TI SCONGIURO ANNUNCIA LA PAROLA!

TI SCONGIURO ANNUNCIA LA PAROLA!

Linee pastorali per l’anno 1995-1996

 

Anno dell’evangelizzazione

NEL «SILENZIO». DEL MONDO MANDATI AD ANNUNCIARE LA PAROLA

 

 

1. Dall’anno giubilare di San Timoteo al Grande Giubileo dell’Anno 2000

Auspico di cuore che questa ricorrenza giubilare offra a codesta Chiesa di Termoli Larino l’occasione di affrontare le sfide esigenti del nostro tempo e che essa accompagnata e sorretta dalla fede e dall’esempio del suo santo Patrono possa annunciare con rinnovato ardore il Vangelo… preparandosi in tal modo, a varcare la soglia del terzo millennio cristiano[1].

Ho ripetuto in varie occasioni che Giovanni Paolo II con il messaggio inviato alla nostra Chiesa ci ha indicato il progetto pastorale su cui confrontarci e impegnarci. Così come ci ripete, soprattutto nella Tertio millennio adveniente, una nuova primavera di vita cristiana dovrà essere rivelata dal Grande Giubileo[2].

Vogliamo introdurci in un cammino con prospettive così esaltanti, vivendo questo tempo di grazia che va dal nostro particolare Giubileo per 1’anno di San Timoteo al Giubileo della Chiesa universale, lasciandoci guidare dagli indirizzi e dalle proposte che il Santo Padre indica come necessari nella fase di preparazione.

L’invito che ci ha rivolto Giovanni Paolo II nel citato messaggio va accolto. La nostra comunità diocesana è chiamata, sulle orme del Santo Patrono, a rinnovare la sua fedeltà al Vangelo.

Questo invito attraversa e pervade tutto il Magistero del Papa; in questi ultimi anni ne diventa il motivo dominante.

 

 

 

2. Fedeli all’invito del Papa

Le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce degli uomini di oggi, dei poveri soprattutto e di tutti coloro che soffrono, sono pure le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce dei discepoli di Cristo, e nulla vi è di genuinamente umano che non trovi eco nel loro cuore[3].

Poiché siamo battezzati e credenti, abitati e travagliati anche noi dagli stessi interrogativi del mondo moderno, vogliamo annunciare a questo mondo il messaggio dell’amore di Dio. Non dobbiamo sottrarci alle sue preoccupazioni e ai suoi interrogativi, poiché sappiamo che la nostra fede è in grado di affrontarli. Sappiamo anche che la luce della fede interessa la ricerca comune, da parte di uomini e donne, di una maggiore verità e felicità. La rivelazione, nella quale Dio comunica il suo mistero, dà una nuova comprensione dell’uomo, soprattutto quando questi si interroga su se stesso.

All’uomo in ricerca, all’uomo chiamato ad affrontare «scelte epocali», all’uomo che a volte dimentica di interrogarsi su Dio, a questo uomo, oggi, siamo chiamati ad offrire un rinnovato annuncio di lui. «Alle trasformazioni profonde e complesse di ordine culturale, politico, etico e spirituale, che hanno dato al tessuto sociale europeo una nuova configurazione, deve corrispondere una nuova qualità dell’evangelizzazione», ci ricorda il Papa[4].

Questo invito attraversa e pervade tutto il Magistero del Papa; in questi ultimi anni ne diventa il motivo dominante.

 

Nella Redemptoris missio troviamo una puntuale esposizioni delle componenti proprie della evangelizzazione: la testimonianza, l’unico modo possibile di esercitare la missione evangelizzante; l’annuncio, che ha una «priorità permanente nella missione»[5] ed ha per «oggetto il Cristo crocifisso, morto e risorto»[6]; e la conversione celebrata nel battesimo che inserisce i credenti nella Chiesa.

 

Nella Tertio millennio adveniente il Papa ritorna su questo appello: «Il tema di fondo è quello dell’evangelizzazione, anzi della nuova evangelizzazione»[7].

 

Non è un tema nuovo, si affretta ad affermare Giovanni Paolo II; le basi di quest’opera sono state poste da Paolo VI nell’Evangelii nuntiandi del 1975; i Sinodi celebrati sono già per se stessi parte della nuova evangelizzazione: «Nascono dalla visione del Concilio Vaticano II sulla Chiesa; aprono un ampio spazio alla partecipazione dei laici, dei quali definiscono la specifica responsabilità nella Chiesa; sono espressione della forza che Cristo ha donato a tutto il Popolo di Dio, facendolo partecipe della propria missione messianica, missione profetica, Sacerdotale e regale»[8].

3. Inseriti nel cammino della Chiesa italiana

 

La Chiesa di Dio che è in Italia, attraverso il Magistero dei suoi Vescovi, ha recepito questo invito del Papa, facendo confluire quanto finora aveva operato nel cammino dei suoi piani pastorali (Evangelizzazione e Sacramenti, anni ‘70 e Comunione e comunità, anni ‘80) e negli orientamenti (Evangelizzazione e testimonianza della carità, anni ‘90).

Già nel 1973, a fronte- della crisi e dell’istanza della secolarizzazione, i Vescovi scrivevano: «Alla base di tutto deve essere con insistenza ribadito il necessario primato dell’evangelizzazione che solleciti una salutare inquietudine di fronte alle mutate condizioni e, quindi, alle carenze evidenti di certi metodi del passato. Se ci si limitasse ancora a concentrare l’attenzione quasi unicamente sulla prassi Sacramentale, si finirebbe col ridurre il Sacramento, avulso dal suo vitale contesto di fede, a un puro gesto di pratica esteriore, senza riflessi concreti e fecondi nella vita. Solo la convinzione profonda di tutti gli operatori della pastorale sulla priorità dell’evangelizzazione – convinzione continuamente rassodata nella meditazione, nello studio e nell’impegno quotidiano – riuscirà a superare abitudini e stanchezze, e a imprimere una spinta vigorosa all’azione apostolica della Chiesa in tutti i suoi settori»[9].

Negli anni ‘80, in Comunione e comunità, i Vescovi rimettono al centro la comunità ecclesiale, come soggetto dell’evangelizzazione, come ambiente e come fonte dell’azione pastorale.

Negli anni ‘90, in Evangelizzazione e testimonianza della carità, la «nuova evangelizzazione» assurge ad impegno specifico. «…La nuova evangelizzazione a cui ci invita Giovanni Paolo II. Nuova, non soltanto perché viene dopo quella prima e fondamentale opera di evangelizzazione da cui è nata e si è forgiata, lungo i secoli, la nostra esperienza di Chiesa e, in particolare, la cultura cristiana dell’Europa e del nostro paese. Né unicamente perché deve fare i conti, nelle nostre società occidentali, col fenomeno pervasivo del secolarismo. Ma, soprattutto, perché deve diventare “nuova nel suo ardore, nei suoi metodi e nella sua espressione”».

L’annuncio che la Chiesa è chiamata a fare nella storia si riassume in un’affermazione centrale: «Dio ti ama, Cristo è venuto per te, per te Cristo è “Via, Verità e Vita”. Dalla forza e dalla radicalità di questo annuncio scaturiscono l’ardore della vita e dell’impegno dei cristiani, 1’incisività e la capacità di rendere contemporanea all’uomo l’espressione con cui il messaggio è annunciato e portato a efficacia di vita; la novità e la fecondità dei metodi di cui deve far uso oggi 1’evangelizzazione»[10]. Di questo rinnovato impegno nell’annuncio, i Vescovi pongono al centro «il Vangelo della carità».

