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Omelia per il XVIII anniversario dell’Ordinazione Episcopale
 


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Omelia per il

 

XVIII anniversario

 

dell’ Ordinazione Episcopale

Santuario S. Maria delle Grazie

 

San Giovanni Rotondo 5 gennaio 2008

 

1.      Grazia, misericordia e pace siano con tutti voi, fratelli e sorelle, che oggi vi unite al mio rendimento di grazie al Signore che mi ha giudicato degno di fiducia chiamandomi al ministero (1Tim 1,12) nell’esercizio del servizio episcopale che da diciotto anni mi vede annunziatore della Parola e dispensatore dei santi, divini misteri prima nella Chiesa che è in Termoli-Larino, poi in Foggia-Bovino e ora in questa santa Chiesa che è in Manfredonia-Vieste-San Giovanni Rotondo.

 

Per quel personale e preferenziale rapporto rinsaldato in maniera singolare negli anni del mio servizio episcopale nella Chiesa di Termoli-Larino con il discepolo dell’Apostolo Paolo Timoteo, sono frequentemente presenti nella mia personale meditazione e preghiera, le esortazioni dell’Apostolo Paolo al suo figlio nella fede: “ Tu vigila attentamente, sappi sopportare le sofferenze, compi la tua opera di annunziatore del Vangelo, adempi il tuo ministero” (1Tim 4,5).

 

È una meditazione che talvolta diventa illuminazione, giudizio, richiamo, rimprovero per una rinnovata e mai doma fedeltà sì che si manifesti con chiara evidenza l’esercizio irreprensibile del ministero del sommo Sacerdozio al quale sono stato chiamato non in virtù delle mie opere ma secondo il  proposito e la  grazia del Signore Gesù (cf 2Tim 1,9).

 

È rasserenante e gioioso avervi accanto, fratelli e sorelle tutti, nella preghiera e nell’affetto, nella comune invocazione a Cristo “sommo Sacerdote misericordioso e fedele” (Eb 2,17), nel giorno in cui  rivivo  e faccio memoria della pienezza del dono dello Spirito che devo continuamente ravvivare e che mi è stato dato per l’imposizione delle mani del servo di Dio Giovanni Paolo II nella Basilica di San Pietro il 6 gennaio 1990.

 

 

 

 

 

2. L’esercizio del ministero per voi e tra voi si arricchisce continuamente di segni eloquenti del dono, del passaggio e della presenza del Signore che attraversa , in un itinerario non sterile, la nostra Chiesa.  La sua è una presenza non occasionale o formale.

 

Il brano del Vangelo che ci è stato proclamato ci rimanda alla chiamata dei primi discepoli secondo l’evangelista Giovanni  e alla parola concisa e categorica con cui Gesù invita alla sequela Filippo : Seguimi e loda la schiettezza di Bartolomeo l’Israelita in cui non c’è frode, tutto di un pezzo diremmo oggi.

 

In questa celebrazione la nostra Chiesa accoglie giovani studenti di teologia che attendono, quasi scalpitando e mordendo il freno, la presentazione alla loro comunità per essere riconosciuti e accompagnati con la solidarietà della preghiera nel loro impegno di dedicarsi al servizio di Dio e dei fratelli nel ministero Sacerdotale attraverso, come è per uno di loro , il dono della benedizione che lo iscrive tra i candidati al Sacro Ordine.

 

Nel lungo – ma per me, ne sono sempre più convinto, ancora breve itinerario di formazione e preparazione al Sacerdozio, attraverso il ministero del Lettorato – oggi ne verranno istituiti tre – gli eletti a tale ministero, nella costante meditazione della Parola di Dio a loro consegnata, saranno trasformati per essere fedeli e scrupolosi annunziatori.

 

L’esercizio del ministero dell’ Accolitato che riceveranno due nostri chierici, li impegnerà ad offrirsi ogni giorno in Cristo “ come Sacrificio spirituale a Dio gradito” sì che, come ci insegna la liturgia dell’istituzione, “assidui nel servizio dell’altare ……… crescano continuamente nella fede e nella carità”.

 

Figli miei e nostri carissimi, oggi con voi, con i vostri Sacerdoti, i vostri educatori, i vostri familiari, le vostre comunità, i vostri amici, vivo un momento di vera e intima gioia spirituale che non nasconde timore e tremore.

