Sarò uno di voi: ……

Sarò uno di voi: vengo ad amare una Chiesa che già mi vuole bene

Data: 28/06/2009

Si trova in un autogrill dell’autostrada che lo conduce a Roma, dove il giorno dopo riceverà dal Santo Padre, in San Pietro il Pallio in quanto nuovo Arcivescovo Metropolita, quando lo chiamiamo per rivolgergli alcune domande alla vigilia del suo ingr

DOMANDA
Eccellenza, Benedetto XVI
per la terza volta in Puglia. Che
cosa le resta di questa visita che
Lei ha preparato e vissuto in
prima persona e quanto è stato
importante per lei concludere
il Ministero Episcopale nella
Diocesi di Manfredonia-Vieste-
San Giovanni Rotondo accogliendo
il Santo Padre?

RISPOSTA
La visita di Benedetto XVI a San Giovanni Rotondo e dunque alla Chiesa di Manfredonia-
Vieste-San Giovanni Rotondo è stata per me e per tutti un evento veramente di grazia.
Non è una frase fatta, un ripetere quello che solitamente si dice ma è un rivivere la
ricchezza del dono della sua parola, della sua presenza, della sua amabilità, della sua
attenzione alle varie realtà che costituiscono un po’ il grande dono di Padre Pio alla
città di San Giovanni Rotondo, a tutta la Diocesi così come a tutta la realtà
circostante.

Cosa mi aspettavo dal Santo Padre?
Il Signore disse a Pietro proprio nel momento in cui stava per rinnegarlo: ‘quando ti
ravvederai conferma i tuoi fratelli nella fede’.
Per me quindi era importante sentire nelle parole del Papa qualcosa che potesse
orientare il lavoro e il servizio che in questi anni è stato portato avanti, ma anche
sentire che cosa il Papa indicava per il prossimo futuro a fronte di questa moltitudine
immensa di persone che continuano a venire a San Giovanni Rotondo.

Con la sua visita apostolica il Successore di Pietro, ci ha confermati nella fede
facendoci riscoprire quegli aspetti importanti della spiritualità del Ministero di
San Pio che sono un po’ i cardini della vita della Chiesa e di un Sacerdote: l’altare
e il confessionale.
Due momenti grandi della nostra fede perché rappresentano il luogo del perdono e il luogo
in cui tocchiamo con mano il segno di questa presenza e di questo amore donato di Cristo
Gesù che è l’Eucaristia.
Benedetto XVI ci ha dunque ricordato queste due dimensioni mettendoci però anche in
guardia da un attivismo sfrenato che a volte ci impedisce di cogliere l’essenziale del
servizio che siamo chiamati a donare ai fratelli, un attivismo che non si concilia con
la spiritualità e con il punto centrale della vita di un Sacerdote che è soprattutto
‘homo dei’.

Il Papa ha messo insieme quelle due stupende figure, San Pio da Pietralcina e il Santo
Curato d’Ars, ambedue apostoli del confessionale, ambedue capaci di vivere la loro vita
alla presenza del Signore in una preghiera continua e diuturna per i fratelli.

Posso dire quindi che questa visita apostolica del Santo Padre è stata per me che sto
lasciando San Giovanni Rotondo per venire nella mia nuova casa a Lecce, un segno di
conforto.
Ho completato qui l’opera che mi era stata affidata da Giovanni Paolo II ed ora, la visita
di Benedetto XVI mi ha fatto capire che l’obbedienza fa crescere la comunione tra i
Vescovi e il Successore di Pietro e che la disponibilità a un servizio genera nelle
persone che lo ricevono grande gioia e grande entusiasmo.

Adesso infatti mi sento carico di entusiasmo di passione per l’annunzio del Regno di Dio
che verrò a vivere con tutti voi a Lecce.

Il Papa mi ha fatto sentire giovane e dunque in grado di iniziare un nuovo cammino, di
rivedere le tante dinamiche della vita pastorale di una Chiesa, di inserirmi fino in
fondo e di non avere paura di andare avanti perché il Signore è con me.

DOMANDA
In occasione della sua visita
a San Giovanni Rotondo il
Santo Padre le ha
affidato un messaggio
particolare?

RISPOSTA
Benedetto XVI mi ha ricordato che sono Pastore e che, sull’esempio di San Pio da
Pietrelcina, dovrò sottolineare questi due momenti particolari nella vita di un Sacerdote
e di un Vescovo: l’eucaristia e il ministero del perdono.