Nel III Convegno ecclesiale di Palermo (novembre 1995), sul tema Il Vangelo della carità per una nuova società in Italia, la Chiesa italiana si è ritrovata per rispondere fondamentalmente alla domanda: «Che cosa sei, Chiesa italiana, nel mondo di oggi?». Tale evento costituisce un punto di non ritorno per il cammino ecclesiale di questi anni.

La consapevolezza di vivere ormai in una società che ha subìto in questi ultimi anni profondi cambiamenti, attraversata da correnti culturali che mettono in pericolo il fondamento stesso del messaggio cristiano e che si traducono in un sentimento religioso vago e poco impegnativo per la vita, più che condurci al timore, deve essere occasione per un rinnovato slancio missionario.

«Siamo convenuti a Palermo – ha detto il Papa nel suo discorso ai convegnisti – perché convinti che a Cristo appartiene il futuro non meno del passato; siamo qui per dare […] nuovo impulso all’evangelizzazione. In Italia, infatti, la Chiesa, per grazia di Dio, continua ad essere viva […] e sta prendendo più chiara coscienza che il nostro non è il tempo della semplice conservazione dell’esistente, ma della missione. È il tempo di proporre di nuovo, e prima di tutto, Gesù Cristo, il centro del Vangelo. Ci spingono a ciò l’amore indiviso di Dio e dei fratelli, la passione per la verità, la simpatia e la solidarietà verso ogni persona che cerca Dio e che, comunque, è cercata da lui»[11].

Tale rinnovata consapevolezza deve condurre ad un rinnovamento profondo del nostro stesso stile di essere comunità, per poter realizzare una pastorale che sia estroversa e profetica. Il nostro essere comunità che si costruiscono, giorno per giorno, nella comunione, deve portare ad abbandonare «una pastorale ansiosa di conservazione, di fatto ancora indirizzata – seppure con crescente difficoltà – alla Sacramentalizzazione e tutta imperniata sul ministero ordinato, verso una pastorale più profetica che faccia scaturire da nuove e coraggiose strategie di annuncio e di testimonianza – in cui i laici esercitino la peculiarità del loro Sacerdozio profetico e regale -la consapevolezza e la responsabile celebrazione della grazia Sacramentale»[12].

 

 

 

4. In continuità con il nostro cammino diocesano

Anche la nostra Chiesa diocesana, «porzione del popolo di Dio… affidata alle cure pastorali del Vescovo coadiuvato dal suo presbiterio», chiamata a diventare «una Chiesa particolare, nella quale è veramente presente e agisce la Chiesa di Cristo, una, santa, cattolica, apostolica»[13], in questi ultimi anni, in continuità con la sua lunga tradizione, ha cercato di incarnare in questo lembo di terra le indicazioni maturate nella Chiesa italiana. Di questa sua fatica e di questo impegno fanno fede, pur non riuscendo ad inglobare la totalità dell’esperienza ecclesiale, alcune tappe significative, scandite dalla celebrazione degli annuali appuntamenti dei convegni diocesani.

Ne ricordiamo i temi:

 

Una Chiesa in cammino (Convegno diocesano, settembre 1991): lo sguardo sulla nostra Chiesa.

Il Vangelo della carità, soprattutto nelle sue vie prefenziali:

Evangelizzazione e testimonianza della carità (Convegno diocesano, settembre 1990);

Annunciare ai giovani il Vangelo della carità (Convegno diocesano, settembre 1992);

L’amore preferenziale per i poveri (Convegno diocesano, settembre 1993);

La presenza dei cristiani per una società solidale (Convegno diocesano, settembre 1994).

Liturgia e nuova evangelizzazione: XVLI Settimana liturgica nazionale (Termoli, agosto 1995).

– Il cammino della Visita pastorale (1992-1993) che ha fatto emergere l’urgenza e la necessità di un             rinnovato, chiaro e forte annuncio del Cristo di fronte a una fede che non riesce a rigenerarsi e a rinnovarsi.

 

«GUAI A ME SE NON EVANGELIZZO»

5. La nostra comunità «terra di missione»?

«L’ora presente con le sue sfide, la nostra Chiesa con i problemi di una fede ricevuta e trasmessa ma spesso non vissuta e testimoniata. Le nostre comunità caparbiamente abbarbicate a stili di vita e a modalità di esercizio di una fede che non riesce a rigenerarsi e a rinnovarsi; i nostri cristiani incapaci di scoprire la ricchezza del dono di Dio che hanno ricevuto, paghi di fedeltà rituali e di formalismi ripetitivi e astorici e, nello stesso tempo, il fenomeno del religioso che si manifesta attraverso la ricerca dello straordinario e della corsa smodata se non morbosa verso ogni evento di apparizioni o di presunti fenomeni miracolistici, risposte forse al bisogno del contatto immediato e diretto con il divino, dicono a dismisura la non ulteriore dilazionabilità della riscoperta del primo annuncio che accade attraverso una scelta sicura, forte e radicale della fede che scaturisce dalla riproposizione della Parola che salva e che dà gioia, nuova nel suo ardore e nelle sue espressioni»[14].

Una Chiesa, infatti, che non segue le orme del suo Signore dimostrerebbe la sua radicale infedeltà nello stesso adempimento della sua vocazione. I suoi potrebbero essere, direbbe sant’Agostino, anche magni passus, ma sarebbero extra viam. Quello che L. Cerfaux chiama «il codice della strada» dei missionari di tutti i tempi (cfr. Mt 9,35; 10,42) non consente molte distrazioni a proposito[15].

I nostri cristiani non sono tali perché durante la loro vita per un periodo più o meno lungo hanno frequentato il catechismo parrocchiale per i Sacramenti dell’iniziazione cristiana (soprattutto).

Il primo insostituibile annuncio della fede in famiglia è fortemente in crisi: non lo si pratica da parte dei genitori e lo si delega alla istituzione sia essa la parrocchia o/e la scuola.

La stessa scelta di fede motivata e orientata dalla famiglia e dalla parrocchia salta o manifesta la sua profonda debolezza, a partire dall’adolescenza durante la quale i giovani assimilano il patrimonio di una cultura profana (secolarizzata, pluralista, profana).

Ma… non partiamo da zero: il seme, la Parola, lo Spirito sono quelli di sempre, anche se dobbiamo vivere tra uomini/cuori di pietra, impermeabili ad ogni annuncio; uomini/terra sassosa, incostanti, incoerenti, indefinibili come molti battezzati post-cristiani; uomini/terra infestata di spine, soffocati dalla mentalità consumistica, indifferenti alla moralità cristiana; uomini/terra buona che, forse, sono più numerosi di quelli che i nostri occhi riescono a vedere.

Potremmo tentare di raccogliere in una serie, non esaustiva, di domande i perché che in questo momento stanno sorgendo dentro di noi:

In che modo la catechesi può focalizzare il messaggio cristiano in vista della conversione a Dio e al Vangelo?

– Come e con quali iniziative e proposte possiamo creare contesti di incontro globale con la fede cristiana, contesti che sono valido supporto per la trasmissione della fede?

