Mons. Nicola Riezzo » Turismo e Pastorale http://www.mons-nicolariezzo.org il sito ufficiale per la canonizzazione di mons. Nicola Riezzo Wed, 01 Oct 2014 18:01:16 +0000 it-IT hourly 1 http://wordpress.org/?v=3.5.1 http://www.mons-nicolariezzo.org/304/ http://www.mons-nicolariezzo.org/304/#comments Fri, 02 Sep 2011 04:43:55 +0000 admin http://www.mons-nicolariezzo.org/?p=304 Il servo di Dio Mons. Nicola Riezzo : vivere il cristianesimo con gioia.
di Antonio Cataldi
 
S. Ecc. Mons. Nicola Riezzo nasce a Squinzano (Lecce) l’11 Dicenbre 1904. Fin da piccolo è educato ad un vita di intensa pietà cristiana. Nel ’23 entra nel Collegio Capranica di Roma e si laurea in Sacra Teologia presso la Pontificia Università Gregoriana. Ordinato sacerdote nel ’27, insegna a Lecce, Assisi e Molfetta. Nel 1958 è eletto vescovo di Castellaneta e nel 1969 arcivescovo metropolita di Otranto e primate del Salento. Ritorna alla casa del Padre il 20 Agosto del 1998. Mons Ruppi il 27 Giugno del 2005 apre ufficialmente il processo diocesano di Canonizzazione del Servo di Dio. Nicola Riezzo nel suo servizio alla Chiesa, è riuscito a proporre un cristianesimo che porta in sé una visione gioiosa e liberante dell’essere umano, consapevole com’era che Dio ci chiederà conto, quando sarà il tempo, non tanto degli errori commessi ma del bene che abbiamo profuso e di tutte quelle gioie, infuse nella fede, nella speranza e nella carità che non avremo vissuto. Forse dobbiamo riscoprire oggi la sua profetica intuizione per renderla feconda in questo contesto sociale ancora frastornato e a disagio.
 

Vorremmo con questo scritto confermare la nostra testimonianza sulla raffinata santità e sulla piena umanità di mons. Nicola Riezzo. Una santità senza spigoli, con uno stile ordinario di vita, resiliente alle avversità e alle ingiustizie, nell’intimità della preghiera, nel dialogo con la sua comunità cristiana a lui affidata, nel servizio instancabile alla Chiesa. Per amore di Cristo. Per amore degli uomini. Era un innamorato dell’amore. Nel suo vocabolario “amare” non aveva l’accezione di spirito di sacrificio verso chi ha bisogno, di istinto alla paternità, di solidarietà connaturata ad un indole buona, ma “amare” esprimeva uno slancio vit ale insopprimibile come ineluttabile era la fiducia cieca in Chi, per amore, ci ha amato fino al martirio. Don Nicola nella sua vita, ha saputo conciliare con armonia, la cultura teologica e la dimensione poetica dell’uomo, che è afflato dello Spirito, con la consapevolezza che nel gioco d’amore fra Dio e l’uomo, vince l’amore di Dio: il verbo che si fa carne, per amore; l’ontologica presenza dell’Infinito nel finito. Per amore. Come tutti i credenti e i cittadini di Squinzano, non posso non avvertire una gioia spirituale profonda per avere, nella persona di mons. Riezzo, un concittadino candidato agli onori degli altari per le sue umane virtù e per il suo essere sempre arrendevole alla Grazia. Ma tale sentimento non mi impedisce di porre una domanda motivata da una sorta di ingenua perplessità, già espressa da molti cittadini di Squinzano: come ha vissuto e cosa ha fatto mons. Nicola Riezzo per avere quasi varcato la soglia della santità? Nel suo ministero non si descrivono prodigi di grande impatto sul popolo facile agli entusiasmi. Come ho testimoniato in questa ricerca, non amava mettersi in mostra, camminava a testa bassa, tutto ciò che diceva era filtrato dal buon gusto, il tono della voce non era mai alterato, il suo viso era aperto alla disponibilità verso tutti credenti e non credenti. È così emersa una figura di sacerdote e vescovo pienamente compenetrata dal soprannaturale, con una vena di misticismo che evoca il linguaggio dei poeti, con una predisposizione naturale alla parola che provoca con dolcezza e con dolcezza porta fremiti all’anima degli smarriti, di chi è sempre in disarmonia con Dio e con l’umanità, dei recalcitranti alla Grazia e ai doni dello Spirito. Nella meditazione quotidiana si estraniava completamente dalla ribalta del mondo, per fare della Santissima Trinità, dell’Eucaristia, della Vergine Maria e della Sacra famiglia, l’apogeo della sua preghiera, il fulcro del suo pensiero. E in questo invadere l’Assoluto, trascinava con sé tutta la sua umanità, tutta la sua comunità cristiana verso la Terra Promessa del Regno dei Cieli. Con il pudore del semplice. Come un sant’uomo. Sebbene fosse un grande teologo e uomo di cultura, non disdegnava la familiarità con la gente umile e bisognosa in cui scorgeva il volto di Cristo. Forse era figlio spirituale di San Filippo Neri che ha alzato le spalle alle lusinghe dei potenti e del potere, per accasarsi con i reietti della società, gli ultimi. Forse era un estimatore di San Giovanni della Croce che dell’amore verso Dio ha fatto l’inno alleluiatico della sua vita. Don Nicola era un uomo semplice, un sacro operaio di Dio, un vescovo di grande perspicacia e sapienza, un dono di Dio per la comunità cristiana di Squinzano e per la Chiesa Cattolica. Non ci lascia in eredità segni prodigiosi o atti eroici ma la sua naturale umanità, la cui presenza è ospitata nella parte migliore del nostro cuore; il suo calore umano, la sua spiritualità profonda come lasciti della sua spontaneità; il suo intenso prodigarsi quasi a consumare la sua vita per gli altri come un padre che non si arrende mai. La comunità cristiana di Squinzano sarà sempre in sintonia con lo spirito e le virtù di Don Nicola Riezzo. Un galantuomo, un prete che da un seme, per Grazia e per amore, ha fatto germogliare nell’anima dei suoi fedeli, un’inestinguibile sete di carità per Cristo. Se faccio un compendio della sua vita, forse l’eroismo e l’elemento prodigioso di don Riezzo, sono proprio nella fedeltà a Dio e alla Chiesa, al suo compito di Pastore, nella sua umiltà non occasionale ma costante. Proprio per questo si riverbera nella nostra coscienza in modo palese ed inequivocabile, la sobrietà della sua ordinaria santità che diventa guida e sostegno in questo nostro terreno pellegrinare verso l’Altro. Verso l’Oltre. (Breve estratto della tesi (1) di laurea di Antonio Castaldi (Idr Secondaria II° presentata presso la facoltà teologica Pugliese, Istituto di Scienze Religiose, Lecce) (1)“La santità dell’ordinario” La figura del servo di Dio mons. Nicola Riezzo (Squinzano 11/12 / 1904, 20/ 8/ 1998)

