Ravviva il dono di Dio

Ravviva il dono di Dio

Data: 02/10/2010

Omelia per l’ordinazione diaconale di Andrea Zonno e l’ordinazione presbiterale di Valentin Diac – Cattedrale 2 ottobre 2010

1. In questa celebrazione liturgica, fratelli e sorelle, il dono grande che il Signore Gesù, Sacerdote Sommo, misericordioso e fedele, fa alla nostra Chiesa, risuona in tutta la sua bellezza ed è per noi l’invito del Salmo responsoriale: Venite, cantiamo al Signore, acclamiamo alla roccia della nostra salvezza. Accostiamoci a lui per rendergli grazie, a lui acclamiamo con canti di gioia (Sal95,1-2).
La nostra Chiesa loda e ringrazia il Signore per lo sguardo di amore di predilezione che oggi ancor più si fa epifania per il dono dell’ordinazione diaconale di Andrea Zonno e per l’ordinazione presbiterale di Valentin Diac.
Andrea e Valentin, con il dono del Sacramento diventeranno ministri di Cristo servo, maestro, Sacerdote e pastore perché cooperino a edificare il corpo di Cristo, in popolo di Dio e tempio santo dello Spirito.
Perché la grazia del Sacramento operi in tutta la sua forza e novità, a loro viene chiesta una dedizione totale perché il popolo santo di Dio li riconosca come veri discepoli di Cristo Gesù che non è venuto per essere servito ma per servire.
Le parole di Gesù nella pagina evangelica che ci è stata proclamata, ce lo ricordano: siamo e restiamo servi inutili anche quando vorremmo accampare come titolo di merito davanti a lui, il perfetto adempimento dei nostri doveri: anche quando avrete fatto tutto quello che vi è stato ordinato, dite: siamo servi inutili (Lc17,10).

Il dono di Dio che è in te
2. La seconda lettura, il brano ben noto di Paolo che ricorda al figlio nella fede Timoteo, il gesto che rivivremo fra poco, l’imposizione delle mani, le mie mani su Andrea e Valentin, un gesto ripetuto continuamente nel corso dei secoli, giunto fino a noi, come a legarci al ministero dell’Apostolo e di Timoteo. Un gesto grande da me compiuto molte volte nel corso dei miei anni di ministero, che conserva sempre la sua novità ed è da me vissuto con timore e tremore, consapevole della grandezza e potenza del dono dello Spirito che ha scelto uno strumento inadatto, fragile e pieno di limiti e di umane fragilità per trasmettere il dono che ci fa partecipi del suo Sacerdozio.

Chiamati a vivere nella fedeltà l‘esercizio del ministero, da subito vi renderete conto, carissimi Valentin e Andrea, che non è una impresa facile. Noi presbiteri lo sperimentiamo quotidianamente. L’annuncio del Vangelo richiede molto coraggio e forse anche un po’ di audacia per affrontare l’indifferenza e l’ostilità. Il dono e la forza dello Spirito sono per il vostro ministero. La nostra Chiesa ha atteso questo dono nella preghiera d’invocazione che questa sera si fa ancor più invocazione e lode grata e gioiosa.
Sentite rassicuranti e tonificanti le parole dell’Apostolo: Dio non ci ha dato uno spirito di timidezza, ma di forza, di carità e di prudenza (2Tm,17). Questi doni hanno bisogno continuamente di essere ravvivati, rattizzati perché non vengano oscurati dalla cenere/polvere delle nostre noiose e torpide lamentele e arretramenti, o scadano nell’usato impolverato che rende opaco e illeggibile il quotidiano di Dio nella nostra vita. Il dono non è una cosa morta ricevuto una volta per tutte ma un fermento vivo che bisogna mantenere, alimentare, sviluppare con una attenzione sempre più grande all’azione dello Spirito Santo.
La grazia del Sacramento genera energie nuove che trasformano la vostra vita, ci fanno uomini nuovi, vengono azzerate le nostre paure che talvolta bruciano entusiasmi e frenano la forza dirompente del vangelo che salva, redime, dà dimensioni di amore inusitate. Non possiamo coprire o nascondere il dono, il carisma ricevuto sotto uno strato di cenere, la cenere delle nostre abitudini, dei nostri calcoli, dei nostri piccoli e striminziti progetti. San Tommaso commentando queste parole dell’Apostolo dice che ”la grazia di Dio è come un fuoco il quale, quando è coperto dalla cenere, non dà luce e calore. Così la grazia è coperta nell’uomo dal torpore o dal timore umano”.
Chiamati e inviati ad annunziare la bella notizia ai pover, la gioia agli afflitti e ai delusi della vita, la libertà agli schiavi del male e agli irretiti dal peccato, non possiamo rimanere inerti e pavidi nel coraggio e nella franchezza dell’annunzio. Il rischio di uno strato di cenere che nasconda il fuoco della parola è sempre in agguato. Questo fuoco va alimentato senza sosta perché non si spenga.
Carissimi, questo è il mandato che il dono dello Spirito oggi affida a voi e ravviva in tutti noi.

