Adorazione Eucaristica Maggio 2016

Adorazione Eucaristica Maggio 2016

Servire è regnare
Ufficio per la Pastorale Vocazionale

Maggio 2016

 

Servire è regnare

Introduzione

G.: «Un solo Signore, una sola fede, un solo Battesimo. Un solo Dio e Padre di tutti, che è al di sopra di tutti, opera per mezzo di tutti ed è presente in tutti (Ef 4,6)». Facciamo nostre le parole di Paolo, riconoscendo che la chiamata di ciascuno è un dono che si riversa su tutti. In questo momento di preghiera vogliamo ricordare con affetto i giovani seminaristi, in particolare quelli della nostra diocesi maggio saranno ordinati diaconi, affinché ciascuno sia attento alla voce dello Spirito.

 

Canto di esposizione: Pane di vita nuova (o altro canto)

 

Primo momento: tutta la notte

 

Dal Vangelo secondo Luca (5,1-11)

Mentre la folla gli faceva ressa attorno per ascoltare la parola di Dio, Gesù, stando presso il lago di Gennèsaret, vide due barche accostate alla sponda. I pescatori erano scesi e lavavano le reti. Salì in una barca, che era di Simone, e lo pregò di scostarsi un poco da terra. Sedette e insegnava alle folle dalla barca. Quando ebbe finito di parlare, disse a Simone: “Prendi il largo e gettate le vostre reti per la pesca”. Simone rispose: “Maestro, abbiamo faticato tutta la notte e non abbiamo preso nulla; ma sulla tua parola getterò le reti”. Fecero così e presero una quantità enorme di pesci e le loro reti quasi si rompevano. Allora fecero cenno ai compagni dell’altra barca, che venissero ad aiutarli. Essi vennero e riempirono tutte e due le barche fino a farle quasi affondare. Al vedere questo, Simon Pietro si gettò alle ginocchia di Gesù, dicendo: “Signore, allontànati da me, perché sono un peccatore”. Lo stupore infatti aveva invaso lui e tutti quelli che erano con lui, per la pesca che avevano fatto; così pure Giacomo e Giovanni, figli di Zebedeo, che erano soci di Simone. Gesù disse a Simone: “Non temere; d’ora in poi sarai pescatore di uomini”. E, tirate le barche a terra, lasciarono tutto e lo seguirono.

 

Meditazione

La partecipazione alla missione regale di Cristo fa riscoprire in sé e negli altri quella particolare dignità della nostra vocazione, che si può definire «regalità». Questa dignità si esprime nella disponibilità a servire, secondo l’esempio di Cristo, che «non è venuto per essere servito, ma per servire». Se dunque alla luce di questo atteggiamento di Cristo si può veramente «regnare» soltanto «servendo», in pari tempo il «servire» esige una tale maturità spirituale che bisogna proprio definirlo un «regnare» […]. Se quindi vogliamo aver presente questa comunità del Popolo di Dio, così vasta ed estremamente differenziata, dobbiamo anzitutto vedere Cristo, che dice in un certo modo a ciascun membro di questa comunità: «Seguimi». Questa è la comunità dei discepoli, ciascuno dei quali, in modo diverso, talvolta molto cosciente e coerente, talvolta poco consapevole e molto incoerente, segue Cristo.

(Giovanni Paolo II, enciclica Redemptor hominis)

 

Salmo 136, 1-9

(Ad ogni strofa si canta il ritornello)

 

Rit. Laudate Dominum

 

Laudate Dominum,

Laudate Dominum,

omnes, gentes. Alleluia

 

Rendete grazie al Signore perché è buono,
perché il suo amore è per sempre.

Rendete grazie al Dio degli dèi,

perché il suo amore è per sempre (Rit.)

 

Rendete grazie al Signore dei signori,

perché il suo amore è per sempre.

Lui solo ha compiuto grandi meraviglie,

perché il suo amore è per sempre (Rit.)

 

Ha creato i cieli con sapienza,

perché il suo amore è per sempre.

Ha disteso la terra sulle acque,

perché il suo amore è per sempre (Rit.)

 

Ha fatto le grandi luci,

perché il suo amore è per sempre.

Il sole, per governare il giorno,

perché il suo amore è per sempre (Rit.)

 

La luna e le stelle, per governare la notte,

perché il suo amore è per sempre (Rit.)

 

Silenzio e meditazione. Poi si riprende col canone

 

Canone: Confitemini Domino  quoniam bonus!

