“Colui che mi scelse fin dal seno di mia madre”(Gal 1, 15)

“Colui che mi scelse fin dal seno di mia madre”(Gal 1, 15)

 

Omelia Ordinazione presbiterale di Andrea Lauriola

Ordinazione diaconale di Leonardo Petrangelo – Cattedrale 28 giugno 2008

 

1. Scelti fin dal grembo

2. Per amare Cristo più …

3.Senza oro né argento, ma con Cristo

 

1. L’inizio della grande solennità dei SS. Apostoli Pietro e Paolo vede la nostra Chiesa in festa per il dono del Sacramento a due dei nostri:

Leonardo Petrangelo chiamato all’ordine del Diaconato

Andrea Lauriola da Cristo Signore scelto per l’ordine del Presbiterato.

Come non sentire impellente il bisogno della lode e della gratitudine alla Trinità Santa che fa di questa Chiesa una madre feconda di figli scegliendo tra di essi i discepoli inviati ad annunziare la parola che salva e il Sacramento che rinnova e dà vita?

Girando nelle varie chiese del nostro paese per compiti legati al mio particolare ministero di custode dell’eredità di S. Pio da Pietrelcina, noto la rarefazione e il cammino ansimante in tante diocesi delle vocazioni Sacerdotali.

La generosa terra di Puglia e questa nostra Chiesa in particolare, sente su di sé uno sguardo di particolare intensità e dolcezza di amore del Cristo che continua a chiamare e a trovare ragazzi e giovani interessati e motivati nell’accogliere la sua proposta, quella che in fondo ci portiamo dentro da sempre, come ci ha ricordato l’Apostolo Paolo nella 2a lettura, riecheggiando il profeta Geremia: “Colui che mi scelse fin dal seno di mia madre e mi chiamò con la sua grazia” (Gal 1, 15).

 

È consolante e motivante per una fedeltà che si rinnova avere questa certezza: chiamati e amati da sempre. È questa la straordinaria e provvidenziale esperienza che ci è data da vivere nella nostra vocazione: presenti a Lui, scelti da Lui, mandati da Lui.

2. Ma a che cosa siamo chiamati?

Celebrando la festa dei SS. Apostoli da loro apprendiamo la fedeltà e l’intensità di quel rapporto di amore che li lega indissolubilmente a Cristo, sì che la loro vita e il loro ministero sono dedicati totalmente e generosamente all’annunzio del suo Vangelo a tutti gli uomini, anche ai pagani.

 

Il brano del Vangelo ora proclamato pone l’accento sul dialogo tra Gesù e Simon Pietro, dialogo “situato dopo il pasto conviviale con il quale Gesù ha ristabilito con i suoi discepoli, e perciò anche con Pietro, la comunione che era stata spezzata dalla sua morte” (Leon-Dufour).

 

Per tre volte la stessa domanda: Mi ami?

 

“Certo la triplice insistenza di Gesù corrisponde in positivo al triplice rinnegamento di Pietro. L’essenziale però non sta nel fatto che Pietro sia riabilitato ma che venga investito di un ruolo di cui è condizione unica l’amore per Gesù” (León Dufour).

Carissimi Andrea e Leonardo,

oggi questa domanda di Gesù: “Mi ami tu?” è per voi due.

La vostra risposta risuona in questa grande, santa assemblea che si fa testimone del vostro impegno e garantisce il sostegno con la preghiera di invocazione e l’accompagnamento concreto e la condivisione delle fatiche del vostro ministero.

 

Il Signore Gesù non si accontenta di una generica professione di amore di Pietro che lo ha rinnegato. È dunque maggiore il suo debito rispetto agli altri discepoli. Gesù esige un amore proporzionato alla misericordia ricevuta.

“Pasci i miei agnelli, pasci le mie pecorelle”.

“È sotto il segno dell’amore per Gesù che viene dato a Pietro l’incarico di vegliare sull’insieme del gregge” (León Dufour).

È in forza dell’amore a Cristo rinnovato e ribadito in questo giorno santo, caro Leonardo, che ricevi la grazia del Sacramento che ti costituisce ministro della parola, dell’altare e della carità.

 

Scaturisce da questa certa e rinnovata professione di amore a Cristo, Andrea, il dono che ti configurerà a Cristo sommo ed eterno Sacerdote, unendoti nel Sacerdozio al tuo Vescovo, ti farà annunziatore del Vangelo, pastore del popolo di Dio, fedele dispensatore dei santi misteri, intercessore dei fratelli nell’implorare per essi la divina misericordia.

