il sito ufficiale per la canonizzazione di mons. Nicola Riezzo

Atti postulazione

Mons. Nicola Riezzo. L’uomo di Dio e il pastore di tutti.

A parlare della figura dell’Arcivescovo NICOLA RIEZZO a Squinzano, sua patria natia e comunità di residenza dal 1981 fino alla sua morte (20-8-1998), si ha il cammino spianato.
Lo stile, semplice ma esemplare della sua alta testimonianza di “ministro del Signore”, è ancora oggi vivo nel ricordo e nell’ammirazione unanime dei Presbiteri, delle Comunità cristiane e dei cittadini tutti di Squinzano.
Egli ha vissuto qui i suoi ultimi 17 anni di vita (1981-1998), spendendosi quotidianamente, nello studio e nell’apostolato, con lo stesso e medesimo zelo e dedizione che Lo hanno caratterizzato nel suo lungo molteplice ministero pastorale: di presbitero, di docente nei Seminari Regionali (Assisi e Molfetta), di Vescovo di Castellaneta prima (1958-1969) e di Arcivescovo di Otranto poi (1969-1981).

In Lui c’è stata – ed era marcata – una perfetta linea di continuità: ovunque e sempre è stato innanzitutto “uomo di Dio”, in una vita intensa di pietà coltivata nella preghiera e nella grazia dei Sacramenti con l’Eucaristia al centro. Senza enfasi alcuna a Lui ben si addice, e realmente Lo raffigura, il brano della lettera agli Ebrei: Ogni pontefice, preso di tra gli uomini, è costituito in favore degli uomini nelle cose che riguardano Dio (Eb 5, 1). E’ stata sempre prioritaria e fondamentale in Lui tale dimensione interiore assimilata, in ciò aiutato dallo studio sistematico della Sacra Teologia, che, prima di essere dottrina insegnata, è stata fonte e nutrimento nella sua elevata formazione di mente e di cuore.

Una fede così granitica e consapevole che ha saputo trasmettere ed infondere, come formatore, in tante generazioni di presbiteri e laici nella nostra Regione ecclesiastica. La Puglia intera gli è debitrice di tanto prezioso dono. E lo ricorda con profonda riconoscenza.

Nella confidenza e dimestichezza con la teologia dommatica, aveva scoperto i suoi tre grandi amori: l’Eucaristia, la Vergine Maria, il Papa. E nel parlarne, diverse volte la commozione dell’animo lo tradiva, facendo affiorare negli occhi e sul volto sorridente un gioioso, tenero pianto.

Ci si accorgeva che era il suo essere a vibrare, suscitando e trasmettendo anche negli altri stupore e suasiva ammirazione.

Personalmente ho conosciuto mons. Riezzo fina dal 1951 nel Seminario Regionale di Molfetta. Ma ho avuto modo di essergli collaboratore molto vicino soprattutto come Cancelliere Arcivescovile in tutti gli anni del suo episcopato in Otranto.

Di lui come Pastore mi limito ad offrire, in questa sede, un breve quadro del suo governo (1° parte) ed ad evidenziare alcune linee guida del suo magistero episcopale (2° parte).

I – IL GOVERNO DELL’ARCIDIOCESI

Promosso Arcivescovo di Otranto il 28 aprile 1969, dopo aver governato per circa 11 anni la diocesi di Castellaneta (1958-1969), dette inizio al suo ministero ad Otranto il 1° giugno 1969 divenendo, nel maggio 1970, anche Amministratore Apostolico della diocesi di Ugento-S.Maria di Leuca, da Lui affettuosamente denominate “diocesi sorelle”.

Nel governo dell’Arcidiocesi egli operò assiduamente, avendo come “bussola” i documenti del Concilio Vaticano II, al quale aveva partecipato, e quelli post-conciliari, facendosi promotore in diocesi di quel “rinnovamento” ecclesiale, obiettivo alto del Vaticano II.

Mi limito ad alcuni provvedimenti del suo governo.

1. Visite Pastorali

Due le visite pastorali da Lui compiute, entrambe incentrate sulla “Parrocchia”. Momenti preziosi per “conoscere” da vicino le singole comunità e verificarne la vitalità.

La prima indetta nella solennità di Cristo Re, il 26 novembre 1972 ed avviata nel gennaio successivo.
La seconda indetta nella solennità dell’Immacolata (8 dicembre 1977) ed iniziata nella Quaresima del 1978.

