Luce per rivelarti alle genti

Luce per rivelarti alle genti

Data: 07/02/2011

Presentazione del Signore Omelia Monastero di San Giovanni Evangelista -2 febbraio 2011

1. La festa della Presentazione del Signore fa accorrere anche noi, come i vegliardi Simeone e Anna, al tempio santo, per vedere, con gli occhi illuminati dalla luce della fede, il Cristo del Signore.
Alla celebrazione siamo stati introdotti da un gesto fortemente simbolico, il suggestivo lucernario, chiedendo al Signore che, illuminati dalla luce dei nostri ceri, infonda nel nostro spirito lo splendore della sua santità.
Siamo stati invitati ad accogliere tra le nostre mani un cero, quindi ad entrare processionalmente in Chiesa portando tra le mani la luce, simbolo per eccellenza della manifestazione di Dio. Un rito molto semplice ma simbolicamente ricco. Quaranta giorni dopo la solennità del Natale la comunità di coloro che credono si ricorda e celebra che la luce vera che illumina ogni uomo(Gv1, ) manifestatasi nel Verbo che si è fatto carne, non può essere soltanto accolta, ma in qualche modo deve essere anche restituita per poter diventare luce che splende nelle tenebre, certezza di salvezza per tutti. “Anche noi dobbiamo camminare stringendo le fiaccole e correre portando le luci.

Così indicheremo che a noi rifulse la luce e rappresenteremo lo splendore divino di cui siamo messaggeri. Per questo corriamo incontro a Dio. Ecco il significato del mistero odierno” (S. Sofronio di Gerusalemme).
Il nostro deve essere un gesto che imita quello della Vergine Maria che ha aperto il suo grembo all’ingresso pieno di Dio nella nostra storia.

2. Il brano del vangelo ora proclamato, ci presenta la Santa Madre di Dio nel momento in cui insieme a Giuseppe si reca al tempio per presentare il bambino Gesù al Signore, come è scritto nella legge del Signore.
In questo gesto la Chiesa comprende e riconosce la sua vera missione nel mondo: accogliere e offrire Colui che salva il mondo, che redime la storia percorrendo e attraversando il fragile tempio della nostra umanità. Significativamente scelta la Chiesa dedica questa giornata alla vita conSacrata.

Oggi facciamo memoria in modo particolare del dono della vita offerta e consegnata in modo totale al Signore. Oggi accogliamo, meditiamo, rendiamo lode al Signore, invochiamo la pienezza del dono dello Spirito per tanti uomini e donne che, in una vita pienamente conSacrata, esprimono il desiderio di una dedizione radicale al regno di Dio attraverso , come scrivono i vescovi italiani nel messaggio per questa giornata, “la testimonianza gioiosa della castità come riferimento sicuro per imparare o ordinare gli affetti alla verità dell’amore; nella povertà evangelica che educa a riconoscere in Dio la nostra vera ricchezza che ci libera dal materialismo avido di possesso e ci fa imparare la solidarietà con chi è nel bisogno; nell’obbedienza, la libertà viene educata a riconoscere che il proprio autentico sviluppo sta solo nell’uscire da se stessi, nella ricerca costante della volontà di Dio”.

3. Oggi questo segno si rinnova in modo particolare e definitivo nella conSacrazione monastica di una nostra sorella, Sr. Emanuela Parata, che in questo Monastero di San Giovanni Evangelista, vivrà la totalità della sua offerta al Signore, nella regola di San Benedetto, nulla anteponendo all’Opera di Dio.
Accanto a questa sorella e alla sua comunità, tutti i conSacrati e le conSacrate che vivono e testimoniano il loro particolare carisma in questa Santa Chiesa di Lecce, rinnovando l’impegno di fedeltà piena nella sequela di Cristo povero, casto, obbediente, chiedono a tutti noi il sostegno della preghiera e la condivisione della gioia del dono, perché ogni giorno si offrano a tutti noi come un segno che “può e deve attirare efficacemente tutti i membri della Chiesa a compiere con slancio i doveri della vita cristiana” (Lumen gentium 44).
Non è esagerato affermare che la vita di conSacrazione è come una fiaccola che ricorda alla Chiesa stessa non tanto ciò deve fare ma ciò che è chiamata ad essere continuamente: due braccia aperte pronte ad accogliere la luce della rivelazione di Dio che in ogni momento cerca di farsi strada nella storia e viene offerta al mondo con la testimonianza di una vita che ha scelto la logica delle beatitudini.

4. La fatica per una fedeltà costante e piena a una vita totalmente consegnata, necessita di una particolare intercessione e di un modello a cui ispirarsi. La liturgia di questo giorno ci offre tutto questo nella presenza della Vergine Maria.
Nel vangelo Simeone, il vegliardo mosso e guidato dallo Spirito, dopo aver benedetto Gesù e la Madre sua, rivolge alla stessa una grande parola profetica sulla sorte del Figlio, che chiede a Maria una partecipazione di profonda intensità.
Non può sfuggirci l’aspetto Sacrificale della presentazione di Gesù al tempio. E’ l’agnello da offrire in Sacrificio, un Sacrificio che è in funzione della salvezza: “Egli è qui per la caduta e la risurrezione di molti” (Lc2,34). Questo Sacrificio, questa offerta, non tocca soltanto Cristo Gesù ma tutti coloro che mossi dallo Spirito, accettano di inserirsi ‘responsabilmente e solidarmente’ nel disegno di salvezza. La prima che si associa a questo mistero e sulla via del dolore, “anche a te una spada trafiggerà l’anima” (Lc2,35), è la Madre del Messia, cooperatrice del mistero della salvezza.
“Per libero volere di Dio, la Madre e il Figlio sono indissolubilmente associati, come indissolubilmente associato a questo mistero di salvezza è il nuovo popolo di Dio che nasce dalla passione del Figlio e dall’anima trafitta della Madre. E come la vergine Maria è presente nella vita del Cristo, dalla sua venuta nel mondo alla sua morte e alla sua risurrezione, così è presente nella nostra vita”. (G.M.G.).

Signore Gesù,
accogli la nostra offerta,
l’offerta totale di questa nostra sorella,
l’offerta dei conSacrati e delle conSacrate.
Che ognuno di noi venga incontro a te
non a mani vuote ma con il riflesso della luce
che tu fai splendere sui nostri volti
resi nuovi dalla tua offerta e da quella della Madre tua
che oggi ha preso anche noi tra le sue braccia
per presentarci al Padre.

Autore/Fonte: Mons. Domenico D’Ambrosio