Celebremus devotissime diem natalis Sancti Laurentii”

“Celebremus devotissime diem natalis Sancti Laurentii”

Omelia per la solennità di San Lorenzo Maiorano – 7 febbraio 2008

 


Celebremus devotissime diem natalis Sancti Laurentii

Omelia per la festa di San Lorenzo Maiorano

Manfredonia 7 febbraio 2007

 

1. Su tutti voi invoco la benedizione e la protezione del Signore, riconoscente e grato per una presenza che rinnova in un gesto di fede e di rispetto della secolare tradizione di devozione e di riconoscimento del particolare e duraturo patrocinio del santo vescovo Lorenzo Maiorano su questa nostra comunità.

 

Nella gioia della devozione al Santo Patrono della nostra Chiesa e nel rinnovato e ribadito legame alla storia di questa nostra comunità che, circa otto secoli fa, aprendo un nuovo arco di storia, dopo l’abbandono, il depauperamento e l’evanescenza della città madre, Siponto, ha voluto portare con sé nella nuova Siponto, Manfredonia le reliquie del Santo Vescovo Lorenzo. Un gesto questo che voleva significare come una sorta di  garanzia di continuità di un cammino di fede che partiva dall’età apostolica e di  certezza di una sicura protezione per non smarrirsi di fronte alla difficoltà di una città che rinasce, di una comunità che tenta di assemblarsi e dotarsi di regole e norme per il suo ordinato sviluppo e governa il suo nuovo cammino fidando nell’en-tusiasmo dei fondatori e nella rinascita di una vita segnata per i pionieri in negativo da distruzioni, fughe, povertà e paure.

 

Non posso non sottolineare un dato incontrovertibile: Manfredonia ha voluto fondare la solidità della sua speranza sulla protezione di San Lorenzo Maiorano. Di certo il nome della città indica e riconosce in Manfredi  il suo fondatore,  (non è mio compito, e non siamo nel luogo atto a vagliare questo asserto pacificamente riconosciuto nella comune accezione, con i corretti criteri storiografici), un personaggio costretto a vivere la  nobiltà delle origini con una vicenda umana segnata da grandezza, ricchezza di natali ma anche dalla miseria e precarietà di una vita tormentata e tragicamente e precocemente conclusa.

 

Ma, a fronte di tutto questo, nella sintesi che l’emblema comunale fa della sua storia passata, dell’avventura del suo presente e apre agli spazi della speranza, c’è il Vescovo Lorenzo. È bello pensare a questa sorta di legame che vede la comunità di fede e la società civile unite nell’accogliere e invocare la protezione del Santo Vescovo contro ogni sorta di male che  può affliggere e mortificare il nostro impegno per costruire e realizzare il bene.

 

 

 

2. La parola di Dio che ora è stata detta e proclamata per noi, ci aiuta a tratteggiare in modo sintetico la vita e il ministero del nostro santo Patrono, imitatore di Cristo buon pastore che offre la sua vita per le pecore.

 

Conosciamo qualcosa della vita e del ministero di San Lorenzo Maiorano,  dalle due “vite” Minor e Maior databili al IX e XI secolo, lontane dalla vicenda storica del nostro santo  e perciò incomplete e non del tutto accreditabili, vista la notevole distanza della narrazione dai fatti e dagli eventi.

 

Emergono chiare alcune caratteristiche del  ministero pastorale di San Lorenzo Maiorano:

 

–     la devozione e il culto dell’Arcangelo Michele

 

–     l’impegno nell’edificare  Chiese e luoghi Sacri curandone il decoro artistico sì da renderle degne della maestà del Dio Santo

 

–     la difesa del gregge a lui affidato contro il barbaro invasore e distruttore.

 

● È bello rileggere dalla Vita minor il racconto dell’appa-rizione dell’Arcangelo al santo vescovo. “E lo stesso Arcangelo Michele narrò al beato Lorenzo attraverso un’appa-rizione che cosa si dovesse fare, proibendo che la sua chiesa venisse conSacrata da mano umana, poiché disse ” io stesso che l’ho fondata, l’ho anche conSacrata.. Tu entra con il popolo che confida in te, e poiché io sono là come protettore, onora il luogo con la preghiera”.

 

L’impegno nel culto e nell’edificazione e decorazione di Chiese suscita la sorpresa di molti, e detta dell’animo estensore della Vita minor. Ad essi il vescovo risponde: “Non considerate superstiziosa questa opera né  che io, impegnato a servire il Signore con purezza di spirito, possa coltivare pensieri di vanagloria.  Sappiate, o figli, che tutta l’Italia sarà di nuovo devastata da barbari e da popoli crudeli. Già vedo città desolate e deserte; le chiese distrutte le case di Dio incendiate, i Sacerdoti trucidati. Vedo da lontano tutto ciò che ai vincitori piacerà fare contro i vinti. Ma perché così piace alla divina misericordia, attraverso questa raffigurazione che osservate, vedo le sorti future di questo episcopato”.