In particolare, questa seconda visita pastorale, considerava la Parrocchia in rapporto alla “Promozione umana” (tema ecclesiale di rilievo, in quegli anni) con riferimento esplicito “ai documenti postconciliari pubblicati principalmente nell’ultimo quinquennio”.

Di particolare rilievo, nell’apposito “Questionario-Direttorio” redatto per lo svolgimento della Visita, è l’impostazione tematica circa i sacramenti dell’iniziazione cristiana, considerati e trattati come un cammino unitario: non tre sacramenti isolati ed autonomi, ma tre tappe sacramentali, evidenziando l’unitarietà intrinseca che lega i tre sacramenti.

Tale aspetto richiamò l’attenzione nazionale soprattutto dei teologi pastoralisti, che manifestarono interesse notevole perché da tale visione poteva intravedersi, almeno abbozzata, una nuova linea pastorale in ordine al conferimento dei tre sacramenti: battesimo, cresima ed eucaristia come scansione progressiva nel cammino di iniziazione cristiana. Un percorso ancora oggi aperto e allo studio.

2. Scuola di Teologia per Laici

In tutto il suo episcopato fu costante la preoccupazione della formazione dei laici; e in tale direzione favorì, fin dall’inizio, una forte attenzione ai catechisti parrocchiali, promuovendone la preparazione, in parte tenuta personalmente da Lui stesso, fino a giungere nel 1978 a veri percorsi formativi, organicamente incentrati intorno a quattro discipline: Pedagogia catechistica, Sacra Scrittura, Teologia dommatica, Liturgia.

3. Erezione del Seminario per il Ginnasio

V eniva dai Seminari e conosceva bene le dinamiche formative.

Fu una delle prime riforme che pensò ed attuò (30 settembre 1969). Dopo un convegno con Educatori e Docenti del Seminario e con la consultazione del Presbiterio diocesano, considerato anche il numero dei seminaristi diocesani e l’accoglienza in quegli anni dei seminaristi del ginnasio della diocesi di Ugento-S.Maria di Leuca, decise lo sdoppiamento del seminario minore, sempre in Otranto, con sedi ed Educatori distinti, mosso da un’unica motivazione: “per una più efficace opera educativa a beneficio dei giovani seminaristi”. Un esperimento ardito, ma che pure portò i suoi frutti.

4. Erezione di nuove Parrocchie

Ne eresse quattro, e per una quinta preparò il terreno.

Tre a Galatina, il più popoloso centro dell’arcidiocesi.

In ordine: parrocchia di S.Rocco (20-6-1969), di S.Biagio (11-02-1970), di S.Sebastiano (01-12-1970). La quarta ad Otranto: Parrocchia di Maria SS.ma Immacolata (25-3-1972).

L’altro luogo a cui pensava era Collepasso, ove poi – secondo il suo disegno – il suo successore Mons. Vincenzo Franco provvide ad erigerla nel 1984, assegnandole il titolo “Cristo Re dell’Universo”, che già lui aveva accolto e coltivato.

5. Fondo di Solidarietà Sacerdotale

In attuazione delle indicazioni conciliari (Presbyterorum ordinis, 21), istituì, con relativo Statuto, un fondo diocesano di intervento in favore del clero anziano e bisognoso. Tale fondo – scriveva – “vuole essere un mezzo concreto con cui la diocesi idruntina va incontro ai casi di bisogno del clero diocesano”. Ma contemporaneamente rilevava che “è necessario si accompagni una ulteriore maturazione di mentalità che il presbiterio diocesano è una famiglia, di cui il Vescovo è il Padre” (CD, 28). L’iniziativa aveva tutto il profumo di una “primizia” ecclesiale, da altri poi assunta e seguita.

II – LINEE GUIDA DEL SUO MAGISTERO EPISCOPALE

1. Il forte e vissuto “sentire cum Ecclesia”

Era una costante sollecitudine pastorale offrire come fondamento della vita cristiana una chiara conoscenza e ferma adesione al Magistero della Chiesa. Negli anni vissuti ad Otranto è stata sua assidua premura presentare i vari documenti del Papa e dei Vescovi italiani, facendoli oggetto di aggiornamento teologico-pastorale per Presbiteri, Religiosi e Laici. Il bollettino diocesano “L’Eco Idruntina” è lì a documentare il vigile e premuroso accompagnamento della Comunità diocesana, aiutandola a camminare in comunione con le altre Chiese italiane nei percorsi dei progressivi programmi pastorali che venivano proposti: evangelizzazione e sacramenti, evangelizzazione e promozione umana. Mensilmente nel bollettino diocesano faceva sentire su tali temi la sua voce di Pastore con interventi tematici organici. Quello del Magistero della Chiesa è stato fin dall’inizio un punto fermo.

