Caritas in veritate

Caritas in veritate

Data: 05/11/2010

Convegno CISL – Auditorium Seminario – Piazza Duomo,5 novembre 2010
Introduzione
Il 7 luglio 2009 è stata resa pubblica la terza Enciclica di Benedetto XVI Caritas in veritate, sullo sviluppo umano integrale nella carità e verità, firmata dal Papa il 29 giugno.
L’occasione che ha motivato il Papa nella stesura di questo suo importante documento era la celebrazione del 40° della Populorum progressio di Paolo VI (1967).
Il testo dell’enciclica sviluppa un tentativo coerente che rilegge tutta l’impianto della dottrina sociale della Chiesa.
“La carità nella verità, di cui Gesù Cristo s’è fatto testimone con la sua morte e risurrezione, è la principale forza propulsiva per il vero sviluppo di ogni persona e dell’umanità intera” (n.1).
Questo inizio dell’enciclica apre al suo fondamento teologico: l’incarnazione, la venuta di Cristo, illumina e rende comprensibile un vero e integrale sviluppo. “Il vero tema dell’enciclica è il posto di Dio nel mondo’’ ( Mons. Crepaldi).
La carità nella verità non costituisce soltanto, potremmo dire, l’ingresso, l’inizio dell’enciclica. In realtà è il filo conduttore che attraversa e in qualche modo intreccia i vari temi che la compongono e che abbracciano l’“ambito sociale, giuridico, culturale, politico, economico” (n.2).
“Un cristianesimo di carità senza verità può venire facilmente scambiato per una riserva di buoni sentimenti, utili per la convivenza sociale, ma marginali….Senza la verità, la carità viene relegata in un ambito ristretto e privato di relazioni….”(n.34).
Al contrario “la verità preserva ed esprime la forza di liberazione della carità nelle vicende sempre nuove della storia… Senza verità, senza fiducia e amore per il vero, non c’è coscienza e responsabilità sociale, e l’agire sociale cade in balia di privati interessi e di logiche di poter, con effetti disgregatori sulla società, tanto più in una società in via di globalizzazione, in momenti difficili come quelli attuali” (n.5).
Questa enciclica di sicuro si ricollega alle encicliche sociali. Dalla Rerum Novarum di Leone XIII alla Sollecitudo Rei Socialis di Giovanni Paolo II, non è indubbio una sua chiara specificità derivante dalla concezione teologica di Benedetto XVI, si che emerge quella che è la dottrina sociale della Chiesa che ha un carattere potremmo dire permanente e storico si che accanto al fondamento immutabile, c’è da accogliere la complessa novità dei problemi che emergono nel divenire quotidiano.
Dopo l’introduzione nulla quale definisce “l’amore nella verità” come “una grande sfida per la Chiesa in un mondo in progressiva e pervasiva globalizzazione” (n.9), il Papa aggiunge che ”solo con la carità, illuminata dalla luce della ragione e della fede, è possibile conseguire obiettivi di sviluppo dotati di una valenza più umana e umanizzante” (n.9).
All’introduzione seguono sei capitoli:
1. Il messaggio della Populorum Progressio
2. Lo sviluppo umano nel nostro tempo
3. Fraternità, sviluppo economico e società civile
4. Sviluppo dei popoli, diritti e doveri, ambiente
5. La collaborazione della famiglia umana
6. Lo sviluppo dei popoli e la tecnica