– Come può la liturgia nella sua ampia accezione (Eucaristia domenicale, feriale, celebrazioni Sacramentali, le varie espressioni della pietà popolare), portare in primo piano la predicazione del messaggio cristiano?

– Come trasformare i nostri, pur numerosi e validi, gesti di solidarietà, spesso motivati da un non definito sentimento di fraternità, in annuncio testimoniante del «Vangelo della carità», posto al centro della «nuova evangelizzazione»?

 

 

 

6. Prima evangelizzazione e nuova evangelizzazione

 

Cosa vuol dire evangelizzare o rievangelizzare? Proclamare il nuovo Vangelo perché il vecchio non serve più? Il Vangelo non è né nuovo né vecchio: è il Vangelo del Signore e basta. Il fatto che bisogna rievangelizzare sembra indicarci il dovere, l’impegno di annunciare nuovamente il Vangelo, un’altra volta. Proprio di qui bisogna cominciare a riflettere. Non c’è forse qui l’invito a decantare il Vangelo da tutte le cose di cui l’abbiamo caricato con la nostra mentalità complessa, pluralistica, acculturata e storica?

Un annuncio del «Vangelo-Vangelo», che resti annuncio e nient’altro che annuncio, è una rievangelizzazione; non l’esposizione erudita e profondamente elaborata di problematiche senza fine. Annuncio limpido, semplice, fondamentale: annuncio della Buona Novella. «Andate e predicate il Vangelo»: bisogna andare cauti per non rendere Vangelo tutto ciò che ci frulla per la testa, per essere fedeli a quello che il Vangelo è.

L’impegno di rievangelizzare, in questa prospettiva, può divenire una esortazione a spogliare di troppe preoccupazioni la pastorale e di radicarla in maniera più trasparente, più lineare, proprio nell’annuncio della Buona Novella.

È l’impegno decisivo, la fatica che come comunità cristiana vogliamo privilegiare e perseguire per annunciare ancora e nuovamente Gesù Cristo in un contesto connotato dall’indifferenza religiosa, dall’adesione privata e parziale al messaggio cristiano.

E la liberazione da incertezze e tatticismi per annunciare il Vangelo con forza e chiarezza, senza eccessive mediazioni.

Non ci sfugge, tuttavia, la complessità del termine «evangelizzazione»: essa è una realtà complessa. Già Paolo VI, nella Evangelii nuntiandi, metteva in guardia da una eccessiva semplificazione e si limitava a darne una descrizione-definizione: «Nessuna definizione parziale e frammentaria può dare ragione della realtà ricca, complessa e dinamica, quale è quella di evangelizzazione, senza correre il rischio di impoverirla e perfino mutilarla. È impossibile capirla, se non si cerca di abbracciare con lo sguardo tutti gli elementi essenziali…»[16].

E più avanti così ulteriormente precisa: «L’evangelizzazione è un processo complesso e dagli elementi vari: rinnovamento dell’umanità; annuncio esplicito, adesione del cuore, ingresso nella comunità, accoglimento dei segni, iniziative d’apostolato. Questi elementi possono apparire contrastanti e persino esclusivi. Ma in realtà sono complementari e si arricchiscono vicendevolmente»[17].

È opportuno, per aver chiaro e definito il concetto di evangelizzazione, presentare sinteticamente vari modelli nei quali si è strutturato e incarnato nel corso della storia il concetto di evangelizzazione. Ci aiutano ad avere un’idea più completa ed esaustiva della multiforme sapienza di Dio (Ef 3,10) che siamo chiamati a rivelare[18].

 

 

Evangelizzazione come presenza

È l’evangelizzazione vissuta e. compresa come una testimonianza (presenza al mondo) in grado di comunicare Cristo. E una presenza di incarnazione.

 

 

Evangelizzazione come annuncio kerygmatico

È l’annuncio forte, coraggioso e chiaro di Cristo morto e risorto che viene proclamato a tempo opportuno e non opportuno (2Tm 4,2), come unico Salvatore. Qui trova la sua autenticità il grido di Paolo: Guai a me se non evangelizzo! (1Cor 9,16).

Per questo modello di evangelizzazione sono necessari i gruppi biblici, i centri di ascolto, l’utilizzo dei mass-media, l’annunzio di casa in casa.

 

 

Evangelizzazione per una società alternativa

La Chiesa, proclamando la sovranità e regalità di Cristo nella storia, è impegnata a far nascere una «società alternativa proclamando con forza il fatto cristiano, a costo di creare una nuova cristianità»[19].

 

Evangelizzazione come impegno etico-sociale

Questa particolare sottolineatura impegna la Chiesa ad annunziare il Vangelo come forza capace di trasformare il mondo nella linea dell’annunzio nella sinagoga di Nazareth (cfr. Lc 4,16-21 ): un Vangelo che ama l’uomo e si impegna per la sua liberazione e per la stabile dimora in esso della giustizia e della pace.

 

 

Evangelizzazione come reciprocità di movimento

Lo stile da privilegiare e che qualifica e autentica l’evangelizzazione è il dialogo tra la Chiesa e il mondo. Evangelizzare allora non è solo un donare, un proclamare ma anche un ricevere e un ascoltare. «La Chiesa non si comprende come arroccata e autosufficiente, né vuole porsi come guida nei confronti degli uomini, ma vuole che i cristiani siano interlocutori, siano servi poveri degli uomini capaci di fare emergere un’osmosi tra Chiesa e mondo, tra Chiesa e cultura»[20].

 

 

Evangelizzazione come cammino di iniziazione

Di fronte alla situazione delle nostre comunità e alla piccola minoranza dei credenti, è necessaria una nuova evangelizzazione (una rievangelizzazione) che riprenda lo stile della Chiesa delle origini (il catecumenato degli adulti). Dalla conversione all’annuncio forte del kerygma per arrivare alla comunione.

L’evangelizzazione è rinnovato annunzio teso a una radicale conversione che apre all’ascolto della Parola, e rende presente e dinamicamente operante il Cristo e muove la Chiesa verso gli uomini in uno stato di missione permanente.

 

 

Evangelizzazione come nuova Pentecoste

L’evangelizzazione tende a portare il Vangelo come evento di salvezza che fonda la sua potenza nei doni e carismi che lo Spirito porta alla Chiesa perché si realizzi nei singoli credenti una vita adulta e matura.

Sono modelli di quest’unico grande impegno che da sempre pone la Chiesa, nella fedeltà alla consegna affidatale da Cristo, in ascolto costante di ciò che lo Spirito suggerisce perché continui a risuonare in tutto il mondo la parola di salvezza. Ma l’ascolto è«conoscere e comprendere il mondo in cui viviamo nonché le sue attese, le sue aspirazioni e la sua indole spesso drammatiche»[21].

La costituzione conciliare Gaudium et spes nel Proemio sottolinea che la «dimostrazione più eloquente della solidarietà, del rispetto e dell’amore nei riguardi della famiglia umana», spinge la Chiesa a portare «la luce di salvezza che viene dal Vangelo, mettendo a disposizione degli uomini le energie di salvezza che essa, sotto la guida dello Spirito Santo, riceve dal suo Fondatore»[22].

