il sito ufficiale per la canonizzazione di mons. Nicola Riezzo

Atti del 1975, Eco Idruntina, Scritti di Mons. Riezzo, Scritti sulla Morte

Atti anno 1975 IV (Splendore di Fede)

La S. Congregazione per il culto divino nel decreto di promulgazione del Rituale delle esequie (15-8-1969) dice: “Con i riti delle esequie la pia Madre Chiesa ha sempre inteso non solo raccomandare i defunti a Dio, ma anche rinvigorire la speranza dei suoi figli,

 e testimoniare la sua fede che i battezzati unita a Cristo risorgeranno a vita nuova”.
Questa fede nella nostra risurrezione gloriosa risplende continuamente nel Rituale delle esequie, insieme con le atre verità cristiane che sono supposte: l’uomo mortale riguardo al corpo, ma immortale riguardo all’anima, il Purgatorio, la visione beatifica di Dio dopo la morte corporale, il Mistero pasquale di Cristo, ecc.

Va da sé che il Rituale, essendo libro di preghiere, non mette in primo piano l’aldilà di coloro che muoiono in peccato mortale: l’inferno, la risurrezione di condanna, ecc.

 

 

Credo nell’immortalità dell’anima umana

 

Il Concilio Vaticano II insegna che l’uomo è un essere ragionevole composto di anima e corpo. E’ soggetto alla morte, non riguardo all’anima, perché spirituale e immortale, ma riguardo al corpo. Dalla morte corporale l’uomo sarebbe stato esentato se non avesse peccato. (Gaudium et spes, n.14, 18).

Queste verità della fede sono affermate nel Rituale delle esequie:

-       – l’uomo è mortale riguardo al corpo, cessa di vivere riguardo al corpo (n.73) il quale ritorna alla terra da cui fu tratto (n.155)

-       – Dio ha rivelato che per la disubbidienza alla sue leggi è entrata nel mondo la morte. (n.106; 185; prefazio dei defunti IV).

Per l’immortalità dell’uomo riguardo all’anima ecco alcune affermazioni del Rituale:

-       “Con la fede che ci viene da Cristo crediamo che questo bambino defunto che nel battesimo è divenuto figlio di Dio, vive fin d’ora nella gioia del paradiso” (n.141).

-       “O Dio, concedi che mentre il corpo viene sepolto, l’anima libera da ogni vincolo di peccato, in te si allieti di gioia perenne, insieme ai tuoi santi, in attesa della risurrezione nel giorno del giudizio universale” (n.87; 94).

-       Gesù al buon ladrone dice: “In verità ti dico oggi sarai con me in paradiso” (n.209).

-       “Beati fin d’ora i morti che muoiono nel Signore” (n.199).

 

 

Credo nel domma del purgatorio

 

Il Concilio Vaticano II insegna la fede cristiana sul Purgatorio con queste parole: “Fino a che il Signore non verrà nella sua gloria e tutti gli angeli con lui, e, distrutta la morte, non agli saranno sottomesse tutte le cose, alcuni suoi discepoli sono pellegrini sulla terra, altri che sono passati da questa vita stanno purificandosi, altri infine godono della gloria contemplando chiaramente Dio uno e trino, qual è: tutti però, sebbene in grado e modo diverso, comunichiamo nella stessa carità di Dio e del prossimo, e cantiamo al nostro Dio lo stesso inno di gloria. Tutti quelli che sono di Cristo, infatti, avendo il suo Spirito, formano una sola chiesa e sono tra loro uniti in lui.

La Chiesa di quelli che sono pellegrini sulla terra, riconoscendo benissimo questa comunione di tutto il corpo mistico di Gesù Cristo, fin dai primi tempi della religione cristiana ha coltivato con grande pietà la memoria dei defunti e, poiché “santo e salutare è il pensiero di pregare per i defunti perché siano assolti dai loro peccati” (2. Mac: 12, 46), ha offerto per loro anche i suffragi.

Questa veneranda fede dei nostri padri circa la nostra vitale unione con i fratelli che ancora dopo la morte stanno purificandosi, questo sacrosanto Concilio la riceve con grande pietà, e nuovamente Western union money order propone i decreti dei sacri Concili Fiorentino e Tridentino” (Lumen gentium n.49 e 50).

Questi Concili ecumenici hanno definito che esiste il Purgatorio e che le anime che vi si trovano, in espiazione di qualche peccato veniale o di qualche debito di pena, sono aiutate con i suffragi dei fedeli, cioè, con la S. Messa, le preghiere, le elemosine e le altre opere buone che si sogliono fare con l’ approvazione della Chiesa.

