Michele e i suoi Angeli combattevano

Michele e i suoi Angeli combattevano

Data: 29/09/2010

Omelia per la festa della Polizia di Stato Cattedrale 29 setembre 2010 SS. Michele, Gabriele e Raffaele Arcangeli

Prima di dire a voi il mio saluto e la mia parola di riflessione sul significato di questo nostro convenire, è doveroso anzi dovuto un pensiero, un ricordo, un invito alla preghiera di suffragio, un segno di solidarietà ai familiari di tutti gli uomini della polizia di stato che sono caduti in questo anno nell’adempimento del loro dovere. In particolare ricordiamo e affidiamo alla misericordia del Signore gli ultimi due vostri caduti sulle strade della nostra regione lo scorso venerdì 24 settembre, l’ispettore capo Gabriele Schino e l’assistente capo Adriano Epifani. La nostra preghiera, il nostro cordoglio, la nostra solidarietà alle famiglie.

1. Accolgo tutti voi, onorevoli autorità di ogni ordine e grado, voi membri della polizia di stato con le vostre famiglie qui convenuti per celebrare la festa che onora e venera il vostro Santo Patrono: l’Arcangelo Michele.
Un saluto particolare e deferente al Signor Ministro dell’Interno on. Roberto Maroni, grato per la sua presenza al grande momento di preghiera in questa nostra Chiesa Cattedrale, al sottosegretario on.le Alfredo Mantovano che gioca, scusate, prega in casa, e al capo della polizia il Prefetto dr. Antonio Manganelli.
Il mio saluto si estende ai tanti che si uniscono alla vostra festa e alla nostra preghiera per ringraziare il Signore e invocare con voi l’Arcangelo Michele, vostro intercessore e patrono presso Dio e vostro difensore e protettore nelle insidie e fatiche connesse all’arduo quotidiano compito di difesa, tutela, protezione si dell’ordine pubblico ma soprattutto di discreta, puntuale, costante, mi auguro e vi auguro, efficace opera di educazione al rispetto delle norme e delle regole che aiutano una comunità a crescere nella corresponsabile partecipazione al suo armonico, completo, corale sviluppo.
Mi rendo conto, ne sono spettatore discreto ma attento, rispettoso ma non sempre silenzioso, perché mi sento e sono educatore e padre nella fede di persone che vivono non in evanescenti e disincarnati paradisi, ma su questa terra con i suoi drammi, le sue fatiche, ma anche le sue attese e speranze.
Sono pertanto consapevole che molto spesso si fa fatica a rientrare in regole che esaltano il vivere sociale e in atteggiamenti che mostrano un ordine non imposto ma voluto e raggiunto come espressione e garanzia di una comunità adulta e matura, nella quale non si subisce lo stare insieme ma lo si desidera perché è bello con – vivere, vivere insieme, condividere, sentirsi partecipi a pieno titolo dell’umana avventura.
In forza della scelta di vita che avete fatto e dunque del vostro compito di servitori dello Stato, garante dello sviluppo armonico e partecipato di tutte le realtà sociali, impegnato a tutelare i diritti dei singoli, ma per ciò stesso impegnato ad esigere da tutti, i doveri che scaturiscono dall’appartenenza alla grande comunità, siete chiamati a ricordare, ove necessario ad educare, a tutelare, a ricordare, a difendere con la delicata e convinta professionalità che vi appartiene, con il bagaglio di saggia pazienza che non vi manca, con la serena e chiara consapevolezza che il bene comune esige il rispetto delle regole che normano la vita di una collettività.
Un lavoro a volte duro, improbo, non gratificante nell’immediato, sofferto nelle decisioni, esposto a rischi di ogni genere. Ecco oggi, ma non solo oggi e in questo luogo, vi giunge la gratitudine della Chiesa, di questa Comunità che vi ringrazia per l’impegno generoso e attento, per il rispetto delle persone e la loro tutela e difesa da arbitri e malevolenze.
E’ anche la mia personale gratitudine che vi vede a tutte le ore anche quelle piccole, complice gli inizi largamente notturni delle mie giornate, al vostro posto di lavoro, di guardia e di protezione.

2. Cari amici, celebrando oggi la festa del vostro Patrono, l’arcangelo Michele e degli arcangeli Gabriele e Raffaele, facciamo festa per le modalità con cui il Cristo guida i nostri umani itinerari, senza toglierci la responsabilità ma anche la gravità dei singoli passi e delle scelte da compiere, affidati alla libertà e alla creatività di ciascuno di noi. La guerra che Michele e i suoi Angeli, di cui ci ha parlato il libro dell’Apocalisse, scatenano in cielo, si trasforma, nella carne e nella presenza di Cristo che viviamo e celebriamo in questa liturgia, in un ‘cielo aperto’, di cui ci parla il Vangelo, da cui non solo gli Angeli vanno e vengono, ma su cui può in qualche modo liberamente passeggiare chiunque voglia ‘salire e scendere’ per lasciarsi penetrare e portare dal mistero di Cristo.

Dagli Angeli vigili e nascosti custodi della nostra vita, impariamo a non confondere l’efficacia con l’efficienza, madre oggi di tante scelte disorientanti e forse avvilenti l’originalità non omologabile dell’esistenza di ciascuno di noi. Non confondiamo la presenza con la potenza, la custodia con il controllo, la legge a tutti i costi eliminando la libertà consapevole e dignitosa delle persone.
Impariamo dall’invisibilità angelica l’umanissima virtù della discrezione, madre di tutte le virtù degli angeli e degli uomini.

3. Di questi sentimenti si sostanzia la mia preghiera per tutti voi, si rinnova la mia cordiale stima , rispetto e ammirazione per il vostro quotidiano lavoro, e l’augurio di un impegno fecondo per il bene della comunità, sotto la sicura protezione dell’Arcangelo Michele che vi aiuterà a vincere anche le piccole o grandi battaglie che siete chiamati, come ogni uomo che vive fino in fondo la sua vocazione e i suoi doveri, ad affrontare ogni giorno nel vostro servizio, nella vostra professione, nella vita delle vostre famiglie.
Il Signore vi benedica e vi assista.
L’Arcangelo Michele combatta e metta in fuga per voi e con voi, ogni tentativo che vorrebbe sminuire la forza della speranza che sostiene e dà serenità e sicurezza ai vostri giorni.

Autore/Fonte: Mons. Domenico D’Ambrosio