Servi inutili
3. Un rischio che possiamo correre nel nostro ministero, dopo i lunghi anni della preparazione e dello studio, è quello di sentirci in qualche modo padroni del dono gratuitamente ricevuto. In fondo è anche frutto del nostro impegno, della nostra fedeltà, dell’attento e quotidiano ascolto della Parola.
Ed ecco il Signore ci mette in guardia: Quando avrete fatto tutto quello che vi è stato ordinato, dite: Siamo servi inutili. Abbiamo fatto quanto dovevamo fare (Lc17,9). Dobbiamo saperci, riconoscerci inutili, senza meriti perché solo se riconosciamo che il servizio non ci conferisce alcun merito, potremo assaporare la bellezza e la gratuità del dono di Dio. Riconoscersi servi inutili, senza merito, significa scoprire il volto del Dio della gratuità piena e dell’amore immeritato. A Dio non possiamo presentare il conto, o reclamare un debito.
Dio è un Signore che conosce molto bene la nostra inutilità e proprio per questo si dispone ad amarci e apprezzarci non per quello che facciamo o non facciamo , ma per quello che siamo : servi inutili ma da lui scelti e amati come figli. Lungi dunque da noi il tentativo di stabilire una sorte di equazione dare/avere. Sappiamo bene che tutto è grazia, tutto è dono di Dio. I Santi furono e sono uomini che hanno una grande idea di Dio. Perciò si considerano naturalmente come ‘servi inutili’. E’ da questa convinzione che nasce la certezza che non può sfiorarci la tentazione dell’autosufficienza sì da mantenerci sempre aperti al dono di Dio che sorprende, stupisce e non si arresta.
E’ il miracolo che anche questa sera il Signore fa alla nostra Chiesa. A dei servi inutili egli fa dono della gratuità immensa del suo amore, rendendoli partecipi del mistero di grazia che solo ha il potere di salvare e di rivelare le meraviglie del suo amore.

Alla fine
4. Questa sera noi viviamo l’assoluta gratuità del servizio di Dio che domanda una risposta di totalità di impegno , invitati a compiere tutto quello che dobbiamo fare.
A te, caro Andrea. eletto diacono la Chiesa ti domanda in segno della totale dedizione a Cristo Signore di custodire per sempre l’impegno e il servizio per il regno dei cieli servendo Dio e gli uomini.
Caro Valentin, eletto presbitero a imitazione di Cristo sommo Sacerdote, vittima pura che si è offerto al Padre, devi conSacrare te stesso con Cristo per la salvezza dei fratelli. Vivi con gratitudine, semplicità umiltà, povertà, l’abbondanza di amore che il Signore con il suo Spirito ha riversato su di te per poterlo condividere con i fratelli a cui sarai mandato, con l’intero presbiterio e con il tuo vescovo.
Siate certi, c’è la preghiera e la gioiosa partecipazione di tutti noi al dono grande che vi è stato fatto e ci è stato elargito. Sforzatevi di essere immagine di Gesù che, come dice la preghiera di ordinazione, non venne per essere servito ma per servire.
A tutti voi, fratelli e sorelle che siete assemblea santa perché da Dio convocata, l’impegno ad accompagnare con la comunione della preghiera questi due conSacrati al servizio di Dio e di tutti noi.
Che la loro parola trasmetta integra la pienezza di grazia ricevuta dal Signore;
che il loro ministero sia servizio di lode nella preghiera continua e nell’accoglienza dei fratelli;
che la loro testimonianza diventi per voi, nella fedeltà che sapranno esprimere, stimolo e provocazione per una risposta che vi coinvolga fino in fondo nell’avventura con e per Cristo.

Autore/Fonte: Mons. Domenico D’Ambrosio