Ai servitori della comunità: mi aiuterete ad amare questo popolo
Data: 13/06/2009
Il nuovo Arcivescovo ci scrive ai servitori della comunità
PRIMO PIANO: il nuovo Arcivescovo ci scrive
Vengo a porgere il mio primo saluto, consapevole e convinto che d’ora in avanti sarò
anche con lei a condividere la gioia di una presenza e di un servizio alla intelligente,
operosa e da me già amata gente del Salento.
I disegni imperscrutabili e misteriosi della Provvidenza divina mi hanno chiesto di
lasciare la natia terra del Gargano per continuare il ministero di annunziatore del
Vangelo che è gioia, salvezza e potenza di Dio per ogni uomo, tra voi e per voi.
Il Dio di Gesù Cristo al quale da sempre ho consegnato la mia vita, è un Dio per molti
versi, secondo le umane categorie, ‘strano’ e imprevedibile. Con lui non si possono fare
calcoli o progetti.
Quando meno te l’aspetti scompone e vanifica i nostri progetti e propone, talvolta
impone i suoi.
È grande la fatica nell’accettarli.
È questa l’esperienza che ho vissuto nel momento in cui, attraverso la parola di
Benedetto XVI, il Signore mi ha chiesto di interrompere l’esperienza del servizio
episcopale nell’arcidiocesi di Manfredonia-Vieste-San Giovanni Rotondo e volgere
intelligenza e sguardo, cuore, passione ed entusiasmo alla nostra Chiesa di Lecce.
Umanamente il prezzo del distacco e l’inizio di un nuovo cammino mi hanno causato una
non lieve sofferenza, una piccola ferita ormai abbondantemente cicatrizzata.
Ora invece sono a contare e a spingere i giorni che mi separano dall’arrivo nella mia
nuova casa: Lecce.
Tento invano di affrettare o ridurre i tempi dell’attesa.
C’è in me un desiderio vivo e profondo: vedervi, incontrarvi, conoscervi per essere
pieno di gioia.
Fin d’ora sento di poter avere in voi, chiamati a servire la comunità, interlocutori
attenti e pronti ad aiutarmi perché possa conoscere le attese e le speranze, i bisogni e
le urgenze, le ricchezze, tante, ma anche le povertà che travagliano e costringono fasce
della nostra gente di sicuro minoritarie ma non per questo non degne di attenzione, a
vivere nella miseria che talvolta può condurre alla disperazione e alla rabbia.
Sceglierò la via del dialogo che ha un punto di partenza fondante e ineliminabile:
l’ascolto.
In una mia recente lettera ai giovani di Lecce ho scritto che il dialogo è l’arte
sapiente che ci fa conoscere, amare e rispettare le persone che incontriamo.
L’esercizio dell’ascolto mi appartiene.
Non amo le molte parole. La verbosità toglie spazio all’ascolto.
Si corre il rischio di una indebita autoreferenzialità che può misconoscere o trascurare
le ragioni dell’altro.
Voi, responsabili della comunità ed io, testimone dell’Assoluto che ama e salva l’uomo,
abbiamo in comune l’impegno a servire l’uomo e a far si che il rispetto e la
valorizzazione della sua dignità, non soffrano disattenzioni e distrazioni.
Questo pericolo è sempre in agguato.
Insieme ci sosterremo per evitarlo e scansarlo.
Con discrezione e rispetto, senza alcun tentativo di interferire su scelte e programmi
che competono ai reggitori della cosa pubblica, non mancherà, ove occorra, la mia parola
di adesione e di sostegno per un compito gravoso e delicato.
Sarò attento non solo al rispetto dei ruoli e delle competenze ma anche al bene vero
della comunità e così, ove occorra, per amore del mio popolo non tacerò.
Mi aiuterete anche voi, ad amare questo popolo per il quale io e voi siamo chiamati
all’impegno, al servizio, alla dedizione generosa e disinteressata, alla costante e
puntuale lettura dei reali bisogni a cui dare risposte concrete e non evasive, senza
ricorrere a facili promesse che in tempi particolari e redditizi abbondano ma non
realizzano, forse ingannano e alla fine deludono.
Mi auguro di potervi incontrare per iniziare un rapporto sereno, libero da orpelli e
formalismi, teso a costruire insieme il bene della comunità, capace di esprimere e
raggiungere il traguardo di un’amicizia sincera e rispettosa. Il Signore benedica le
vostre persone e renda fecondo il vostro servizio.
Con sensi di amicizia e di stima.
Autore/Fonte: Mons. Domenico D’Ambrosio