La luce di salvezza, che è la stessa da sempre, deve raggiungere gli uomini di oggi, quelli che formano le nostre comunità, a volte assenti, distratti, risucchiati dal vortice dell’indifferenza e del pratico rifiuto di una proposta che può rimotivare vite spente o portare il rapporto e la conoscenza del messaggio di salvezza nella concretezza delle situazioni che si vivono e renderlo, anche per queste categorie di persone, significativo e coinvolgente.

Un messaggio – scrive Paolo VI – che «è necessario. È unico. È insostituibile. Non sopporta né indifferenza, né sincretismi, né accomodamenti»[23]. Nessuno può tirarsi indietro. Il compito della evangelizzazione è di tutti, scaturisce dal battesimo, dagli altri Sacramenti e dalla propria personale vocazione. Di per sé non sono necessari ulteriori, specifici mandati.

Lo stesso Pontefice, in quello che a ragione è stimato uno dei documenti più alti del suo Magistero, la Evangelii nuntiandi, così descrive l’evangelizzazione: «Evangelizzare, per la Chiesa, è portare la buona novella in tutti gli strati della umanità e, col suo influsso, trasformare dal di dentro, rendere nuova l’umanità stessa… Lo scopo dell’evangelizzazione è appunto questo cambiamento interiore e, se occorre tradurlo in una parola, più giusto sarebbe dire che la Chiesa evangelizza allorquando, in virtù della sola potenza divina del messaggio che essa proclama, cerca di convertire la coscienza personale e insieme collettiva degli uomini»[24].

Queste parole giudicano lo stile della presenza e dell’animazione pastorale che deve accompagnare il nostro ministero.

Paolo VI parla della buona novella da portare in tutti gli strati dell’umanità. I nostri progetti pastorali sono per pochi intimi. Il coraggio della sfida del Vangelo da proporre a tutti gli uomini ci vede ancora, con entusiasmo e con dispendio di grandi energie, protesi alla cura di quelli che accogliamo. Per quelli che dobbiamo andare a cercare ci sentiamo impreparati, incerti ed esitanti. Per cui il tempo che loro dedichiamo, mutua dal contagocce la sua durata. C’è da cambiare in modo radicale l’organizzazione delle nostre metodologie pastorali. I programmi pastorali non possono trattare in forma di corollari o di appendici, a mo’ di riempitivo, l’urgenza dell’ora presente: Cristo da portare a tutti scegliendo anche il ministero itinerante per predicare che il regno di Dio è vicino.

 

 

 

7. La Chiesa «comunità che evangelizza»

 

 

Paolo VI nel testo citato indica le idee madri dell’azione evangelizzatrice della Chiesa che, come un itinerario scandito dalle tappe che si susseguono, chiarisce la portata e i contenuti della proposta dell’annunzio evangelico.

A mo’ di sintesi indico qui di seguito l’itinerario[25]:

– La Chiesa nasce dall’azione evangelizzatrice di Gesù e degli apostoli.

– Nata dalla missione, la Chiesa è, a sua volta, inviata da Gesù.

– La Chiesa resta come «un segno, insieme opaco e luminoso, di una nuova presenza di Gesù» che prolunga e continua con «la vita di preghiera, l’ascolto della parola e dell’insegnamento degli apostoli, la carità fraterna vissuta, il pane spezzato».

– Evangelizzatrice, la Chiesa comincia con l’evangelizzare se stessa.

– «La Chiesa è depositaria della buona novella che si deve annunziare».

– Inviata ed evangelizzata, la Chiesa invia gli evangelizzatori ai quali trasmette il mandato che ha ricevuto perché lo proclamino agli uomini.

– C’è quindi un legame profondo tra Gesù Cristo, la Chiesa e l’evangelizzazione.

– Il mandato di evangelizzare non si compie senza Chiesa né, ancor meno, contro di essa.

– 1’evangelizzazione deve essere proclamata anzitutto attraverso la testimonianza a cui sono chiamati tutti i cristiani.

– Il nucleo centrale dell’evangelizzazione è «la proclamazione che in Gesù Cristo, Figlio di Dio fatto uomo, morto e risuscitato, la salvezza è offerta ad ogni uomo»[26].

 

 

Chi ha il compito di evangelizzare?

È una domanda che troviamo nella Evangelii nuntiandi. Ad essa lo stesso documento dà una risposta: «Il concilio Vaticano II ha risposto con chiarezza: alla Chiesa per mandato divino incombe l’obbligo di andare nel mondo universo a predicare il Vangelo ad ogni creatura»(DH 13). E in altro testo: Tutta la

Chiesa è missionaria, e l’opera evangelizzatrice è un dovere fondamentale del popolo di Dio (AG 35)[27].

Questa affermazione deve far emergere, secondo l’Evangelii nuntiandi, due convinzioni:

La prima: l’evangelizzazione non può ridursi a un atto individuale. È un gesto profondamente ecclesiale.

La seconda: chi evangelizza lo fa in nome della Chiesa che a sua volta lo fa perché ha ricevuto questo mandato dal Signore. «Nessun evangelizzatore è padrone assoluto della propria azione evangelizzatrice, con potere discrezionale di svolgerla secondo criteri e prospettive individualistiche, ma deve farlo in comunione con la Chiesa e con i suoi pastori»[28].

Da queste affermazioni si ricava che tutti i cristiani sono evangelizzatori anche se con compiti diversi.

– Emerge in questa responsabilità la funzione propria che all’interno della Chiesa esercitano i Vescovi: «Il comando di Cristo di predicare il Vangelo ad ogni creatura, riguarda innanzitutto e immediatamente proprio i Vescovi, insieme con Pietro e sotto Pietro»[29].

– «Ai Vescovi sono associati nel ministero dell’evangelizzazione, come responsabili a titolo speciale [corsivo nostro ndr], coloro che mediante 1’ordinazione Sacerdotale agiscono in persona di Cristo, in quanto educatori del popolo di Dio nella fede, predicatori»[30]. È questo il ruolo del ministero ordinato che per «la radice Sacramentale propria» esercita nella comunità un compito proprio anche in vista dell’evangelizzazione.

– «I religiosi […] trovano nella vita conSacrata un mezzo privilegiato per una evangelizzazione efficace. Con la stessa intima natura del loro essere si collocano nel dinamismo della Chiesa, assetata dell’Assoluto, che è Dio, chiamata alla santità»[31]. Con la loro vita testimoniano la profezia del regno già compiuto e, nello stesso tempo, il non ancora, legato al limite e alla provvisorietà dell’uomo. Questa testimonianza «è primordiale nella evangelizzazione»[32].

– «I laici, che la loro vocazione specifica pone in mezzo al mondo e alla guida dei più svariati compiti temporali, devono esercitare con ciò stesso una forma singolare di evangelizzazione»[33]. «Nella prospettiva del Vaticano II e della Christifideles laici occorre dire che, in quanto è innestato in Cristo e in quanto, nel dialogo con coloro che operano con lui, tratta le realtà temporali, egli compie opera di evangelizzazione nel senso che attraverso la sua esperienza cristiana e il dialogo con tutti gli uomini, fa progressivamente emergere l’humanum, le strutture etico-antropologiche e socio-culturali della convivenza umana, nella prospettiva di crescita del regno, annunciata e attuata in Cristo»[34]. Il laico che opera a pieno titolo nella realtà temporale evangelizza perché porta in questa dimensione l’impronta salvifica che lo plasma e lo rigenera continuamente nell’appartenenza alla Chiesa e nel flusso di grazia che in essa riceve per testimoniare nell’humanum il mistero di Dio.

