La testimonianza del Direttore
Testimoni di tenerezza…
Sacerdote: segno di un Amore. Padre di una nuova famiglia che si raccoglie insieme intorno alla tavola della Parola e dell’Eucaristia. Manifestazione concreta di una presenza che nella lunga e complessa storia dell’umanità esprime un’origine e una paternità divine, fonte di premuroso impegno: “Chiedo a voi di essere pastori con la tenerezza di Dio”, ha chiesto Francesco ai preti. Presbitero: figlio della Chiesa e nello stesso tempo partecipe della sollecitudine di capofamiglia. “Il popolo di Dio sa riconoscere quando è innamorato di Gesù o quando è un funzionario a orario fisso o una persona che segue la legge alla lettera”, precisa ancora il Papa. Cuore innamorato che quotidianamente narra a tutti una storia intima, appassionante, avvincente, impegnativa, traboccante di letizia pure nei momenti difficili. Apostolo chiamato a essere annuncio vivente di un messaggio che nella storia individuale e universale rende nota ed operante una trascendente salvezza. Interprete e nello stesso tempo protagonista nella formazione di una comunità, espressione autentica di persone in dialogo e rapporto di carità con tutti.
Rilevante affluente di speranza nel convulso fiume della Storia. Frontiera di nuova umanità sublimata da relazioni che rendono ogni incontro esperienza viva di amicizia universale. Umile discepolo, ma inebriato da un rapporto sponsale con la Chiesa, comunità in cammino verso ogni periferia esistenziale. È colui che non si chiude nella difesa di privilegi per la mera conservazione dell’esistente, riuscendo invece a cogliere le domande che salgono dal cuore di ogni uomo con atteggiamento di simpatia, attenzione e dialogo e con interiore e convinta disponibilità alla conversione pastorale. “In voi c’è una sorta di passaggio di proprietà: tolti dal mondo e donati al Signore”, ha affermato Mons. D’Ambrosio rivolgendosi ai presbiteri in occasione della recente Ordinazione in cattedrale. Sono questi i tratti distintivi di una foltissima schiera di meravigliose figure del clero leccese che, con la loro carica umana, l’impegno civile e religioso, hanno offerto la testimonianza di una straordinaria donazione, che ha lasciato nel cuore della gente una traccia indelebile di un ministero in continuità con la celebrazione del Cenacolo nella vita della gente. Grazia che da cinquant’anni coinvolge il nostro Arcivescovo. E per cui, insieme, innalziamo gioiosamente il Te Deum.
Adolfo Putignano