo invisibile della Chiesa per mezzo della gerarchia visibile (n. 76).
L’assemblea del clero diocesana convocata dall’arcivescovo non fa altro, dunque, che sancire questi principi: essa è, infatti, uno strumento pastorale, un laboratorio di comunione che si rivela necessario per ogni successore degli Apostoli chiamato a guidare una Chiesa locale.
Tra le questioni previste dall’ordine del giorno formulato dall’arcivescovo, le indicazioni operative per il nuovo anno pastorale e lo stato dell’arte sul trasferimento della Curia da Piazza Duomo a Castromediano. Osservava Panzetta nella precedente assemblea, condividendo con i presbiteri e motivando lo spostamento dell’Ente all’ex nuovo seminario: “È fondamentale creare spazi e condizioni perché il laicato tutto non solo raggiunga facilmente questa nostra istituzione ma abbia un ruolo ben definito anche nell’espletamento di alcune mansioni curiali”. E aggiungeva: “È anche importante che il vescovo sia presente nella Curia e tenga, settimanalmente, un meeting con tutti coloro che lavorano a servizio dell’istituzione diocesana in modo tale da poter seguire da vicino l’attività degli stessi e, dal contatto con i funzionari e direttori poterne ascoltare punti di forza e le eventuali criticità”.