 

 

 

8. Le esigenze dell’ evangelizzazione

La conversione

 

Mons. Kasper, vescovo di Rottenburg – Stuttgart, nella sua prima lettera pastorale dal titolo La trasmissione della fede: questione vitale per la Chiesa del nostro paese (28 agosto 1989), scrive: «La nuova evangelizzazione è prima di tutto e soprattutto un impegno spirituale… Senza la nostra conversione personale, tutte le riforme anche più necessarie e benintenzionate vanno a cadere… Senza una continua conversione e purificazione della nostra vita… non ci sarà rinnovamento della Chiesa né nuova evangelizzazione dell’Europa».

Questo richiamo chiaro e senza sconti ci riguarda, ci impegna in una riflessione che valuti la reale portata della nostra disponibilità alla conversione e smascheri, con l’aiuto della Parola che toglie il velo alle nostre ipocrisie e ai nostri tatticismi, lo stato di comoda connivenza con i tanti idoli con cui patteggiamo il nostro quieto vivere. La parola profetica che invita con insistenza al movimento di ritorno al Signore che è la conversione, non può lasciarci insensibili e tranquilli: Laceratevi il cuore e non le vesti, ritornate al Signore vostro Dio (Gl 2,13).

Guardiamo alle nostre scelte, allo stile della nostra vita, alla mondanizzazione dei nostri comportamenti, alle raffinate e ricercate mode che ci conquistano occupando spazi indebiti che rendono difficile la lettura della testimonianza che conduce a vedere Cristo presente e operante nell’azione della sua Chiesa. Un’inversione radicale, decisa, chiara è esigita, altrimenti continuerà quella disaffezione al fatto cristiano che ci preoccupa e ci fa soffrire.

Il gesto primo che media e facilita il cammino dell’evangelizzazione è la conversione, l’impegno per un serio, visibile e qualificato rinnovamento spirituale.

Se la nostra Chiesa (vescovo, presbiteri, laici), non si pone in stato di vera conversione, il forte annunzio del Vangelo che si accinge a proclamare resterà ipotesi relegata alle nostre verbose discussioni che, poiché stagnano tra gli addetti ai lavori, non riusciranno a rompere i confini dei soli iniziati.

Risuoni per tutti noi la parola dell’apostolo: Vi supplichiamo: lasciatevi riconciliare con Dio (2Cor 5,20).

 

 

Il radicalismo evangelico

L’evangelizzazione non è un semplice annunzio. Anche se intrisa di forza e adeguatamente rispondente alle urgenze e alle sfide dell’oggi, essa non potrà rompere il cuore duro se non è accompagnata da quella testimonianza di radicalismo evangelico che ha realizzato la santità di tanti cristiani che hanno raggiunto la pienezza dello spirito delle beatitudini.

All’uomo contemporaneo è necessario l’annunzio del Vangelo accompagnato dalla testimonianza della vita. Non è un caso se i luoghi dello spirito oggi sono affollati. Più che mai si avverte il bisogno di incontrare persone che vivono il Vangelo sine glossa, che sanno offrire proposte generose di vita evangelica, risposte sicure a quella chiamata che connota, con una chiara dimensione vocazionale, l’esistenza dell’uomo attento ad ogni parola che esce dalla bocca di Dio. La presentazione della vita come risposta ad una chiamata, è un impegno a cui nessuno di noi può sottrarsi.

La radicalità evangelica, seria manifestazione di quel desiderio di santità che tanti si portano dentro, passa attraverso questa chiara consapevolezza.

Bisogna entrare in questo sentiero con decisione, senza tentennamenti. L’annunzio del Vangelo e il suo accoglimento da sempre passano attraverso la risposta all’unica vocazione alla santità «praticata da quanti sono mossi dallo Spirito di Dio e, obbedienti alla voce del Padre e adoranti in spirito e verità Dio Padre, seguono Cristo povero, umile e carico della croce per meritare di essere partecipi della sua gloria»[35].

Su questa radicalità è giocoforza confrontarci, ritrovarci, concordare!

Tale radicalità di testimonianza e il nuovo ardore nell’annuncio sono oggi quanto mai necessari. A livello comunitario sperimentiamo quelle sensazioni che si vivono a livello personale quando ci succede di svegliarci da un lungo sonno nel tardo mattino. Ci accorgiamo che la gente sta trafficando per i fatti suoi, che ha saputo fare a meno di noi, e che noi non siamo i protagonisti nel vortice delle vicende del mondo.

È necessario passare ad una pastorale di missionarietà, riscoprendo nella missione la dimensione essenziale del nostro essere Chiesa. È in tale visione che prende vigore la scelta dei lontani, quali destinatari privilegiati dell’annuncio.

Chi sono i lontani qui da noi? Sono lontani o sono allontanati? Perché sono o si sono allontanati? Quanti sono? È lecito parlare di civiltà post-cristiana anche qui da noi?

Nel tentativo di delinearne la tipologia noi ci imbattiamo nei lontani che sono tali non per convincimenti interiori o per motivi ideologici, ma per scelte pratiche o comportamenti devianti (violenza organizzata, devianza giovanile, prostituzione, droga…).

Vi sono coloro che sono tali perché si rapportano a Cristo e alla Chiesa in termini di indifferenza) di superficialità e di distacco, se non proprio di lotta.

Vi sono coloro che sono tali perché si sono allontanati; coloro che hanno abbandonato la comunità ecclesiale per aderire a sètte o a confessioni religiose; ma anche a forme di pseudo misticismo, di ambigua religiosità e di tenebrose ritualità magiche.

9. Finalità e struttura dell’impegno della prima evangelizzazione

La finalità generale di questo nostro primo e rinnovato impegno nell’annuncio è la ricerca di Dio (conversione a Dio) e la fede in Gesù Cristo (adesione al Vangelo).

Il nostro impegno nel testimoniare il Vangelo è innanzitutto dominato dalla preoccupazione di aiutare gli altri affinché possano realmente incontrare questa Buona Novella di Dio che sta al centro della predicazione di Gesù di Nazareth, e incontrarla in modo tale che possano aderire ad essa con una scelta radicale di vita.

Nella sua elementare struttura è possibile individuare i due momenti essenziali:

 

– La decisa ricerca di Dio (conversione a Dio), tesa a raggiungere un radicale e profondo cambiamento della persona che ponga al centro della vita la fede nell’unico Dio. Non è una semplice riconquista di atteggiamenti favorevoli e disponibili al discorso religioso, ma un entrare in un processo di ripensamento fondamentale che si focalizza nella fede dell’unico Dio e della salvezza che viene da lui. Tutto questo processo rientra in ciò che il NT chiama conversione.

– La fede in Gesù Cristo (adesione al Vangelo), è un accogliere con fiducia Dio che si rivela in Gesù Cristo e così entrare nel suo progetto. Si tratta quindi di costruire la propria vita su Gesù Cristo e sul suo messaggio.

