Testimoni nel mondo dell’Opera di salvezza

Testimoni nel mondo dell’Opera di salvezza
 


“Padre, che hai conSacrato il tuo unico Figlio con l’unzione dello Spirito Santo e lo hai costituito Messia e Signore, concedi a noi partecipi della sua conSacrazione, di essere testimoni nel mondo della sua opera di salvezza “ .

E’ l’invocazione che all’inizio di questa solenne liturgia della messa del crisma, raccogliendo attese, speranze e invocazione di questa assemblea santa ho raccolto e innalzato al Padre per mezzo di Cristo suo Figlio nella forza e nell’unità del Santo Spirito.
In essa si esprime la ricchezza della conSacrazione di Gesù Messia e Signore con l’unzione dello Spirito. La bontà e condiscendenza del Padre ci fa partecipi di questo dono e con l’unzione santa ci costituisce nel mondo e per il mondo testimoni della sua salvezza.

In questa sintesi è racchiusa la lex credendi di questa celebrazione e la conseguente riflessione teologica che ci guida alla lex orandi che insieme condividiamo.
Un saluto fraterno a grato agli Eccellentissimi Vescovi che oggi si uniscono a tutti noi in questa solenne celebrazione della Messa del Crisma: Mons. Juan Rodolfo Laise. Vescovo emerito di San Luis in Argentina e Mons. Antonio Santucci, vescovo emerito di Trivento.
Fratelli presbiteri, popolo santo di Dio , non posso non esprimervi gratitudine per il dono della vostra presenza così diversificata e rappresentativa.

Non posso non ricordarvi che è la comune partecipazione all’unico Sacerdozio di Cristo che ci costituisce come “ stirpe eletta, Sacerdozio regale, nazione santa, popolo che Dio si è acquistato” (1Pt2,9),
Non posso non ricordarvi che nella celebrazione del memoriale della Pasqua, il Signore ha comunicato agli Apostoli e a noi il suo Sacerdozio. Devo allora chiedere a tutti voi la carità nobile della preghiera per i nostri Sacerdoti “perché siano fedeli ministri di Cristo” e per me perché per voi e tra voi possa ogni giorno ripresentare con tratti più veri e fedeli l’immagine di Cristo buon pastore, Sacerdote, maestro e servo.

Ora nell’ascolto della Parola che si fa contemplazione ma anche risposta attenta e fedele , lasciamo che lo Spirito apra i nostri cuori, li renda docili alla vita nuova e alla forza dell’unzione che ci costituisce testimoni del Dio santo e santificatore.

Testimoni

L’invito di Gesù ai suoi Apostoli ad essere testimoni, parte dal mandato missionario: “Andate in tutto il mondo, predicate il vangelo…” (Mc16,15). Gesù manda i Dodici che nella Chiesa sono chiamati all’esercizio di una particolare responsabilità ma siamo ben convinti che con essi nella missione è coinvolta tutta la comunità credente. Ad essi, chiamati a un compito immane e difficile : “vi mando come agnelli in mezzo a lupi” (Lc10,3), Gesù garantisce la sua presenza: “Io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo” ( Mt28,20). La sua è una presenza di consolazione e di sostegno; una presenza misteriosa che non annullerà la fatica e la tribolazione dell’assenza. Questa presenza ha un solo confine: è quello stesso della storia.
L’annunzio del Vangelo sarà opera dei ‘testimoni’ e sarà il dono dello Spirito ad abilitarli: “Manderò su di voi quello che il Padre mio ha promesso” (Lc24,49).
In questi mesi la nostra Chiesa sta vivendo, attraverso il pellegrinaggio dell’Icona della Vergine di Siponto e della visita pastorale del vescovo, una significativa esperienza di annunzio e di missione.

Alle iniziali perplessità e interrogativi stanno seguendo aperture e disponibilità insospettate. La grazia del Signore moltiplica segni evidenti dell’azione vivificante dello Spirito che suscitano stupore grato e muovono alla lode e al rendimento di grazie.
Non ci sono rifiuti o porte sbarrate: c’è attesa, c’è impegno di conversione, c’è domanda e desiderio di conoscere la Parola che non passa invano e che spesso incide come spada tagliente. A volte sembra di ascoltare come dei garbati rimproveri perché ci siamo fatti aspettare, perché abbiamo tardato nel rivolgere a tanti l’invito a farsi ascoltatori attenti del vangelo che è salvezza per ogni uomo.
Questo per la nostra Chiesa è veramente un tempo di grazia, è un kairos. Non possiamo non sentire come rivolta a noi, chiamati e mandati ad annunziare la novità del Risorto, il richiamo della Scrittura: “ne in vacuum gratiam Dei recipiatis”. Non ci è concesso di vanificare, sciupare, ridimensionare, interpretare al ribasso la forza dirompente di questo passaggio del Signore.
In questo anno di grazia, molto spesso mi sembra di trovarmi come il profeta Elia nella caverna della storia e della vita, pronto a decifrare e a capire i segni del passaggio di Dio nell’adempimento del mio

ministero e del mio servizio. Quanti errori, quanti dubbi, quante incaute interpretazioni! Sì che vivo continuamente in quell’agostiniano timeo Dominum transeuntem.
Sento continuamente su di me, pastore chiamato a vegliare e a guidare questa santa Chiesa nella lettura sapienziale e profetica dei segni di Dio, la tremenda responsabilità di non assopirmi o adagiarmi nell’accattonaggio di inediti e importati progetti pastorali che solleticano il prurito di udire qualcosa di nuovo ma sono estranei al vissuto di questa nostra comunità sempre più da amare, da conoscere, da visitare, da accompagnare nel suo itinerario di fedeltà a Colui che è sempre vivo e pronto ad intercedere a nostro favore.

