La Chiesa di Lecce verso Firenze 2015

La Chiesa di Lecce verso Firenze 2015

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Mons. Nunzio Galantino a Lecce: Uscire, Annunciare, Abitare, Educare, Trasfigurare. 

Il Convegno Ecclesiale di Firenze “rappresenta una grande opportunità”. Ne è convinto Monsignor Nunzio Galantino, segretario generale della Cei, per il quale l’appuntamento della Chiesa italiana nel prossimo novembre “potrebbe veramente rappresentare – ha affermato – l’inizio di un nuovo modello di ‘discernimento comunitario’. Il Convegno di Firenze – ha sottolineato – non potrà essere semplicemente un susseguirsi di dotte conferenze, annaffiate da puntigliose analisi socio-religiose”, altrimenti si sarà sprecata “una bella opportunità”. “La strada da percorrere – richiama – è quella di lasciarsi interrogare dalla città degli uomini”, “ambiente vitale in cui declinare il tema dell’umanesimo, meglio sarebbe dire dell’umanizzazione, della costruzione dell’umano”. Un compito per il quale mettersi “subito alla ricerca” delle forme di “umanesimo compiuto”. “I credenti – ha evidenziato – hanno un apporto originale e creativo da offrire, ma non possono ridursi a fare la parte né dei teorici del cambiamento, né degli intendenti della retroguardia”.

 

“Di fronte alla paura dell’altro, – ha ribadito il Segretario generale della Cei – alla crescita di insicurezza sociale per la mancanza del lavoro e la crisi economica, la prospettiva è lavorare insieme per un nuovo umanesimo”. Un umanesimo “dove la tutela della dignità di ogni persona informa la cultura, la politica, l’economia, l’informazione”. A Firenze dal 9 al 13 novembre le Chiese in Italia, “nel segno della fraternità, – ha ricordato – cercheranno di condividere idee ed esperienze e di fare alcuni passi insieme nella costruzione di un nuovo umanesimo, nella consapevolezza anche che – come si legge nella Traccia in preparazione al Convegno – ‘le frontiere si possono difendere, cercando di costruire muri. Ma possono essere anche soglie, luoghi d’incontro e dialogo, senza i quali rischiano di trasformarsi in periferie da cui si fugge: abbandonate e dimenticate”. Il movimento, ha ammonito il segretario Cei, “non è quello della chiusura difensiva, ma dell’uscita. Senza paura di perdere la propria identità, anzi facendone dono ad altri”.

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