Messaggio dell’Arcivescovo per la Solennità dei Santi Patroni

Messaggio dell’Arcivescovo per la Solennità dei Santi Patroni

“Le nostre periferie esistenziali”

Al termine della solenne processione dei Santi Patroni per le vie della città
l’Arcivescovo Metropolita di Lecce, Domenico Umberto D’Ambrosio,
pronuncia il tradizionale Messaggio

Lecce, 24 agosto 2014

A tutti voi, amici cari, il saluto dell’intero nostro presbiterio e il mio personale, grato e riconoscente per essere qui a vivere il gioioso momento della festa in onore dei nostri Santi Patroni, Oronzo, Giusto e Fortunato. Nessuno si senta escluso da questo mio gesto di amicizia che è  per tutti e per ciascuno. Sarei contento di salutarvi personalmente, ma so che siete…stanchi! Lungo il percorso processionale, come ogni anno,  ho voluto dire una parola di conforto, un saluto, una benedizione, ad anziani, ammalati, bambini.  A loro la mia gratitudine per avermi rivolto parole di benevolenza e di benedizione.

A tutti voi un ulteriore grazie per la pazienza e benevolenza che ora  mi userete nell’ascoltare il mio tradizionale messaggio  per la festa dei nostri Santi.

1.      Da alcuni mesi, in particolare dalla data della pubblicazione dell’Esortazione Apostolica Evangelii gaudium di Papa Francesco il 24 novembre dello scorso anno risuonano nel mio cuore e mi interrogano alcune sue parole: “Il Signore chiede e tutti siamo invitati ad accettare questa chiamata: uscire dalle proprie comodità e avere il coraggio di raggiungere tutte le periferie che hanno bisogno della luce del Vangelo” (EG 21).

Quali periferie?

Il Papa  parla di periferie esistenziali  che vedono messe, costrette ai margini della miseria, della solitudine, della violenza, dell’emarginazione, un numero sempre più crescente, in spaventoso aumento, di uomini e donne che vedono mortificata e immiserita nella sua dignità il dono più bello: la vita.

Per tutti noi oggi è un giorno di festa. Potremmo dire, ed è bello, che c’è una sorta di deriva comunitaria alla festa. Viviamo , non tutti però, come giornata libera da paure, da tristezze, dai mille problemi che ci travagliano, che ci costringono a tagliare, a ridurre, a non comprare, a trovare modi e forme per far fronte ai bisogni anche elementari della vita di ogni famiglia.

Ogni giorno ci piovono addosso le previsioni catastrofiche che i mezzi di comunicazione  non lesinano nell’evidenziarle.

Dall’altra le promesse: i cento, i mille giorni,  ‘state buoni se potete, tranquilli. Poi ci viene detto che quel piccolo segno, il + di crescita è diventato  – . Ma poi alla ricerca di strane consolazioni continuano col dirci, storia di questi giorni: non vi preoccupate! anche la gran ferrea madre dell’Unione Europea , la sua locomotiva, è costretta a fare i conti con il segno negativo: il -.

Questo è quanto il momento presente ci fa vivere.

Quali i risultati? L’aumento delle nostre  periferie esistenziali.  La nostra festa non può allontanarci da queste periferie che sono tante anche tra noi.

Questa sera, sotto lo sguardo dei nostri Santi Patroni: Oronzo, Giusto e Fortunato, dobbiamo avvertire in tutta la sua urgenza l’invito di Papa Francesco: “raggiungere le periferie che hanno bisogno del Vangelo”.

Questo invito ci porta a raggiungere persone costrette a vivere un’esistenza periferica, a volte una larva di esistenza. Vi presento due periferie esistenziali largamente presenti tra noi.

2.             La prima è situata in Borgo San Nicola, 4.  Forse mi rimprovererete la mia monotona ripetitività. C’è una differenza però. Negli scorsi anni era un saluto per gli ospiti che sono stati i primi ad accogliermi cinque anni fa venendo a Lecce come vostro vescovo.

Quest’anno non è un semplice saluto: è denunzia di una situazione che mortifica e lede la dignità di questi nostri fratelli detenuti.

