#DONMARCELLOCARDINALE. Il cardinale nella Chiesa di Roma: storia, numeri, vesti, insegne

#DONMARCELLOCARDINALE. Il cardinale nella Chiesa di Roma: storia, numeri, vesti, insegne

articolo ripreso da portalecce

Capita spesso che, al vedere la celebrazione presieduta da un cardinale si resti quasi estasiati e allibiti dalla sua solennità, dalla sontuosità degli abiti liturgici, dal suo incedere ieratico.

 

 

Poche volte, tuttavia, ci si sofferma a chiedersi quale sia la funzione nella vita della chiesa universale e cosa indicano le vesti che egli porta.

La creazione a cardinale del nuovo Prefetto della Congregazione per le cause dei santi, il vescovo Marcello Semeraro, figlio eletto e illustre della Chiesa di Lecce, è occasione propizia per esplorare il mondo dei porporati, per lo più sconosciuto ma pur sempre chiacchierato.

CHI SONO I CARDINALI?

Il  cardinale di Santa Romana Chiesa nella Chiesa cattolica è un prelato, designato dal Papa cui è immediatamente sottostante nella gerarchia cattolica; in accordo col codice di diritto canonico è un suo diretto collaboratore e questa collaborazione si esercita nel ricoprire i più importanti incarichi nella Curia romana (presidenza di organi o dicasteri) oppure come vescovi di alcune  diocesi nel mondo, considerate cardinalizie per prestigio o tradizione ecclesiale.

Ai cardinali, dopo la morte o la rinuncia del pontefice, compete inoltre l’elezione del nuovo vescovo di Roma in un’assemblea detta Conclave.

È, tuttavia, invalsa l’idea secondo cui si venga “ordinati” cardinali, quasi che, l’imposizione della berretta fosse il rito esplicativo di un “quarto livello” dell’ordine sacro.

Secondo il n. 1536 del Catechismo della Chiesa cattolica, il sacramento del ministero apostolico comporta tre gradi: episcopato, presbiterato, diaconato.

NON È UN MINISTERO ORDINATO

La dignità cardinalizia non è quindi un ministero ordinato  e non rientra nella struttura gerarchica di diritto divino (quella che la Chiesa ritiene essere stata istituita direttamente da Gesù Cristo).

Tuttavia dal 1962, ovvero dal motu proprio Cum Gravissima di Papa Giovanni XXIII, tutti i cardinali devono essere per regola ordinati vescovi.

Resta il fatto, però, che sia  Giovanni Paolo II,  che Benedetto XVI , che l’attuale Pontefice hanno creato cardinali alcuni sacerdoti ultraottantenni (e quindi senza diritto di voto in conclave) che hanno chiesto e ottenuto al successore di Pietro la possibilità di rinunciare alla dignità episcopale.

I cardinali vivono la loro collegialità e nel loro insieme formano il collegio cardinalizio; la loro riunione sotto la presidenza del Papa è detta Concistoro.

Il Codice di diritto canonico al canone 351 stabilisce che possono essere promossi cardinali soltanto coloro che prima della nomina siano già consacrati presbiteri o vescovi e al numero successivo si identificano i tre ordini nel collegio cardinalizio: ordine episcopale, ordine presbiterale e ordine diaconale.

 

I NUMERI

I nuovi cardinali vengono creati nel Concistoro e il diritto canonico prevede che ciò avvenga in presenza del collegio.

Le nomine dei nuovi cardinali sono generalmente annunciate in anticipo, ma solo con la pubblicazione formale del decreto papale durante il concistoro l’elevazione al rango cardinalizio acquista effetti.

Questo vale anche per quei cardinali il cui nome non viene rivelato dal papa per particolari ragioni (solitamente, di carattere politico), detti cardinali in pectore.

Il numero dei cardinali, che era oscillato da 20 a 40 nei primi secoli del secondo millennio, fu fissato in 70 da Sisto V nel 1588, in memoria dei 70 anziani d’Israele scelti da Mosè durante l’esodo.

Nel 1958 Giovanni XXIII ne ampliò il numero, mentre Paolo VI con il motu proprio Ingravescentem Aetatem decretò che al compimento dell’ottantesimo anno di vita i cardinali perdessero il diritto di entrare in conclave (e quindi a eleggere il papa) ma non quello di poter essere eletti. Egli fissò inoltre in 120 il numero massimo dei cardinali elettori.

Papa Giovanni Paolo II è il pontefice che ha creato il maggior numero di cardinali nella storia: 231 (provenienti da 69 nazioni) in 9 concistori.

Con il concistoro del 14 febbraio 2015, il Sacro Collegio ha raggiunto il numero di 227 cardinali viventi (compresi i non elettori), provenienti da 73 nazioni, un record storico, mai raggiunto prima nella storia della Chiesa cattolica.