 

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Atti anno 1975 VII: Turismo e pastorale http://www.mons-nicolariezzo.org/atti-anno-1975-vii-turismo-e-pastorale/ http://www.mons-nicolariezzo.org/atti-anno-1975-vii-turismo-e-pastorale/#comments Thu, 22 Oct 2009 06:00:50 +0000 admin http://www.mons-nicolariezzo.org/?p=259 images-3

Del turismo tratta il Concilio Vaticano II nella costituzione sulla Chiesa nel mondo contemporaneo (Gaudium et spes) al n.61, quando parla della doverosa educazione dell’uomo a una formazione culturale integrale “in cui eccellono i valori dell’intelligenza, dalla volontà, della coscienza, della fraternità, che sono fondati tutti in Dio creatore e sono stati mirabilmente sanati ed elevati in Cristo”.

Per l’attuazione di questa educazione culturale integrale, dice il Concilio, “la diminuzione più o meno generalizzata del tempo del lavoro fa aumentare di giorno in giorno le facilitazioni per molti uomini.

Il tempo libero sia a ragione impiegato per distendere lo spirito, e per fortificare la salute dell’anima e del corpo:

mediante attività e studi di libera scelta,

mediante viaggi in altre regioni (turismo), con i quali si affina lo spirito dell’uomo, e gli uomini si arricchiscono con la reciproca conoscenza,

anche mediante esercizi e manifestazioni sportive, che giovano a mantenere l’equilibrio dello spirito anche nella comunità, e offrono un aiuto per stabilire fraterne relazioni fra gli uomini di tutte le contraddizioni, di nazioni e di stirpi diverse.

I cristiani collaborino dunque affinché le manifestazioni ed attività culturali collettive, proprie della nostra epoca, siano impregnate di spirito umano e cristiano”.

Da queste parole appare chiara la mente del Concilio: il turismo, importante dimensione del tempo libero, contribuisce alla distensione, alla cultura, all’affratellamento degli uomini.