Il 1° giugno 1969, nell’omelia d’inizio del suo ministero episcopale in Otranto, tra l’altro ci diceva: “la venerazione, l’attaccamento al magistero infallibile della Chiesa, l’attaccamento al Papa, l’amore al Papa; l’amore al Papa senza confini, senza restrizioni; amore al Papa anche quando costa sacrifici e grandi sacrifici”.

Si coglieva con naturalezza che questo era il suo sentire più autentico che, con semplicità di parole ma con intensità d’animo, lo voleva imprimere in tutti quale condizione necessaria per essere e vivere come Comunità cristiana.

In tale fondamentale riferimento si è sempre mostrato fermo e deciso, ma senza clamori, anche quando avvertiva suo dovere di Pastore intervenire su posizioni o tentennamenti che potevano suscitare sul piano dottrinale turbamento o creare incertezza. Affiorava la responsabilità del Maestro, coniugata sempre con l’afflato del Padre.

2. Marcato connotato della teologia e spiritualità “paolina”

Già il motto episcopale “Charitas Christi urget nos” (La Carità di Cristo ci spinge) è un esplicito segno ed un enunziato programmatico. La “Charitas Christi” che ha animato l’episcopato di mons. Riezzo è stata sulla scia luminosa dell’autentica fisionomia della Chiesa, quale edificazione quotidiana della carità.

Del resto, egli giungeva ad Otranto già “esperto” nel governo pastorale, così formulato a consuntivo del suo decennio episcopale a Castellaneta: “quanto decoro e prestigio Egli ha dato alla nostra diocesi con la mite fragranza delle sue squisite virtù, con la paterna saggezza del suo governo, con la suadente luce della sua dottrina, con il grande fervore del suo zelo, con la meravigliosa molteplicità delle sue opere, con la sua spiccata sensibilità pastorale di fronte alle esigenze spirituali, morali e sociali dell’attuale momento storico”.

Sempre nell’omelia di inizio del ministero in Otranto, così si esprimeva: “La carità! Virtù fondamentale del cristianesimo: <<Amerai il Signore Dio tuo con tutto il cuore, con tutta l’anima, con moneygram international money order tutte. le forze; amerai il prossimo tuo come te stesso>>. Amore fraterno, carità cristiana, unione nel Signore e quindi unione soprannaturale: deve essere la nostra caratteristica. Teniamoci uniti, camminiamo uniti nella vita che conduce alla salvezza eterna, al paradiso… Se ci sarà questa unione soprannaturale, avremo un miracolo morale: digitus Dei est hic, c’è l’impronta soprannaturale di Dio… Trattiamoci da fratelli: tutti fratelli, tutti fratelli! Ci può essere un fratello maggiore, un fratello minore come nelle nostre famiglie, ma tutti fratelli! Ed in questa luce dobbiamo guardarci in faccia: noi sacerdoti con voi fedeli; io Vescovo con i miei confratelli nel sacerdozio”.

Inoltre, Gli era familiare nella sua predicazione il riferimento al “Corpo mistico di Cristo”. Una visione cardine del suo magistero episcopale, che insieme coniuga le dimensioni pneumatologica, cristologica ed ecclesiologica della teologia cattolica. C’era in Lui come una naturale immedesimazione con la teologia paolina così come emerge dalle lettere ai Romani, ai Corinti, ai Galati, agli Efesini, ai Colossesi.

