Giobbe: uomo di Dio e del dialogo
Concluso il Convegno sul personaggio biblico, icona dalla complessità dell’essere umano.
Si è svolto a Lecce nei giorni 23-24 settembre, nella splendida cornice del Seminario Antico in Piazza Duomo, il Convegno Nazionale dal titolo “Giobbe e la forza del dialogo”, promosso dall’Istituto Superiore di Scienze Religiose di Lecce con la partecipazione dell’Osservatorio Permanente Europeo sulla Lettura, il Monastero delle Benedettine di Lecce e la Casa Editrice Milella, e con il Patrocinio dell’Università del Salento e della Facoltà Teologica Pugliese. Questo convegno si inserisce in una serie di iniziative che l’Issr di Lecce intende promuovere al fine di proporre una cultura orientata in senso cristiano, partendo proprio dalle sfide che sollecitano immancabilmente un rinnovato dialogo tra fede e ragione nell’uomo di oggi, alle prese con società sempre più caratterizzate dalla complessità e da criticità di non facile soluzione. Questo convegno, al di là dei temi trattati, è stato improntato su una visione del dialogo inteso come ponte tra i saperi e le persone, come progetto di speranza, come occasione di confronto e di condivisione, quale momento di verifica non solo del proprio percorso umano e intellettuale, ma soprattutto del proprio impegno cristiano ed ecclesiale in un’ottica di koinonia. In questo modo la cultura e la fede parlano al cuore dell’uomo e, cercando di rispondere ai suoi interrogativi più profondi, gli aprono nuovi orizzonti di senso.
Il metodo, pertanto, non è stato soltanto quello dell’ascolto delle relazioni degli illustri docenti universitari che si sono alternati nei due giorni del convegno, ma in particolare quello dell’interazione e dell’esercizio della ‘carità nella verità’, dove scienza e fede sono inverate nel comune servizio alla dignità dell’uomo e alla sua vocazione in Dio. La storia di Giobbe ha permesso di svolgere, attorno alle diverse relazioni scientifiche proposte, ulteriori approfondimenti e riflessioni su questioni filosofiche, teologiche, storico-critiche e letterarie, che hanno reso vivo e coinvolgente il convegno, sollecitando nei partecipanti una ricerca di fondamento e di senso che deriva proprio dalla radicalità della domanda sul perché della sofferenza. L’Issr di Lecce, nella diaconia ad un’antropologia cristiana innestata nel Magistero della Chiesa, si propone, oggi più che mai, quale luogo di propulsione accademica e scientifica ma anche di attivazione di tutti quei processi di crescita umana e sociale che sono al centro della sollecitudine della Chiesa locale.
Luca Cucurachi
IL LIBRO DELL’ANTICO TESTAMENTO/SOFFERENZA E INCOMPRENSIONE
Il Convegno si è foca lizzato sulla figura biblica di Giobbe, uomo giusto messo alla prova nella sofferenza. Ancora oggi la vicenda di Giobbe dona, con la sua lettura dubbi e certezze, e, nello stesso tempo, stimola riflessioni su un nume roso nucleo di questioni filosofiche, teologiche e civili di importanza primaria. In particolar modo il libro di Giob be pone una domanda che accomuna tutti, credenti e non: “Perché soffro?”. È proprio la sofferenza ad avere un carattere bivalente, se da un lato spinge l’ateo ad apportarla come prova della non-esistenza di Dio, dall’altro spinge il credente a rafforzare la propria fede nell’affidamento completo a Lui. Giobbe, come ogni essere umano, affrontando diversi patimenti si interroga sul motivo del suo dolore, quel sentimento che più di ogni altro porta l’uomo all’introspezione, all’autodefinirsi e a spingerlo a comprendere il senso della propria vita.
