Messaggio per la Quaresima 2010

Messaggio per la Quaresima 2010

Data: 11/02/2010

La voce, il volto, la casa , le strade

1. Prendo in prestito dal messaggio conclusivo della XII Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi quattro suggestive immagini:

la voce – il volto – la casa – le strade

che possono accompagnare con la ricchezza del loro significato l’itinerario quaresimale della nostra Chiesa.
La “voce della Parola” attestata nelle Scritture Sante, assume un volto e una identità umana in Gesù di Nazareth: la casa della Parola è la Chiesa che nel corso dei secoli, di essa “continua ad essere custode, annunciatrice e interprete” (7).

Questa parola esce dalla sua casa e, su mandato di Cristo Gesù, “si avvia lungo le strade del mondo per incontrare il grande pellegrinaggio che i popoli della terra hanno intrapreso alla ricerca della verità, della giustizia e della pace” (10).

2. La Quaresima, ne siamo consapevoli, nell’itinerario dell’anno liturgico ha una sua valenza significativa e, indubbiamente, continua ad esercitare nella vita dei credenti una sorta di “fascino mistico” che aiuta a sentire in modo nuovo il bisogno di una vita
che si rinnova e di un cuore che si lascia riconciliare con una vera conversione che modella i suoi passi con itinerari ascetici che mirano al recupero di ciò che è essenziale per ricomporre e restituire la bellezza delle tracce di Dio presenti nella vita dei singoli e nella storia della comunità dei redenti.

Il tempo di grazia che ci apprestiamo a vivere ci invita a mettere al centro del nostro quotidiano impegno le opere proprie della Quaresima: digiuno, elemosina, preghiera. Certo, lette con categorie speciali e nell’ottica del cosiddetto “moderno” che pretende di fare a meno di forme superate o addirittura non prive di sospetto, i tre strumenti di conversione quaresimale vengono svuotati del loro vero significato che mira a sostenere e a recuperare, se non a riscoprire l’essenziale e ciò che veramente vale nella vita cristiana.

C’è un ‘attenzione da privilegiare e un rischio da evitare.
Il rischio che si può correre è quello di spiritualizzare troppo questi strumenti di conversione. Non possono essere svuotati della loro caratteristica che li presenta come “opere” concrete da fare. Sono esperienze che, nell’ottica dell’ascesi quaresimale, costano; non comprano la salvezza ma aiutano al formarsi del cristiano adulto che si fida e si affida unicamente al Dio Salvatore.

Il digiuno, la preghiera e la penitenza, impegni penitenziali e ascetici, sono da vivere al livello non solo
dei singoli ma dell’intera comunità che accompagna il cammino di coloro che nell’itinerario penitenziale cercano l’incontro pieno con il Cristo Risorto.

Il digiuno a cui veniamo richiamati ed esortati di sicuro riguarda il corpo ma vuole, deve raggiungere lo spirito. Non può essere per i cristiani una nuova “forma di linguaggio” o un mezzo per attirare l’attenzione su persone o su diritti che la società sembra dimenticare o un modo eclatante per protestare contro le ingiustizie o torti… né può ascriversi ad una nuova “cura dimagrante” a basso costo o a costo zero. E’ un avvertire o provare un po’ di fame materiale per sentire la fame del cibo di cui abbiamo bisogno: “sta scritto: “Non di solo pane vivrà l’uomo, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio” (Mt 4,4).

3. Quanto riusciamo a mettere da parte dal nostro digiuno corporale, come ogni anno, è destinato alla Quaresima di Carità. Poiché il Signore vuole farci dono di una nuova presenza di anime oranti, con l’apertura nella città di Lecce di un Monastero di Clarisse, abbiamo bisogno di accogliere, in una dimora abitabile che stiamo individuando, le sorelle povere di S. Chiara.
Per questa casa sono richiesti interventi urgenti che chiedono alla nostra Chiesa, nell’esercizio anche del digiuno quaresimale, come forma di partecipazione dell’intera comunità, un sostegno e un aiuto per provvedere a questa casa povera, come è nello stile di vita e nella regola di queste nostre sorelle, ma dignitosa.

La voce

4. Leggiamo nel Messaggio citato: “Il creato… nasce da una parola che vince il nulla e crea l’essere (2).
La parola divina, efficace, creatrice e salvatrice, è in principio all’essere e alla storia, alla creazione e alla redenzione” (3).

Più che mai messe a tacere le tante voci, ci disponiamo con le orecchie attente ad accogliere la Parola che ha il potere di salvarci. Non sono ammessi distrazioni o rimandi. Siamo sotto la Parola. Non possiamo alzare barriere o steccati.
Non ci è stata data facoltà di scelta: è la sola Parola che salva, che dà vita, che feconda, che offre speranza. Sta a noi fare spazio in questo tempo a una maggiore familiarità con la Parola partecipando alle sante assemblee, nutrendosi di essa nella lectio divina, facendone nutrimento quotidiano nell’incontro personale con la stessa, ben convinti che essa è viva, efficace: “Non ritornerà a me senza effetto, senza aver operato ciò che desidero e senza aver compiuto ciò per cui l’ho mandata” (Is 55,11).

