Adorazione Eucaristica Giugno 2015

Adorazione Eucaristica Giugno 2015

Ufficio per la Pastorale Vocazionale Lecce

Marzo 2015 

Nel segno del pane

Adorazione Eucaristica

 

Introduzione

La veglia di giugno è dedicata alla preghiera per le vocazioni al ministero ordinato. Nella comunità cristiana l’invito di cercare il pane per soddisfare la fame di tanti fratelli ci aiuta a cogliere il ruolo del presbitero che non raccoglie in sé tutti i doni, ma ci aiuta a vedere le ricchezze presenti che chiedono di essere condivise per il bene di tutti. Per questo, il presbitero, fratello al servizio dell’uomo, discepolo del Maestro è in prima persona chiamato a vivere e a promuovere la comunione, segno distintivo della Chiesa di Cristo.

 

Canto d’inizio ed esposizione del Santissimo

 

Guida: Nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo.

Tutti: Amen.

Guida: Veniamo a Te stanchi e logorati per aver percorso le strade del mondo

Tutti: Cambia la nostra cenere in diadema, le nostre lacrime in olio profumato di letizia, il nostro abbattimento in canti di gioia.

Guida: Veniamo a te affamati perché non sappiamo nutrirci da soli.

Tutti: Donaci il pane che ci trasforma a tua immagine e che ci invita a spezzarci per i nostri fratelli e le nostre sorelle.

Guida: Veniamo a Te col volto triste.

Tutti: La tua Parola ci aiuti a riconoscere i segni del tuo amore e a scoprire la gioia che viene da Te.

Primo momento: riposare

Dal vangelo secondo Marco (6, 30-34)

Gli apostoli si riunirono attorno a Gesù e gli riferirono tutto quello che avevano fatto e quello che avevano insegnato. Ed egli disse loro: “Venite in disparte, voi soli, in un luogo deserto, e riposatevi un po’”. Erano infatti molti quelli che andavano e venivano e non avevano neanche il tempo di mangiare. Allora andarono con la barca verso un luogo deserto, in disparte. Molti però li videro partire e capirono, e da tutte le città accorsero là a piedi e li precedettero. Sceso dalla barca, egli vide una grande folla, ebbe compassione di loro, perché erano come pecore che non hanno pastore, e si mise a insegnare loro molte cose.

 

Dall’omelia di papa Francesco della Messa crismale

Succede che, quando sentiamo il peso del lavoro pastorale, ci può venire la tentazione di riposare in un modo qualunque, come se il riposo non fosse una cosa di Dio. Non cadiamo in questa tentazione. La nostra fatica è preziosa agli occhi di Gesù, che ci accoglie e ci fa alzare: “Venite a me quando siete stanchi e oppressi, io vi darò ristoro” (cfr Mt 11,28). Quando uno sa che, morto di stanchezza, può prostrarsi in adorazione e dire: “Basta per oggi, Signore”, e arrendersi davanti al Padre. Nel Signore, la persona non crolla, ma si rinnova. Perché chi ha unto con olio di letizia il popolo fedele di Dio, il Signore pure lo unge: “cambia la sua cenere in diadema, le sue lacrime in olio profumato di letizia, il suo abbattimento in canti” (cfr Is 61,3). Teniamo ben presente che una chiave della fecondità Sacerdotale sta nel come riposiamo e nel come sentiamo che il Signore tratta la nostra stanchezza. Com’è difficile imparare a riposare! In questo si gioca la nostra fiducia e il nostro ricordare che anche noi siamo pecore e abbiamo bisogno del pastore, che ci aiuti.                                                                   (Aprile del 2015)

 

(Pausa di silenzio-Musica o canone)

 

A cori alterni

Solo in Dio riposa l’anima mia:

da lui la mia salvezza.

Lui solo è mia roccia e mia salvezza, mia difesa:

mai potrò vacillare.

 

Fino a quando vi scaglierete

contro un uomo,

per abbatterlo tutti insieme

come un muro cadente,

come un recinto che crolla?

 

Tramano solo

di precipitarlo dall’alto,

godono della menzogna.

Con la bocca benedicono,

nel loro intimo maledicono.

 

Solo in Dio riposa l’anima mia:

da lui la mia speranza.

Lui solo è mia roccia e mia salvezza, mia difesa:

non potrò vacillare.

 

In Dio è la mia salvezza

e la mia gloria;

il mio riparo sicuro,

il mio rifugio è in Dio.

 

Confida in lui, o popolo,

in ogni tempo;

davanti a lui

aprite il vostro cuore:

nostro rifugio è Dio.

 

Sì, sono un soffio

i figli di Adamo,

una menzogna tutti gli uomini:

tutti insieme,

posti sulla bilancia,

sono più lievi di un soffio.

 

Non confidate nella violenza,

non illudetevi della rapina;

alla ricchezza,

anche se abbonda,

non attaccate il cuore.

Una parola ha detto Dio,

due ne ho udite:

 

(tutti) la forza appartiene a Dio,

tua è la fedeltà, Signore;

secondo le sue opere

tu ripaghi ogni uomo. Gloria

 

Secondo momento – spezzare il pane

Canto

 

Dal vangelo secondo Marco (14, 22-25)

E, mentre mangiavano, Gesù prese il pane e recitò la benedizione, lo spezzò e lo diede loro, dicendo: “Prendete, questo è il mio corpo”. Poi prese un calice e rese grazie, lo diede loro e ne bevvero tutti. E disse loro: “Questo è il mio sangue dell’alleanza, che è versato per molti. In verità io vi dico che non berrò mai più del frutto della vite fino al giorno in cui lo berrò nuovo, nel regno di Dio”.