 

In fondo il rapporto certo con Cristo, l’efficacia e la fecondità del nostro ministero, l’apertura e l’accoglienza dei fratelli che il Signore ci dà e ci darà da incontrare è, potremmo sinteticamente dire, una questione di amore.

 

Quale amore? Non quello facilmente riscontrabile nei tanti strani, conclamati e piazzaioli modelli in larga circolazione.

 

Il nostro amore si modella e attinge dall’Amore, quello che viene dall’alto, quello a cui Cristo ci ha ‘costretti’ con il suo: “amatevi come io vi ho amati”.

 

Un amore di gratuità, di generosità, di offerta, di dono.

 

Rimettere in circolo questo amore, carissimi ordinandi, cari fratelli presbiteri, carissimi tutti, è la sfida che raccogliamo da Cristo, è la sfida e la provocazione che abbiamo da lanciare ai fratelli, perché con noi apprendano la nuova arte di amare che smascheri le ipocrisie dell’amore, i raffinati inganni delle moderne filantropie che moltiplicano a dismisura le tante Onlus capaci di raccattare spiccioli di esenzioni a vantaggio di programmi che in nome di povertà reali creano imperi di potere e di benessere.

“Mi ami tu più di costoro”?

 

A questa domanda di Gesù ogni giorno dobbiamo saper rispondere come Pietro con il suo sofferto entusiasmo, con la sua umile e profonda convinzione: “Signore, tu sai tutto, tu sai che ti voglio bene”.

 

Qui Pietro è preoccupato di una cosa sola, ha un solo pensiero: che il Signore non dubiti del suo amore e del suo attaccamento. Che non ci siano ritorni egoistici e pentimenti. Che la fedeltà dell’amore uno, indiviso, dedicato e offerto accompagni la vostra vita, il vostro ministero.

 

Che all’inizio di ogni vostra giornata, dopo aver attivato il cellulare della preghiera, parta il primo sms al numero perfetto, o per esteso: ti voglio bene, o nella moderna, giovanile ed economica sigla: tvb.

 

3. La libertà dell’amore ci affranca dalla schiavitù delle ricchezze, dell’oro e dell’argento.

 

Come Pietro e Giovanni nell’itinerario della vita, nel pellegrinaggio che ci obbliga a percorrere le strade della storia, in tanti vengono a cercarci, vi cercheranno.

 

Fragilità, debolezze, miserie, solitudini, emarginazioni, fallimenti sono presenti in questa storia a noi consegnata. Domanderanno l’elemosina della solidarietà, grideranno il bisogno di aiuto. Non possiamo schizzinosamente rifiutarci di prendere la mano che si tende verso di noi o passare oltre.

 

Di sicuro il nostro dovere non è quello di fare della nostra carità accogliente la motivazione per accumulare e conservare beni da distribuire.

 

C’è una fame di amore che nel nome di Gesù Cristo, il Nazareno, possiamo donare.

 

Devono abbondare le riserve di amore che, come diceva S. Pio da Pietrelcina, quanto più sarà abbondante in uno tanto più si comunicherà agli altri.

 

Nel nome di Gesù e con il dono dello Spirito che sarà effuso su di voi,

siate testimoni dell’amore

servitori della speranza

operai generosi e fedeli

che affrettano l’avvento del Regno,

sentinelle vigili

che annunziano

l’approssimarsi del giorno del Signore,

nel quale, come lampada

che arde e brilla,

risplenderà la Parola

che sola può salvare le nostre anime.

 

4. Beati, Santi Apostoli Pietro e Paolo,

vegliate e intercedete per noi

qui radunati per ribadire

la nostra fede in Cristo Gesù,

il solo che ha parole di vita eterna

come tu, beato Pietro, ci hai insegnato,

e la nostra disponibilità e prontezza,

come te, Saulo sulla via di Damasco.

Che questi nostri due fratelli oggi messi a parte della ricchezza di doni e di grazie che il Signore Gesù elargisce a coloro che sceglie e chiama perché stiano con lui,

sappiano imitare l’ardore apostolico per la parola da annunziare e la forza dell’amore a Cristo,

che hanno segnato la vostra vita e il vostro ministero per il Regno.

Signore Gesù, salga a te, ancora una volta, l’inno di benedizione e di lode

perché in Pietro ci doni

il primo modello di confessore

ella fede in te,

e in Paolo, come ci ricorda il prefazio,

“il maestro e dottore che annunziò

La salvezza a tutte le genti”.

 


02/07/2008 Omelia per l’Ordinazione presbiterale e diaconale – 28 giugno 2008

Pubblicazione TESTI E DISCORSI DI MONS. DOMENICO D’AMBROSIO