Andate in tutto il mondo, predicate il Vangelo ad ogni creatura

Andate in tutto il mondo, predicate il Vangelo ad ogni creatura
Omelia per la Solennità di San Lorenzo Maiorano
 


1. Su tutti voi invoco la particolare protezione e intercessione del nostro Santo Patrono, il Vescovo San Lorenzo Maiorano che ha fatto sue le parole che ora ci sono state annunziate dal Vangelo di Marco: Andate in tutto il mondo e predicate il Vangelo ad ogni creatura (Mc16,15).
Le scarne notizie che abbiamo della sua vita e del suo ministero, notizie, che camminano sul filo della storia e della leggenda, in un forte intreccio tra la devozione popolare e la lunga tradizione che incrocia la storia delle apparizioni dell’Arcangelo Michele che sceglie proprio il Vescovo Lorenzo come suo interlocutore e fiduciario presso il santo popolo di Dio, fanno del nostro Santo l’uomo del dialogo con Dio che trasmette ai fratelli la Parola che gli viene consegnata.
Le poche, scarne e a volte contraddittorie notizie ce lo presentano come il pastore fedele che annuncia e proclama il Vangelo nella Chiesa di Siponto alla fine del V secolo, una comunità segnata già da una tradizione viva di fede, bagnata e autenticata anche dal sangue dei martiri.
San Lorenzo è’ il pastore che protegge e difende il suo gregge contro i barbari invasori e devastatori.
Per noi oggi che continuiamo a celebrare nel ricordo grato la festa del Santo Patrono, egli è innanzitutto l’uomo di Dio e il servitore dei fratelli, chiamato a condividere la incerta, fragile umana avventura, nella quale egli, uomo donato a conSacrato al Signore, forte del ministero che gli è stato affidato, inserisce la forza della speranza e il ministero della consolazione che scaturiscono dalla verità ed efficacia delle parole che ora abbiamo ascoltato nella pagina evangelica: Nel mio nome scacceranno i demoni, parleranno lingue nuove, prenderanno in mano i serpenti, e se berranno qualche veleno, non recherà loro danno; imporranno le mani ai malati e questi guariranno (Mc16,17-18).

2. L’esercizio di questo ministero di speranza e di consolazione è quello che Gesù ha consegnato alla sua Chiesa. E’ il ministero che oggi deve accompagnare e di fatto accompagna l’azione pastorale della nostra Chiesa, fedele al mandato di Cristo Pastore, impegnata a non tradire l’abbondante riserva di grazie divine e di forti testimonianze di fedeltà a Dio e all’uomo che i pastori santi di questa Chiesa, tra cui eccelle il Santo Patrono, ci hanno consegnato. Questi tesori non sono al riparo nella cassaforte della storia passata, sono alla portata di tutti perché i doni di Dio non sono dati per impinguare gli egoismi di pochi ma per moltiplicare la fruizione ai molti che avvertono il bisogno di rompere lo schema limitato della propria esistenza che cerca l’aggancio e l’ingresso nell’infinito, memori di quella parola di Sant’Agostino: ‘ci hai fatti per te e il nostro cuore è inquieto finché non riposa in te ’.

E’ per rispondere a questo bisogno che attinge l’infinita ricchezza e grandezza di Dio, che la nostra Chiesa in questo anno, fedele al comando di Geù: andate, predicate il vangelo , si è messa in cammino accompagnata dalla Icona della Madonna di Siponto, nel desiderio di percorrere tutte le strade e gli itinerari della vita dei nostri fratelli per dare risposte a domande sul senso della vita, a bisogni di autenticità, offrendo la proposta dell’incontro con Cristo come la risposta capace di dare libertà, serenità, compiutezza.

3. Questo impegno nell’andare e nel portare l’annuncio del vangelo della speranza è di tutta la nostra Chiesa. Sta qui il senso vero della sua missionarietà. Scaturisce dalla consapevolezza di questo compito la scelta missionaria che coinvolge in questo anno di straordinario annunzio molti di voi battezzati. Al mio invito ad andare avete risposto in tanti. Siete più di 400 che da me avete ricevuto il mandato ad andare a predicare il vangelo di Cristo Gesù in tutte le realtà della nostra Chiesa.
Come non sentire il bisogno della gratitudine al Signore che dona alla nostra Chiesa questo ampio respiro di missionarietà e di desiderio di comunicare la buona notizia della salvezza sì che nessuno resti escluso dal vangelo della vita?