Una citazione per tutte. Nella “Lettera pastorale” sulla Chiesa particolare (25-3-1980), anche in preparazione all’imminente evento ecclesiale del quinto centenario dei martiri del 1480, così scriveva: “perché la nostra diocesi sia una comunità più vitale, occorre che, con maggiore impegno, studiamo insieme, riflettiamo insieme, esaminiamo insieme, lavoriamo insieme: sempre animati dalla carità cristiana, e sapendo cogliere la luce che viene dal Magistero della Chiesa e in particolare dal Papa. Nella diocesi è “veramente presente ed agisce la Chiesa di Cristo”; e la Chiesa di Cristo è una, è comunione, è il Corpo Mistico di Cristo, è la famiglia di Dio. “Vivendo la verità nella carità, dice S.Paolo, cerchiamo di crescere in ogni cosa verso di Lui, che è il Capo, Cristo, dal quale tutto il corpo ben compaginato e connesso, mediante la collaborazione di ogni giuntura, riceve forza per crescere in modo da edificare se stesso nella carità” (Ef, 4 15-16).

a) il Secondo Centenario della beatificazione dei Martiri (1771-1971), per il quale promosse le “Giornate di studio della Chiesa locale” (21-24 ottobre 1971) con la presenza di studiosi di Storia della Chiesa e la partecipazione del cardinale Francesco Seper, Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede.

b) La costituzione di una Commissione di studio, allargata a studiosi e presbiteri delle diocesi vicine, costituita il 1° ottobre 1973 con l’intento esplicitamente dichiarato: “è sembrato maturo il tempo di suscitare nuove ricerche e nuovi studi che valgano ad accertare e mettere a fuoco maggiormente la vicenda tragica e gloriosa della caduta di Otranto in mano ai turchi (1480), la quale ci ha dato la pagina splendida di fede del martirio degli Ottocento sul Colle della Minerva”.

E già da allora si poneva la prospettiva della celebrazione del quinto centenario. “E’ mia intenzione quella di accrescere in varie forme la devozione verso i nostri Martiri, che già ci caratterizza, promuovendo tutte quelle iniziative che in seno alle assemblee dei fedeli possano giovare ad accrescere questo compatto legame di ordine soprannaturale che ci fa riconoscere nel sacrificio degli Ottocento”. E fin da allora si augurava che “il quinto centenario del martirio (1980) possa trovare la comunità preparata spiritualmente ad una degna celebrazione dell’avvenimento, nell’unità e nella carità che promanano dallo Spirito di Cristo, Capo del Corpo Mistico”.

c) la “Peregrinatio” dell’Urna dei Martiri nelle Parrocchie dell’Arcidiocesi (settembre 1979 – aprile 1980) quale immediata preparazione spirituale all’evento del quinto centenario.

E fu Lui stesso a presiedere in ogni Parrocchia l’accoglienza festosa delle Reliquie dei Martiri, offrendo a tutti un’esemplare testimonianza di venerazione e di fiducia verso i Martiri.

E fu ancora sua scelta indire, il 14 agosto 1979, ed aprire nella diocesi “L’anno della testimonianza cristiana“, motivando: “Tale anno vuole essere per l’intera comunità diocesana un tempo di grazia, che consentirà di magnificare il Signore per le meraviglie compiute nei nostri gloriosi martiri e di rinnovare, alla luce del loro eroico esempio di testimonianza cristiana, la nostra fede e adesione al Signore”.

d) il Convegno ecclesiale di studio su “I Beati Martiri di Otranto del 1480″ (26-28 giugno 1980), da Lui promosso quale “occasione privilegiata per la nostra Comunità diocesana per approfondire il martirio cristiano degli Ottocento otrantini, dichiarati Beati dal Papa Clemente XIV il 14 dicembre 1771″.

Nel suo breve indirizzo di saluto, in apertura del convegno, Egli espresse la sua ammirazione per i caduti nella difesa della Città durante l’assedio; la sua “religiosa venerazione verso gli Ottocento uccisi sul Colle della Minerva”; ma con squisita sensibilità pastorale, espresse la sua stima verso i Musulmani, facendo sue le parole del Concilio Vaticano II nella “dichiarazione sulle relazioni con le religioni non cristiane” del 28 ottobre 1965, e riservando larga parte del suo intervento alla citazione del testo conciliare, nel quale si esorta “tutti a dimenticare le offese del passato e a esercitare la mutua comprensione, nonché a difendere e a promuovere insieme, per tutti gli uomini la giustizia sociale, i valori morali, la pace e la libertà”.

e) Tanta ricchezza di iniziative ecclesiali e di fervore spirituale fu la “premessa” comunitaria della richiesta e dell’ottenimento delle celebrazioni del quinto centenario dei Beati Martiri (1480-1980). Evento dapprima sognato, e poi felicemente realizzato.