E’ questa realtà una struttura pesante, situata alla periferia della nostra città, è difficile che ci siano sguardi indiscreti su di essa. E’ un corpo estraneo al contesto della città. E’ una realtà sociale scomoda, una vera Sacca di emarginazione sociale.

Vengo a dirvi che il carcere è veramente una periferia esistenziale oltre che reale, in cui sono tanti i problemi e le povertà che si vivono: sovraffollamento, carenza di prospettive educative, ozio obbligato, talvolta carenza della sicurezza del diritto e della pena.

E’ un luogo di sofferenza non sempre di redenzione, ma carico di aspettative e di esperienze di solidarietà e di attenzione alla dignità umana.

Ci raggiunge una parola di Gesù: ero nudo, affamato, malato, carcerato e sei venuto a trovarmi.  La condizione dunque di detenuto è tra le povertà in cui il Cristo si identifica.

La differenza tra la concezione di pena secondo i canoni dei vari ordinamenti giuridici e la giustizia divina, è veramente grande. Nella prima prevale il senso della punizione, nella seconda quella dell’amore e della misericordia.

Per noi cristiani il carcere è una sfida, è un termometro per la nostra fede. Se siamo capaci di farci carico di questa porzione di Chiesa che è fatta di fratelli difficili, è segno che nel nostro cuore fa breccia la novità che viene dal messaggio evangelico.

Da alcuni anni operano in questa particolare periferia alcune associazioni di volontariato tese a promuovere il reinserimento sociale durante l’esperienza detentiva e al termine dello sconto della pena per il ritorno alla piena libertà.

Da alcuni mesi la Caritas Diocesana, in piena collaborazione con la struttura carceraria e l’autorità di sorveglianza, porta avanti il progetto “70volte7”  finalizzato all’avvio e alla conseguente gestione di un Centro Sociale Rieducativo per detenuti con l’ammissione di alcuni detenuti al lavoro estraneo al carcere e ad attività formative giornaliere.

Esperienza nuova che, in aggiunta alle altre associazioni di volontariato, dona a noi credenti la possibilità di essere fedeli al mandato di Gesù: ero carcerato e non mi avete abbandonato.

La periferia esistenziale di Borgo San Nicola domanda a tutti noi un’attenzione nuova e cordiale. Alle istituzioni chiamate a farsi carico ad es. degli ex detenuti in difficoltà  e che raramente riescono ad assolvere il loro compito per mancanza di fondi, a noi credenti, l’impegno a non volgere le spalle a questi nostri fratelli difficili, impegnandoci perché l’esercizio della giustizia metta sempre al centro la persona umana e che sul discorso pena ‘arrivi sempre più forte la luce della misericordia e dell’amore’ (V. Trani).

Da ultimo giunga a questi nostri fratelli detenuti e a tutti gli operatori di Borgo San Nicola l’assicurazione che non li dimentichiamo e che per ciascuno di essi c’è il nostro sincero e cordiale saluto.

3.             La seconda periferia esistenziale sono i poveri, i tanti che bussano ai vari centri di ascolto  della Caritas Diocesana e delle nostre parrocchie, che chiedono e ottengono sostegno e aiuto ma anche accoglienza e ospitalità presso la Casa della Carità e le sue succursali. Nei circa venti mesi dalla sua apertura questa Casa ha accolto oltre 1550 ospiti da 32 diversi Paesi con 9900 pernottamenti  e la distribuzione di oltre 23.000 pasti, servizio docce, consulenza medica e legale. Da aggiungere gli oltre 500 ospiti che ogni giorno trovano un pasto, un sorriso , un’accoglienza nelle varie mense  che la carità della nostra Chiesa dona con un esercito di volontari, e tra essi, ed è segno di fresca speranza, molti i giovani.

Quale il miracolo di questa carità? Aver intaccato nella sua graniticità  la periferia esistenziale dei vecchi e nuovi poveri. Ne do atto, e dico tutta la mia gratitudine e convinzione. Per loro abbiamo aperto e continuiamo ad aprire le nostre case, le nostre Chiese. Ma tutto questo non basta, non può bastare.