Questa dottrina conciliare ha avuto un ampio commento ufficiale il 30-4-1969 dalla S.Congregazione per il Clero, con la pubblicazione del Direttorio generale per la pastorale del turismo”.

Alla luce di questi due documenti della Chiesa studieremo il tema: turismo e pastorale.

+ NICOLA RIEZZO Arcivescovo

(Da “L’eco Idruntina n.7-8, luglio-agosto 1975)

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Turismo e pastorale http://www.mons-nicolariezzo.org/turismo-e-pastorale/ http://www.mons-nicolariezzo.org/turismo-e-pastorale/#comments Thu, 25 Sep 2008 16:31:21 +0000 admin http://www.mons-nicolariezzo.org/?p=51  

Del turismo tratta il Concilio Vaticano II nella costituzione sulla Chiesa nel mondo contemporaneo (Gaudium et spes) al n.61, quando parla della doverosa educazione dell’uomo a una formazione culturale integrale “in cui eccellono i valori dell’intelligenza, dalla volontà, della coscienza, della fraternità, che sono fondati tutti in Dio creatore e sono stati mirabilmente sanati ed elevati in Cristo”.

Per l’attuazione di questa educazione culturale integrale, dice il Concilio, “la diminuzione più o meno generalizzata del tempo del lavoro fa aumentare di giorno in giorno le facilitazioni per molti uomini.

 

Il tempo libero sia a ragione impiegato per distendere lo spirito, e per fortificare la salute dell’anima e del corpo:

-       mediante attività e studi di libera scelta,

-       mediante viaggi in altre regioni (turismo), con i quali si affina lo spirito dell’uomo, e gli uomini si arricchiscono con la reciproca conoscenza,

-       anche mediante esercizi e manifestazioni sportive, che giovano a mantenere l’equilibrio dello spirito anche nella comunità, e offrono un aiuto per stabilire fraterne relazioni fra gli uomini di tutte le contraddizioni, di nazioni e di stirpi diverse.

 

I cristiani collaborino dunque affinché le manifestazioni ed attività culturali collettive, proprie della nostra epoca, siano impregnate di spirito umano e cristiano”.

Da queste parole appare chiara la mente del Concilio: il turismo, importante dimensione del tempo libero, contribuisce alla distensione, alla cultura, all’affratellamento degli uomini.

Questa dottrina conciliare ha avuto un ampio commento ufficiale il 30-4-1969 dalla S.Congregazione per il Clero, con la pubblicazione del “Direttorio generale per la pastorale del turismo”.

Alla luce di questi due documenti della Chiesa studieremo il tema: turismo e pastorale.

 

 

Che significa turismo?

 

La parola turismo importa spostamento dalla residenza abituale, sia all’interno del proprio paese che all’estero, non a scopo esclusivo di lavoro (emigrazione), ma:

-       per distensione e istruzione insieme,

-       per villeggiatura al mare o in campagna, ecc.

-       per colonia elioterapica o marina,

-       per scopo sportivo (alpinisti, sciatori, cacciatori, ecc.),

-       per scopo di cultura (studio della archeologia, dell’arte, ecc.),

-       per cure termali,

-       per scopo religioso (pellegrinaggio ad un santuario, ad un’oasi di spiritualità, alla festa di un Santo, ecc.).

 

 

Come si presenta oggi il turismo?

 

E’ una importante componente del tempo libero (Concilio); ha dimensioni internazionali, “quasi planetarie” (Paolo VI); è un fenomeno di massa, in crescente espansione.

La stampa in questi giorni ha parlato della massiccia presenza dei turisti stranieri, dei circa 15 milioni di italiani che vanno in vacanza, abbandonando le grandi città, diretti al mare, ai laghi, ai monti, in campagna, ecc. (Avvenire, 28-6-1975).

Anche nel Salento in questi anni il turismo si è sviluppato notevolmente. Basta considerare l’incremento edilizio lungo la spiaggia dei mari Adriatico e Jonio, talvolta a carattere internazionale, come sul litorale otrantino con il Villaggio Valtur e il Club Mediterranèe.

 

 

Valori del turismo

 

Il Direttorio generale per la pastorale del turismo svolge con chiarezza i valori del turismo, accennati del Concilio. Li presenterò, talvolta con le medesime parole, nelle linee essenziali.

 

1)    Il turismo è fattore di pace, di affratellamento, di elevazione sociale.