L’annuncio fu dato da S.Em. il Cardinale GIUSEPPE CAPRIO al termine del solenne pontificale del 14 agosto 1980, concelebrato in Cattedrale con Arcivescovi e Vescovi della Puglia. Queste le parole del Porporato:

“Insieme alla Benedizione Apostolica ho l’alto onore di trasmettervi un’altra notizia che voi tutti attendete e sperate”. E qui il silenzio cade assoluto e si fa un tutt’uno con un trattenuto respiro: “Il Santo Padre, accogliendo l’invito rivoltogli da Sua Ecc.za Mons. Arcivescovo, dal Sindaco di Otranto, accetta di venire ad Otranto nel mese di ottobre”.

L’applauso lungo e fragoroso diventa armonia incontenibile e radiosa letizia, tanto da far dire al Cardinale: “Questo vostro prolungato applauso mi dice con quanto entusiasmo voi aspettate la Visita del Papa. Ve ne ringrazio e ne sono felice prima di tutto per Sua Ecc.za Mons. Riezzo, alla cui insistenza tenace, gentile, umile ma perseverante, noi dobbiamo questo grande dono che il Papa fa alla Città di Otranto e alla Terra d’Otranto”.

La Visita Pastorale ad Otranto domenica 5 ottobre 1980 è l’avvenimento ecclesiale, a livello regionale e nazionale, che corona il ministero episcopale di mons. Riezzo. Egli, al momento della partenza del Santo Padre dell’Arcidiocesi ringrazia Giovanneo Paolo II “perché con le parole e con l’esempio ci avete incoraggiati a crescere nel culto di venerazione, di imitazione e di invocazione dei Beati Martiri, che eroicamente corrisposero alla grazia divina del martirio. Vogliano i nostri Ottocento martiri implorare dal Signore grazie sempre più abbondanti per il Vostro apostolato luminoso e vivificante del mondo intero”.

All’indomani della Visita, Claudio Sorgi nell’articolo di fondo dal titolo “Oltre il Canale” del “L’Osservatore Romano” scriveva: “Se si vuole cercare il significato vero della visita del Santo Padre ad Otranto non si può fare a meno di scoprire appunto i due versanti: uno che si rivolge alla Chiesa locale ed universale e l’altro che va oltre il Canale e guarda al mondo… Forse era naturale aspettarsi da Otranto un evento limitato o addirittura “devozionale”. E invece il Papa ha avuto ben presente di trovarsi in una Chiesa locale dalle tradizioni antichissime e illustri e di essere sul Canale d’Otranto, ponte di contatto (nel bene e nel male) tra Occidente ed Oriente, sia nel significato religioso che in quello storico del termine”.

E dopo aver “raccontato” l’intera “giornata papale” ad Otranto, conclude con un’annotazione che ci riguarda: “Lo spettacolo del Papa, circondato dal mite e ardente Pastore di Otranto mons. Riezzo, dai Pastori della Puglia, da quelli originari di questa terra e dalla folla veramente immensa del popolo di Dio che sta in Otranto e in Puglia è stato indimenticabile esperienza ecclesiale”.

Il nome dell’Arcivescovo Riezzo resta indelebilmente legato alla memoria e alla venerazione dei Martiri di Otranto e irrobustisce la storia quasi bimillenaria dell’Arcidiocesi idruntina.

E la Provvidenza ha mirabilmente disposto che la causa di canonizzazione dei Martiri di Otranto, in fase avanzata presso la Congregazione delle Cause dei Santi, si incroci con il processo canonico felicemente avviato del Servo di Dio mons. Nicola Riezzo, e con l’altro del Servo di Dio Giovanni Paolo II, universalmente invocato ed atteso. Misteri della Provvidenza!

Oggi i Martiri di Otranto, i Servi di Dio Giovanni Paolo II e mons. Nicola Riezzo, uniti nel cielo guardano a noi, che nella venerazione già li vediamo quali amici e modelli di vita e come tali – è il nostro fervido auspicio nella preghiera – li riconosca e proclami la Chiesa.

Squinzano, 1 giugno 2006

Sac. Quintino Gianfreda

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- Articolo su Il PAESE NUOVO che informa dell'avanzamento del processo di Canonizzazione -DECRETO DEL PRESIDENTE DELLA GIUNTA REGIONALE 17 aprile 2008, n. 311  pubblicato sul Bollettino Regionale  Anno XXXIX BARI, 30 APRILE 2008 N. 69 per  l'Autorizzazione alla  tumulazione privilegiata di Mons. Nicola Riezzo.
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