Sono questi due aspetti che caratterizzeranno il mio modo di essere Vescovo al servizio
dei fratelli anche nella Chiesa di Lecce.

DOMANDA
Riesce a riassumere in pochi
pensieri il suo servizio nella
Diocesi del Gargano? Quanto
è doloroso per lei il distacco
dalla Chiesa che l’ha generata
alla vita cristiana e a quella Sacerdotale?

RISPOSTA
Sono passati sei anni da quando, con mia grande sorpresa, Giovanni Paolo II mi mandò ad
esercitare il Ministero Episcopale nella Chiesa in cui sono nato, in cui ho vissuto il
mio Sacerdozio, gli anni belli della comunione e della fraternità presbiterale e dove
per diciannove anni sono stato parroco portando avanti anche altri servizi all’interno
della pastorale diocesana.
Un compito, questo, che mi fu affidato grazie alla fiducia del Vescovo dei allora, Mons.
Valentino Vailati.

Se devo essere sincero forse inizialmente, appena ricevuta la notizia, ho avvertito un
po’ la fatica del distacco. In fondo, come dice il Profeta, il Signore ci ha tolto il
cuore di pietra e ci ha dato un cuore di carne.

Per fortuna il cuore di carne l’ha dato anche ai Vescovi e quindi è naturale che si
provi un po’ di sofferenza per un distacco, ma devo ammettere che dopo aver detto il mio
‘si’, dopo aver accettato, questa sofferenza è passata in secondo piano.
Sono dunque felice di venire.

L’obbedienza mi fa sentire la gioia di un’offerta, di un dono che si rinnova.
In fondo io ho scelto di stare con Cristo.
C’è un ‘si’ dato all’inizio della mia vita, il battesimo, ed è quello un ‘si’ che
continua ad andare avanti.

Adesso sto vivendo questo momento in maniera particolare, intenso e pieno di saluti.
Proprio sabato scorso si è celebrata una messa di congedo alla presenza di tantissime
persone che mi hanno dimostrato il loro affetto e la loro stima.

Pensavo di non essere degno di tanto e ammetto che ho provato anche un po’ di imbarazzo.
Vengo comunque a Lecce tranquillo e sereno.

Non mi costa nulla venire da voi.
Anche se il prezzo di un distacco c’è sempre, questo non mi condiziona in nessun modo.

Vengo nel nome del Signore con gioia grande e con rinnovata giovinezza.

DOMANDA
Porterà nel suo cuore a
Lecce tanti anni di apostolato e
tante esperienze di carità. Porterà
a Lecce anche l’amore per
Padre Pio che anche nel Salento
è tanto amato. Un Santo, Padre
Pio, che per lei è stato un
modello di vita evangelica e pastorale.

RISPOSTA
So che nel Salento ci sono tanti gruppi di preghiera. Tanti anni fa ricordo che venni
nella Diocesi di Lecce, e più precisamente a Squinzano, proprio per incontrare alcuni di
loro.

Devo ammettere che la figura di Padre Pio mi accompagna sempre.
Come si fa a non sentirsi in qualche modo sorretti, spinti, spronati a vivere la fedeltà
di un dono da un uomo di Dio qual è stato Padre Pio?

Sono stato per vent’anni lì come parroco e di conseguenza ho vissuto all’ombra di questo
uomo. Ci sono poi dei rapporti personali che rientrano nel Sacrario della coscienza però
c’è molto della mia vita che devo a San Pio da Pietrelcina: c’è la gioia del dono e
dell’offerta della messa e del modo con cui essa va vissuta perché coinvolge noi
Sacerdoti non solo in qualità di attori, ma soprattutto come protagonisti.

Nella celebrazione, infatti, anche noi, ripetendo le parole di Cristo, offriamo noi
stessi, il nostro corpo, il nostro sangue dato per tutti e offerto a tutti.

Ecco, se la messa non è vissuta con questa intima partecipazione al mistero della Croce
e del Cenacolo non ha senso. Padre Pio mi ha insegnato a celebrare l’Eucaristia, a
viverla e a fare di questo dono la nota dominante della mia giornata.

Porterò nel mio cuore e nella Chiesa di Lecce l’esperienza del servizio agli ammalati
che mi ha visto per sei anni alla guida di questa grande e straordinaria opera di carità.