 

Dall’omelia di papa Francesco della Messa crismale

Ciò di cui parla Gesù implica la nostra capacità di compassione, sono impegni in cui il nostro cuore è “mosso” e commosso. Ci rallegriamo con i fidanzati che si sposano, ridiamo con il bimbo che portano a battezzare; accompagniamo i giovani che si preparano al matrimonio e alla famiglia; ci addoloriamo con chi riceve l’unzione nel letto di ospedale; piangiamo con quelli che seppelliscono una persona cara… Tante emozioni… Se noi abbiamo il cuore aperto, questa emozione e tanto affetto affaticano il cuore del Pastore. Per noi Sacerdoti le storie della nostra gente non sono un notiziario: noi conosciamo la nostra gente, possiamo indovinare ciò che sta passando nel loro cuore; e il nostro, nel patire con loro, ci si va sfilacciando, ci si divide in mille pezzetti, ed è commosso e sembra perfino mangiato dalla gente: prendete, mangiate. Questa è la parola che sussurra costantemente il Sacerdote di Gesù quando si sta prendendo cura del suo popolo fedele: prendete e mangiate, prendete e bevete… E così la nostra vita Sacerdotale si va donando nel servizio, nella vicinanza al Popolo fedele di Dio… che sempre, sempre stanca.                                                                                         (Aprile del 2015)

 

(Silenzio prolungato-musica o canto)

 

Terzo momento – ungere di gioia

Canto

 

Dal libro del profeta Isaia (61, 1-3)

Lo spirito del Signore Dio è su di me,
perché il Signore mi ha conSacrato con l’unzione;
mi ha mandato a portare il lieto annuncio ai miseri,
a fasciare le piaghe dei cuori spezzati,
a proclamare la libertà degli schiavi,
la scarcerazione dei prigionieri,
a promulgare l’anno di grazia del Signore,

il giorno di vendetta del nostro Dio,

per consolare tutti gli afflitti,

per dare agli afflitti di Sion

una corona invece della cenere,

olio di letizia invece dell’abito da lutto,

veste di lode invece di uno spirito mesto.

 

Dall’omelia di papa Francesco della Messa crismale

Il Signore ci ha unti in Cristo con olio di gioia e questa unzione ci invita a ricevere e a farci carico di questo grande dono: la gioia, la letizia Sacerdotale. La gioia del Sacerdote è un bene prezioso non solo per lui ma anche per tutto il popolo fedele di Dio: quel popolo fedele in mezzo al quale è chiamato il Sacerdote per essere unto e al quale è inviato per ungere. Unti con olio di gioia per ungere con olio di gioia. La gioia Sacerdotale ha la sua fonte nell’Amore del Padre, e il Signore desidera che la gioia di questo Amore «sia in noi» e «sia piena» (Gv 15,11). A me piace pensare la gioia contemplando la Madonna: Maria, la «madre del Vangelo vivente, è sorgente di gioia per i piccoli» (Esort. ap. Evangelii gaudium, 288), e credo che non esageriamo se diciamo che il Sacerdote è una persona molto piccola: l’incommensurabile grandezza del dono che ci è dato per il ministero ci relega tra i più piccoli degli uomini. Il Sacerdote è il più povero degli uomini se Gesù non lo arricchisce con la sua povertà, è il più inutile servo se Gesù non lo chiama amico, il più stolto degli uomini se Gesù non lo istruisce pazientemente come Pietro, il più indifeso dei cristiani se il Buon Pastore non lo fortifica in mezzo al gregge. Nessuno è più piccolo di un Sacerdote lasciato alle sue sole forze; perciò la nostra preghiera di difesa contro ogni insidia del Maligno è la preghiera di nostra Madre: sono Sacerdote perché Lui ha guardato con bontà la mia piccolezza (cfr Lc 1,48). E a partire da tale piccolezza accogliamo la nostra gioia. Gioia nella nostra piccolezza!                                                                                     (17 Aprile del 2014)

 

Intercessioni e preghiere spontanee

 

Canone: Bonum est confidere in Domino, bonum sperare in Domino

 

Per tutti gli uomini e le donne che lavorano e faticano su questa terra, perché non sperimentino il fallimento e la sterilità del loro operare, ma trovino in Te riposo e pace.

 

Bonum est confidere in Domino, bonum sperare in Domino

 

Per la Chiesa e la sua missione nel mondo. Il pane spezzato e condiviso nell’eucarestia allarghi il suo cuore di compassione, perché una sola fede illumini e una sola carità riunisca l’umanità diffusa su tutta la terra.

 

Bonum est confidere in Domino, bonum sperare in Domino

 

 

Per Francesco e Andrea che saranno ordinati prete e diacono: unti dallo Spirito, siano ricolmati dalla gioia che viene dal Vangelo e sappiano diffonderla dove Tu li manderai.

 

Bonum est confidere in Domino, bonum sperare in Domino

 

Per le nostre comunità parrocchiali, perché attraverso la testimonianza di fede di uomini e donne appassionati del Vangelo, possano contagiare le scelte dei nostri giovani e dei ragazzi.

Altre intenzioni (…).

 

Padre nostro

 

Benedizione finale

Canto

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