1. Nel ricordo della Populorum Progressio il Papa scrive:” esprimo la convinzione che la Populorum Progressio merita di essere considerata come la Rerum Novarum dell’epoca contemporanea, che illumina il cammino dell’umanità in via di unificazione” (n.8).
2. Nel secondo capitolo “Lo sviluppo umano nel nostro tempo”, un capitolo lungo e significativo, il Papa fa un’ampia fotografia della situazione attuale e si domanda se le prospettive del modello di sviluppo della Populorum Progressio dopo quarant’anni hanno trovato pratica realizzazione.
“Le forze tecniche in campo, le interrelazioni planetarie, gli effetti deleteri sull’economia reale do un’attività finanziaria mal utilizzata e per lo più speculativa, gli imponenti flussi migratori, spesso solo provocati e non poi adeguatamente gestiti, lo sfruttamento sregolato delle risorse della terra, ci inducono oggi a riflettere sulle misure necessarie per dare soluzione a problemi non solo nuovi rispetto a quelli affrontati dal Papa Paolo VI, ma anche e soprattutto, di impatto decisivo per il bene presente e futuro dell’umanità (n.21).
In quest’ampio capitolo parla di “coscienza solidale che consideri l’alimentazione e l’accesso all’acqua come diritti universali di tutti gli esseri umani, senza distinzioni né recriminazioni” (n.27)
C’è inoltre il tema della necessaria apertura alla vita al centro del vero sviluppo (cfn.28). La globalizzazione è vista come una opportunità, se è orientata dalla carità e dalla verità nella prospettiva di una civiltà dell’amore (cfn.33)
3. Il terzo capitolo: “Fraternità, sviluppo economico e società civile” sviluppa una tematica precisa: la realtà economica.
L’aspetto originale così lo enuncia il Papa: “la carità nella verità pone l’uomo davanti alla stupefacente esperienza del dono. La gratuità è presente nella sua vita in molteplici forme, spesso non riconosciute a causa di una visione solo produttivistica e utilitaristica dell’esistenza….Talvolta l’uomo moderno è erroneamente convinto di essere il solo autore di se stesso, della sua vita e della società…..A lungo andare, queste convinzioni hanno portato a sistemi economici, sociali e politici che hanno conculcato la libertà della persona e dei corpi sociali e che, proprio per questo, non sono stati in grado di assicurare la giustizia che promettevano”(n.34).
Purtroppo l’economia di mercato non funziona secondo questa linea. Vi regna l’interesse, l’efficienza, la concorrenza, il potere d’acquisto (se non possiedo non conto nulla).
L’economia di mercato per funzionare ha bisogno di onestà, di fiducia e soprattutto di “giustizia commutativa” (di scambio).È cioè indispensabile una disciplina morale: la fiducia è necessaria, la giustizia è esigita.
Credo che l’analisi della realtà economica, dei processi che ad essa sopraintendono, il tema dell’impresa, il concetto di profitto, così come vengono affrontati dal Papa, aprono ad una visione inedita ed ampia della dottrina sociale della Chiesa.
4. Il quarto capitolo inizia con una affermazione significativa:
“ È importante sollecitare una nuova riflessione su come i diritti presuppongano doveri senza i quali si trasformano in arbitrio”(n.43)
In questo capitolo il Papa si sofferma sul tema dell’ambiente e afferma: “La comunità internazionale ha il compito imprescindibile di trovare le strade istituzionali per disciplinare lo sfruttamento delle risorse non rinnovabili.” (n.49)
In questo capitolo troviamo una forte e inedita affermazione: “Le modalità con cui l’uomo tratta l’ambiente influiscono sulle modalità con cui tratta se stesso, e viceversa”(n.51).
5. I temi affrontati nel capitolo quinto trovano una unità in quello della famiglia.
Questo è un concetto soprattutto teologico. La globalizzazione, il governo mondiale, l’universalità della comunicazione, non possono creare l’unità dei figli di Dio.
Il Papa sceglie l’icona della Trinità come riferimento della famiglia umana:
“Dio vuole associare anche noi a questa realtà di comunione… Alla luce del mistero rivelato dalla Trinità, si comprende che la vera apertura non significa dispersione centrifuga, ma compenetrazione profonda” (n.54)
6. Nell’ultimo capitolo il Papa affronta il tema dello “Sviluppo dei popoli e la tecnica” e afferma:“ “Campo primario e cruciale della lotta culturale tra l’assolutismo della tecnica e la responsabilità morale dell’uomo è oggi quello della bioetica, in cui si gioca radicalmente la possibilità stessa di uno sviluppo umano integrale… ed emerge con drammatica forza la questione fondamentale: se l’uomo sia prodotto da se stesso o se egli dipenda da Dio” (n.74)
La conclusione del Papa: “Lo sviluppo deve comprendere una crescita spirituale oltre che materiale, perché la persona umana è un’unità di anima e di corpo, nata dall’amore creaturale di Dio e destinata a vivere eternamente”(n.76)

CONCLUSIONE
L’enciclica a conclusione presenta un’immagine: “Lo sviluppo ha bisogno di cristiani con le braccia alzate verso Dio nel gesto della preghiera, cristiani mossi dalla consapevolezza che l’amore pieno di verità, caritas in veritate, da cui procede l’autentico sviluppo, non è da noi prodotto ma ci viene donato” (n.79)
Purtroppo la cultura del nostro tempo, la cultura dell’Occidente anche se forse inconsciamente la desidera,di fatto prende sempre più le distanze da una civiltà dell’amore. Siamo consapevoli che la cultura lascia il suo segno su tutto l’uomo, è la chiave di lettura e di interpretazione della vita e del mondo.
Non stiamo forse camminando verso un’agnosticismo di massa?
Quale il riverbero necessario della trascendenza sull’agire e sull’operare dell’uomo in campo economico?
Una vera relazione trascendente e orizzontale con Dio e con i fratelli, ci aiuta a fronteggiare le vicende socio-economiche, il progresso dell’uomo e dei popoli, la transizione insita nel processo di globalizzazione.
Le tante intuizioni che il Papa ci presenta in questa ultima silloge della dottrina sociale della Chiesa, come:
– la centralità dell’uomo sul processo produttivo,
– la difesa dei diritti dei singoli e della collettività,
– l’aiuto ai paesi più poveri,
– la responsabilità morale della economia e della finanza, della politica che molto spesso anche in chi ricopre responsabilità alte di servizio e di immagine, è avulsa da un retto agire anche in campo privato
– la riaffermazione della verità e della sua connessione con la carità,

non costituiscono soltanto una conferma, ma anche un compito rinnovato all’interno, e all’esterno della Chiesa.

Autore/Fonte: Mons. Domenico D’Ambrosio