Il fariseo e il pubblicano

Il fariseo e il pubblicano

Data: 24/10/2010

Omelia per l’immissione canonica di don Antonio Bruno – XXX domenica del T.O. Cattedrale 24 ottobre 2010

1.         Questa sera credo di essere un bravo indovino. Sono certo che, dopo aver ascoltato la parabola evangelica del fariseo e del pubblicano, tutti noi scegliamo di essere dalla parte del pubblicano e facciamo nostro il suo atteggiamento umile, dimesso, anzi contrito: “Abbi pietà di me peccatore”, rifiutando con decisione l’albagìa del fariseo: “ O Dio, ti ringrazio perché non sono come gli altri uomini, ladri, ingiusti, adulteri (Lc18,11).  La vita del fariseo ruota attorno a se stesso: Io non sono come…. Io digiuno, io pago le decime.

Una tale vita anche se è sinceramente e formalmente religiosa, alla fine trasforma la preghiera in un’opera dell’uomo.

E’ paradossale la sottile arroganza del fariseo che nella sua preghiera usurpa il diritto di Dio di essere l’unico giudice dell’agire dell’uomo: Il Signore è giudice e per lui non c’è preferenza di persone….ascolta la preghiera dell’oppresso (Sir35,15.16) , ci ha ricordato il brano del Siracide.

E allora soltanto quando l’uomo riconosce la povertà e il peccato che rovinano la sua esistenza, la sua preghiera acquista verità e autenticità.

L’umile e povera supplica del pubblicano viene accolta da Dio perché la preghiera del povero attraversa le nubi….non desiste finché l’Altissimo non sia intervenuto (Sir35,21). Un’immagine di alcuni geroglifici egizi dice che l’anima potrà essere ammessa alla vita divina a condizione che il suo cuore sia diventato più leggero di una piuma.

Questo non sta a significare che non si debba avere più nulla di cui essere perdonati ma non avere più occhi per vedere il peccato degli altri, e convinti e consapevoli dei propri peccati , non avere tempo per soppesare la vita degli altri.

La parabola del Vangelo ci presenta due stili di preghiera lontani tra loro: il fariseo e il pubblicano.

La posizione del fariseo è ineccepibile, è corretta: sta in piedi e il movimento dello sguardo indica la direzione giusta: Dio. Ma allo sguardo fisico non corrisponde quello del cuore, l’unico che orienta in modo giusto la preghiera. Il cuore del fariseo è accartocciato su di sé, sul proprio io. La sua preghiera  è come imbrigliata in se stessa.

Il pubblicano si affaccia al tempio, è disorientato, non cerca di guadagnare posizioni. Non sa mettersi in relazione con Dio: non osava nemmeno alzare gli occhi al cielo ( Lc18,13 ). Lui fa parte dei lontani perciò si ferma a distanza. L’unica cosa che sente e sa fare è quella di battersi il petto e gridare la sua miseria. Ma in lui c’è lo sguardo del cuore che guadagna una dimensione verticale e dalla sua miseria impara il giusto orientamento e incrocia lo sguardo di Dio: pietà di me, peccatore. Nulla da vantare come il fariseo, nulla da esigere. Può solo chiedere affidandosi a Dio e non a se stesso. Diceva Charles Peguy: “La carità di Dio non medica colui che non ha delle piaghe….Colui che non è caduto, non sarà mai raccolto, e colui che non è sporco non sarà mai ripulito”.

Abbiamo bisogno e farisei e pubblicani di conoscere le nostre miserie e gridare il nostro peccato al Padre che vede nel segreto. Sentiremo allora come il pubblicano, il bisogno di essere raccolti e ripuliti dal suo perdono.

2.   Un motivo particolare spiega la ricchezza di segni che arricchisce questa nostra santa assemblea e dà forza nuova alle nostre invocazioni. A tutti voi presento e immetto nel suo nuovo ministero di parroco  di Maria SS. Assunta nella Chiesa Cattedrale il Sac. Antonio Bruno.

Quale il significato di questo gesto? Quali i compiti ? Quali le urgenze ?

Questa è la Chiesa maior et mater di tutte le Chiese della diocesi. La Cattedrale è spazio e tempio conSacrato al Signore “pietra angolare e pienezza del tempo. Essa dunque non è solo un edificio nel quale si entra, ma un mondo di grazia, dove tutte le stagioni e le situazioni della vita hanno una loro conSacrazione.

Le pietre ‘scelte e levigate che innalzano le sue mura, sono segno di fede.

Il soffitto è figura della speranza: ostium apertum in coelum.

L’altare ricorda il Cenacolo e il Calvario.

Il Crocifisso manifesta l’amore che si dona: amor Sacerdos immolat.

