La testimonianza di Mons. Liquori

La testimonianza di Mons. Liquori

tratto da L’Ora del Salento

Vivere con il nostro Arcivescovo Do­menico il 50° della sua Ordinazione Sacerdotale, dopo il 25° di Episcopato, è motivo di rinnovata gioia per tutta la nostra Chiesa di Lecce, soprattutto per noi Presbiteri. E’ occasione per rendere gra­zie al Signore, sommo ed eterno Sacerdote, che si compiace di scegliere uomini fragili si, ma generosi e forse anche un po’ incoscienti, di quella incoscienza tipica di chi scommette la sua vita in un sì totale di amore a Dio e all’uomo, sapendosi amato da Lui.

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Il Sacerdote fa parte di quella categoria di uomini che si possono definire “poveri”, perché nella fede lasciano tutto, mettendosi a servizio della vigna del Signore e di ogni persona alla ricerca del ben- essere che si chiama Gesù Cristo: il segreto del vivere in pienezza. Dietro quel fragile uomo c’è tutta la storia di Dio alla ricerca della sua creatura; c’è tutto Cristo, buon pastore, che dà la vita per le pecore; c’è tutta l’azione dello Spiri­to di amore; c’è tutta la Chiesa, chiamata a portare la buona notizia che in Cristo l’uomo è amato da Dio Padre. Il suo segreto, la sua vita, la sua carta di identità, la straordinarietà del suo servizio stanno soprattutto nella ce­lebrazione della Messa. Vedere un Sacerdote celebrare il mistero eucaristico con traspor­to, quasi trasparenza del mistero velato, è fonte di immensa gioia per chi cerca Dio. In quell’uomo di fede, in quel discepolo, è dato addirittura di ‘toccare’ Dio, il totalmente al­tro e godere della sua presenza. Continua, in quel servo che celebra con fede, il memoriale della Pasqua, la misteriosa presenza di Cristo Salvatore e non solo nel rito, quanto nella sua carne offerta. C’è in tanti difficoltà a riconoscere il mistero nascosto nella fragilità di quest’uomo. Ep­pure è portatore della incredibile novità di Dio che va sempre oltre la logica dell’umano pensare e dell’evidenza. La sua incarnazio­ne è infatti la parola nuova, permanente, sconcertante di Dio per dare agli uomini la possibilità del vivere in pienezza l’oggi e il domani. Celebrando la Santa messa il Sacerdote non è a servizio di un rito, ma attraverso la sua fede, la sua “carne”, la sua offerta di vita è il mistero della presenza di Cristo che attra­verso la sua persona parla, offre e si offre al Padre per ogni uomo e per il mondo intero.

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E’ sconvolgente il mistero della vita del sa­cerdote preso tra gli uomini per le cose che riguardano Dio. Questo, a volte per tanti crea disagio. Ma d’altra parte le scelte di Dio sono sempre sconvolgenti! La scelta e l’invito di Cristo: “fate questo in memoria di me…” non sono solo sconvolgenti per la gente: “questo linguaggio è duro”, ma anche per il prete stesso, che deve farsi pane spezzato, Sacramento di Lui. E’ chiamato ad essere sua parola per gli sfiduciati, carne da mangiare; è chiamato a vivere di Lui, come Lui e per Lui perché la gente possa vederlo, ascoltarlo, toccarlo. Il Sacerdote deve essere ricco in umanità per confortare gli afflitti, sanare i cuori spezzati e annunziare l’anno di grazia del Signore, la sua misericordia. Che mistero grande è quello del prete! La bellezza e la grandezza dell’incarnazione e della croce si esprimono nella verità ed originalità di questi uomini di Dio, coscienti del dono ricevuto, ma anche sconcertati da questa missione. Il prete è sconcerto e il fascino è scandalo ed attrazione. In lui il mistero di Dio si fa più mistero, come lo è stato per Gesù che svelava e velava Dio per i tanti troppo sicuri di sape­re di Dio. Il prete è scandalo per i benpensanti, perché “piccolo” come quell’Ostia che prende tra le mani; insignificante come il lievito, è spezza­to per essere distribuito come quel pane dato per tutti. E’ lo scandalo permanente perché con la sua fragile umanità, sanata dalla fede e dalla grazia, annuncia e grida il bisogno di Dio. Porta in sè, e tante volte forse non è pienamente cosciente, lo straordinario di Dio, l’impensabile per l’uomo: Dio con te, al tuo fianco. Nel mistero della Eucarestia c’è tutto il mi­stero del prete: scandalo e stoltezza per tanti, ma per chi crede è la straordinaria sapienza e follia di Dio. Per essere preti bisogna vivere l’Eucaristia. Il nostro Arcivescovo Domenico da cinquant’anni è Sacerdote; da mezzo seco­lo è innamorato dell’Eucarestia che celebra come mistero della sua vita in unione a Cri­sto Sacerdote. È veramente trasparenza del mistero che celebra nella verità. Affascinato per la chiamata al servizio del Regno, attra­verso questo ministero, è attratto da Colui che dona il suo essere nella fragilità del pane. E’ Innamorato di quell’Amore che contem­pla ogni giorno e al quale da cinquant’anni risponde con il sì, senza limiti di tempo e di forze. A lui, nostro padre, Vescovo e guida auguria­mo di avere ancora, per tanti anni nelle mani, Colui che ha nel cuore; lo contempli, lo doni a coloro che hanno fame di Lui e il Signore continui a compiacersi del suo Sacerdozio.

Pierino Liquori

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