Il volto

5. “La parola eterna e divina entra nello spazio e nel tempo e assume un volto e un’identità umana… Le parole senza un volto non sono perfette perché non compiono in pienezza l’incontro” (4).
In Gesù di Nazareth la Parola ha il suo volto perché in Lui “la parola si è fatta carne”. La Parola si rivela in Lui ed è Lui. Il volto di Cristo Gesù svela e annunzia il mistero dell’amore di Dio che parla e manifesta all’uomo il suo progetto: la salvezza di ogni uomo, di tutti gli uomini.
L’itinerario della Quaresima, attraverso la ricca riproposizione della parola, aiuta ad accostarci sempre più al Cristo per conoscere i tratti del suo amore e la forza efficace della sua Parola.
Da questa profonda verità scaturisce l’impegno dei singoli per un’assidua frequentazione e familiarità con la parola che in Cristo ci svela “l’immagine del Dio invisibile, generato prima di ogni creatura” (Col 1,15).
Il mistero dell’amore di Dio che ci riconcilia a sé, in Cristo Gesù, deve accompagnare la riflessione orante della comunità che nella parola deve scoprire i tratti del Signore Risorto che si fa epifania dell’amore del Padre e svela la sua misericordiosa tenerezza.

La casa

6. “Come la sapienza divina nell’Antico Testamento si era costruita la sua dimora nella città degli uomini e delle donne, sorreggendola su sette colonne, così anche la Parola di Dio ha una sua casa nel Nuovo Testamento: è la Chiesa che ha il suo modello nella comunità-madre di Gerusalemme, la Chiesa fondata su Pietro e sugli Apostoli e che oggi, attraverso i vescovi, in comunione con il successore di Pietro, continua ad essere custode, annunciatrice e interprete della Parola” (6).

E’ in questa casa della Parola che incontriamo e sperimentiamo la forza Sacramentale del dono della riconciliazione.
Il tempo quaresimale si apre con l’invito “Lasciatevi riconciliare con Dio” (2Cor 5,20). Dio, offeso, riconcilia a sé l’uomo peccatore. Questo gesto unico dell’amore di Dio rimane spurio e incompleto se non c’è la nostra risposta che passa in una vita convertita, trasformata. In assenza di questa risposta c’è la confessione ma non la conversione.

A noi Sacerdoti, ministri della misericordia del Padre, chiamati a manifestare non solo la ricchezza del perdono ma anche la vita nuova che da questo gesto scaturisce e che dovremo fortificare con l’accompagnamento spirituale, affido alcune parole di Benedetto XVI: “C’è bisogno di maestri di spirito saggi e santi” che mantengano “sempre viva in se stessi la consapevolezza di dover essere degni ministri della misericordia divina e responsabili educatori delle coscienze”. In questo anno Sacerdotale ci è di esempio in questo prezioso ministero il Santo Curato d’Ars, la cui intercessione più che mai desideriamo e invochiamo.

Le strade

7. “La parola di Dio personificata esce dalla sua casa, il tempio, si avvia lungo le strade del mondo per incontrare il grande pellegrinaggio che i popoli della terra hanno intrapreso alla ricerca della verità, della giustizia e della pace” (10).

Chiamati dunque, a portare nelle piazze, nelle vie, nei luoghi in cui gli uomini si incontrano con la parola che dà speranza, che incrocia aneliti nascosti e fremiti di attesa.
Non ci è dato di custodire per noi, nelle nostre sicure protette e univoche assemblee il dono dell’amore che ci viene ridonato. La scelta della nostra Chiesa dovrà nei prossimi anni modellarsi sull’icona di Emmaus: guadagnare le strade degli uomini e camminare al loro fianco per rinfrancare e ridare fiducia, per ascoltare le loro fatiche e le loro sofferenze aiutando a superarle con il conforto della Parola che ha il potere di scaldare il cuore.

Metterci sulle strade degli uomini dovrà significare che gli sforzi per far risuonare nel vasto areopago del mondo la parola, devono vedere la nostra Chiesa intelligentemente presente anche nel mondo della comunicazione nelle sue varie forme ( internet, settimanale diocesano rivisto e rinnovato, reso agile e comunicativo, radio diocesana…).
In un tempo dominato dalla molteplicità e immediatezza, da nuove grammatiche espressive, ci viene chiesto di essere presenti e propositivi nelle nuove vie di Cristo Risorto che è salvezza, perdono e riconciliazione, perché, risuonando sulle strade del mondo, la Parola di Dio possa trovare nuovi uditori attenti e interessati che, riscoprendo in pienezza la figura di Cristo Gesù, si aprano a lui e lo accolgono come loro Via, Verità e Vita.

Conclusione

8. Ancora una volta il tempo quaresimale si propone come il “Tempo della Parola”. Come al veggente dell’Apocalisse, anche per noi c’è la voce che ci parla: “Va’. Prendi il libro aperto dalla mano dell’angelo… Prendilo e divoralo. Presi quel piccolo libro dalla mano dell’angelo e lo divorai. In bocca lo sentii dolce come il miele, ma come l’ebbi inghiottito ne sentìì nelle viscere tutta l’amarezza” (Ap 10, 8-10). Si, perché, la Parola di Dio è “più tagliente di ogni spada a doppio taglio; essa penetra fini al punto di divisione, dell’anima e dello spirito, fino alle giunture e alle midolla e discerne i sentimenti e i pensieri del cuore” (Eb 4,12).

Facciamo risuonare questa Parola “all’inizio del nostro giorno perché Dio abbia la prima parola e lasciamola echeggiare in noi alla sera perché l’ultima parola sia di Dio” (15).

Vi saluto con le parole di Benedetto XVI nel Messaggio quaresimale: “Che questo tempo penitenziale sia per ogni cristiano tempo di autentica conversione e di intensa conoscenza del mistero di Cristo, venuto a compiere ogni giustizia”.

Con la mia benedizione.

Lecce 11 febbraio 2010, memoria della B.V. di Lourdes

Autore/Fonte: Domenico D’Ambrosio