4. Siamo chiamati a predicare e ad essere testimoni del vangelo della speranza .
Questo, per molti di noi, per le nostre comunità, è un tempo strano di perdita di gioia e di entusiasmo. Ci sentiamo messi all’angolo e facciamo ben poco per venirne fuori. Ci adattiamo a una vita rimpicciolita a costretta a spazi angusti. I progetti vengono accantonati. Forse per quieto vivere, peggio ancora, perché delusi o scoraggiati, accettiamo di imporci il silenziatore. A volte mi sembra che tra noi si faccia strada una strana deriva nichilista. Non siamo più capaci di rivolta contro forme ipocrite e larvate di male, di rifiuto di un mondo che non ci appartiene. Facciamo nostra l’affermazione di un canto in voga nelle nostre assemblee: lascia che il mondo vada per la sua strada; e ci rifugiamo in comodi alibi che non cambiano la stortura imperante; corriamo il rischio di non saper più condannare come male ciò che mortifica la nostra dignità.
Lasciamo che solo pochi, che consideriamo idealisti o illusi , perseguano l’impegno e la lotta che, fuori dall’accettazione di regole e dalla condivisione di comuni interessi, spesso si trasformano in ribellione assurda, mistificante e distruttrice anche di regole certe del vivere sociale.

Guardo alle nostra comunità, guardo alla nostra, alla mia Manfredonia e mi sembra cha abbia indossato i panni di una vedova che ha scelto come abituali e duraturi i panni del lutto. Sembra che per noi si siano ermeticamente chiuse le porte della speranza e della fiducia. Un inedito tirare a campare non può appartenerci. Potenzialità, energie e intelligenze non mancano. C’è bisogno di un colpo d’ali che ci renda disponibili al servizio e all’impegno, forti e convinti delle potenzialità presenti che forse stazionano, come gli operai del vangelo, nelle nostre strade e nelle nostre piazze, in attesa di chi li prenda a giornata per la crescita della qualità e dello spessore della fiducia e della risposta ad attese urgenti.

5. Forse questa mie affermazioni potrebbero sembrare un fuori tema. Per me, più che per voi risuonano forte come successore degli Apostoli, come successore del Santo Vescovo Lorenzo Maiorano nella guida di questa Chiesa, le parole dell’Apostolo Paolo a Timoteo nella seconda lettura: Ti scongiuro davanti a Dio e a Cristo Gesù…..annunzia la parola,insisti in ogni occasione opportuna e non opportuna, ammonisci, rimprovera, esorta con ogni magnanimità e dottrina (2Tm4,1.2).
Guai a me, mi ricorda ancora l’Apostolo Paolo, se non predicassi il Vangelo (1Cor9,16). Verbum Dei non alligatur, la parola di Dio non può essere legata alle nostre personali, convinzioni o alle nostre convenzioni. La libertà della Parola che salva, esce dai nostri schemi e rompe i nostri tatticismi.
Mi sembra che in questa ora della nostra storia viviamo come tra due mondi: un mondo che muore e un mondo impotente a nascere, perché noi cristiani non ci impegniamo con audacia e con coraggio a fare spazio alla novità del Vangelo che chiede nostre conversioni e novità di presenze che non si impongono con i progetti ma che passano attraverso la testimonianza di una vita nuova.
Domandiamo in questo giorno che vede l’intera nostra comunità unita nell’invocare e domandare la protezione del suo Patrono, ma anche pronta nel riaffermare il suo impegno nel servizio, nella promozione e nelle risposte alle attese dei tanti, che aumenti il tasso e la qualità della speranza che ci muova concordi nel rifiutare piagnistei e accuse fuorvianti e nel progettare una comunione di intenti, una maggiore e costante valorizzazione della risorsa del dialogo perché torni ad abitare tra noi la piccola sorella della speranza.

Su tutti voi scenda la benedizione del Signore che il Vescovo Lorenzo domanda per noi qui presenti, per i tanti assenti, per gli ammalati, per i poveri, per i giovani che nell’incertezza di un sicuro progetto di vita abbandonano i luoghi dell’incontro e del comune impegno.

 


08/02/2006 Omelia per la Festa di San Lorenzo Maiorano – 7 febbraio 2006

Documenti allegati: Omelia per la festa di S.Lorenzo 2006.pdf
Pubblicazione TESTI E DISCORSI DI MONS. DOMENICO D’AMBROSIO