Ed è proprio l’importanza del dialogo con la parte più profonda di sè, con Dio, e con gli altri uomini che si è voluta sottoline are nel convegno. Tale tematica è stata affrontata in tre diverse sessioni sotto molteplici aspetti: il versante letterario (“Il poeta in dialogo con Giobbe”, “Il dialogo in Giobbe nel Dostoevskij di Bactim”, “L’inquietudine di Giobbe come ricerca della parola originaria”); il ramo filosofico (“Giobbe in dialogo con Leibniz”); l’aspetto biblico-teologico (“Giobbe nella riflessione dei Padri della Chiesa”, “La sapienza del patire”, ecc.). Filo conduttore delle tre ses sioni è la sofferenza di Giobbe e la sua umana incapacità di comprenderne le motivazioni divine. Tuttavia, anche se debole nella sofferenza, Giobbe trova forza nel dialogo che, para dossalmente, si esplica nella scelta di rimanere in silenzio nell’ascolto di Dio. Infatti l’uomo non è mai solo nel dolo re ma è proprio in questi momenti che Dio si rende umano soffrendo con lui, come direbbe il filosofo-teologo Dietrich Bonhoeffer “Solo il Dio sofferente può aiutare”. Solo comprendendo ciò l’apparente mutismo di Dio trova risposta nel silenzio dell’uomo.
Carla Gazza
NEL SILENZIO IL SENSO SI MANIFESTA ALL’UOMO
L’uomo ha sempre bisogno di interrogare ed interrogarsi; è nella sua natura l’essere un essere-domandante, porre domande sul mondo, sul creato, su se stesso, sulla relazione dell’umanità con l’umanità, del suo rapporto invece con il trascendente, con la condizione umana, con l’esistenza, con la sofferenza e il dolore. Chiedere e domandarsi “perché?”, come ogni bambino nell’età dell’apprendimento. L’uomo ha in sé questa necessità di sapere. Il personaggio biblico Giobbe racchiude in sé la laboriosità di questi concetti, oltre che la complessità dell’essere umano, in quanto essere un essere umano. Ed è da questo presupposto ontologico ed antropologico che nasce il Convegno Nazionale “Giobbe e la forza del dialogo” promosso dall’Istituto Superiore di Scienze Religiose di Lecce, in collaborazione con la Facoltà Teologica Pugliese, l’Università del Salento e l’Università di Siena, tenutosi presso il Seminario antico e il Monastero delle Benedettine il 23 e 24 settembre a Lecce. Oggetto di discussione quindi è uno dei testi più affascinanti, ma nel contempo più ostici, dell’Antico Testamento: il Libro di Giobbe. Questo personaggio, con le sue atroci disavventure, contiene in sé l’angoscia dell’esistenza umana, il dolore dell’essere al mondo; ma nel contempo Giobbe è l’uomo che domanda, che vuole sapere, che interroga persino l’Onnipotente per avere una risposta, una logica, una ragione del suo dolore. Giobbe, insomma, è l’uomo nel suo stato più penoso, abbietto, ignobile che dalle ceneri della miseria si erge ad essere domandante, bisognoso di conoscenza. E dinanzi all’impazienza del conoscere, Dio risponde (non-risponde) con la parola creatrice, con il creato, con una serie di domande che in sé sono già risposta.
A Giobbe non rimane che il silenzio. É nel silenzio che il Senso si manifesta all’uomo, ma mai nella sua completezza, perciò la necessità e il dovere della domanda. Giobbe è l’umanità nella sua totalità e in quanto tale deve essere colto da ogni angolatura e attraverso ogni mezzo, ragione per cui il Convegno, che ha visto intervenire illustri professori e studiosi provenienti da tutta Italia, ha cercato di proporre delicatissimi spunti di riflessione approfondendo ogni possibile aspetto del testo Sacro, in rapporto non solo alla stessa Scrittura ma anche e soprattutto ad ambiti apparentemente esterni ad esso, quali letteratura, teatro, arti visive, cinema, poesia, musica. Suggestivo è stato, a tal proposito, un bel momento tenutosi presso la Basilica di Santa Croce con alternanza di Lectura Iob a cura del Teatro d’Ateneo dell’Università del Salento, dove i partecipanti hanno potuto ascoltare brani di musica classica e la lettura di alcuni brani del libro di Giobbe. Il Convegno, che ha contato su una larga partecipazione di studenti, professori e semplici cittadini, ha avuto momenti di intenso dibattito, comprovando così la sua stessa ragione di esistenza: i dubbi e le domande di Giobbe sono innumerevoli, come innumerevoli sono le domande che l’uomo pone a se stesso. Ma se non ci sono domande, non ci possono essere neanche risposte. E tra innumerevoli domande si è compiuto e concluso questo splendido Convegno.
Paolo Rollo