La ‘cattedra’ richiama  il colle delle beatitudini, donde Cristo insegna e proclama la nuova legge per mezzo dei suoi vescovi.

a.   In questa Chiesa  Cattedrale insiste la Parrocchia Maria SS. Assunta che questa sera riceve dal Vescovo il suo nuovo Parroco nella persona del Sac. Antonio Bruno. Mons. Franco Leone passa il testimone dopo dieci intensi anni alla guida di questa comunità. A d. Franco la mia gratitudine per il tanto che  ha  saputo fare e donare, con dedizione attenta e con serena valutazione delle circostanze, delle situazioni e delle persone.

Caro don Antonio, il Signore ti fa dono di una sua grande sorpresa con un carico di gravosa responsabilità, chiamandoti ad essere a sua immagine, un pastore buono.

Sono convinto che metto sulle tue spalle un grande peso ma in qualche modo lo porteremo insieme. Nella Cattedrale c’è, come ricordavo poc’anzi un segno visibile che sta a ricordare la presenza del vescovo maestro e guida: la cattedra. E da quello che essa significa che dovrà partire il tuo ministero: l’annunzio della Parola, la celebrazione dei misteri santi, la fedeltà, l’obbedienza alla Chiesa che si esprime nella comunione con l’Apostolo.

b.   Bisognerà, per questa sua peculiarità, dare grande spazio alle celebrazioni e al loro decoro. La liturgia deve essere al primo posto nella tua cura pastorale ben convinto che la lex orandi  è la  lex credendi.

Le celebrazioni liturgiche della Chiesa Cattedrale, chiesa del vescovo, devono essere, dovranno diventare le celebrazioni tipo per tutta la diocesi.

c.          Nella Cattedrale c’è il capitolo dei canonici che deve operare secondo le finalità proprie tra le quali assolvere le funzioni liturgiche più solenni nella Chiesa Cattedrale,  e le altre che il vescovo assegna. Con il rinnovo dei suoi componenti e delle sue funzioni nei prossimi mesi, anche questa antica istituzione sarà l’espressione di una particolare ricchezza della liturgia in alcune sue espressioni e nell’esercizio del ministero della riconciliazione.

La parrocchia che insiste nella Chiesa Cattedrale, come le altre due del centro storico della città, soffrono di un continuo e , per ora sembra, inarrestabile calo demografico, E’ dunque importante la presenza, l’accompagnamento, la cura delle piccole realtà che costituiscono la pastorale ordinaria e il quotidiano servizio alla comunità parrocchiale.

La novità che ho voluto per il superamento della frammentazione e la possibile conseguente insignificanza della presenza e dell’animazione delle tre parrocchie che insistono sul centro storico, affida a te e agli due parroci e Sacerdoti un cammino che deve fare, delle scelte unitarie e condivise, la novità che crea e moltiplica la partecipazione e la concreta visibilità dell’azione pastorale.

In questo lavoro ci sarà la mia presenza e la mia costante vigilanza perché il coordinamento da me voluto e con me responsabile, non si insabbi nella inevitabile, comprensibili e iniziali difficoltà che una novità del genere comporterà. Si va verso una pastorale unitaria che dovrà abbattere confini ormai superati e non efficaci ai fini di un servizio pastorale che guarda in avanti e raccoglie le moderne sfide di una pastorale che non si lascia trascinare ma cerca di stare al passo frettoloso dell’oggi.

Caro don Antonio, non avere fretta. Questo per te è l’anno in cui dovrai osservare, conoscere, capire e poi decidere. Non devi mordere il freno ma armarti di santa pazienza. Forse dovrai essere anche un buon incassatore.

d.           Una bella novità è la presenza di don Michele al tuo fianco come vicario parrocchiale. Di sicuro la responsabilità e la rappresentanza legale della Parrocchia è la tua, ma desidero e so che su questo non troverai, non troverete difficoltà particolari, che tra voi due ci sia l’espressione di una vera comunione fraterna. Mi auguro e vi augurio di poter diventare un bel segno di fraternità presbiterale non solo per la comunità ma  per l’intero presbiterio.

Di fronte a problemi particolari, devi sapere che c’è il vescovo e, al di là della peculiarità: la parrocchia che insiste nella Chiesa del vescovo, c’è il rapporto unico che tu vivi con me, al mio fianco più di tutti gli altri. Non devi andare lontano. Sai a chi rivolgerti.

Ora mi avrai ancora di più tra i piedi. Proverò a non farti inciampare, anzi mi sforzerò di facilitare il tuo percorso con l’aiuto del Signore e la ricchezza del bene che ti porto.

Ho un sogno che ho fatto in tutte le diocesi in cui sono stato chiamato a servire: fare della parrocchia della Cattedrale una parrocchia significativa e modello per tutte le altre. Per l’avverarsi di questo sogno ci aiuterà il Signore che invoco su di te, su don Michele , sui tuoi collaboratori.

La Vergine Assunta in cielo, titolare della Cattedrale e della Parrocchia, vi raccolga e vi tenga unanimi nella preghiera perché siate pronti ad accogliere con generosità il dono dello Spirito che guiderà i vostri passi.

Amen

Autore/Fonte: Mons. Arcivescovo