Dall’Archivio Diocesano/Documenti storici Oronziani
22 Novembre 1833 -IL CARDINALE PEDICINI AUTORIZZA L’OFFICIO
Interessante appare il documento datato al 22 novembre 1833, conservato nell’Archivio della Curia Diocesana, con il quale si autorizza la recita dell’Officio in occasione della festività del Glorioso Protettore della Città di Lecce e dell’intera Diocesi. Dal preambolo dello stesso documento apprendiamo che all’alba del 19 gennaio 1833 avvenne un terremoto che fece tremare le costruzioni della città; per questo motivo i leccesi invocarono il loro Santo Patrono affinché li proteggesse da questo flagello. Tale sisma, in effetti, fece tremare le case e i palazzi in gran parte del Salento e della Diocesi Lupiense.
In alcuni paesi crollarono delle case e a Vernole i cittadini videro ondeggiare paurosamente la colonna di Sant’Anna. La popolazione corse all’aperto, accese i fuochi per riscaldarsi, invocando l’intervento del loro antico protettore. Non si registrò, in verità, alcuna vittima e nel febbraio dello stesso anno, a furor di popolo, il presule Nicola Caputo, Vescovo di Lecce dal 21 dicembre 1818 al 6 novembre 1862, a ricordo dello scampato pericolo, decise di inoltrare alla Sacra Congregazione dei Riti una supplica perché si potesse recitare l’Officio in occasione della festività del Santo Patrono.
Il Segretario della Congregazione Romana, rilevando che Sua Santità Gregorio XVI aveva già istituito una festa dedicata al Patrocinio di S. Oronzo, in occasione di un altro terremoto che funestò il Salento nel febbraio del 1743, concesse tale privilegio con la facoltà di recitare l’orazione approvata il 16 febbraio 1803.
Il documento è autografato da Carlo Maria Pedicini (Benevento 02.11.1769 – Roma 1911.1843), elevato al rango di Cardinale da Papa Pio VII nel concistoro del 10 marzo 1823, fu eletto Vescovo di Palestrina e dal 4 febbraio 1831 al 21 novembre 1834 tenne la carica di Prefetto della Sacra Congregazione dei Riti. Il Cardinale Pedicini fu ricordato anche da Gioacchino Belli nella poesia Er zervizzio de gala, licenziata il 26 marzo 1838. Mons. Caputo, in seguito, forte dell’autorizzazione giunta da Roma, chiese al Re il Regio exequatur affinché si potesse ottemperare alla volontà della Curia Romana.
Christian Tarantino