Porterò inoltre la ricchezza dei grandi incontri in Italia e all’estero con i gruppi di
preghiera che sono la vera risorsa della spiritualità di Padre Pio e sono la ‘longa
manus’ di quell’opera di carità che è la Casa Sollievo che Padre Pio ha affidato proprio
ai gruppi di preghiera chiamandoli focolai d’amore, cittadelle della carità, vincoli di
unità, riserve di amore.

DOMANDA
Eccellenza, perché prima di
iniziare il suo Ministero in
mezzo a noi ha deciso di andare
a visitare i detenuti della Casa
Circondariale di Borgo San Nicola.
Lo sa che è un gesto che la
gente sta apprezzando moltissimo?

RISPOSTA
Ci sono alcuni fedeli che non potranno vedermi, che non potrò vedere, che non potranno
partecipare alla festa per l’inizio di questo mio nuovo Ministero.

Anche loro, però, fanno parte di quel gregge che il Signore mi ha chiamato a guidare.

Se non possono venire loro, allora sarò io ad andare.

Vado a trovarli, a sentirli, ad incoraggiarli, a dir loro una parola di amicizia, di
amore, di sprone perché questo momento pedagogicamente così importante nella vita di chi
ha sbagliato, possa essere sentito non come una condanna, ma come un rimedio per
ricostruire vite sbagliate attraverso un gesto, anche il mio, che vuole sottolineare come
anche loro sono al centro della mia preghiera, del mio affetto e delle mie attenzioni.

Vorrei che tutta la comunità sentisse questo mondo di grande sofferenza e di privazione
della libertà non come un corpo estraneo della nostra vita, ma come qualcosa che ci
appartiene in quella dimensione di sofferenza per la quale ognuno di noi deve dare
qualcosa. È questa una delle opere di misericordia che il Signore ha lasciato a noi: ero
carcerato e siete venuti a visitarmi.

È questo il motivo per cui, strano ma vero, dovrò vedere in questi miei fratelli il volto
stesso di Gesù. Diventa difficile a volte capirlo, ma è Lui a dirmelo e se Lui mi dice
che andando a visitare uno di loro incontro Lui perché non dovrei farlo?

Io ho bisogno di incontrare Cristo in tutte le sue straordinarie, variegate e infinite
sfaccettature.

DOMANDA
Ciò vuol dire che nelle prime
settimana farà anche il giro
degli ospedali della diocesi per
incontrare gli ammalati?

RISPOSTA
Si certo, andrò a visitare anche le persone ammalate che si trovano in ospedale.
Incontrerò tutti coloro che non potranno incontrami. Dove c’è qualcuno io andrò.

Il Signore mi ha dato gambe lunghe e soprattutto tanto entusiasmo.

Io dico sempre che abbiamo una patente a punti per il paradiso e a volte qualche punto
lo perdiamo perché non facciamo quello che dovremmo fare.
Questi, un domani, saranno punti pesanti: ero ammalato e siete venuti a trovarmi, ero
carcerato e tu sei venuto a trovarmi, ero un uomo che ha fallito e tu mi hai accolto.

Ho bisogno quindi di aggiungere qualche punto in più perché se ho perso qualcosa sono
ancora in tempo per recuperarla.

DOMANDA
Che cosa si aspetta da questa
nuova fase della sua vita,
della sua missione Sacerdotale
e quali sono le sue attese di
uomo e di Vescovo? Che cosa
conosce della Chiesa di Lecce?

RISPOSTA
Devo essere onesto, della Chiesa di Lecce conosco ben poco. In questi due mesi, però, ho
imparato a conoscere le persone e in modo particolare quelli che saranno i miei primi e
più stretti collaboratori.
Si tratta di persone indispensabili che sono le corde di quella cetra che dovrà suonare
le melodie più belle. Come dice Sant’Ignazio di Loyola ‘bisogna restare uniti al Vescovo
come le corde alla cetra’.

In questi mesi, quindi, ho conosciuto un clero meraviglioso che è espressione della
realtà della nostra Diocesi e che attende, desidera e vuole continuare il suo servizio
con entusiasmo e soprattutto con uno spirito di partecipazione e condivisione in uno
stile di comunione.

La scelta che io farò, e che è poi la scelta della Chiesa, sarà quella del dialogo.

Incontrerò, osserverò e ascolterò. Non vengo con chissà quale bacchetta per dirigere e
creare rivoluzioni e movimenti.

Vengo ad amare una Chiesa, a conoscerla, ad osservarla, a sentirla come mia.