 

CONTENUTI, METODO E TAPPE DELL’ANNO DELL’EVANGELIZZAZIONE

10. Contenuti

Questo nostro anno pastorale cade nella imminenza della scadenza del Grande Giubileo dell’anno 2000, a cui il Papa ci chiede di prepararci con un lavoro articolato in due fasi, «riservando la fase propriamente preparatoria agli ultimi tre anni»[36], secondo questa scansione:

 

GESÙ CRISTO (1997). Per il nostro Signore Gesù Cristo: il battesimo.

Lo SPIRITO SANTO (1998). Nell’unità dello Spirito Santo: la confermazione.

DIO PADRE (1999). A te Dio Padre onnipotente: la penitenza.

 

Il nostro anno pastorale ne diventa, pertanto, la fase antipreparatoria che ci sensibilizza sulla grande tematica dell’evangelizzazione, per poi orientarci «alla celebrazione del mistero di Cristo Salvatore»[37].

Quanto ai contenuti di questo rinnovato annuncio, da noi chiamato prima evangelizzazione, si possono individuare alcuni nuclei tematici. Essi sono rintracciabili già nella predicazione neotestamentaria, soprattutto in S. Paolo[38].

Ricerca di Dio

 

Accoglienza: l’evangelizzazione si radica in contatti personali con cristiani che sanno accogliere, incontrare.

Critica degli idoli e dei falsi assoluti: la fede nell’unico Dio spesso incontra dei temibili concorrenti nei falsi assoluti che l’uomo coltiva e persegue nella sua vita: scienza, denaro, successo.

Credere nell’unico Dio vivo e vero: la fede in Dio rivelata, coltivata, presa sul serio, messa al primo posto, purificata e liberata da incrostazioni culturali e religiose, per far emergere il nucleo di verità che contiene (cf. At 14)16-17).

Ricerca di Dio Aspettare la salvezza da Dio: rendersi conto che le vie o le risposte offerte dalle filosofie non spiegano i problemi fondamentali dell’esistenza.

 

 

TESTI: per la trattazione di questi nuclei rimandiamo, a titolo esemplificativo, al Catechismo degli adulti.

 

Introduzione: Il cammino della speranza.

Cap. 1: L’uomo in cammino.

Cap. 2: Dio cammina con gli uomini (par. 4 – 5).

 

 

La fede in Gesù Cristo (adesione al Vangelo)

Per quanto riguarda l’annuncio esplicito di Cristo, esso ruota attorno ai nuclei che vengono indicati nello stesso Nuovo Testamento e che, perciò, nessun catecheta può semplicemente accantonare.

Gesù di Nazareth, con le sue opere e con la sua parola, è realmente il Messia.

Dio lo ha risuscitato confermando così la verità della sua predicazione.

Ci libera dal peccato e ci apre alla vita eterna.

– Lo Spirito Santo viene donato a coloro che credono in Cristo (questo kerygma è contenuto nel Simbolo degli Apostoli).

 

 

TESTI: vedi il Catechismo degli adulti.

Cap. 2: Dio cammina con gli uomini (par. 1-3).

Parte prima: Per il nostro Signore Gesù Cristo.

 

11. Modelli

 

 

Nel rispetto delle situazioni pastorali, diverse per cultura, esperienze e cammini comunitari già in atto, proponiamo una serie di modelli, già sperimentati, di evangelizzazione, con particolare riferimento agli adulti[39].

La sapienza pastorale, la riflessione imprescindibile dei consigli pastorali parrocchiali, degli operatori pastorali, darà modo a ciascuno di individuarne uno o più da poter concretamente sperimentare nella propria comunità.

A livello zonale e parrocchiale sarà opportuno discuterne, approfondendone i vari aspetti, per motivare le scelte ritenute più rispondenti alla situazione in cui si opera.

I modelli che vengono indicati mirano a proporre itinerari finalizzati alla riscoperta del battesimo e all’impegno, alla coerenza e alla testimonianza che conseguono da questo Sacramento. Non mancano itinerari per la formazione sistematica del cristiano adulto. Si indicano e propongono i seguenti ambiti:

Catecumenato

Sono quegli itinerari di catechesi che dal primo annuncio della parola di Dio, per quanti sono ai primi passi della fede, conducono a un’adesione convinta e globale a Gesù Cristo.

Il testo di riferimento per questo cammino è il Rito dell’iniziazione cristiana degli adulti.

«Le comunità ecclesiali che attivano questi itinerari di fede (di tipo catecumenale o di rievangelizzazione) accompagnano gli adulti a riappropriarsi del messaggio cristiano nei suoi elementi fondativi»[40].

 

 

Liturgia- Sacramenti

Molte esperienze di catechesi degli adulti si rivolgono a persone o gruppi particolari. Questo invece ha come ambiente e luogo di svolgimento la comunità ecclesiale, specialmente parrocchiale, presa nella sua globalità. È la scelta di opportuni itinerari che conducono gli adulti a rinnovare e rivedere la propria fede attraverso la partecipazione alla liturgia e la celebrazione dei vari Sacramenti. Ogni catechesi, infatti, comporta una dimensione liturgica e la liturgia possiede in sé una importante valenza catechistica. Senza sostituire la liturgia alla catechesi o, inversamente, la catechesi alla liturgia, è importante realizzare e offrire forme di catechesi degli adulti, organicamente legate alla vita liturgica.

 

 

Centri di ascolto

Le iniziative in proposito sono tante e anche collaudate in molte comunità.

Momento qualificante di questa esperienza è l’ascolto della parola di Dio secondo un itinerario fortemente agganciato all’esistenza concreta.

«Gli incontri nelle case degli interessati, favoriscono alla luce del messaggio cristiano un cammino di ricerca per un sempre più chiaro orientamento di vita, per la scoperta degli elementi essenziali della fede, e per una attiva partecipazione alla comunità ecclesiale, nella concretezza dei suoi problemi»[41].

La catechesi «nelle case» è un segno di presenza cristiana molto fecondo non solo per i partecipanti, ma anche per l’intero caseggiato in cui si svolge. È un atto di fiducia verso la famiglia, sotto il profilo di «chiesa domestica» aperta alle altre famiglie e ad altri fratelli che vogliono partecipare. La sua caratteristica infatti non è tanto quella di rivolgersi a particolari gruppi familiari, ma ad ogni persona che ne accolga l’invito.

In questa catechesi si valorizzano i laici con i loro doni battesimali, si assume il linguaggio semplice e immediato della vita quotidiana, si crea un ambiente adatto alla fraternità, alla preghiera, si riscopre il gusto di parlare di Dio, a partire dai problemi di tutti i giorni. È questo un itinerario di chiara impronta missionaria.

 

 

Catechesi biblica

Le richieste e le risposte della catechesi biblica sono molto varie e in contesti diversi. La Bibbia continua ad attirare tante persone, desiderose di trovarvi un messaggio di salvezza e una risposta ai tanti problemi della vita. A volte può essere motivo di incontro con essa anche la richiesta di un chiarimento del rapporto scienza-fede, o l’interesse per gli infiniti echi della Bibbia nella storia dell’arte e della cultura. Oppure si è interessati all’educazione dei giovani, al momento di trasmettere loro il messaggio religioso cristiano.

L’ascolto e l’interpretazione della parola di Dio nella Bibbia va inserito sempre nel quadro globale dell’esperienza cristiana ed ecclesiale, dove c’è anche la liturgia, la vita comunitaria, la testimonianza della carità.