Ora tutta questa dottrina è evidenziata nel Rituale delle esequie per un defunto adulto cioè morto dopo l’uso della ragione. Infatti in questo caso la Chiesa prega che i suoi figli debitamente purificati nell’anima vengano accolti con i santi e gli eletti nel Cielo. Inoltre la Chiesa madre pietosa offre in aiuto spirituale dei defunti il sacrificio eucaristico, memoriale della pasqua di Cristo, e innalza preghiere e compie suffragi. (n.1).

 

-       Tra la morte e la sepoltura il Rituale vuole che si facciano preghiere di suffragio (n.3).

-       La messa esequiale è offerta in suffragio del defunto (n.66).

-       Nella liturgia della Parola previsto anche il testo di “Mac. 12, 43-46 dove si parla del Purgatorio.

-       Nelle orazioni la comunità cristiana intercede per il defunto affinché raggiunga il Dio della sua beatitudine (n.13) e se da questa vita rimane nel defunto qualche traccia di peccato, prega che l’amore misericordioso di Dio lo purifichi e lo perdoni (n.77 e 94).

 

 

Credo nella salvezza di un bambino battezzato

 

Si parla del battezzato che muore prima dell’uso di ragione.

La Chiesa insegna che tale battezzato è ammesso subito in cielo: Conc. Di Lione II (Denz. 464), Benedetto XII (Denz. 530), Conc. Di Firenze (Denz. 693).

Nel Rituale delle esequie di un bambino battezzato si afferma la certezza che è già in paradiso, essendo divenuto figlio di Dio con il battesimo; e insieme si prega per i genitori perché abbiano nel dolore la consolazione della fede (n.13; 118-155).

 

 

Credo nel paradiso

 

“In faccia alla morte l’enigma della condizione umana diventa sommo. Non solo si affligge, l’uomo, al pensiero dell’avvicinarsi del dolore e della dissoluzione del corpo, ma anche, ed anzi più ancora, per il timore che tutto finisca per sempre.

La Chiesa invece, istruita della rivelazione, afferma che l’uomo è stato creato da Dio per un fine di felicità oltre i confini della miseria terrena”. Così il Concilio Vaticano II: Gaudium et spes n.18.

Nel rituale delle esequie si continua nella stessa linea, perché i defunti in Cristo dimorano nella luce della casa del Padre Celeste (n.118) dove non c’è né pianto, ma pace e gioia (n.118).

-       sono accolti nella comunione dei santi nel cielo (n.96)

-       vedono Dio così come egli è (n.197)

-       posseggono in eredità Dio (n.187)

-       in Dio si allietano di gioia perenne (n.87)

-       vivono in Dio (n.136)

-       hanno la grande ricompensa della loro vita santa (n.202; 118; 205)

-       sono accolti nella pace eterna (n.88)

-       lodano Dio senza fine nella beatitudine del cielo (n.118)

-       raggiungono la patria celeste (n.194)

-       per essi la morte si trasforma in aurora di vita eterna (n.73).

 

 

Credo nella risurrezione dei morti

 

La risurrezione dei figli di Dio viene così presentata dal Concilio Vaticano II:

“Ignoriamo il tempo in cui avranno fine la terra e l’umanità, e non sappiamo il modo con cui sarà trasformato l’universo. Passa certamente l’aspetto di questo mondo deformato dal peccato. Sappiamo, però, dalla rivelazione che Dio prepara una nuova abitazione e una nuova terra, in cui abita la giustizia, e la cui felicità sazierà sovrabbondantemente tutti i desideri di pace che salgono nel cuore degli uomini. Allora vinta la morte, i figli di Dio saranno risuscitati in Cristo, e ciò che fu seminato nella debolezza e nella corruzione rivestirà l’incorruzione” (Gaudium et spes, n.39).

“Forti nella fede aspettiamo la beata speranza cioè la manifestazione del nostro grande Dio e salvatore nostro Gesù Cristo, il quale trasformerà allora il nostro corpo, rendendolo conforme al suo corpo glorioso” (Lumen gentium, n.4).

 

Nel Rituale delle esequie il pensiero della risurrezione è dominante. Ecco qualche espressione:

-       Insieme al nostro fratello defunto risorgeremo in Cristo a vita nuova (n.94), a contemplare nella luce del Signore la sua gloria (n.87).