Vengo a conoscere il progetto che Dio ha per la Chiesa di Lecce insieme a tutti quanti
voi e questo aiuto, questo sostegno reciproco mi servirà poi affinché io possa camminare
con tutti voi su una strada particolare che sto ripetendo continuamente e che è una via
santa perché è lì che camminano i santi, che camminiamo noi irredenti dal Signore.

Non ho progetti precisi in questo momento. Porterò innanzitutto Gesù Cristo, parlerò a
tutti di Gesù Cristo e vi farò sentire, come la sento io, la nostalgia e la tristezza di
una Santità che ancora non mi prende tutto. Ecco su questa strada ci dovremmo mettere
insieme, dovremmo camminare con pazienza, aspettandoci gli uni e gli altri senza fughe
in avanti e senza ritardi immotivati.

Saremo tutti insieme e uniti in un rapporto di cordiale simpatia, di forte
collaborazione, di grande amicizia, di disponibilità all’ascolto.

Solo così mi si potrà svelare tutta la ricchezza e la bellezza di questa Chiesa, una
Chiesa che già ho intuito essere ricca e bella come la bellezza dell’arte che ha
ricamato sulla pietra la straordinaria meraviglia dell’uomo che, illuminato da Dio,
narra anche sulle pietre la straordinaria avventura dell’incontro con lui. Saremo quindi
insieme.
Vi dovrete abituare ad un Vescovo senza fronzoli, un Vescovo che cammina, esce, incontra,
si presenta, va a celebrare. Sarò quindi uno di voi.

DOMANDA
La Chiesa di Lecce già le vuole
bene e la stima. Quale invito,
quale messaggio e quale raccomandazione
vuole rivolgere al
Popolo di Dio che l’aspetta?

RISPOSTA
Devo ammettere che sono un po’ preoccupato per tutti questi attestati e queste
manifestazioni di affetto.

State calmi, perché non viene il Messia, ma un pover’uomo, carico dei suoi limiti, dei
suoi difetti ma fortemente innamorato di Gesù Cristo e dei suoi fratelli.

So bene che tra le tante fortune della mia vita c’è quella dell’incontro.

Il Signore mi ha voluto fino ad ora alla guida di quattro Diocesi e questo mi ha portato
ad incontrare decine e decine di persone, di situazioni diverse, fragilità, ma anche
entusiasmi, speranze, sconfitte e delusioni.

Ecco, io vengo a vivere la pienezza di questo mettersi insieme, di questo camminare
sulla strada che il Signore ci sta tracciando. Vengo a sentire la forza di una Chiesa
che già mi ama e che io già amo e che sarà il volano su cui costruire l’avventura del
Regno di Dio nella Chiesa di Lecce. Siate disponibili ad accogliermi.

È stata dura per me aspettare tanto tempo, ma ormai ci siamo: starò con voi e sarà
veramente un dono di Dio l’inizio di questo Ministero così come sarà un dono di Dio il
suo prosieguo.

Accompagnatemi sempre con la vostra preghiera.

Io lo sto facendo ormai da tempo.

Sostenetemi allora e state pur certi che avrò la pazienza di incontrare e dialogare con
tutti voi.

È proprio per questo che con molta probabilità tra le prime cose che farò ci sarà un
calendario di incontri che mi porterà a visitare ed incontrare tutte le comunità
parrocchiali perché grande è la voglia di conoscere, scoprire, ascoltare i fedeli in
vista di un cammino più deciso, più agile e più rispondente alle reali attese e
necessità di questa gente.

Non posso poi dimenticare e non essere grato per tutto il lavoro che Mons. Ruppi ha
fatto in questi vent’anni.

Ha dato uno stimolo non indifferente alla vita della Chiesa di Lecce e a tutte le sue
espressioni.

Penso alle tante grandi avventure che in questi anni di Ministero Episcopale la Chiesa
di Lecce ha potuto vivere: dal Sinodo diocesano alla visita del Papa, alle visite
pastorali così come tutte quelle realtà che l’hanno visto come uomo deciso, coraggioso,
attento ai segni dei tempi da studiare e soprattutto da valorizzare come tempo opportuno
e tempo favorevole di grazia da offrire ai fratelli nella fede.

[INTERVISTA: a cura di Vincenzo Paticchio ha collaborato Lucia Carbone Sarinelli]

Autore/Fonte: Mons. Domenico D’Ambrosio