“Dalla strettoia della crisi si esce solo insieme”

“Dalla strettoia della crisi si esce solo insieme”

Arcidiocesi di Genova

Solennità della Madonna della Guardia 29.8.2012

 

OMELIA   DEL   MATTINO

 Card. Bagnasco

“Una società coesa e solidale”

 

Carissimi Fratelli e Sorelle nel Signore

 

alla Madonna della Guardia ognuno porta le speranze e le pene della propria vita e, insieme, portiamo le speranze e le preoccupazioni di Genova. Ai piedi di Maria, che da cinque secoli ci guarda attenta e provvida come a Cana, tutto trova ascolto e conforto. E’ inutile nasconderci che nel cuore abbiamo il peso della crisi che attanaglia, e il  pensiero corre al lavoro di chi l’ha e spera di tenerlo, di chi lo cerca e non riesce a trovarlo, di chi l’ha perso. Vogliamo parlarne qui, certi che la Madonna dirà una parola al cuore di ciascuno e darà una luce a tutti.

 

La grave congiuntura economica, che ha ricadute pesantissime e preoccupanti sull’ occupazione e sulla vita sociale del Paese come dell’Europa e del mondo, non è una crisi congiunturale ma di sistema. La durata nel tempo e gli scenari internazionali hanno ormai dimostrato che riveste una complessità e profondità tali che non può essere affrontata con “formule” rapide e parziali. E neppure è possibile un affronto puramente nazionale che prescinda da quel contesto europeo e mondiale il quale – pur presentando vischiosità e particolarismi – sarebbe illusorio e suicida sottovalutare. E nel quale bisogna poter stare con competenza ed autorevolezza.

Per queste ragioni l’ora riveste un carattere eccezionale, mentre vengono in mente altri passaggi critici della nostra storia.

La strada intrapresa, in Italia come altrove nel mondo, è fortemente in salita. Uscire dalla strettoia, che ha costi alti per famiglie, giovani,  adulti e pensionati, è possibile ma solo “insieme”. Solo “insieme”, infatti, si affrontano le prove anche più dure: se le persone si sentono sole di fronte alle difficoltà, si deprimono e si arrendono, finiscono ai margini della vita, facile preda del peggio; ed è noto che, senza lavoro e nella incertezza, il male ha buon gioco.

 

La Chiesa, spinta dalla sollecitudine per la Nazione, fa appello alla responsabilità dell’intera società nelle sue articolazioni –  istituzioni,  mondo politico e della finanza, del lavoro e delle sue rappresentanze – perché prevalga il bene generale su qualunque altro interesse. E’ necessario stringere i ranghi dell’amore al Paese. La vita della gente è segnata in modo preoccupante, e sente che il momento è  decisivo: dalla sua soluzione dipende anche la tenuta sociale. E’ l’ora di una solidarietà lungimirante, della assoluta concentrazione sui problemi prioritari dell’economia e del lavoro, della rifondazione della politica e delle procedure partecipative, della riforma dello Stato: problemi che hanno come centro la persona e ne sono il necessario sviluppo. Quando – per interessi economici – sull’uomo prevale il profitto, oppure – per ricerca di consenso – prevalgono visioni particolaristiche e distorte, le conseguenze sono devastanti e la società si sfalda. Ecco perché – superando prospettive ideologiche – è necessario tenere ben saldo il legame con quei valori che fanno parte della nostra storia e ne costituiscono il tessuto profondo: tessuto che a qualcuno sembra talmente acquisito da non aver bisogno di attenzione e di presidio alcuno, e da altri è guardato con sospetto o insofferenza come se fosse un intralcio al progresso.

 

La gente non perdonerà a nessuno la poca considerazione verso la famiglia così come la conosciamo: questa è l’Italia! La famiglia – oltre ad essere il grembo naturale della vita nella sua inviolabilità – si rivela ancora una volta come il fondamento affidabile della coesione sociale,  baluardo educativo dei giovani, vincolo di solidarietà tra generazioni.  Anche per questo merita di essere molto di più considerata sul piano culturale, e sostenuta sul piano politico ed economico. Se la famiglia fonda la società, la presidia e le garantisce futuro – com’è evidente da sempre! – la società a sua volta deve presidiare la famiglia riconoscendone pubblicamente il valore unico, e ponendo in essere tutte quelle misure necessarie e urgenti affinché non sia umiliata e non deperisca.

 

In questo contesto difficile, anche la Chiesa – com’è noto a tutti – fa la sua parte con responsabilità e impegno. La fitta rete di solidarietà di parrocchie, centri di ascolto, associazioni, movimenti e gruppi, mense e dispensari, iniziative educative e culturali, campi e  gruppi estivi, dove i genitori chiedono di  portare i propri figli mentre sono al lavoro,…esprimono che Dio è Amore e che la Chiesa è madre. Sacerdoti e anime conSacrate, operatori laici giovani e adulti, sono una schiera generosa  e fedele che non aspetta ringraziamenti umani, ma che cerca di allargare sempre più le braccia per  accogliere quanti più possibile: scovando chi, per pudore, non chiede ma ha bisogno. Denigrare o ostacolare in modo subdolo questa presenza vicina a tutti, significa far del male alla gente indigente e sola  alla ricerca di un pane, ma prima ancora di attenzione, ascolto, fiducia.

 

Cari Amici, su tutti  invochiamo ora la  sapienza di Dio, consapevoli che sulla  capacità di superare “insieme” la gravissima crisi sistemica e strutturale, nazionale e internazionale, la storia giudicherà: non solo la storia di domani, ma già quella di oggi che si esprime nel sentire della gente a volte stremata e smarrita. Prima di qualunque, pur legittima bandiera particolare, infatti, viene la bandiera della Nazione.

Affidiamo alla Santa Vergine queste considerazioni e le preoccupazioni che ne conseguono, ma anche la speranza sempre possibile e doverosa. Sta per iniziare l’Anno della Fede voluto dal Santo Padre Benedetto XVI, e noi vi entreremo con la “Peregrinatio Mariae”: dal 22 settembre al 9 dicembre la Madonna della Guardia diventerà pellegrina nei ventisette Vicariati della Diocesi. Sarà un’occasione di grazia per noi e la Città: la catechesi, la preghiera, la carità fraterna saranno i fiori più belli per accoglierla.

 

 

Angelo Card. Bagnasco

Arcivescovo Metropolita di Genova

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