Rinnovo il mio grato stupore per quanto la Caritas e le Parrocchie sanno inventare su tutti i fronti per non lasciare inevase le tante domande che la povertà pone a chi, come i discepoli di Cristo, è chiamato a donare sempre.

E’ lungo l’elenco delle tante opere e dei molti servizi che sappiamo offrire. Vanno dai tre ambulatori medici con tutte le necessarie prestazioni anche specialistiche grazie anche all’impegno della e alla piena disponibilità dell’ASL di Lecce, al centro di distribuzione farmaci, ai due empori  della solidarietà, ai vari centri di accoglienza e di ascolto, alla distribuzione di generi di prima necessità per circa 170.000 persone, al progetto ‘il prestito della speranza’ patrocinato dalla Caritas Italiana e finanziato dalla CEI che ha erogato  prestiti per oltre 300.000,00 euro per aiuto a famiglie in forte disagio. L’ultimo fiore all’occhiello che ho annunziato al termine della processione dello scorso anno, portato avanti dalla carità della diocesi, è il ’microcredito Sant’Oronzo’  che ha permesso l’avvio di due cooperative giovanili e di una terza in itinere.

Chi bussa alle nostre porte sa che si apriranno ad accogliere, ascoltare, donare…

Sappiamo che la Chiesa, la nostra Chiesa, esperta in umanità, è stata definita e molto spesso lo verifichiamo, ‘il buon Samaritano della storia’.

Nel povero, ammalato, affamato, carcerato, c’è Cristo. Passando davanti e venendo a noi sarà sempre amato, aiutato, non giudicato.

4.             Carissimi tutti, il messaggio di quest’anno ha un sapore diverso. Facciamo festa ma non giriamo le spalle e il viso di fronte alle tante miserie che affliggono molti, forse troppi, della nostra comunità e i tanti che vengono a stare con noi.

A tutti voi costituiti in autorità per servire e dare risposte chiedo sommessamente ma convintamente: non lasciateci soli sui tanti fronti della povertà e dell’emarginazione.

Siate certi che i  poveri non li manderemo a voi. Ma vi prego di non mandarli con troppa facilità a noi. A volte avvertiamo un peso eccessivo e una gravosa impotenza a evadere attese e richieste. C’è ormai tra noi un universo silente e invisibile che riesce a mangiare e a vestirsi grazie all’aiuto che la nostra carità riesce ad offrire.

La Provvidenza divina non ci abbandona e questa Provvidenza spesso è il grande cuore dei Leccesi e non che in vari modi sanno che devono sostenere, e lo fanno con generosità, la periferia esistenziale delle antiche e nuove povertà.

5.    A tutti, ai tanti che evangelicamente non fanno sapere alla sinistra quello che fa la destra e sostengono concretamente la carità della nostra Chiesa, il mio grazie, e nel mio c’è quello degli abitanti della periferia esistenziale della povertà, che bussano anche alla mia porta non solo per chiedere ma anche per ringraziare.

Agli operatori della carità, al piccolo esercito dei volontari, gli stakanovisti della carità, l’espressione del mio grato stupore e l’assicurazione che non  perderanno la loro ricompensa. Perché l’economia dell’amore e del dono  ha un pil in forte crescita.

A tutti voi, fratelli e sorelle, che avete partecipato, mi auguro con fede e devozione e con meno chiacchiere, a questo gesto della processione/visita dei SS. Nostri Patroni, Oronzo Giusto e Fortunato alla loro e alla nostra città, l’espressione della mia stima e della mia sicura e cordiale amicizia, grato per lo stile di collaborazione e di dialogo che accompagna il nostro comune servizio alla comunità alla quale rinnovo dedizione sicura e amore totale.

Che i Santi Oronzo, Giusto e Fortunato ottengano dal Signore misericordioso e fedele, per questa nostra comunità, quella benedizione che fortifica il nostro impegno, rafforza la nostra speranza, dilata e moltiplica la forza e gli spazi dell’amore che non esclude ma accoglie,  condivide e sostiene.

+ Domenico Umberto D’Ambrosio
Arcivescovo Metropolita di Lecce

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