In particolare con gli adulti va tenuta sempre presente la necessità di opportune mediazioni culturali, senza le quali non è possibile l’attualizzazione della Parola per gli uomini del nostro tempo.

Sullo sfondo di ogni catechesi biblica ci deve essere la meta della lettura contemplativa e attualizzante (nello spirito della lectio divina) del libro Sacro.

Un calendario di ampio respiro verrà proposto a tutte le comunità parrocchiali, ai gruppi, alle associazioni, ai movimenti perché sappiano accogliere e vivere, in un clima di spiritualità, esperienze di ascolto e di lectio delle pagine del libro Sacro.

 

Catechesi degli adulti con i genitori in occasione dei Sacramenti dei figli

L’esperienza dice che in occasione della Sacramentalizzazione dei figli si aprono possibilità di lavoro pastorale con i genitori. Spesso la domanda dei genitori si presenta come l’unica occasione concreta di attività catechistica con gli adulti. Oppure costituisce il più frequente punto di partenza per tale attività.

Nella varietà delle situazioni ed esperienze, il processo ottimale avviene quando si riesce a passare: dalla domanda iniziale di preparazione ai Sacramenti alla centralità del cammino di fede degli adulti.

L’efficacia di tale modello si manifesta soprattutto quando si ottiene un vero e proprio rovesciamento dei fronti, un vero salto qualitativo che segna una frontiera pastoralmente molto significativa. La vera svolta avviene quando l’attenzione si sposta dai figli ai genitori, quando si comprende che il problema centrale, anche in funzione dei figli, consiste nell’approfondimento della fede da parte degli adulti.

In tale modello possono rientrare anche le esperienze specifiche di catechesi familiare: una realtà che conosce varie e collaudate esperienze nella nostra comunità diocesana e deve esprimere la sua convinta partecipazione, attraverso significativi e specifici apporti, al ministero dell’annunzio.

 

 

Catechesi occasionale

È questo un veicolo privilegiato capace di suscitare, anche per il notevole numero di persone che s’incontrano, interesse e attenzione al fatto cristiano e ai suoi contenuti.

Spetta agli operatori pastorali (Sacerdoti, catechisti, animatori vari …), suscitare, far nascere la domanda negli incontri «occasionali» con quelle forme di particolare dialogo, ricche di riferimenti atti a suscitare attenzione e interesse verso proposte di itinerari catechistici sistematici e duraturi.

 

 

Gruppi, movimenti, associazioni

Indubbiamente la spiritualità, la ricchezza, la serietà del cammino di fede che in queste realtà si vivono e vengono proposte, promuovono una convinta adesione al messaggio cristiano e una conseguente chiara testimonianza fortemente caratterizzata dallo specifico proprio del gruppo o movimento cui si appartiene.

È importante in questo anno e per questo nostro progetto pastorale, perseguire un cammino unitario di fede e di impegno al servizio della comunità diocesana.

 

 

Catechesi degli adulti nell’ambito della diaconia

Non può sottovalutarsi né affidare alle improvvisazioni o alla fantasia pastorale di qualcuno quell’impegno, per una decisa presa di coscienza, che ogni cristiano ha di vivere il Vangelo della carità con la sua carica di rinnovamento e di attenzione costante alla condivisione.

È necessario riscoprire questo modello con le sue specifiche caratteristiche.

È una catechesi eminentemente evangelizzatrice. Offre, infatti, una visione profondamente rinnovata della fede, della storia, dell’uomo e della Chiesa. Di fatto, la riscoperta della parola di Dio nella sua forza illuminante e trasformante e l’impegno di solidarietà con i problemi della gente appaiono oggi come fattori privilegiati di evangelizzazione.

È un modello di catechesi esplicitamente orientato alla promozione di un credente più solidale, più comunitario, più sensibile ai problemi della società e più responsabile nel suo impegno di promozione e di trasformazione.

È una catechesi che presenta alcune condizioni ottimali per una vera inculturazione della fede, fatta non per mezzo di riflessioni erudite o per lo sforzo di specialisti, ma con i mezzi semplici dell’incarnazione nel popolo, che diventa soggetto attivo e corresponsabile di ripensamento della fede nelle concrete circostanze della vita.

L’evento ecclesiale di Palermo, con il suo cammino di preparazione, ha impegnato anche la nostra Chiesa «a ripensare e ridisegnare correttamente alla luce del Vangelo della carità, la propria identità e la propria presenza in una società che sembra aver perso i punti di riferimento tradizionali»[42]; un impegno ed una fatica che dovranno continuare anche nei prossimi mesi.

I piccoli gesti che sostanziano il Vangelo della carità vanno arricchiti e autenticati dalla scelta che moltiplica l’attenzione agli ultimi attraverso un servizio che sia espressione del cammino di tutta la comunità (volontariato, obiezione di coscienza, anno di volontariato sociale, servizio mensa, istituzione della casa di accoglienza…).

La proposta, a cura della comunità diocesana, di itinerari formativi per una presenza responsabile dei cristiani nel sociale e nel politico, potrà aiutare non poco alla sperimentazione di tale modello.

Catechesi degli adulti

Il rinnovato annuncio del fatto cristiano non può limitarsi a generiche affermazioni di principi, contenuti nel progetto pastorale che impegnerà la nostra Chiesa in questo anno.

È essenziale e importante raccogliere competenze e disponibilità di laici che, accogliendo l’invito di Gesù e seguendo le sue indicazioni, senza borsa (il potere del denaro), senza biSaccia (la tentazione delle garanzie umane), senza sandali (la garanzia di una vita comoda), vanno ad evangelizzare annunziando la certezza che il regno di Dio è vicino.

Nell’azione pastorale bisognerà privilegiare la cura attenta di coloro che per un invito e un richiamo dello Spirito e per un loro particolare servizio sono chiamati a portare il Vangelo della salvezza.

Sarà cura dell’Ufficio Catechistico Diocesano in collaborazione, secondo le esigenze, con gli altri organismi, studiare e proporre opportuni itinerari di preparazione e/o di approfondimento per gli animatori e operatori pastorali.

Una équipe di catechisti per gli adulti sarà una delle mete da raggiungere in questo anno dell’evangelizzazione. Il loro compito dovrà tendere a sostenere e aiutare gli adulti a incarnare il messaggio cristiano per riesprimerlo nella vita quotidiana.

Questi catechisti/animatori dovranno essere in grado, all’interno dei gruppi dei centri di ascolto, «di attivare la comunicazione e lo scambio, di valorizzare e rendere creative le capacità di ciascuno; di fare degli adulti i protagonisti del loro cammino di fede»[43].

Essi, come d’altronde ogni annunziatore del Vangelo, dovranno vivere il loro ministero alla stregua dell’apostolo Paolo: Noi non intendiamo far da padroni della vostra fede; siamo invece i collaboratori della vostra gioia (2Cor 1,24).

È questo un impegno che la nostra Chiesa nell’anno dell’evangelizzazione dovrà perseguire con decisa, responsabile e comune convinzione, certa com’è di quanto scrivono i Vescovi italiani nella Lettera di riconsegna del RdC: «Non si può far crescere una comunità senza una catechesi che tenda a rendere adulti nella fede» (n. 12).