Infatti il turismo, se è bene attuato,

-       concorre alla reciproca conoscenza degli uomini, anche di diverse religioni (ecumenismo), e sviluppa il senso dell’ospitalità;

-       riduce le distanze tra le classi sociali e tra le razze umane;

-       vince l’isolamento dei popoli, favorendo il superamento di funesti pregiudizi, mediante l’incontro di civiltà e di culture;

-       promuove il processo di unificazione, alla quale il Popolo di Dio è ordinato, perché “per la Chiesa cattolica nessuno è estraneo, nessuno è escluso, nessuno è lontano” (Paolo VI);

-       talvolta è occasione per riunire i membri della stessa famiglia, lontani tra loro per ragioni di lavoro;

-       è importante risorsa economica per non poche nazioni, e favorisce nuove fonti di lavoro, riducendo in qualche regione il triste fenomeno di emigrazione forzata.

 

2)    Il turismo favorisce la conoscenza dei monumenti di storia, di arte e sopra tutto l’incontro con le bellezze e le risorse della natura.

“Redento da Cristo e diventato nuova creatura nello Spirito, l’uomo può e deve amare anche le cose che Dio ha creato. Da Dio le riceve, e le guarda e le onora come se al presente uscissero dalle mani di Dio. Di esse loda e ringrazia Dio munifico benefattore”. (Gaudium et spes, n.37).

 

3)    Il turismo non è semplice riposo e distensione per interrompere la monotonia spesso snervante della vita di lavoro, ma anche fenomeno culturale.

L’uomo infatti con il turismo instaura relazioni interpersonali in un contesto di particolare serenità e di più piena disponibilità al dialogo; ed ha la possibilità di dedicarsi ad altre attività (letterarie, scientifiche, artistiche, religiose, ecc.) che sviluppino quelle energie che non ha modo di coltivare nel lavoro quotidiano.

Va da sé che i suddetti valori del turismo suppongono nell’uomo che lo pratica una sana formazione morale ed una adeguata maturazione spirituale.

Si pensi al turismo di Pier Giorgio Frassati.

Quando invece l’uomo difetta di questa formazione morale e spirituale, praticando il turismo, può divenire un viaggiatore frettoloso e superficiale, incapace di dialogo umano, disattento alle bellezze della natura e alla ricchezza delle opere dell’ingegno umano, ricercatore affannoso di piaceri ed esperienze deteriori, fino ad abusare dell’ospitalità che gli viene offerta, permettendosi ciò che non farebbe nei luoghi della sua residenza abituale.

In altre parole, di fronte al tempo libero ciascuno ne fa uso in base ai criteri che lo orientano nella vita, sicchè il turismo (importante componente del tempo libero) è specchio di lineamenti buoni o cattivi della persona che lo pratica.

 

 

La Chiesa e il turismo

 

La Chiesa, continuatrice della missione di Cristo maestro, guida e santificatore, intende servire l’uomo quale oggi si presenta “nei nuovi stili di vita” (Gaudium et spes, n.54), quasi rincorrendo la società nella sua rapida e continua evoluzione.

In particolare la Chiesa vuole contribuire affinchè il turismo sia “un valido fattore nella formazione culturale moderna, un veicolo di simpatia tra i popoli e di pace internazionale, una espressione capace di condurre lo spirito alle più alte ascensioni, degne dello sguardo benedicente di Dio” (Paolo VI).

Inoltre la Chiesa ritiene che il turismo di sua natura non compromette i suddetti valori umani e cristiani, ma ritiene che tali valori sono compromessi dalla non adeguata maturazione morale e spirituale dei turisti.

Perciò la Chiesa deve cercare e attuare forme di azione pastorale per la loro maturazione morale e spirituale, affinché il tempo di turismo diventi tempo di valorizzazione delle risorse culturali, affettive, spirituali, religiose, e il tempo di turismo diventi tempo di perfezionamento, di santificazione e di salvezza eterna.

Dall’azione pastorale della Chiesa dipende se il turismo si incammina per una più alta disponibilità di riflessione e di perfezionamento della persona umana, ovvero per una sua più radicale degradazione e disumanizzazione.

Sapientemente il Concilio afferma: “Si abbia un particolare interessamento per quei fedeli che, a motivo della loro condizione di vita, non possono godere a sufficienza della comune ordinaria cura pastorale dei parroci o ne sono privi del tutto, come sono moltissimi emigrati, gli esuli, i profughi, i marittimi, gli addetti ai trasporti aerei, i nomadi. Si promuovano metodi pastorali adatti per sostenere la vita spirituale dei turisti” (Chirstus Dominus, n.18).

Ed eccoci alle direttive pastorali per il turismo.

