“VENITE A MANGIARE”

“VENITE A MANGIARE”

Data: 09/04/2010

Omelia per la celebrazione in die septimo del transito di Mons. VITO DE GRISANTIS Cattedrale, Ottava di Pasqua venerdì 9 aprile 2010

1. Dio benedica tutti voi per aver accolto il mio invito a pregare, offrire,intercedere per il nostro fratello e padre Mons, Vito De Grisantis, vescovo di Ugento e-Santa Maria di Leuca che, chiamato dal Signore è passato all’altra riva.

Questa sera risuona per noi, carissimi, l’invito di Gesù agli Apostoli sul mare di Tiberiade che ora abbiamo ascoltato nel brano del vangelo di Giovanni: Venite a mangiare. Gesù, il Risorto, ha preparato e offre a tutti noi il pasto conviviale come ai discepoli dopo che una pesca miracolosa li ha condotti a riconoscere la sua identità. I discepoli, così ce li presenta Giovanni, hanno lasciato Gerusalemme e sono tornati nella loro terra, al loro lavoro, al loro mare, alle loro reti. Ancora una volta essi sperimentano il fallimento del loro lavoro. Chissà se in essi risuonarono in quella notte di pesca infruttuosa le parole del Maestro : “senza di me non potete far nulla”! Senza di Lui la pesca è uno sforzo sprecato anche se lavorano tutti insieme sotto la guida di Pietro.

Ma con Cristo e mediante Lui, la pesca si fa miracolosamente copiosa, tanto che la rete si dimostra piccola e debole per contenere “centocinquantatrè grossi pesci”, e la fragile barca fatica a guadagnare la riva. Solo con Gesù , solo la sua presenza può rendere efficace e feconda la nostra azione, il nostro discepolato.

La comunità dei discepoli del Risorto da sempre e dunque anche oggi subirà ondate di carestia, di delusioni, di insuccessi, di rifiuti, di ricorrenti tentativi di essere messa all’angolo, giudicata e condannata. Quello che la Chiesa vive in questi giorni è una ulteriore conferma . Ma il legame profondo, sinergico con il Vivente, ci farà guadagnare sempre la riva per incontrarlo e sentirci, dopo il lavoro faticoso ma fruttuoso, invitati da lui: “Venite a mangiare”. “Colui che così in fretta ha reso fruttuoso il lavoro dei discepoli, si mostra ora come colui che ordina il pasto: convoca i discepoli a ricevere il nutrimento che egli stesso dona”
(Leon-Dufour).

I discepoli sono ammessi da Gesù alla rinnovata comunione con lui che sembrava miseramente naufragata dopo quella che egli aveva voluto e donato la sera dell’ultima cena.

Il racconto è dominato dalla figura di Gesù, inizialmente lo sconosciuto che sta sulla riva che, conosciuto dal discepolo da lui amato, lo indica a Pietro con la sua solenne professione: “E’ il Signore!”. E’ molto suggestiva l’annotazione di un esegeta nel commentare la fretta con cui Pietro si cinge la veste e si getta in mare teso verso il suo Signore: “ si getta in acqua non perché per raggiungere il Signore deve attraversare il mare, ma perché deve effettivamente attraversare le acque della morte secondo l’annuncio che Gesù gli farà nel v.18 <<….quando sarai vecchio tenderai le tue mani e un altro ti vestirà e ti porterà dove tu non vuoi >> “.

Gesù è colui che dona: i suoi gesti sono descritti con le stesse parole usate dall’evangelista nel racconto della moltiplicazione dei pani ( cf.Gv6,11) . L’orizzonte è chiaramente eucaristico, analogo a quello di Emmaus. Il pasto condiviso sta a ricordarci che Cristo è presente alla nostra comunità, popolo da lui convocato e radunato. Il dono della vita eterna, promesso nel discorso sul pane del cielo nella sinagoga di Cafarnao, ora è realtà: è donato ai credenti da Colui che morendo ha sconfitto la morte e ci ha donato la vita.