 

Sulla parete sinistra del presbiterio di questa nostra Chiesa Cattedrale ammiriamo la raffigurazione dell’incontro del Vescovo Lorenzo con il re dei Goti Totila “rex mentis crudelissimae” che, conquistato e affascinato dalla soavità e dolcezza delle parole del Santo, gli dice: sono pronto a soddisfare, padre santo, qualunque richiesta. E il buon padre convinto di non essere nato né di vivere per se ma per tutto il mondo se fosse possibile e soprattutto per il popolo affidatogli dal Signore, pregò il re di lasciare intatta la città di Siponto (Sipontinam urbem intactam delinquere), dicendo che preferiva piuttosto morire che veder perire uno solo dei suoi figli.

 

Sono grato per queste citazioni a una recente pubblicazione che arricchisce la conoscenza e l’approfondimento della storia della nostra città e a un piccolo, iniziale studio di un neofita sulle due Vite del nostro Santo, da portare avanti, ove risulti cosa buona e giusta – e impreziosire e migliorare.

 

 

 

3. Il mio non vuole essere un vuoto richiamo  o una dotta citazione. È un voler riportare in una rilettura per l’oggi, l’attualità del culto e della devozione a San Lorenzo Maiorano come un richiamo per un comune rinnovato impegno nel servizio di Dio e nella promozione e difesa dell’uomo e della sua inviolabile dignità, a partire dalla vita e dall’insegna-mento del  nostro Patrono.

 

Riecheggiano nelle parole del Santo Vescovo al re Totila, le parole di Gesù che poc’anzi ci sono state proclamate dal Vangelo: “Io sono il buon pastore….e offro la mia vita per le pecore”. Una espressione che non sempre riusciamo a cogliere nella pienezza del suo significato. L’immagine del buon pastore non può essere una espressione bucolica di sentimentalismo e di tenerezza. Si tratta dell’immagine della guida e del reggitore disinteressato del popolo. Gesù offre la vita ma il vero e pieno significato del termine greco è da intendere in modo nuovo: Gesù si espropria della sua vita per le pecore.

 

È su questa onda che devono porsi coloro che, in virtù di un mandato e di un compito, si caricano delle attese e delle fatiche dei propri simili. Impresa che forse rasenta il limite dell’assurdo ma non per le orecchie, il cuore e la vita di coloro che scelgono di essere discepoli del Cristo e da lui, resi partecipi della stessa missione di dono e di offerta, non possono che essere  suoi imitatori.

 

Siamo grati a San Lorenzo Maiorano perché ha imitato fino in fondo il Cristo Buon Pastore. A lui domandiamo, soprattutto per i pastori, vescovo e presbiteri, che sono continuatori della sua testimonianza in questa Chiesa da lui amata e servita, di intercedere perché non releghiamo nel mondo dell’utopia, non nelle convinzioni ma nella pratica della vita, l’impegno ad espropriarci della nostra vita per coloro, per voi, che la provvidenza divina affida al nostro ministero.

 

Forse noi dobbiamo chiedere a tutti voi, fratelli, sorelle, amici, di usarci misericordia e comprensione se questo ideale annunziato e proclamato, da noi non è vissuto in quella totalità di dono che ci fa presso di voi immagini facilmente leggibili del Buon Pastore. Siamo ben convinti che dare la vita è la misura di ogni vera bontà. Commentando questo brano un grande Sacerdote don Primo Mazzolari, incompreso in vita ed in morte esaltato e additato come modello e gloria del Sacerdozio cattolico, scrive: “Qualunque sia l’ufficio o il titolo che ci fu o che ci siamo dati, se uno non è disposto a ‘perdere la propria vita’ per coloro che gli furono affidati, è un mercenario, ossia ‘uno che non è pastore, a cui non appartengono le pecore, e che se vede venire, il lupo abbandona le pecore e fugge…’.

 

Per noi non c’è altra via o buon pastore o mercenario. Ancora una volta il vangelo ci prende al cuore e ci  obbliga a scegliere, sempre che si sia onesti e si abbia l’anima in agonia ad ogni richiamo della sua voce” (Impegno con Cristo, p.75).

 

 

 

4. Che il Santo Vescovo Lorenzo riscaldi il cuore di tutti noi e ci renda complici in quella totalità e offerta di vita per  i fratelli che annulla lo strisciante egoismo che cerca il proprio interesse e dimentica attenzione, amore e solidarietà a coloro che vivono il dramma di una incertezza per un progetto di vita impossibile a realizzarsi per la precarietà di un lavoro, per la fragilità di legami affidati a umori e mode, per povertà materiali che non trovano ascolto e risposte, per la violenza di atteggiamenti che mortificano e degradano valori fondanti e attentano alla dignità dell’uomo.

 

San Lorenzo benedica la nostra comunità. Continui a sostenere la nostra battaglia contro il dragone del male, dell’indifferenza, dell’apatia, del disinteresse per il bene comune che continua ad assalirci e tenta di divorarci.

 

Faccia della nuova Siponto, Manfredonia una comunità che sa accogliere, sa servire, non chiude le porte del suo cuore e della sua solidarietà, difende il dono della vita, di ogni vita dagli attentati che tentano di ridurla al ribasso svilendone dignità e ricchezza.

 


08/02/2008

Pubblicazione TESTI E DISCORSI DI MONS. DOMENICO D’AMBROSIO