 

 

Direttive pastorali per il turismo

 

1)    Per la pastorale del turismo è molto utile un delegato diocesano. Per questa missione nella nostra archidiocesi ho eletto Mons.Grazio Gianfreda, parroco della Cattedrale, la quale è meta di moltissimi turisti italiani e stranieri. Il suo compito è di studiare e coordinare (con l’aiuto di un gruppo di sacerdoti e di laici esperti) l’assistenza morale e religiosa per i turisti dell’archidiocesi, tenendosi in contatto con le Commissioni per il turismo della C.E.I. e della C.E.P., e con gli analoghi enti civili regionali, provinciali e locali.

 

2)    L’assistenza morale e religiosa dei turisti si ha essenzialmente mediante l’evangelizzazione, i sacramenti, la S. Messa, la preghiera (anima di ogni apostolato).

L’evangelizzazione dice annunzio del Vangelo ai turisti da parte di tutto il Popolo di Dio, (Clero e Laicato),

-       con la parola (omelia, conferenza, conversazioni, dialogo, celebrazione della parole, ecc.);

-       con la stampa (ad es. il Vangelo in ogni stanza degli alberghi, ecc.);

-       con la preghiera (ad es. delle Claustrali, per l’efficacia dell’evangelizzazione);

-       con la testimonianza delle vita cristiana da parte del Clero, degli albergatori, del personale alberghiero, del popolo cristiano che ospita i turisti o da cui partono i turisti. Il popolo di Dio, in tutte le sue componenti,è tenuto a vivere con coerenza la propria fede; e questo è annunzio di salvezza di grande efficacia per tutti.

 

3)    Perciò all’assistenza morale e spirituale dei turisti è tenuto tutto il Popolo di Dio, e in particolare (sebbene in modi diversi) il Clero, gli albergatori, il personale alberghiero e le comunità in cui arrivano o da cui partono i turisti.

E questo evidenzia  un altro grave  dovere:  la formazione  morale  e religiosa di tutte queste categorie di persone, in forza del principio che nessuno dà ciò che non ha, e che per dare  una cosa è necessario prima possederla.

 

4)    Il parroco non consideri estranei alla sua comunità i turisti non cattolici, perché tutti gli uomini sono chiamati a formare il Popolo di Dio. Similmente si deve dire dei turisti cattolici non praticanti.

 

5)    E’ lecito celebrare la S. Messa nei campeggi, se la chiesa, capace di contenere i fedeli interessati, sia notevolmente distante.

 

6)    Nella nostra archidiocesi ogni parroco può concedere per tre giorni la facoltà di celebrare il sacramento della Penitenza nei confini della propria parrocchia al sacerdote che dimostri di aver ricevuto tale facoltà nella propria diocesi.

 

7)    Si curi di valorizzare il turismo religioso con pellegrinaggi ai santuari: luoghi privilegiati per la celebrazione dei sacramenti della Riconciliazione e della Eucaristia. Inoltre si provveda che nella festa di un Santo, meta di tanti pellegrini, sia messo in luce il culto di imitazione del Santo (cfr. “L’Eco Idruntina” 1975, pp.172-179).

I sacerdoti poi non manchino di avere maggiore zelo affinché l’Oasi BB.Martiri Idruntini in S.Cesarea Terme, frutto dello zelo di Mons. Osvaldo Licci, sia utilizzata come centro di spiritualità delle associazioni cattoliche, anche nei mesi invernali.

 

8)    Incoraggiare i Seminaristi a imparare le lingue moderne, tanto utili per il loro futuro ministero verso i turisti stranieri.

 

9)    E’ molto utile la segnaletica religiosa (anche in più lingue), con cui si indica l’orario delle Messe festive nelle località turistiche, delle celebrazioni del sacramento della Riconciliazione, dell’apertura e chiusura delle chiese principali, ecc.

 

10) Educare i fedeli affinché le spese da essi sostenute per il turismo non siano oltraggio ai poveri.

 

11) Incoraggiare le colonie marini per i fanciulli poveri gestite dal Parr. Don Antonio Ligori in Castro, dalle Figlie della Carità in Otranto e in S.Cesarea Terme, e dal C.I.F. ai laghi Alimini.
 

 

Araldi itineranti di Cristo

Nella pastorale del turismo rimane molto da fare.

E’ necessario progredire verso la meta indicata dal Concilio (Apostolicam actuositatem, n.14): i turisti siano dovunque araldi di Cristo con la testimonianza della loro vita.

Meta ardua, ma non impossibile, con l’aiuto di Dio e con lo zelo della famiglia diocesana.

 

+ NICOLA RIEZZO Arcivescovo

 

(Da “L’eco Idruntina n.7-8, luglio-agosto 1975)

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