 

Il vento della modernità  o postmodernità  e dell’appiattimento e omologazione ai modelli culturali in voga,  entra, a volte con una sottile subdola forza persuasiva, anche nel vostro stile di vita e nel facile e acquiescente adeguarsi ai pacchetti e ai kit che la società dei consumi e del rischio immette con rapidità e varietà impressionanti – ce n’è per tutti i gusti, sul mercato.

 

Sono pensoso, a dire il vero preoccupato, per voi, per il vostro itinerario di formazione, per l’obnubilamento della originalità del vostro/nostro essere chiamati ad evidenziare il proprium della identità Sacerdotale che è esattamente l’antigene della esteriore superficialità a cui ci lasciamo condannare dalle mode imposte.

 

Con garbo ma con una meditata osservazione di tanti vostri atteggiamenti devo dirvi, come ho scritto nel progetto pastorale diocesano, che “immersi nella società dei consumi e del rischio, riuscite con difficoltà  a mettere in discussione i meccanismi raffinati e perversi del mercato, intento a vendere pacchetti di stili di vita da consumare senza troppi interrogativi… Viviamo in una società dalle possibilità infinite ma estremamente in difficoltà nell’indicare prospettive di senso e scelte plausibili per chi vi si affaccia”.

 

Noi invece abbiamo chiare e fortemente motivate e le prospettive di senso e la scelta per la vita. Non abbiamo da elemosinare o da prendere a nolo il dono certo della identità chiara e distintiva della nostra vocazione e della sua definitività. Non siamo condannati a un destino da precari.

 

Cristo ci fa dono della sua vita e dell’impegno a lavorare a tempo pieno e con un contratto di lavoro a tempo indeterminato nel e per il suo Regno, qui, ora, in questa Chiesa che necessita di testimoni credibili che fanno della risposta a una chiamata, un impegno chiaro, forte, definitivo, non disgiunto dalla coloritura marcatamente ascetica, fatta di generose rinunzie ai modelli umani, portatori di quella croce che ogni giorno ‘quelli della sequela di Cristo’ sono chiamati a caricarsi sulle spalle.

 

3- Al termine della celebrazione consegnerò a tutti voi, nella espressione delle rappresentanze della nostra realtà diocesana, il progetto pastorale del triennio: Giovani e famiglia in missione.

 

“Non è , come scrivo nella presentazione, il lavoro di un solitario che, ritiratosi nel silenzio e nella contemplazione, ora è in grado di presentare a tutti voi l’itinerario da percorrere con chiarezza di principi teologico-pastorali ….. È la risposta corale di questa nostra Chiesa alla Parola che la interpella, allo Spirito che la sfratta dalle comode e consolidate sicurezze, alle domande e alla provocazioni di questa nostra storia, che non può vederci relegati al gioco di difesa o di rimessa ma operosi e intenti a una sua lettura profetica, atta ad inserirci tra i protagonisti sicuri e i costruttori scelti dal mondo nuovo…. È bello potervi dire che in questo piano ci sono tante mani, le vostre soprattutto, che hanno voluto consegnare a me le loro attese, le loro proposte, il loro desiderio di essere partecipi a pieno titolo dell’avventura nella storia di questa Chiesa santa e benedetta” (PPD, 1)

 

Oggi lo affido a tutti voi

 

“con l’augurio e la speranza che in modo nuovo e concorde porteremo avanti l’attenzione, l’amore e la cura per il bene delle nostre famiglie e per la risposta alla attese dei giovani “ (ivi, 52)

 

“Alla Vergine Santa, regina delle famiglie e speranza di salvezza per un mondo giovane, per un mondo nuovo, fedele esecutrice del progetto di Dio per l’uomo ci affidiamo” (ivi, 52).

 

“Santa Maria,  Madre di Dio, Madre nostra, insegnaci a credere, operare ed amare con te. Indicaci la via verso il Regno! Stella del mare, brilla su di noi e guidaci nel nostro cammino! (Spe salvi, 50)

 

 

 

+ Domenico D’Ambrosio

 

Arcivescovo

 


09/01/2008 S.E.R. Mons. Domenico Umberto D’Ambrosio

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Pubblicazione TESTI E DISCORSI DI MONS. DOMENICO D’AMBROSIO