 

 

 

12. Tappe

AVVENTO

 

Tema: Alla ricerca di Dio

Ogni comunità parrocchiale programmi una serie di convocazioni degli adulti utilizzando le varie occasioni (genitori con figli al catechismo) o per categorie o tutti insieme.

Per iniziare si può pensare a una celebrazione d’inizio con inviti a tappeto per presentare l’itinerario e le iniziative.

 

 

QUARESIMA

 

Tema: Gesù il Cristo

Il mercoledì delle Ceneri può essere vissuto come il giorno della consegna, a tutti gli adulti, di una copia del Vangelo in qualche modo personalizzata.

Introdurre, attraverso l’itinerario liturgico e le occasioni privilegiate del tempo quaresimale, alla conoscenza di Cristo.

 

 

TEMPO PASQUALE

 

Tema: La professione di fede

Nelle singole comunità in date da definire.

La festa di San Timoteo è occasione per la consegna del Simbolo Apostolico a quanti hanno seguito la proposta di questo cammino.

 

 

SUSSIDIAZIONE

 

È auspicabile un momento forte di annuncio che le singole parrocchie o zone possono strutturare in forma di missione popolare.

L’Ufficio Catechistico, la Caritas, l’Ufficio Liturgico, l’Istituto di Scienze Religiose si impegnano per una sussidiazione che faciliti il compito di questo annunzio (preparazione di schede per gli incontri, proposte operative per il servizio della carità, sussidi liturgici per le varie celebrazioni, incontri-dibattito per la presentazione del catechismo degli adulti e/o tavole rotonde sui grandi temi della fede, presentata all’uomo d’oggi).

 

CONCLUSIONE

13. In questo anno pastorale che apriamo a conclusione dell’anno giubilare di San Timoteo, ci dovrà accompagnare, nel quotidiano servizio di annunciatori della Parola e credibili testimoni della gioia della salvezza da portare a tutti, il fermo e perentorio invito di Paolo al suo diletto discepolo: Ti scongiuro davanti a Dio e a Cristo Gesù che verrà a giudicare i vivi e i morti per la sua manifestazione e il suo regno: annunzia la parola, insisti in ogni occasione opportuna e non opportuna, ammonisci, rimprovera, esorta con ogni magnanimità e dottrina Tu vigila attentamente compi la tua opera di annunziatore del Vangelo, adempi il tuo ministero (2Tm 4,1-2.5).

Ci aiuti il Signore onnipotente con la grazia e la forza del suo Spirito che invochiamo e attendiamo per l’intercessione della Vergine Maria e dei Santi nostri Patroni.

 

 

 

 

 

Termoli, 8 dicembre 1995

Solennità dell’Immacolata Concezione

 

PREGHIERA PER L’ANNO DELL’EVANGELIZZAZIONE

 

 

 

Signore Gesù, Parola increata che si è fatta carne,

a Te la nostra invocazione

in questo tempo nel quale la nostra Chiesa,

memore e fedele al tuo invito

di predicare il Vangelo ad ogni creatura,

si impegna, come le ricorda Giovanni Paolo II,

ad affrontare le sfide esigenti del nostro tempo,

annunciando con rinnovato ardore il Vangelo

per prepararsi a varcare così

la soglia del terzo millennio cristiano.

 

 

Rendici attenti e vigili in questo servizio.

Apri il cuore di tutti noi al tuo Spirito

che chiede capacità di obbedienza,

generosità di adesione, disponibilità all’annunzio,

ricerca attenta, discreta e costante di quanti

non lasciano passare il tuo annunzio di gioia,

e di coloro che non l’hanno ancora conosciuto.

 

 

Trasformaci in servi operosi del tuo Vangelo.

Aiutaci a vincere le resistenze immotivate

alla tua Parola.

Moltiplica tra noi gli operai

che in ogni ora della giornata,

accogliendo il tuo invito,

vanno a lavorare nel grande campo del mondo

per prepararlo all’ascolto del Vangelo di salvezza.

 

Amen.

 

 


[1] GIOVANNI PAOLO II, Lettera di Giovanni Paolo II al vescovo di Termoli-Larino in occasione del 50° anniversario del rinvenimento delle reliquie di S. Timoteo, in Osservatore Romano, 12 maggio 1995, 5.

[2] TMA, 18.

[3] GS 1, in EV/1, 1319.

[4] GIOVANNI PAOLO II, Al Simposio dei Vescovi d’Europa, 2 gennaio 1986.

[5] RMis 44, in EV/12, 634.

[6] Ibidem, in EV/12, 635.

[7] TMA, 21.

[8] Ibidem.

[9] EvS 61, in ECEI/2, 451.

[10] ETC 25, in ECEI/4, 2743.

 

[11] GIOVANNI PAOLO II, Allocuzione al III Convegno ecclesiale, Palermo 23 novembre 1995, pro-manuscripto.

[12] P. CODA, Una Chiesa in ascolto dello Spirito per risvegliare la speranza, Relazione al III Convegno ecclesiale, Palermo 21 novembre 1995, pro-manuscripto.

[13] CD 11, in EV/1, 593.

 

 

[14] D. D’AMBROSIO, «1995-1996: anno dell’evangelizzazione», in Mamre, III, n.7, ottobre 1995, 19.

[15] Cfr. L. CERFAUX, Il discorso missionario di Gesù, Milano 1962.

[16] EN 17, in EV/5, 1609.

[17] EN 24, in EV/5, 1616.

[18] Cfr. E. BIANCHI, «Un contrasto di modelli», in E. FRANCHINI – O. CATTANI (edd.), Nuova evangelizzazione, Bologna 1991, 30-35.

[19] Ibidem, 32.

[20] Ibidem, 33.

[21] GS 4, in EV/l, 1324.

[22] GS 3, in EV/l, 1322.

[23] EN 5, in EV/5, 1592.

[24] EN 18, in EV/5, 1610.

[25] Cfr. EN, 15.21.25, in EV/5, 1602-1607. 1613. 1619.

[26] EN 27, in EV/5, 1619.

[27] EN 59, in EV/5, 1668.

[28] EN 60, in EV /5, 1670.

[29] AG 38, in EV/l, 1220.

[30] EN 68, in EV/5,1683.

[31] EN 69, in EV/5, 1685.

[32] Ibidem.

[33] EN 70, in EV/5, 1687.

[34] P. CODA, «Molti carismi per l’unica missione», in E. FRANCHINI – O. CATTANI (edd.), Nuova evangelizzazione, op. cit., 82.

 

[35] LG 41, in EV /1,390.

[36] TMA 30.

[37] Ibidem.

[38] A titolo esemplificativo ricordiamo: 1Tess 1, 9-10; At 14, 15-17; At 17, 16-34; Eb 6, 1-2; Eb 11,6.

[39] Per una presentazione più completa di modelli di catechesi con gli adulti rimandiamo a E. ALBERICH – A. BINZ, Forme e modelli di catechesi con gli adulti, Leumann 1995.

[40] UFFICIO CATECHISTICO NAZIONALE, Adulti nella fede, testimoni di carità, Leumann 1990,37.

 

[41] Ibidem, 37.

[42] Il Vangelo della carità per una nuova società in Italia. Traccia di riflessione in preparazione al convegno di Palermo, 10.

 

[43] UFFICIO CATECHISTICO NAZIONALE, Adulti nella fede, testimoni di carità, op. cit., 47.