Il 29 giugno all’arcivescovo il pallio dei metropoliti. L’11 luglio l’inizio del ministero leccese
articolo ripreso da portalecce
Due saranno gli eventi di grazia che, nelle prossime settimane, interesseranno la Chiesa di Lecce chiamata a stringersi attorno al suo pastore, l’arcivescovo Angelo Raffaele Panzetta, per manifestargli affetto filiale e obbedienza.

CONSEGNA E IMPOSIZIONE DEL PALLIO
Con una nota (LEGGI) del direttore dell’Ufficio liturgico diocesano, don Mattia Murra, inviata a tutto il presbiterio è stato reso noto che il nuovo arcivescovo di Lecce, il prossimo 29 giugno, Solennità dei Santi apostoli Pietro e Paolo, riceverà il pallio riservato ai metropoliti durante la solenne concelebrazione presieduta nella basilica di San Pietro dal Santo Padre Leone XIV.
Diversamente da quanto stabilito da Papa Francesco (i pallii venivano benedetti dal Pontefice e imposti dal nunzio apostolico nelle rispettive sedi arcivescovili), Papa Prevost è ritornato all’antica consuetudine: sarà lui, infatti, a benedire e a imporre il paramento liturgico ai nuovi metropoliti, tra cui anche il nuovo presule leccese.
INAUGURAZIONE DEL MINISTERO EPISCOPALE
Il secondo evento di grazia sarà la celebrazione di inaugurazione del ministero episcopale come arcivescovo di Lecce che mons. Panzetta presiederà venerdì 11 luglio alle 20 in Piazza Duomo. È questa, una celebrazione liturgica che segna l’inizio ufficiale del ministero del vescovo.
Questa messa non è un requisito canonico per l’esercizio del ministero, ma ha un forte valore simbolico e pastorale, sottolineando l’importanza del ruolo del vescovo all’interno della Chiesa particolare di cui è liturgo, padre e pastore.
In questa celebrazione, infatti, il vescovo, attraverso la partecipazione alla messa, accetta pubblicamente il suo ministero e si impegna a svolgerlo con fedeltà e dedizione.
Un altro aspetto è di grande rilevanza: la celebrazione liturgica sottolinea l’unione del nuovo vescovo con la Chiesa universale e, in particolare, con la sua diocesi, creando un legame tra lui e i fedeli che guiderà.
Per tale motivo, durante questo atto pubblico egli assume il suo impegno a guidare, insegnare, santificare e governare il popolo di Dio che gli è stato affidato.
Come evidenziato da don Murra, infatti, nella giornata dell’11 luglio sono da ritenersi sospese nel territorio diocesano tutte le attività pastorali e ogni celebrazione liturgica, al fine di consentire al popolo di Dio che vive in Lecce di confluire verso il centro della vita liturgica diocesana, realizzando in tal modo l’assunto di Sant’Ignazio di Antiochia: “ubi episcopus, ibi ecclesia”(dove c’è il vescovo, lì è radunata la Chiesa).
COSA È IL PALLIO?
Ma che cos’è il pallio? È una fascia stretta di stoffa tessuta in lana bianca, incurvata al centro così da potersi appoggiare sulle spalle sopra la casula e con due lembi neri pendenti davanti e dietro, così che visto sia davanti che dietro il paramento ricordi la lettera ‘Y’.
È decorato con sei croci nere di seta, una su ogni coda e quattro sull’incurvatura, ed è guarnito, davanti e dietro, con tre spille d’oro gemmate a forma di spillone, o chiodo dette acicule.
Tale paramento, nondimeno, rimanda all’immagine della pecorella raffigurata sulle spalle di Gesù Buon Pastore e simboleggia la comunione dei vescovi con il Papa.
La lana per la confezione dei sacri palli proviene da agnelli allevati dalle religiose del convento romano di San Lorenzo in Panisperna e offerti ogni anno al Pontefice dai Canonici Regolari Lateranensi in occasione della memoria liturgica di Sant’Agnese, il 21 gennaio.
I palli vengono tessuti e cuciti dalle monache del monastero benedettino di Santa Cecilia in Trastevere e conservati nella basilica di San Pietro, in una teca posta ai piedi dell’altare della confessione, vicinissima al luogo della sepoltura dell’apostolo Pietro.
I metropoliti, pertanto, sono autorizzati ad indossare il pallio solo nel territorio della propria arcidiocesi e nelle altre diocesi della loro provincia ecclesiastica. Solo il Papa indossa il pallio in qualsiasi occasione e luogo; il pallio non può essere trasferito ad altri e, quando un metropolita muore, deve indossarlo anche nella sepoltura.