hanno in comune un grande amore per Gesù e per i poveri
articolo ripreso da portalecce
Di fronte alle decine di migliaia di partecipanti giunti da tutta Italia e dall’estero per partecipare al cammino nella notte, il suo sguardo è attento, così come è nitido e autentico il desiderio di condividere questo gesto di devozione, in nome della speranza che anima il Giubileo che la Chiesa sta vivendo.

Incontriamo il card. Marcello Semeraro, prefetto del Dicastero delle cause dei santi, appena prima della celebrazione eucaristica che, come da tradizione, apre il Pellegrinaggio Macerata–Loreto, proposto da quarantasette anni da Comunione e Liberazione e guidato quest’anno dal tema “Dove abiti? La casa della speranza”.
Al Centro Fiere di Villa Potenza (Mc), dal palco illuminato, viene letto il telegramma di Papa Leone XIV, pervenuto tramite il card. Pietro Parolin, segretario di Stato della Santa Sede. Un “beneaugurante saluto” rivolto a tutti i pellegrini pronti a raggiungere la basilica lauretana all’alba e, in particolare, a mons. Giancarlo Vecerrica, vescovo emerito di Fabriano-Matelica e ideatore dell’iniziativa: l’invito del Pontefice è “a imparare lo stile umile e silenzioso della Vergine Madre, la quale invita a fissare con fiducia lo sguardo sul suo Figlio Gesù in ogni circostanza della vita”, auspicando che “tale momento di preghiera susciti in ciascuno nuovo entusiasmo nel cammino di fede per diventare testimoni gioiosi e autentici del Vangelo”. Quello stesso Vangelo è stato citato dal card. Semeraro nell’omelia, attraverso cui comprendere il senso di questo cammino speciale.
Eminenza, nel messaggio che ha rivolto ai partecipanti al Pellegrinaggio ha dichiarato che “in un anno giubilare dedicato al tema della speranza cristiana il pellegrinaggio verso la Santa Casa di Loreto assume un volto tutto speciale. Anzitutto perché lo stesso peregrinare è espressione di speranza”…
È una mia convinzione, tratta dagli scritti di Sant’Isidoro, vescovo di Siviglia e Dottore della Chiesa, secondo cui un’etimologia della parola latina spes, speranza, è legata al termine pes, piede: la speranza, infatti, è la virtù che ti fa camminare. A volte, quando pensiamo alla speranza – all’attesa del Paradiso, del premio di Dio – paragoniamo la speranza stessa allo starsene seduti in una sala d’attesa. Magari il treno arriverà puntuale o in ritardo, ma la speranza non è una virtù che ci fa stare in sala d’attesa… Il Concilio Vaticano II ce lo ha insegnato chiaramente: sbaglierebbe di grosso chi pensasse che la speranza ci distoglie dalla vita terrena. Sperare significa proprio impegnarsi nell’edificazione di un mondo nuovo, oggi.
Cosa significa, nel tempo odierno, stravolto da una profonda crisi spirituale e dai conflitti che insanguinano il mondo, affidare ogni sofferenza, ferita, dubbio alla tenerezza della Vergine Maria, offrendo il sacrificio di camminare a piedi durante tutta la notte?
Tutti conosciamo l’espressione “Sentinella, quanto manca?” (tratta dal Libro di Isaia, ndr). A volte, nell’esistenza, nella notte, ci sembra che questa attesa sia insopportabile. Eppure, la virtù della speranza vuole anche abituare a stupirci delle meraviglie di Dio: nei momenti di buio e di stanchezza il Signore può riservarci delle sorprese. Chi spera guarda sempre all’orizzonte e ogni luce è una fiducia, non solo nell’agire del Padre, ma anche nelle azioni che ciascuno di noi può compiere rispondendo a Dio. Il momento storico che stiamo attraversando è difficile per molti aspetti, non solo nella vita della Chiesa, e in questi giorni si alimenta sempre più il timore per una guerra che rischia di coinvolgerci tutti. Manca la buona volontà, come ha ricordato il Santo Padre, ma noi siamo uomini di speranza, e su questo dobbiamo lavorare.
Questo Giubileo è stato attraversato dalla perdita di Papa Francesco e dall’elezione di Papa Leone XIV. Sono mesi intensi, segnati da un grande dinamismo ecclesiale, anche nel solco del Cammino sinodale.
Nella Chiesa, nei secoli e nei decenni precedenti, i cambiamenti ci sono sempre stati e vanno guardati con lungimiranza. Tutti i passaggi di pontificato sono stati significativi: ci hanno permesso, appunto, di camminare, ci hanno fatto andare avanti. Non ha senso contrapporre o paragonare il Papa al suo predecessore. Nell’elezione di Papa Leone XIV ho percepito l’azione dello Spirito Santo, che ha fatto sperimentare a noi cardinali una vera comunione.
Un ultimo cenno ai giovani Carlo Acutis e Pier Giorgio Frassati che il 7 settembre prossimo la Chiesa potrà venerare come santi: cosa rappresenta il loro esempio?
Queste canonizzazioni erano già state annunciate e attendevano una conferma nelle rispettive date dopo la morte di Papa Francesco. Sarà un momento importante, con protagoniste figure di santi italiani: oltre a loro due, che sono esempi straordinari, ricordiamo anche Bartolo Longo, fondatore del santuario di Pompei. Tutti e tre sono caratterizzati da un grande amore verso Gesù, ma anche verso chi ha più bisogno, verso i poveri.