la nostra missione nel cuore della nostra gente

la nostra missione nel cuore della nostra gente

articolo ripreso da portalecce

Festa, gioia e manifestazione della comunione della Chiesa di Lecce che affonda le sue radici nella testimonianza del primo vescovo e martire Sant’Oronzo, modello di sequela del vangelo e di servizio al popolo di Dio.

 

 

 

Ecco, in sintesi, i significati della grande concelebrazione eucaristica presieduta ieri sera dall’arcivescovo Michele Seccia e trasmessa in DIRETTA da Portalecce e Telerama in occasione dell’anniversario della Dedicazione della chiesa cattedrale durante la quale i sacerdoti hanno vissuto tutti insieme con il pastore il loro Giubileo Oronziano a duemila anni dalla nascita del santo patrono della città e della diocesi.

Presenti anche l’arcivescovo emerito di Palermo, il card. Salvatore De Giorgi, il nunzio apostolico in pensione, l’arcivescovo Luigi Pezzuto e il vescovo emerito di Rreshen, mons. Cristoforo Palmieri. Con loro un folto numero di presbiteri del clero leccese.

Dopo la statio nella cappella dell’antico seminario di Piazza Duomo quando i sacerdoti – dopo aver rinnovato le loro promesse sacerdotali -, al canto delle litanie dei santi, in processione hanno attraversato la Porta Santa. All’inizio della celebrazione il saluto al pastore di mons. Luigi Manca a nome di tutta la Chiesa diocesana.

Tre i fuochi che hanno animato l’omelia di Seccia (LEGGI IL TESTO INTEGRALE) rivolta soprattutto ai presbiteri: il dono del tempio; il passaggio dei sacerdoti attraverso la Porta Santa; la testimonianza dei martiri.

“Il segno del tempio costruito in mezzo alle case degli uomini – ha detto l’arcivescovo – deve rimandare a questa prossimità del Signore verso l’uomo e deve spingere noi presbiteri a vivere la nostra missione non al di sopra del popolo, ma nel cuore della nostra gente. Quanto male mi fa, sapere che alcuni laici si lamentano perché il sacerdote non li ascolta, appare dispotico ed esercita il potere come i leaders di questo mondo… Cari sacerdoti, mettiamoci in ascolto del nostro popolo con atteggiamento umile, come già tanti di voi fanno quotidianamente”.

Dopo aver richiamato i temi e gli impegni del Sinodo appena aperto, il tempo speciale che Papa Francesco ha voluto partisse dal basso, dalle singole Chiese locali, Seccia ha invitato alla riflessione sul secondo tema: la Porta Santa. “Il secondo segno che abbiamo compiuto – ha sottolineato – ha riguardato l’attraversamento della Porta Santa mentre venivano cantate le litanie dei santi… Con le nostre sole forze, ci sentiamo deboli e fragili. Abbiamo bisogno dell’aiuto del cielo, del sostegno dei fratelli. Per questo, abbiamo cantato le litanie dei santi, affinché la comunione con loro irrobustisca i nostri sforzi. Non saprei spiegare cosa sia l’effetto della comunione dei santi, se non con un esempio: sapete quanta forza infonde la trasfusione del sangue in un corpo ammalato? Molto più diffonde la comunione d’amore dei Santi nelle anime”.

Infine, il terzo segno: “La testimonianza dei nostri martiri. Al termine della messa – ha concluso Seccia -, ci rivolgeremo a Sant’Oronzo… La coerenza al Vangelo è stata più volte ricordata da Papa Francesco nella profonda unità tra liturgia e vita, affinché tutta la vita sia una liturgia. Infatti: “Una liturgia che fosse staccata dal culto spirituale rischierebbe di svuotarsi, di decadere in un senso sacrale generico, quasi magico, e in un vuoto estetismo. Allo stesso modo, questo tempio, tutto dedicato a Dio, non avrebbe vita se non fosse valorizzato dalla presenza orante e operante dei fedeli tutti, dell’intera Chiesa locale”.

Prima della benedizione l’Ave Oronti e la preghiera all’altare del santo patrono e poi l’annuncio gioioso dell’ordinazione presbiterale del don Antonio De Nanni, diacono originario di Arnesano e vicario parrocchiale della matrice di Torchiarolo, il prossimo 20 novembre, primi vespri di Cristo Re, alle 19 in cattedrale (diretta su Portalecce e Telerama).

Dopo la messa, l’arcivescovo ha accolto i sacerdoti nella sua casa per un semplice e breve momento di fraterna convivialità.

Si è chiusa così una giornata di festa che ha permesso a tutti di guardare all’essenziale che non è invisibile agli occhi ma è sostanza dell’agire ecclesiale.

Racconto per immagini di Arturo Caprioli.

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