2. Come suona vera e consolante questa parola nel momento in cui ancora una volta facciamo memoria della vita di un uomo giusto e fedele, Mons. Vito De Grisantis, che il Signore ha posto a capo della sua casa costituendolo a sua immagine, Pastore del suo santo gregge nella Chiesa sorella di Ugento-Santa Maria di Leuca. Sorella morte lo ha chiamato, all’alba del giorno santo dell’Eucaristia e del Sacerdozio, ed è andato incontro al Signore che ha annunziato, ha servito, ha amato con amore unico e indivisibile donandolo ai fratelli e donandosi ai fratelli con la generosità del servizio e con la testimonianza della fedeltà.

Ha amato fino alla fine il popolo che il Signore gli aveva affidato, strappando con coraggio irriducibile soprattutto negli ultimi mesi, al suo fragile e debole corpo, le residue deboli forze per continuare a donare ai suoi figli la parola della speranza e la generosità dell’amore che domanda impegno e concretezza di opere per i tanti che hanno bisogno di una Chiesa che sa rimboccarsi le maniche e lavorare perché nessuno sia privato del pane quotidiano.

3. Siamo in questa Chiesa Cattedrale che tante volte ha visto la presenza orante e il servizio ministeriale del nostro don Vito, i suoi confratelli Sacerdoti, la sua comunità di Santa Rosa che lo ha educato e formato, come lui stesso scrive nel testamento spirituale, preparato al servizio episcopale, la rappresentanza del presbiterio e della sua grande famiglia di Ugento-Santa Maria di Leuca.

Siamo convinti, come ci ricorda l’Apostolo Paolo che colui che ha risuscitato Gesù Cristo dai morti, risusciterà anche noi e ci porterà con sé. Questo miracolo della vita vera noi lo chiediamo per il nostro caro fratello accogliendo una richiesta che lui rivolge a tutti noi nel suo testamento : “Chiedo a tutti la carità della preghiera perché il Signore nella sua infinita misericordia mi accolga accanto a Sé insieme col Signore Gesù che ho tanto amato e contemplato e annunciato”.

Questa sera noi viviamo una gioia particolare, una gioia vera anche se sofferta. Davanti al trono e davanti all’Agnello, insieme alla moltitudine di ogni nazione, tribù, popolo e lingua, avvolto nella sua veste candida, c’è il nostro caro fratello che grida a gran voce: “La salvezza appartiene al nostro Dio, seduto sul trono e all’Agnello”. Siamo certi che non ci dimentica. Sono sue parole: “Porterò tutti coloro che ho conosciuto, durante il mio servizio alla Chiesa, nel mio cuore davanti a Dio”. Possiamo essere certi: ci siamo tutti. La sua famiglia nella carne: le sorelle, i fratelli, i familiari tutti, la sua Chiesa madre, questa nostra Chiesa di Lecce, in particolare i suoi confratelli presbiteri con i quali si è speso con intelligenza di opera e con fedeltà e obbedienza, la sua parrocchia di Santa Rosa che abbraccia tutto l’arco del suo ministero Sacerdotale, ma soprattutto la sua famiglia, quella che il Signore gli ha donato : la Chiesa di Ugento – Santa Maria di Leuca con i suoi presbiteri, diaconi, conSacrati, popolo santo.

Il Signore ci aiuti nel ricordo vivo di questo pastore buono a vivere nella fedeltà a lui, nell’amore generoso e concreto ai fratelli, nell’annunzio di una speranza che niente e nessuno può toglierci, nella ricerca di quella fedeltà che renderà sempre più visibile e testimoniante la professione della fede in Cristo Gesù, il Vivente e il Risorto, Colui che era , che è che viene. Amen.
Maranatha.
Vieni, Signore Gesù.

Autore/Fonte: Mons. Domenico D’Ambrosio