-       Cristo primogenito di coloro che risorgono trasformerà il nostro corpo mortale a immagine del suo corpo glorioso (n.88).

-       Il nostro corpo sboccerà come un fiore nella primavera eterna (n.141), si rivestirà di immortalità (n.191).

-       Il nostro corpo non sarà distrutto ma sarà trasformato in una condizione migliore (n.30).

-       Risorgeremo nell’ultimo giorno (n.77), nel giorno del giudizio universale (n.94) e andremo incontro al Cristo quando Egli, che è la nostra vita, apparirà nella gloria (n.96).

-       Nel giudizio universale i cattivi se ne andranno al supplizio eterno, e i giusti alla vita eterna (n.205).

 

 

Credo nel mistero pasquale di Cristo

 

Riguardo al mistero pasquale di Cristo ecco come si esprime il Concilio Vaticano II:

“Dio, il quale vuole che tutti si salvino e arrivino alla conoscenza della verità, mandò il suo Figlio, Verbo fatto carne, unto di Spirito santo, ad annunziare la buona novella ai poveri, a risanare i cuori affranti, medico della carne e dello spirito, mediatore di Dio e degli uomini. Infatti la sua umanità, nella unità della persona del Verbo, fu strumento della nostra salvezza. Per cui in Cristo avvenne il perfetto compimento della nostra riconciliazione e ci fu datala pienezza del culto divino.

Quest’opera della redenzione umana e della perfetta glorificazione di Dio, è stata compiuta da Cristo signore, specialmente per mezzo del mistero pasquale della sua beata passione, risurrezione da morte e gloriosa ascensione, mistero col quale morendo ha distrutto la nostra morte e risorgendo ci ha ridonato la vita. Infatti dal costato di Cristo dormiente sulla croce è scaturito il mirabile sacramento di salvezza di tutta la Chiesa.

Perciò, come il Cristo fu inviato dal Padre, così anch’egli ha inviato gli apostoli, ripieni di Spirito santo, non solo perché predicando il vangelo a tutti gli uomini annunziassero che il figlio di Dio con la sua  morte e risurrezione ci ha liberati dal potere di satana e dalla morte e ci ha trasferiti nel regno del Padre, ma anche perchè attuassero per mezzo del sacrificio e dei sacramenti, sui quali si impernia la vita liturgica, l’opera della salvezza che annunziavano”. (S.Concilium, n.5 e 6).

 

Da queste parole risulta che il Concilio Vaticano II insegna:

 

1)    Il mistero pasquale di Cristo consiste nella sua beata passione, risurrezione da morte e gloriosa ascensione.

 

2)    Specialmente per mezzo del mistero pasquale di Cristo ha compiuto la redenzione o salvezza di tutto l’uomo: cioè, sia riguardo all’ anima (visione intuitiva di Dio in paradiso, talvolta preceduta dalla vita di purificazione e di carità verso Dio e il prossimo in purgatorio), sia riguardo al corpo (risurrezione); e per l’attuazione di tale salvezza Egli ha voluto nella Chiesa pellegrina il sacrificio eucaristico e i sacramenti, che, come insegna il Concilio di Trento (Denz. 821), ci portano come dono principale la grazia santificante, la quale, come chicco di grano, si sviluppa nella pianta della vita eterna del paradiso e della risurrezione.

 

3)    La suddetta vita soprannaturale di redenzione nell’unica Chiesa che è in paradiso, nel purgatorio e sulla terra fluisce come causa meritoria (Conc. Di Trento, Denz. 799) da Gesù mediante il suo mistero pasquale. Perciò Gesù con la sua beata passione e risurrezione è il capo vivificante della Chiesa nelle sue tre regioni: in paradiso, in purgatorio e sulla terra; e insieme la medesima Chiesa è il corpo mistico di Cristo, e tutti i cristiani viventi in paradiso, nel purgatorio e sulla terra sono incorporati a Gesù capo, come tralci alla vite (Giov. 15,4), e come piantine innestate al grande albero dal quale ricevono la linfa vitale. (Rom. 6,5).

 

L’incorporazione a Cristo inizia con il battesimo e si perfezione con i sacramenti dei vivi e con il sacrificio eucaristico.

Per la chiarezza poi si noti che la vita soprannaturale di redenzione nella Chiesa fluisce da Dio (per appropriazione dallo Spirito santo) come da  causa efficiente, per cui lo Spirito santo è l’anima della Chiesa. (Lumen gentium, n.7 e 49).