Confitemini Domino: Alleluia!      (o altro canto)

 

 

Secondo momento:

tu sai che ti voglio bene

 

Dal Vangelo secondo Giovanni (21,15-19)

Quand’ebbero mangiato, Gesù disse a Simon Pietro: “Simone, figlio di Giovanni, mi ami più di costoro?”. Gli rispose: “Certo, Signore, tu lo sai che ti voglio bene”. Gli disse: “Pasci i miei agnelli”. Gli disse di nuovo, per la seconda volta: “Simone, figlio di Giovanni, mi ami?”. Gli rispose: “Certo, Signore, tu lo sai che ti voglio bene”. Gli disse: “Pascola le mie pecore”. Gli disse per la terza volta: “Simone, figlio di Giovanni, mi vuoi bene?”. Pietro rimase addolorato che per la terza volta gli domandasse: “Mi vuoi bene?”, e gli disse: “Signore, tu conosci tutto; tu sai che ti voglio bene”. Gli rispose Gesù: “Pasci le mie pecore. In verità, in verità io ti dico: quando eri più giovane ti vestivi da solo e andavi dove volevi; ma quando sarai vecchio tenderai le tue mani, e un altro ti vestirà e ti porterà dove tu non vuoi”. Questo disse per indicare con quale morte egli avrebbe glorificato Dio. E, detto questo, aggiunse: “Seguimi”.

 

meditazione…

Una delle caratteristiche fondamentali del pastore deve essere quella di amare gli uomini che gli sono stati affidati, così come ama Cristo, al cui servizio si trova. “Pasci le mie pecore”, dice Cristo a Pietro, ed a me, in questo momento. Pascere vuol dire amare, e amare vuol dire anche essere pronti a soffrire. Amare significa: dare alle pecore il vero bene, il nutrimento della verità di Dio, della parola di Dio, il nutrimento della sua presenza, che egli ci dona nel Santissimo Sacramento. Cari amici – in questo momento io posso dire soltanto: pregate per me, perché io impari sempre più ad amare il Signore. Pregate per me, perché io impari ad amare sempre più il suo gregge – voi, la Santa Chiesa, ciascuno di voi singolarmente e voi tutti insieme. Pregate per me, perché io non fugga, per paura, davanti ai lupi. Preghiamo gli uni per gli altri, perché il Signore ci porti e noi impariamo a portarci gli uni gli altri.

(Benedetto XVI, Omelia nella Messa di inizio pontificato)

 

Salmo 136, 21-26

(Insieme, alternati dal ritornello)

 

Ubi caritas et amor,

Ubi caritas Deus ibi est.

 

Il Signore diede in eredità la loro terra,

perché il suo amore è per sempre.

In eredità a Israele suo servo,

perché il suo amore è per sempre.

 

Ubi caritas et amor,

Ubi caritas Deus ibi est.

 

Nella nostra umiliazione si è ricordato di noi,

perché il suo amore è per sempre.

Ci ha liberati dai nostri avversari,

perché il suo amore è per sempre.

 

Ubi caritas et amor,

Ubi caritas Deus ibi est.

 

Egli dà il cibo a ogni vivente,

perché il suo amore è per sempre.

Rendete grazie al Dio del cielo,

perché il suo amore è per sempre.

 

Ubi caritas et amor,

Ubi caritas Deus ibi est.

ANNUNCIATORI DEL VANGELO DELLA VOCAZIONE: UNA PAROLA CHE CHIAMA E INVIA

 

Per Colui che hai inventato la parola è facile comprendere la parola, fare giochetti con la parola, mantenere il cuore al centro della parola. La parola descrive, giudica e fa tante altre cose ma, principalmente, chiama, invita, attira l’attenzione e mette in relazione.

VOCAZIONE: è una parola profonda che chiama (attira a sé) e invia (manda a comunicare la propria testimo-nianza altrove, presso altri, ma in nome di chi invia). Abitualmente quando parliamo di vocazione nei Vangeli intendiamo quella degli apostoli e dei discepoli di Gesù. Non sempre pensiamo a come questa vocazione sia il secondo anello di una catena che ha inizio con Gesù stesso. Prima di chiamare i suoi, infatti, Gesù ricevette, a sua volta, una chiamata, accolse la sua, di “vocazione”. Essa si rivelava attraverso il Battesimo di Giovanni e le tentazioni nel deserto. “Questi è il Figlio mio prediletto, nel quale mi sono compiaciuto” (Mt 3,17). Così dice la voce che esce dal cielo quando Gesù è battezzato. Era una “vocazione”, era un destino, una missione: quella di abbracciare il Suo essere Figlio di Dio. Per accoglierla, Gesù dovette dare una risposta forte, decisa, coraggiosa: voler vivere di Parola di Dio. E questa Parola si tradurrà in una precisa missione: “Mi ha mandato per annunciare ai poveri un lieto messaggio, ad annunciare la libertà ai prigionieri e ai ciechi la vista (…)” (Lc 4,18). Il vangelo della vocazione, dunque, diventa opera di Amore e di riscatto, un abbraccio al mondo.

 

Silenzio e meditazione

 

Preghiere dei fedeli

Innalziamo spontaneamente al Signore la nostra preghiera.

Preghiamo insieme con il ritornello: Misericordias Domini in aeternum cantabo!

 

Padre nostro

 

Benedizione eucaristica e canto finale:

Servire è regnare (o altro canto)

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