Nel mondo

La missione e la presenza costante nelle comunità, mi rendono sempre più convinto che lo spazio dell’annunzio non possiamo circoscriverlo e adattarlo a confini familiari e garantiti. Le nostre scelte pastorali, a conclusione della missione e della visita pastorale, non potranno più viaggiare sui binari di tradizioni consolidate e che fino ad oggi ci hanno in qualche modo appagati e rasserenati.
L’annunzio del Vangelo fino agli estremi confini della terra, domanda a tutti noi il quotidiano impegno a guadagnare le strade dell’uomo, a conoscere e frequentare i nuovi spazi di aggregazione, a farci presenti, nel rispetto e nella fatica del dialogo paziente e rispettoso, nei moderni areopaghi per dire la Parola che è Gesù sembianza umana dell’amore del Padre, pronti a correre il rischio e il fallimento di Paolo nell’areopago di Atene: “Ti sentiremo su questo un’altra volta” ( At17,32).
Riscopriremo la forte passione per il Vangelo, quando saremo costretti a lottare per incunearci nella asettica se non laica cittadella che ospita il cosiddetto odierno pluralismo socioculturale della

umana sapienza e cercare lo spazio per dire e annunziare Cristo Gesù, speranza di vita per l’uomo segnato dalle piaghe della morte.
Non è quello che sto descrivendo lo scenario di altri mondi o di luoghi segnati dall’avanzato processo di secolarizzazione della postmodernità che non tocca le nostre comunità. Non c’è spazio per illusioni fuorvianti che se da una parte possono anche tacitare o esorcizzare le nostre paure, dall’altra ci rendono estranei e incapaci al dialogo con questo mondo sì che si chiudono tutti gli spazi per una nostra presenza e una significativa testimonianza.
Questo mondo spesso insofferente al messaggio cristiano non può farci paura. Dobbiamo saperlo amare, non possiamo rinchiuderci nelle nostre oasi protette. Dobbiamo andare a portare Lui, il Cristo, speranza e salvezza dell’uomo. E’ con noi. Ci ripete continuamente: Non abbiate paura; io ho vinto il mondo.

L’opera di salvezza

Ma cosa andiamo a portare a questo mondo? Quale l’apporto di speranza che come cristiani dobbiamo donare alla storia?
Il brano del vangelo di Luca che ci è stato proclamato rende palese l’amore gratuito di Dio per l’uomo. Per i poveri c’è l’evangelo , la buona notizia. Per gli irretiti dall’oppressione del male e del peccato c’è una vera liberazione. Per chi vive il dramma della cecità del cuore , della notte dell’anima per la lontananza dalla luce di Dio, c’è Cristo luce che illumina i cercatori di verità, i cuori oppressi e la notte del peccato. Ormai il cammino dell’ uomo è rischiarato.
E’ questo l’evangelo, l’opera di salvezza che siamo chiamati ad annunziare, forti del dono dello Spirito che con l’unzione ci conSacra tempio della gloria di Dio e ci manda a diffondere nel mondo il bonus odor Christi, il profumo di Cristo.

Il singolare passaggio della grazia del Signore domanda a tutti noi, fratelli e sorelle, un cuore pronto, una vita al servizio del Regno, qui e ora, una docilità alla Parola che di essa ci fa servi attenti, fedeli, generosi.

La Vergine Santa, Madre di questa nostra Chiesa, ora pellegrina sulle strade del nostro Gargano, ci porta in dono il Figlio suo.
Che non ci prenda ancora la comoda tentazione dell’attesa ma che per tutti noi ci sia la fretta, cum festinatione, del Cristo da portare, dello Spirito da assecondare, del Vangelo da annunziare uscendo e senza tentennamenti dai nostri luoghi e guadagnando con decisione e coraggio le strade dell’uomo e i suoi nuovi e moderni pulpiti.

Il Signore Gesù, Sacerdote sommo, misericordioso e fedele, sovrabbondi con il dono del suo Spirito, ci muova la coraggio profetico dell’annunzio del Vangelo e trasformi la vita e le opere di questa nostra Chiesa in testimonianza credibile di amore.

 


13/04/2006 Omelia per la Messa del Crisma – 13 aprile 2006

Documenti allegati: Messa Crismale 2006.pdf
Pubblicazione TESTI E DISCORSI DI MONS. DOMENICO D’AMBROSIO