Dal 5 ottobre 2019 la maggioranza assoluta dei cardinali elettori è costituita da porporati creati da Papa Francesco.

 

GRADI E TITOLI

L’ordine di cardinalato era una volta corrispondente al grado di ordinazione dello stesso (diacono, presbitero o vescovo), o comunque a un grado di ordinazione inferiore (pertanto un prete poteva diventare cardinale diacono o presbitero, ma non cardinale vescovo senza essere ordinato vescovo).

Ad esempio, i cardinali diaconi erano spesso solo semplici diaconi; l’ultimo cardinale diacono a essere veramente tale anche quanto all’ordinazione fu il card. Teodolfo Mertel, morto nel 1899.

Nel Rinascimento, tuttavia, molti prelati che avevano solo gli ordini minori rimandavano sine die l’ordinazione corrispondente al loro ordine di cardinalato.

Nel 1962 Papa Giovanni XXIII stabilì che chi viene creato cardinale venga anche consacrato vescovo, nel caso non lo sia già, eliminando di fatto ogni distinzione di ordinazione tra i cardinali: i tre ordini vengono mantenuti, ma non sono più legati a un fatto sacramentale, quanto a titoli (diocesi suburbicarie o chiese di Roma).

Oggi, infatti, all’atto della nomina cardinalizia, il pontefice assegna in Concistoro a ciascun cardinale diacono il titolo di una diaconia di Roma, a ciascun cardinale presbitero il titolo di una chiesa di Roma, a ciascun cardinale vescovo il titolo di una diocesi suburbicaria.

Dopo dieci anni passati come cardinale diacono, si può optare in Concistoro per un titolo presbiterale.

Ogni cardinale prende possesso del suo titolo durante una cerimonia dopo l’avvenuta nomina: pertanto sulla facciata delle chiese titolari è in genere esposto, oltre allo stemma papale, anche quello del cardinale a cui la chiesa è stata assegnata. I cardinali non hanno alcuna potestà di governo sulla chiesa o sulla diocesi suburbicaria a cui sono stati assegnati e non possono interferire in nessun modo per ciò che riguarda l’amministrazione dei beni e la disciplina.

ABITI E INSEGNE OGGI E IERI

L’abito corale dei cardinali è simile a quello dei vescovi, ma di color rosso porpora (da cui il nome di “porporati”), anziché rosso-violaceo (tecnicamente “paonazzo”), a simboleggiare la disponibilità anche al martirio; il galero (presente nello stemma araldico) è  rosso anziché verde.

  • zucchetto: concesso dal Papa o suo delegato;
  • mitria: bianca e damascata da usarsi nelle concelebrazioni;
  • galeroo cappello: (in disuso) imposto per mano del Papa; è di colore rosso e una volta era dato con queste parole “ricevi questo galero rosso; esso significa che fino alla effusione del sangue ti devi mostrare intrepido per l’esaltazione della fede, la pace e la prosperità del popolo cristiano, la conservazione e l’accrescimento della S. Chiesa “;
  • berretta o calotta: di seta, saia o raramente in pelle, come segno di dignità ecclesiastica;
  • anello: in uso dal XII secolo, è accordato ai cardinali titolari di chiese in segno di giurisdizione e fedeltà al pontefice;
  • ombrellino: (in disuso) come distinzione è portato da un chierico nelle processioni;
  • baldacchino: (in disuso) in damasco o broccato, ha la stessa funzione dell’ombrellino;
  • stemma: indica la dignità cardinalizia come principe della Chiesa ed esclude ogni altro titolo nobiliare, dando diritto ad avere un proprio stemma personale;
  • titolo: avendo dignità principesca, gli sono riconosciuti i trattamenti “Eminentissimo Principe” o “Eminenza”;
  • talaremozzetta nera (è ammesso l’uso del bianco nei paesi con clima particolarmente caldo), con bordure, bottoni e fascia di colore rosso (nell’abito corale talare e mozzetta sono rosse).

L’abbigliamento e le insegne cardinalizie non sono tuttavia “standardizzate” per tutti i membri del collegio: accade infatti che alcuni di essi (segnatamente coloro che provengono da una chiesa sui iuris) utilizzino un vestiario, degli attributi e un trattamento onorifico anche radicalmente diversi da quelli sopra descritti (per esempio l’ arcivescovo maggiore della Chiesa cattolica siro-malankarese, indossa una talare senza mozzetta e un peculiare copricapo proprio del suo rito orientale).

Pertanto non resta che ammirare, nel cardinale, l’iniziativa del Pastore dei pastori, che sceglie e chiama alcuni ministri della Chiesa a condividere la sollecitudine col Vicario di Cristo verso la Chiesa universale.

Condividi questo post