 

 

Il rituale delle esequie è celebrazione del mistero pasquale di Cristo

 

Eccone le ragioni:

 

1)    IL RITUALE DELLE ESEQUIE ESPRIME LA FEDE CHE IL PARADISO E LA RISURREZIONE GLORIOSA DEI MORTI SONO DONI MERITATICI DA CRISTO CON IL SUO MISTERO PASQUALE.

 

-       Dio ci ha salvati con la morte e la risurrezione del suo Figlio (n.49).

-       Gesù morendo sulla croce ha aperto ai fedeli le porte della vita, della luce, della gioia, della pace (n.51).

-       Dio con la morte di croce del suo Figlio ha vinto la nostra morte (n.89).

-       Dio con la gloriosa risurrezione del suo Figlio ci ha ridata la vita immortale (n.89).

-       Dio ha unito gli uomini alla vittoria pasquale di Cristo (n.87).

-       La morte è vinta e sconfitta dal suo avversario Gesù Cristo (n.191).

 

2)    IL RITUALE DELLE ESEUIE ESPRIME LA FEDE CHE GESU’ RISORTO E’ MODELLO DELLA NOSTRA RISURREZIONE GLORIOSA, cioè, i defunti, come Gesù, passeranno dalla morte alla vita riguardo al corpo.

 

-       Cristo, primogenito di coloro che risorgono, trasformerà il nostro corpo mortale a immagine del suo corpo glorioso (n.88).

-       Risorgeremo in Cristo a nuova vita (n.136).

-       Nei fedeli defunti si compie il mistero di Cristo morto e risorto (n.30).

-       Nel rituale vi è la narrazione della morte e risurrezione di Gesù (n. 206).

-       Il cero pasquale, che si mette a capo del feretro (n.51), essendo simbolo di Cristo risorto, esprime che il defunto risorgerà come Cristo è risorto.

 

3)    IL RITUALE DELLE ESEQUIE ESPRIME LA FEDE CHE IL DEFUNTO RISORGERA’ COME CISTO, SE E’ VISSUTO NELLA GRAZIA SANTIFICANTE, che il Redentore morto e risorto ci ha meritata, e che ci fa simili al suo mistero pasquale, perché con essa si muore al peccato e si risuscita a vita santa, rappresentando spiritualmente la morte e la risurrezione di Gesù (Col. 2, 12).

 

Il fedele che muore in grazia santificante passa dall’attuazione spirituale del mistero pasquale di Cristo, all’attuazione fisica del medesimo mistero nel giorno del giudizio universale.

 

-       O Dio, concedi al nostro fratello che si è addormentato in Cristo di risvegliarsi con lui nella gioia della risurrezione (n.94).

-       Se siamo morti (al peccato) con Cristo crediamo che vivremo con lui (Rom. 6,8. – n.186).

-       Chi crede nel Figlio ha la vita eterna ed io lo risusciterò nell’ultimo giorno (n.214).

-       Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna ed io lo risusciterò nell’ultimo giorno (n.214).

 

 

Pensieri di fede e di conforto

 

“L’unione di coloro che sono in camino con i fratelli morti nella pace di Cristo non è spezzata”.

Essi ci amano e pregano per noi, perché abbiamo insieme “la stessa carità di Dio e del prossimo, e cantiamo lo stesso inno di gloria al nostro Dio” (Lumen gentium, n.49). Possiamo quindi godere della presenza dei nostri fratelli defunti e della loro amicizia (n.73).

Noi supplichiamo il Signore di accogliere nel suo regno i nostri fratelli defunti, di concederci di ritrovarci insieme a godere per sempre della sua gloria, e di andare incontro al Cristo, quando Egli, che è la nostra vita, apparirà nella gloria (n.96).

 

+ NICOLA RIEZZO Arcivescovo

 

 (da L’Eco Idruntina n.4 – aprile 1975)

I commenti sono stati disabilitati.

Ultimi articoli

Sito per argomenti

Subscribe2

Commenti recenti

Risorse su Mons. Riezzo

- Articolo su Il PAESE NUOVO che informa dell'avanzamento del processo di Canonizzazione -DECRETO DEL PRESIDENTE DELLA GIUNTA REGIONALE 17 aprile 2008, n. 311  pubblicato sul Bollettino Regionale  Anno XXXIX BARI, 30 APRILE 2008 N. 69 per  l'Autorizzazione alla  tumulazione privilegiata di Mons. Nicola Riezzo.
Diocesi in cui ha operato il Servo di Dio